venerdì 30 agosto 2013

Siria: dalle decisioni ONU ai gruppi di ribelli



Mentre si è conclusa in un nulla di fatto la riunione straordinaria dei membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Farhan Haq, portavoce del segretario

''Una serie di raid circoscritti contro obbiettivi legati alla catena di comando e controllo del regime, compresi palazzi governativi, e alle difese aeree, e contro obbiettivi militari quali caserme, depositi e i siti di stoccaggio di armi chimiche, quanto meno quelli di cui si conosce effettivamente l'ubicazione''. E' questa secondo Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa, ''l'opzione più credibile per un attacco limitato alla Siria''. Nell'attacco, secondo l'esperto, ''saranno usati per prima cosa missili Tomahawk lanciati dai quattro cacciatorpediniere Arleigh Burke attualmente nel Mediterraneo Orientale (ciascuno dei quali ha la capacita' di lanciare fino a 90/96 Tomahawk) e dai sottomarini nucleari sia americani, sia britannici''. La prima salva di Tomahawk ''servirebbe a mettere fuori uso soprattutto la catena di controllo delle difese aeree. In questa fase - osserva Batacchi - e' ipotizzabile anche l'impiego di bombardieri B-52 provenienti da Diego Garcia e B-2 provenienti direttamente dalle basi negli Usa''generale dell'Onu Bank Ki Moon, continua a ripetere che la diplomazia è al lavoro per risolvere il conflitto siriano.

Ecco i tre principali gruppi ribelli che combattono in Siria dal 2011.


Fronte islamico siriano (Fis)    Leader: Abu Abdullah al Hamawi (del Movimento islamico Ahrar al Sham).
    Combattenti: 25mila, secondo il Fis.
    Alleanza radicale salafita creata nel dicembre del 2012, riceve finanziamenti dai paesi del Golfo persico. Ha preso le distanze dall’Esercito siriano libero, filoccidentale, dimostrando un certo grado di coesione interna e omogeneità ideologica. Chiede l’istituzione di uno stato islamico retto dalla sharia.
    Affiliati: Movimento islamico Ahrar al Sham.

    Esercito siriano libero (Esl)     Leader: Salim Idriss.
    Combattenti: Idriss sostiene di contare su 80mila uomini.
    L’Esl è un nome usato per definire l’insieme dei gruppi ribelli fin dalla metà del 2011. La composizione attuale è nata in seguito a pressioni dei paesi occidentali e del Golfo che volevano farne l’ala militare dell’opposizione in esilio. Forte dei finanziamenti internazionali, l’Esercito siriano libero ha vari comandanti che controllano ognuno le proprie milizie, per le quali Idriss svolge una funzione di portavoce. Idriss segue una linea laica e nazionalista, mentre altre fazioni del suo esercito preferiscono un’opzione islamica.
    Affiliati: Brigate dei martiri della Siria, Brigate Farouq, Brigata Tawhid, Brigate Suqour al Sham e Brigata dell’islam.

    Fronte islamico siriano di liberazione (Fisl)     Leader: Ahmed Eissa al Sheikh (delle Brigate Suqour al Sham).     Segretario generale: Zahran Alloush (Brigata dell’islam).
    Combattenti: 35mila-40mila, secondo il portavoce.
    Il Fisl è un’alleanza islamista creata nel settembre 2012, intorno a un asse ideologico abbastanza scarno, che oltre a dichiararsi contrario al regime di Assad chiede una maggiore islamizzazione della società siriana.
    Affiliati: Brigate Farouq, Brigata Tawhid, Brigate Suqour al Sham, Brigata dell’islam e Brigate dei martiri della Siria.

Nel dettaglio una descrizione delle milizie affiliate ai tre gruppi ribelli.

    Brigate Farouq
    Leader: Osama Juneidi.
    Combattenti: Circa 14mila, secondo un loro portavoce.
    Area: tutto il territorio siriano, ma è presente soprattutto intorno a Homs e lungo il confine siro-turco.
    Affiliati a: Fisl, Esl.
    È un importante gruppo islamico nato intorno all’Esercito siriano libero nella provincia di Homs tra l’estate e l’autunno del 2011. Da allora è molto cresciuto e ora ha base nazionale.

    Fronte al nusra
    Combattenti: Almeno cinquemila, secondo alcune stime, di cui molti stranieri.
    Area: Siria (forse anche Iraq).
    Affiliata a: Al Qaeda.
    Il Fronte al nusra ha cominciato a organizzarsi segretamente alla metà del 2011 con l’aiuto di Al Qaeda in Iraq. Gli Stati Uniti l’hanno inserito nel dicembre del 2012 nella lista delle organizzazioni terroristiche.

    Movimento islamico Ahrar al Sham     Leader: Abu Abdullah al Hamawi.
    Area: Siria.
    Combattenti: Forse diecimila, anche se secondo il Fis potrebbero essere 25mila.
    Affiliata a: Fis.
    È probabilmente la più numerosa fazione salafita siriana. Sostiene di raggruppare un centinaio di gruppi armati locali oltre a uffici di aiuti umanitari. Vuole creare uno stato islamico basato sulla sharia.

    Brigate dei martiri della Siria     Leader: Jamaal Maarouf.
    Combattenti: Qualche migliaio? Diecimila? In un’intervista del dicembre del 2012 Maarouf ha affermato di avere 18mila combattenti.
    Area: Jabal al Zawiya, Idlib.
    Affiliata a: Esl.
    Il gruppo è concentrato nella zona rurale intorno a Jabal al Zawiya nella regione di Idlib, da cui si è poco allargato. Maarouf non sembra essere legato a un’ideologia particolare, ma riceve fondi sauditi.

    Unità di protezione popolare (Ypg)     Portavoce: Khebat Ibrahim.
    Combattenti: qualche migliaio.
    Area: Zone curde nel nord e nordest della Siria, intorno ad Aleppo.
    Affiliata a: Comitato supremo curdo, Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).
    L’Ypg è il principale gruppo armato curdo, controlla larghe zone nel nord della Siria. Legato al Pkk, ha molti dubbi sulla corrente araba dell’opposizione, che ritiene troppo islamica e controllata dalla Turchia. Seguendo la filosofia marxista del Pkk, l’Ypg ha anche combattenti donne. Non cerca l’indipendenza dalla Siria ma piuttosto un’autonomia per la popolazione curda.

