domenica 18 agosto 2013

Google: per chi usa Gmail non può pretendere la privacy



Se sei un utente di Gmail, non puoi pretendere di avere una privacy. La dichiarazione arriva dagli stessi avvocati di Google, ed è contenuta in un documento giudiziario citato dal sito Consumer Watchdog. Infatti, per Google chi usa la posta accetta di cedere le proprie informazioni a terzi.

Per rispondere a una class action di alcuni clienti, i legali dell’azienda hanno presentato un documento che cita una sentenza della corte suprema del 1979. Secondo questa sentenza, chi cede le sue informazioni personali a una compagnia non deve aspettarsi che rimangano private.

“Proprio come chi manda una lettera a un collega di lavoro non può essere sorpreso se l’assistente del destinatario la apre, le persone che usano i servizi di email oggi non possono stupirsi se le loro comunicazioni vengono analizzate dalle aziende durante la consegna. Non si possono avere legittime aspettative di privacy nei confronti di informazioni che sono state cedute ad altri”, si legge nel documento.

“Google ha finalmente ammesso che non rispetta la privacy. Se avete a cuore le vostre informazioni personali, non usate Gmail”, ha detto John M. Simpson, attivista di Consumer Watchdog.
Google si è difesa, dicendo che filtra i messaggi per migliorare le funzionalità di alcuni servizi di Gmail, come i filtri antispam e la pubblicità.

Quindi il suggerimento di Consumer Watchdog, l'organizzazione no-profit per consumatori è di stare lontani da Gmail se si vuole mantenere la privacy dei propri dati personali. Sì, perché secondo la stessa 'ammissione' di Google, nel momento in cui decidiamo di aprire un account di posta con il colosso informatico, stiamo automaticamente sottoscrivendo che i nostri dispacci informatici vengano scansionatati dagli operatori della compagnia.

Comunque non è la prima volta che Google si trova nei guai per questioni legate alla privacy. Recentemente era stato indicato