    Brigata dell’islam     Leader: Zahran Alloush.
    Combattenti: Qualche migliaio.
    Area: Soprattutto Damasco.
    Affiliata a: Fisl, Esl.
    La Brigata dell’islam è stata creata dalla famiglia Alloush di Douma, a est di Damasco, il cui patriarca vive ora in Arabia Saudita. Si definisce la principale fazione della regione e di poter contare su 64 battaglioni, ma non ha mai fornito un numero preciso di combattenti.

    Brigata Tawhid     Leader: Abdelaziz Salama.
    Comandante militare: Abdulqader Saleh.
    Combattenti: Circa undicimila, secondo un portavoce.
    Area: Aleppo, con piccoli gruppi sparsi nel paese.
    Affiliata a: Fisl, Esl.
    È la forza dominante nella regione di Aleppo, con qualche affiliato in altre zone. Vuole una forma di governo islamico ma afferma di voler garantire la sicurezza delle minoranze religiose.

    Brigate Suqour al Sham     Leader: Ahmed Eissa al Sheikh.
    Combattenti: Alcune migliaia, forse diecimila.
    Area: Jabal al Zawiya, nella regione di Idlib.
    Affiliata a: Fils, Esl.
    Nata nel 2011, è una delle principali milizie islamiche.

    Fonte: Arol Lund



    Leader: Abu Mohammed al Golani.

giovedì 29 agosto 2013

A 50 anni dal discorso di Martin Luther King: "I Have a Dream"



Il 28 agosto 1963 Martin Luther King pronuncia un discorso al Lincoln Memorial di Washington, in occasione della ''Marcia per il lavoro e la libertà''. Quel discorso scuote dal torpore gli Stati Uniti segregazionisti e annuncia il desiderio di giustizia e di uguaglianza degli afroamericani. Quando King pronuncia le parole scolpite nella storia, ''Io ho un sogno'', intende sottolineare l'attesa che coltivava da sempre. “Il coraggio, sorretto dalla forza delle idee, può vincere ogni paura''.

Con le sue parole - ha sottolineato il Presidente degli Stati Uniti - ha dato voce alle speranze di milioni di persone". Con la marcia del 1963 - ha proseguito Barack Obama - l'America è divenuta più libera e giusta, non solo per gli afro-americani ma anche per i latinos e i gay. E ha aggiunto: "Grazie a quella marcia l'America è cambiata ed è stata resa migliore. E' stata approvata la legge sui diritti civili, spalancando le porte all'istruzione e al futuro dei loro figli, in un futuro luminoso. Grazie a loro sono cambiati i legislatori, il Congresso, e alla fine anche la Casa Bianca è cambiata".

I Have a Dream" era un messaggio di speranza e lotta per un mondo migliore e privo di diseguaglianze e meno di cinque anni dopo il reverendo fu ucciso, ma il suo messaggio ha continuato a vivere nelle generazioni.

A 50 anni da quel giorno, uno dei momenti più importanti dell'ultimo secolo di storia statunitense, l'America lo a ricordato con un evento a cui prendono parte stelle dello spettacolo, come Oprah Winfrey, Jamie Foxx e Forest Whitaker, ma anche il presidente Barack Obama e i suoi predecessori democratici Jimmy Carter e Bill Clinton. Parteciperanno anche la famiglia del reverendo e il deputato John Lewis, che parlò in prima persona alla marcia del 1963.

martedì 27 agosto 2013

Siria: 'tre giorni di raid' Nbc, si colpirà da giovedì




La notizia dell'attacco diffusa dalla Nbc, ma il presidente Barack Obama non ha preso una decisione su eventuali azioni militari.

La crisi siriana sta spingendo le varie diplomazie internazionali a schierarsi, spinte dalle dure parole del segretario di Stato John Kerry nei confronti del regime di Assad. E da Londra arrivano segnali di un imminente attacco occidentale alla Siria

''A fronte di ogni tentativo di colpirci, risponderemo e risponderemo con forza''. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riferendosi alla tensione in Siria. ''Lo stato di Israele è pronto - ha aggiunto - ad ogni scenario''. Netanyahu ha detto anche che Israele non ''è parte alla guerra civile in Siria''.

La Francia non ha nessun dubbio sul fatto che un attacco chimico sia avvenuto in Siria e che sia stato sferrato dalle forze di Assad. Lo dicono fonti diplomatiche di Parigi, aggiungendo che "è inaccettabile" e "la Francia non verrà meno alle sue responsabilità per rispondere".

Una serie di attacchi limitati contro la Siria in rappresaglia per l'uso di armi chimiche potrebbero essere lanciati "a partire da giovedì". Lo ha detto alla Nbc una fonte dell'amministrazione Usa. "Tre giorni di raid" sarebbero limitati nell'obiettivo e mirati a mandare un messaggio al regime di Damasco, ha detto la fonte.

Le potenze occidentali hanno detto all'opposizione siriana di attendere un attacco nei prossimi giorni. Lo riferiscono alla Reuters fonti che hanno partecipato ad un meeting con la coalizione nazionale siriana.

La Lega Araba denuncia: Il regime di Bashar al Assad "ha la piena responsabilità" per l'uso di armi chimiche in Siria, e il Consiglio di sicurezza Onu deve "superare le divergenze e adottare misure dissuasive".

Hagel, a Obama opzioni per tutte evenienze - ''Abbiamo spostato gli asset per essere in grado onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente'' decidesse di seguire. Lo afferma il segretario alla difesa, Chuck Hagel, in un'intervista alla Bbc, sottolineando che sono state offerte al presidente ''le opzioni per tutte le evenienze''.

'La comunità internazionale deve rispondere'' al presunto attacco chimico in Siria. Ne 'è convinto il premier britannico David Cameron, fa sapere un portavoce di Downing Street. ''Qualsiasi decisione deve essere presa rigorosamente in un ambito internazionale. Qualsiasi uso di armi chimiche è completamente e assolutamente aberrante e la comunità' internazionale deve rispondere'', ha dichiarato il portavoce di David Cameron. Le forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell'eventualità di una risposta militare al presunto attacco chimico in Siria. Lo fa sapere Downing Street.

Bonino, Italia non parteciperà al di fuori Onu - "L'Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni Esteri congiunte. Per l'Italia un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu è "l'unico quadro di riferimento giuridico" per un intervento militare contro la Siria, ha detto il ministro degli Esteri, spiegando il no dell'Italia a intervenire senza un via libera dei 15.

Una riunione a livello ministeriale dei Paesi "Amici della Siria" e dell'opposizione siriana si terrà il 4 settembre. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Emma Bonino, senza precisare il luogo dell'incontro.

Il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato che sarà rinviato l'incontro previsto con la Russia domani, 28 agosto. La decisione è messa in relazione alla necessità di elaborare una risposta adeguata all'uso delle armi chimiche in Siria.

L'incontro rinviato era in programma per domani a L'Aia tra i diplomatici di Stati Uniti e Russia. Si puntava a discutere il progetto di una conferenza di pace per porre fine alla guerra civile in Siria. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ha però annunciato il rinvio a causa delle ''consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata dopo l'attacco con armi chimiche in Siria, il 21 agosto''. L'incontro più in dettaglio doveva essere tra Wendy Sherman, sottosegretario per gli affari politici al Dipartimento di Stato, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Siria Robert Ford, e i ministri russi Gennady Gatilov e Mikhail Bogdanov. ''Lavoreremo con i nostri colleghi russi per riprogrammare l'incontro'', ha detto l'alto funzionario, aggiungendo che l'uso recente di sostanze chimiche nel paese dimostra la necessità di arrivare ad una soluzione politica definitiva e duratura per porre fine allo spargimento di sangue in Siria.

E tra i favorevoli ad un intervento militare (Usa, Gran Bretagna, Francia, Arabia Saudita) si aggiunge anche la Turchia che per bocca del ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, ha definito un «crimine contro l'umanità» a cui va data «risposta» il presunto attacco lealista con armi chimiche del 21 agosto alla periferia est di Damasco, e ha ammonito che per la comunità internazionale si tratta di un «test» vero e proprio. «Questo è un crimine contro l'umanità, e un crimine contro l'umanità non deve rimanere senza risposta», ha insistito Davutoglu. «Ciò che occorre sia fatto, va fatto», ha avvertito. Lunedì lo stesso ministro aveva affermato che la Turchia

Mosca si rammarica per la decisione degli Usa di cancellare l'incontro bilaterale russo-americano per la discussione della convocazione della conferenza di pace sulla Siria: lo ha twittato il viceministro degli esteri Ghennadi Gatilov. L'incontro era previsto domani all'Aia ma Washington ha comunicato la decisione di rinviarlo.

Il dipartimento di Stato Usa, riferisce Itar-Tass, ha deciso di rinviare l'incontro perchè sono in corso consultazioni sulla risposta adeguata all'attacco con l'uso di armi chimiche. ''L'elaborazione dei parametri per la soluzione politica in Siria sarebbe molto utile proprio ora in cui su questo Paese incombe un'azione militare'', si legge nell'account twitter di Gatilov, che esprime rammarico per la cancellazione dell'incontro.

Gli ispettori dell'Onu sull'uso di armi chimiche non si sono potuti recare oggi in una località vicino a Damasco dove volevano accedere a causa di un mancato accordo tra diversi gruppi ribelli, ha affermato il ministro degli Esteri siriano Walid al Moallem.

Si potrebbe tenere domani una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla situazione in Siria. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni congiunte, aggiungendo che esiste una proposta in tal senso "di cui attendiamo conferma". La Nato discuterà del caso Siria giovedì, a Bruxelles. Lo ha riferito il ministro degli esteri Emma Bonino.

Iran, attacco avrebbe gravi conseguenze in Mo - L'Iran, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, ha ribadito che un attacco alla Siria avrebbe ''gravi conseguenze'' in ''tutta la regione mediorientale''. Serve una ''soluzione politica'' alla crisi siriana e ha espresso la speranza di Teheran che i ''leader europei'' prendano ''sagge decisioni'' evitando l'attacco.

Il portavoce, Abbas Araqchi, ha precisato che le "gravi conseguenze" sarebbero provocate da "qualsiasi azione militare" contro la Siria e ha sottolineato che questo è il momento di essere cauti per evitare che la situazione vada "fuori controllo": uno sviluppo, ha detto il portavoce iraniano, "che speriamo non accada". Teheran comunque, ha annunciato Araqchi, farà "del suo meglio" per evitare un conflitto e "speriamo che tutti tornino indietro" alla ricerca di una "soluzione politica".

Siria: Russia, aggirare Onu conseguenze catastrofiche - Per la Russia i tentativi di aggirare il Consiglio di Sicurezza Onu “creano per l’ennesima volta pretesti artificiali infondati per un intervento militare nella regione, gravidi di nuove sofferenze in Siria e conseguenze catastrofiche per Medio Oriente e Nord Africa Nord”. Lo dichiara oggi Alexander Lukashevich, portavoce del Ministero degli Esteri russo.

Riguardo alle prove ''inconfutabili'' sull'uso da parte del regime di Damasco di armi chimiche di cui gli Stati Uniti sarebbero in possesso secondo quanto dichiarato ieri dal segretario di Stato americano John Kerry, queste secondo Lukashevich ''non sono state tuttavia ancora presentate''. Ieri in una telefonata con il premier britannico David Cameron, il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che a suo avviso ''non ci sono ancora prove che l'attacco del 21 agosto sia stato opera delle forze di Assad''.

L'Egitto mette in guardia contro nuovi spargimenti di sangue come in "Libia, Iraq e Afghanistan, e invita le parti alla saggezza e a trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.


La Nasa si prepara a fermare un asteroide



La Nasa, l’agenzia spaziale americana, sta programmando una missione volta al fermare un asteroide.

Andare a rintracciare l'asteroide in un viaggio di almeno nove giorni da parte di un equipaggio di due uomini, avvicinarlo grazie alla spinta ricevuta dalla gravità lunare, quindi agganciarlo per spostarlo su un'orbita intermedia fra la Terra e la Luna e, con una passeggiata spaziale, prelevarne un campione di roccia da portare a Terra: è questa la missione che la Nasa sta pianificando e che ha appena sintetizzato in un'animazione.

Condotta con la capsula Orion, la missione rientra nelle attività della Nasa tese a identificare sia gli asteroidi più interessanti dal punto di vista scientifico, sia quelli che potrebbero costituire una minaccia per la Terra. L'agenzia spaziale americana sta lavorando alla programmazione della missione, della quale dovrebbero essere definiti ulteriori dettagli nel 2014.

La missione potrebbe basarsi su tecnologie avanzate e innovative, come la tecnologia di propulsione solare elettrica. Attualmente sono oltre 400 le proposte di idee per la missione giunte alla Nasa da aziende, università e pubblico e un promo confronto tecnico è in programma nel convegno organizzato a Houston dal 30 settembre al 2 ottobre.

Lo scopo della missione una volta fermato, bloccato, catturato l’asteroide: i due astronauti dopo aver avvicinato l’asteroide grazie alla spinta della gravità lunare, e averlo agganciato per spostarlo su un'orbita intermedia fra la Terra e la Luna, con una passeggiata spaziale andranno a prelevarne un campione di roccia da portare a Terra.

L’Nsa ha pagato grandi aziende tecnologiche per coprire Prism





Nuova rivelazione del Guardian sul caso del Datagate che ha letteralmente fatto esplodere il sistema di sicurezza degli Stati Uniti. La National security agency (Nsa) ha dato milioni di dollari alle grandi società tecnologiche statunitensi come Google, Yahoo e Facebook, coinvolte nel programma di sorveglianza Prism, per pagare le loro spese legali e amministrative conseguenza della loro partecipazione al programma.

Google, Yahoo, Microsoft e Facebook hanno dovuto sostenere spese legali e amministrative per produrre maggiori certificazioni dopo che nell’ottobre del 2011 un tribunale aveva stabilito che l’Nsa non era in grado di separare i dati del traffico nazionale da quelli internazionali e che le aziende stavano violando il quarto emendamento della costituzione degli Stati Uniti.

Secondo alcuni documenti che l’ex collaboratore dell’Nsa Edward Snowden ha passato al quotidiano britannico: i soldi dei contribuenti statunitensi sono stati usati per permettere alle multinazionali della tecnologia di fornire delle “certificazioni” che coprissero il loro coinvolgimento nel programma di sorveglianza Prism.

le aziende in questione hanno prontamente negato qualsiasi coinvolgimento, ma tutto ciò sarebbe venuto nuovamente fuori da alcuni documenti in possesso dell'uomo che ha fatto scoppiare l'intero caso: Edward Snowden. Yahoo ha rilasciato alcune dichiarazioni tramite un portavoce, sottolineando che "la legge federale richiede che il governo degli Stati Uniti rimborsi i fornitori per i costi sostenuti per rispondere alla procedura legale obbligatoria imposta dal governo. Abbiamo chiesto il rimborso coerente con questa legge".

Facebook ha risposto dicendo di non aver "mai ricevuto alcun risarcimento in relazione al rispondere a una richiesta di dati del governo". Google invece ha deciso di non rispondere a nessuna delle domande specifiche poste sulla questione. Di contro ha fornito solo una dichiarazione generale, negando di aver aderito al programma Prism o a qualsiasi altro programma di sorveglianza.



venerdì 23 agosto 2013

Ban Ki moon: gas Siria crimine contro umanità



Gli Usa hanno iniziato a definire le loro opzioni militari per un possibile attacco in Siria nell'ambito di un piano d'emergenza nel caso in cui il presidente Obama decidesse di agire. Lo riporta il WSJ citando rappresentanti dell'amministrazione Obama, per i quali sarebbero anche in atto sforzi diplomatici per delineare una risposta internazionale alle accuse di uso di armi chimiche mosse contro il regime di Assad. Intanto, il segretario di Stato Kerry ha avuto colloqui telefonici con Francia, Turchia, Giordania, Ue e Onu.

Gli Stati Uniti ritengono che i ribelli siriani non abbiano la capacità di usare le armi chimiche. Lo afferma il Dipartimento di Stato, sottolineando che se le notizie di un attacco con il gas sarin fossero confermate, "si tratterebbe di un'escalation oltraggiosa e palese" da parte del regime di Assad. Il presidente ha chiesto all'Intelligence di raccogliere informazioni, in quanto finora non è stato possibile determinare l'uso di armi chimiche in Siria.

L'uso di armi chimiche in Siria, se verrà accertato, costituirebbe "un crimine contro l'umanità" che avrebbe "gravi conseguenze" ha dichiarato il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon a Seoul dove è in visita. E' una sfida grave per la comunità internazionale nella sua totalità, e l' umanità che abbiamo in comune, e altrettanto che ciò sia avvenuto mentre la missione di esperti dell'Onu si trovava nel paese", ha aggiunto il segretario generale dell'Onu.

Quanto successo in Siria rende la conferenza Ginevra 2 ancora ''più urgente''. Lo ha detto oggi a Ginevra la portavoce del mediatore internazionale per la crisi siriana Lakdahr Brahimi, sottolineando che non vi è soluzione militare.

Le Forze Armate del presidente siriano Bashar al-Assad hanno bombardato oggi i sobborghi di Damasco in mano ai ribelli, secondo quanto rivelato dagli stessi attivisti, mantenendo la pressione sulla regione assediata un giorno dopo che l'opposizione ha accusato l'esercito di aver ucciso con i gas centinaia di persone in un attacco con armi chimiche. Razzi lanciati da vari lanciamissili e artiglieria pesante hanno colpito i sobborghi orientali di Jobar e Zamalka, aree tra quelle prossime alla capitale coinvolte negli attacchi che ieri hanno ucciso tra 500 e 1.300 persone
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu esprime "forte preoccupazione" per le accuse sull'uso di armi chimiche in Siria e apprezza la "determinazione" del Segretario Generale Ban Ki moon per assicurare una inchiesta "rapida e imparziale" su quanto accaduto.



giovedì 22 agosto 2013

Debutta la nuova tv di stato greca, la vecchia resiste sul web



Grecia, dopo due mesi dalla chiusura la tv pubblica va di nuovo in onda
"Questa nuova emittente – ha spiegato Dimitri Deliolanes, corrispondente a Roma della vecchia tv di stato - si muove nelle faziosità ed "in piena illegalità": si ignorano i criteri di assunzione dei 500 giornalisti e tecnici e non è stato reso noto quanto verranno pagati. A giugno, ricorda, Nuova Democrazia aveva promesso la riassunzione di 2mila dei 2.650 dipendenti dell'Ert. I giornalisti della vecchia emittente di Stato greca continuano a trasmettere via Internet.

Più di due mesi dopo la chiusura, l'emittente pubblica greca è tornata a trasmettere in diretta, con un programma giornaliero di due ore. A presentare le notizie sulla Edt, la rete che ha temporaneamente preso il posto della vecchia Ert in attesa del nuovo ente pubblico, sono i giornalisti Yiannis Troupis e Odin Linardatou, due volti noti della precedente emittente.

Lo scorso 11 giugno, la decisione di Atene di chiudere la radio-televisione pubblica, con i suoi 2.700 dipendenti, aveva portato a una grave crisi politica. Lo staff, in forte disaccordo con la drastica scelta, aveva deciso di mantenere gli uffici nel nord della capitale e continuare le trasmissioni su internet. Il portavoce dell'esecutivo, Pantelis Kapsis, aveva annunciato entro la fine di agosto la ripresa delle trasmissioni.

"La trasmissione di oggi si è distinta per la sua assoluta faziosità", ha affermato Deliolanes, notando come si sia fatto cenno soltanto a "qualche problema a Santorini" nel descrivere i tre giorni di continui black out sull'isola. "E' un'emittente al servizio di Nuova Democrazia", afferma il giornalista che ricorda come i deputati dell'opposizione e una parte di quelli del Pasok abbiano già detto di non voler essere ospitati da questa Tv. "Ci sarà un grosso problema di legittimità politica", aggiunge.

Secondo Deliolanes, avviando in questo modo una nuova emittente, il primo ministro Antonis Samaras, del partito conservatore Nuova Democrazia, non rispetta i patti con gli alleati socialisti del Pasok, comportandosi come se guidasse "un governo monocolore". "E' una umiliazione politica" per il Pasok che "avrà serissime conseguenze" all'interno del partito, prevede il giornalista.

Questa nuova emittente, aggiunge, si muove "in piena illegalità": si ignorano i criteri di assunzione dei 500 giornalisti e tecnici e non è stato reso noto quanto verranno pagati. A giugno, ricorda, Nuova Democrazia aveva promesso la riassunzione di 2mila dei 2.650 dipendenti dell'Ert. Ma attorno a Samaras, ha aggiunto il giornalista, c'è una cerchia di "oltranzisti" che si oppone ad ogni soluzione negoziata sulla Tv pubblica.

Ricordiamo che la chiusura della tv, ha comportato il licenziamento di 2.700 persone, e di conseguenza aveva sollevato le proteste internazionali e portato i dipendenti a occupare la sede di Atene, continuando le produzioni, mandate appunto in onda dall'Ebu. Di recente le autorità di Atene hanno annunciato che oltre 500 persone sono state assunte con un contratto di due mesi per la nuova emittente. Tuttavia, i rappresentanti sindacali della vecchia televisione hanno garantito che continueranno a trasmettere i propri programmi via internet.

La vicenda dei marò è possibile una soluzione giuridica



''Non siamo di fronte ad alcun rifiuto'' da parte dell'Italia di presentare i quattro fucilieri della Marina che la polizia indiana vuole interrogare nell'ambito della crisi che coinvolge i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid. Dialogando con i giornalisti, ha riferito The Asian Age di New Delhi, Khurshid ha detto: ''Una via d'uscita legittima e ammissibile sarà trovata''. ''Non siamo di fronte ad alcun rifiuto - ha sottolineato - e la cosa migliore e' che lasciamo lavorare e decidere su questa questione gli esperti legali''. Infine il capo della diplomazia indiana si e' detto convinto che il sistema legale dell'India troverà una soluzione a questa questione.

La polizia indiana (Nia) non ha problemi a chiudere le indagini sull'incidente che coinvolge i due marò italiani anche se si allontanasse troppo la possibilità di interrogare gli altri quattro fucilieri di Marina italiani (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che erano a bordo della nave Enrica Lexie. Lo ha scritto il quotidiano The Times of India.

La polizia indiana (Nia) non ha problemi a chiudere le indagini sull'incidente che coinvolge due marò italiani se si allontanasse troppo la possibilità di interrogare gli altri quattro fucilieri di Marina italiani che erano a bordo della Enrica Lexie. Lo scrive oggi il quotidiano The Times of India.

Nella sua edizione online il giornale cita ''fonti della Nia'' secondo cui le indagini ''sono in uno stadio avanzato'' e ''vi sono sufficienti prove e testimonianze a sostegno dell'istruttoria''. In particolare un ufficiale della Nia ha precisato che ''il rapporto contenente i capi d'accusa può prescindere dalle dichiarazioni dei quattro marò. Se c'e' un eccessivo ritardo nel loro arrivo in India, presenteremo il risultato del nostro lavoro senza le loro testimonianze. Eventualmente potremmo più tardi inviare un supplemento di inchiesta''.

Di fronte alla indisponibilità dei fucilieri a recarsi a New Delhi per testimoniare, la Nia ha chiesto al ministero dell'Interno e alla Procura indiani un parere sull'atteggiamento da tenere. Ma le fonti consultate dal giornale hanno insistito che ''abbiamo registrato le dichiarazioni di 50 testimoni e vi sono già quindi sufficienti prove indiziarie e legali per blindare questo caso''.

Il ministro della Difesa, Mario Mauro in risposta alle dichiarazioni del Governo indiano sulla vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. "Nel colloquio con le autorità indiane i nostri fucilieri si attengono alle regole precise dettate dal fatto di essere militari. Le risposte che forniscono alle autorità indiane sono in ragione del fatto che sono militari. Non c'è un rifiuto, non è un rifiuto il fatto che gli altri fucilieri di marina non si recheranno in India perché e' la legge indiana che prevede altre modalità per rendere testimonianza in casi di questo genere".

Wikileaks: Manning condannato a 35 anni di carcere




La difesa aveva chiesto 25 anni di detenzione. Per le sue colpe rischiava un massimo di pena di 90 anni. Assieme alla condanna di 35 anni, la Corte ha sentenziato anche che Bradley Manning viene cacciato con 'disonore' dalle Forze Armate per la esssendo stato colpevole di spionaggio per aver consegnato a Wikileaks il materiale segreto sulle guerre americane.

La sentenza del giudice ha ridotto notevolmente la pena rispetto alle richieste dei procuratori militari che avevano chiesto una condanna a 60 anni di prigione per il militare 25enne. La pena sarà anche ridotta di oltre 3 anni (venne arrestato a luglio del 2010) di carcere preventivo già scontato da Manning.

La sentenza prevede che Manning, che era un analista dei servizi di intelligence militare a Baghdad al momento in cui passò, come lui stesso ha ammesso, 700mila file segreti al sito di Julian Assange, sia congedato con disonore dall'Esercito.

Lo scorso 30 luglio Manning era stato trovato colpevole di 19 dei 22 capi d'accusa che gli venivano contestati, ma assolto da quello più grave, l'aver volontariamente collaborato con il nemico, che gli avrebbe fatto scattare rischiare la condanna all'ergastolo.

La scorsa settimana Manning si era scusato per aver danneggiato gli Stati Uniti con le sue azioni e per "i risultati inaspettati" delle sue azioni.

 La condanna a 35 anni e' una "vittoria strategica significativa", scrive Wikileaks sul suo account d Twitter, in quanto ritiene possa essere liberato in meno di nove anni.

''Quando si parla degli interessi Usa, il sistema giudiziario americano, come nel caso di Manning, prende decisioni ingiustificatamente dure per spaventare altri senza alcuna considerazione per i diritti umani'', ha dichiarato Konstantin Dolgov, responsabile per i diritti umani del ministero degli esteri russo. ''Queste manifestazioni di doppi standard sulla supremazia della legge e dei diritti umani - aggiunge - prova ancora una volta che le rivendicazioni Usa della leadership in queste sfere importanti sono senza fondamento''.

Una sentenza ''ingiustificatamente dura'' e un esempio di ''doppi standard'' nel campo dei diritti umani: così Mosca ha commentato la condanna a 35 anni di Manning, reo confesso di essere la 'talpa' di Wikileaks.

martedì 20 agosto 2013

Maschio o femmina? In Germania arriva terzo sesso



Uomo e donna. Presto, in Germania, concetti superati: la definizione del sesso sarà' facoltativa e nell'atto di nascita, ove fosse 'indeterminato', se ne potrà omettere la precisazione e lasciar vuota la casella.

E' in arrivo in Germania, primo paese in Europa a introdurlo, un terzo sesso: quello ''indeterminato''. In base a una nuova legge che entrerà in vigore il primo novembre del 2013, la definizione del sesso sarà infatti facoltativa e nell'atto di nascita non sarà più' obbligatorio indicare i classici 'm' o 'f' per maschio o femmina, ma si potrà omettere di specificare il sesso del neonato. Finora solo l'Australia ha introdotto una normativa di questo tipo.

La legge è passata in sordina e a richiamarvi l'attenzione è stata la Suddeutsche Zeitung (SZ) che ne sottolinea la portata storica per la società. E' una ''rivoluzione giuridica'', finora la legge parlava ''solo di uomini e donne, e basta'': ora, scrive, "c'è anche un 'sesso indeterminato', la cosa potrebbe creare dei problemi in alcune situazioni''.

Con la nuova legge il legislatore tedesco ha reagito a una sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto come espressione dei diritti della personalità la distinzione fra il sesso ''percepito e vissuto''. Il nuovo diritto, precisa la SZ, riguarda la ''intersessualità'', diversa dalla "transessualità". I transessuali sono persone con un sesso definito, maschi o femmine, che si sentono però appartenere all'altro sesso e come tali voglio essere riconosciute.


Egitto: la Fratellanza Islamica da un punto di vista storico




La Fratellanza musulmana (ar. al-Ikhwā’n al-muslimū’n) è il movimento politico-religioso fondato da Ḥasan al-Banna nel 1928 a Ismailia, , sul Canale di Suez, diffusosi prima in Egitto e poi nel resto del mondo arabo-islamico. Dal 1936 al 1952 con la rivoluzione degli ufficiali liberi in Egitto si impegnò in un’azione politica soprattutto in chiave antibritannica, ricorrendo anche ad azioni terroristiche. Fu represso da Nasser per motivi ideologici e politici e colpito da pesanti persecuzioni dopo il 1971.

Il fondatore era nazionalista e anticolonialista, ma profondamente certo (a differenza dei nazionalisti liberali del Wafd), che soltanto la religione avrebbe aperto al popolo egiziano la strada del riscatto e della salvezza. Quando parlava ai suoi connazionali diceva: «Noi disprezziamo questa vita, una vita di umiliazione e di schiavitù; gli arabi e i musulmani, qui in questo Paese, non hanno spazio né dignità, e non fanno nulla per opporsi al loro stato di salariati, alla mercé degli stranieri».

E storicamente accettato che il movimento è diventato un punto di riferimento per numerose organizzazioni integraliste. Sul piano religioso favorisce il ritorno al Corano secondo i principi del modernismo islamico. Sul piano sociale chiama i musulmani alla solidarietà e all’impegno attivo, da un lato per superare il sottosviluppo economico, dall’altro per individuare le possibili forme di una lotta di classe. Sul piano politico teorizza lo Stato islamico, interpretando l’Islam come un sistema totalizzante senza distinzione tra la sfera religiosa e quella civile. È presente in Libano, Iraq, Giordania, Palestina e soprattutto Siria, dove la sua azione politica è cresciuta di importanza fin dalla fine degli anni 1970.

Al Banna portò la direzione del movimento al Cairo, diffuse il suo verbo attraverso il Paese, riuscì a creare una solida organizzazione che poteva contare su 150 filiali nel 1936, 216 nel 1937, 20.000 seguaci verso la metà degli anni Trenta, forse 500.000 nel 1944, un milione dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Quando viene assassinato, nel 1949, la Fratellanza è l’organizzazione islamista più autorevole, soprattutto fuori dalle città. La persecuzione inizia nel 1954, quando il colonnello Gamal Abd el-Nasser, al potere dopo un golpe militare che aveva rovesciato la monarchia, scampa a un tentativo di omicidio. Nasser accusa i Fratelli musulmani e molti attivisti, per sfuggire alla tortura, scappano in altri paesi arabi, dove fondano delle “succursali” della Fratellanza. Dal 1981, Hosni Mubarak ha stretto o allentato la sua morsa sui Fratelli musulmani in base alle necessità politiche del momento. Di fatto, nonostante la repressione, la Fratellanza è per decenni la principale forza d’opposizione a Mubarak.

Stando alle ultime notizie, la tv di Stato egiziana ha annunciato l'arresto della guida dei Fratelli musulmani, Mohamed Badia. Nel blitz che ha portato alla cattura della guida dei Fratelli musulmani Mohamed Badia, è stato arrestato anche il portavoce dell'Alleanza delle formazioni pro-Morsi Youssef Talaat.  Sul piatto di una realtà già molto esplosiva è arrivata in giornata la notizia della scarcerazione di Hosni Mubarak. ''Non è stato condannato, sono passati i 18 mesi di carcerazione preventiva, è quindi suo diritto uscire entro le prossime 48 ore'', sottolinea il suo avvocato Farid el Dib. A causa di questo procedimento ancora in corso, Mubarak otterrà una libertà condizionata, forse in un ospedale militare forse direttamente ai domiciliari in casa, ''saranno i giudici a decidere'', ha spiegato il legale.


lunedì 19 agosto 2013

«La diplomazia esitante di Obama ha fallito» " Roger Cohen


Mentre da tutto il mondo arrivano reazioni e commenti, Obama ha annunciato che gli Stati Uniti cancelleranno le esercitazioni militari congiunte con l'Egitto a seguito delle violenze scoppiate nel Paese nordafricano. Il presidente degli Usa ha parlato da Martha's Vineyard, in Massachusetts, dove si trova in vacanza. «Confermiamo il nostro impegno per l'Egitto e il suo popolo, ma non può continuare l'uccisione di civili per strada», ha sottolineato Obama, aggiungendo che «le autorità egiziane devono rispettare i diritti dei manifestanti. Il popolo egiziano merita di più di quanto abbiamo visto negli ultimi giorni», ha proseguito il presidente. Il tutto mentre Gli Stati Uniti chiedono ai cittadini americani di lasciare l'Egitto in preda alle violenze, o di rinunciare se possibile al viaggio.

«La politica dell’amministrazione Obama sull’Egitto è stata un pasticcio totale. Diventerà un caso di studio sull’inettitudine in campo diplomatico». Così scriveva ieri l’editorialista del New York Times Roger Cohen sul suo account Twitter.

Intervistato da Viviana Mazza per il Corriere della Sera, il giornalista nato a Londra, con un passato di corrispondente estero in quindici paesi, e che continua a viaggiare e scrivere sul Medio Oriente, ricorda l’esitazione mostrata da Washington già durante le proteste di Piazza Tahrir. «All’inizio c’era stata una mediazione perché il presidente egiziano Mubarak restasse al potere per altri sei mesi, prima che fosse chiaro che bisognava lasciarlo andare».

Poi però l’amministrazione Obama ha appoggiato la Fratellanza Musulmana, tanto che è stata accusata dalla piazza di sostenere Morsi come prima aveva fatto con Mubarak.

«La politica americana era stata quella di appoggiare i despoti nella regione perché erano visti come un baluardo contro i jihadisti, mentre invece la radicalizzazione viene a mio parere alimentata da una società senza opportunità. Dopo Mubarak, Obama ha capito che, in effetti, avere elezioni libere e aperte, con la partecipazione degli islamisti, era una via d’uscita dall’impasse. Quando Morsi è salito al potere, gli Stati Uniti hanno cercato di appoggiarlo. Ma Morsi ha fallito, in parte perché la Fratellanza Musulmana era cresciuta come un’organizzazione segreta non abituata alla democrazia liberale, in parte perché i sauditi con fondi e pressioni hanno cercato per tutto il tempo di sovvertirlo, e la società egiziana si è spaccata».

Cosa avrebbero potuto fare gli Stati Uniti?
«Avrebbero dovuto essere chiari sin dall’inizio, agire in modo più determinato per far sì che Morsi aprisse veramente a tutte le forze politiche e sociali, che facesse le scelte giuste in economia, e avrebbero dovuto frenare l’esercito. Avevano i mezzi per farlo. Ma avrebbero dovuto agire prima che Morsi accrescesse i suoi poteri, prima dello scontro sulla costituzione e prima che i gruppi di sinistra e laici restassero fuori. Ma non riesco a pensare a dichiarazioni significative di Obama».

Ma perché tanta esitazione?
«Penso che abbiano avuto un peso le pressioni dei sauditi che spingevano gli alleati americani a tagliare con Morsi. E penso che l’amministrazione non sapesse cosa fare, anche se certo non credo che gli Stati Uniti possano risolvere tutti i problemi».

Come giudica le scelte di Obama rispetto alle promesse fatte al Cairo, appena eletto, di cambiare la politica di Bush sul Medio Oriente?
«Certo Obama non è entrato in guerra come Bush, e io gli do credito per l’intervento in Libia che era giustificato anche se la situazione attuale non è buona. Ma è stato deludente su Israele e i palestinesi, e ha agito in Siria oltre che in Egitto con troppa esitazione».
Il segretario di Stato John Kerry aveva detto che la deposizione di Morsi forse avrebbe evitato la guerra civile.

«Sembra che non avesse ragione».

Washington ha fatto di tutto per non chiamarlo «golpe». Lo è?
«Ovvio che è un colpo di Stato. Certo, c’erano decine di migliaia di persone in strada, e tantissima rabbia, ma se un esercito rovescia un presidente scelto in elezioni libere, l’ultima volta che ho guardato nel dizionario veniva chiamato “colpo di Stato”. L’amministrazione ha fatto di tutto per evitare il termine perché, certo, avrebbe conseguenze in termini di aiuti, ma questo continuo zigzagare e cambiare posizione ha giocato un ruolo negativo».

E adesso cosa possono fare gli Stati Uniti e l’Europa?
«Ora che centinaia di persone sono state uccise, non penso che si possa invertire il corso degli eventi. I Fratelli Musulmani torneranno ad operare in modo sotterraneo. Adesso l’Ue chiede alle autorità egiziane di agire con ritegno, ma mi sembra un po’ tardi».

domenica 18 agosto 2013

Egitto: dalle parole dell'ambasciatore egiziano a Roma Helmy: "I Fratelli musulmani volevano spingere l'Egitto al medioevo”


Le autorità egiziane hanno sgomberato le piazze occupate dai pro-Morsi «specialmente dopo che sono stati scoperti all'interno di questi accampamenti immensi arsenali di armi e fosse comuni per persone decedute da decine di giorni dopo essere state torturate». Lo ha detto all'Ansa l'ambasciatore egiziano a Roma Amr Helmy. «Stiamo combattendo un complotto terroristico pianificato dai Fratelli musulmani», afferma in un comunicato il consiglio dei ministri del governo provvisorio esprimendo gratitudine per il sostegno espresso dell'Arabia Saudita. Il governo provvisorio egiziano potrebbe promulgare nelle prossime ore la legge marziale in tutto l'Egitto dopo l'escalation di violenze nel Paese. La legge militare consente di sparare a vista.

"Stiamo assistendo forse al primo esempio di 'impeachment popolare', e cioè alla "messa in stato di accusa" di un presidente da parte del popolo. Dal tumulto delle rivolte è emerso un nuovo polo: "È il potere della gente: un terzo polo, intervenuto a scardinare il tradizionale equilibrio fra esercito e partito dominante, in particolare fra i militari e i Fratelli musulmani".

“Morsi non ha mantenuto le promesse. Anziché aprire all'opposizione, ha distribuito incarichi ai Fratelli musulmani, posto sotto assedio la Corte costituzionale, censurato la libertà d'espressione. E poi, invece di risolvere le questioni pressanti - la disoccupazione, la povertà che affligge il 40 per cento del popolo egiziano, l'inflazione, il sistema d'istruzione - la Fratellanza s'è affrettata a imporre codici di abbigliamento, il velo alle donne, la jalabiya, che è la tunica, agli uomini; a ridurre l'età minima matrimoniale femminile a 9 anni; a minacciare la chiusura dell'Opera perché anti-islamica. Insomma, erano intenti a spingere l'Egitto all'indietro, di secoli".

“Morsi ha sciupato un'occasione d'oro, la prima in 80 anni di storia egiziana. Lui avrebbe potuto cambiare l'immagine dei Fratelli musulmani, dimostrare che sapevano governare un Paese grande e importante quanto l'Egitto. E invece, ecco il risultato: hanno sollevato un'onda immane di scontento".

Se si vuole analizzare il ruolo dell'esercito, allora si deve introdurre un nuovo concetto: voi occidentali continuate a parlare di golpe: invece noi egiziani parliamo di nuovo potere della gente, più decisivo rispetto a quello dei militari e del partito al governo. È questa la novità, che ha modificato l'equazione in Egitto". “L'Occidente deve capire che gli egiziani stanno con i militari, e poi i media stanno descrivendo i Fratelli musulmani come se fossero delle vittime, invece sono terroristi”. Concludiamo che "i Fratelli musulmani avevano attaccato il quartier generale della tv privata al Cairo, avevano impedito la libertà di espressione e la libertà di culto, i diritti delle donne venivano violati ed inoltre stavano cercando di cambiare l'identità culturale e civile del Paese, il popolo egiziano non poteva accettarlo”.

Diana, rispunta l'ombra dell'omicidio



Cinque anni dopo la chiusura di un'inchiesta costata agli inglesi quasi 15 milioni di sterline, si riapre il giallo su Lady Diana e Dodi Al Fayed. sta esaminando nuove informazioni, secondo cui la principessa e il suo compagno potrebbero essere stati assassinati, per valutarne la "rilevanza" e la "credibilità". Per la tv Skynews i nuovi elementi (ancora ignoti) includono anche riferimenti al diario segreto di Diana e alle rivelazioni che sarebbero arrivate dai suoceri di un ex soldato tramite la Royal military police.

Secondo SkyNews le nuove informazioni includono anche un riferimento al diario segreto di Diana. Sarebbero arrivate dai suoceri di un ex soldato attraverso la Royal Military Police e la polizia britannica le starebbe prendendo «molto seriamente».

La nuova indagine sarà portata avanti da agenti dell'unità criminale dell'agenzia. Scotland Yard ha precisato che l'iniziativa non costituisce una riapertura dell'inchiesta sulla morte della ex moglie del principe Carlo il 31 agosto 1997 in un incidente stradale a Parigi e non ha nulla a che fare con la cosiddetta Operation Paget, l'indagine guidata da Lord Stevens che nel 2006 aveva smontato le teorie del complotto che circondavano la morte di Diana e di Dodi. «Ma siamo appena agli inizi. Non è escluso che una nuova inchiesta possa essere aperta», ha ipotizzato SkyNews.

Un portavoce reale ha indicato che non ci saranno reazioni ufficiali da parte dei principi William e Harry, né da Clarence House, l'ufficio del principe Carlo. Mohammed al Fayed, il padre di Dodi e il proprietario di Harrod's, ha fatto invece sapere di star seguendo con «attenzione e interesse» i nuovi sviluppi in attesa dei risultati.

Fayed è stato fin dal primo giorno uno dei fautori della teoria secondo cui la principessa e il suo compagno sarebbero stati assassinati. Nel 2008 una giuria britannica concluse che la morte di Diana e Dodi fu il risultato di «guida negligente» da parte dei dei paparazzi che inseguivano la loro auto e dell'autista della Mercedes, Henry Paul, che si era messo al volante ubriaco e che perse anche lui la vita nell'incidente.

L'annuncio di Scotland Yard coincide con l'imminente anniversario della morte della principessa e con le indiscrezioni su un nuovo film incentrato sulla love story tra la principessa e un cardiochirurgo. Diana, la popolarissima «principessa del popolo», aveva 36 anni all'epoca della morte. L'incidente avvenne dopo che la coppia aveva lasciato il Ritz inseguita da paparazzi in moto. L'unico sopravvissuto fu Trevor Rees-Jones, la guardia del corpo di Dodi.

Google: per chi usa Gmail non può pretendere la privacy



Se sei un utente di Gmail, non puoi pretendere di avere una privacy. La dichiarazione arriva dagli stessi avvocati di Google, ed è contenuta in un documento giudiziario citato dal sito Consumer Watchdog. Infatti, per Google chi usa la posta accetta di cedere le proprie informazioni a terzi.

Per rispondere a una class action di alcuni clienti, i legali dell’azienda hanno presentato un documento che cita una sentenza della corte suprema del 1979. Secondo questa sentenza, chi cede le sue informazioni personali a una compagnia non deve aspettarsi che rimangano private.

“Proprio come chi manda una lettera a un collega di lavoro non può essere sorpreso se l’assistente del destinatario la apre, le persone che usano i servizi di email oggi non possono stupirsi se le loro comunicazioni vengono analizzate dalle aziende durante la consegna. Non si possono avere legittime aspettative di privacy nei confronti di informazioni che sono state cedute ad altri”, si legge nel documento.

“Google ha finalmente ammesso che non rispetta la privacy. Se avete a cuore le vostre informazioni personali, non usate Gmail”, ha detto John M. Simpson, attivista di Consumer Watchdog.
Google si è difesa, dicendo che filtra i messaggi per migliorare le funzionalità di alcuni servizi di Gmail, come i filtri antispam e la pubblicità.

Quindi il suggerimento di Consumer Watchdog, l'organizzazione no-profit per consumatori è di stare lontani da Gmail se si vuole mantenere la privacy dei propri dati personali. Sì, perché secondo la stessa 'ammissione' di Google, nel momento in cui decidiamo di aprire un account di posta con il colosso informatico, stiamo automaticamente sottoscrivendo che i nostri dispacci informatici vengano scansionatati dagli operatori della compagnia.

Comunque non è la prima volta che Google si trova nei guai per questioni legate alla privacy. Recentemente era stato indicato dal quotidiano britannico The Guardian come uno dei fornitori di informazioni alla NSA durante l'operazione PRISM, cosa che i due fondatori, Larry Page e Sergey Brin, hanno negato. A maggio, poi, Google aveva annunciato un nuovo software, il Policy Violation Checker, per spiare i dipendenti in ufficio e, qualora scrivano qualcosa di sconveniente, rivelarlo al boss.

Nel 2011 si era scontrato con la Federal Trade Commission per operazioni poco trasparenti durante il lancio di Google Buzz. Gmail, invece, era stata aspramente criticata fin dal lancio, nel 2004, quando avvocati e sostenitori della privacy avevano denunciato la pesante intromissione nella posta degli utenti al fine di sponsorizzare gli annunci mirati.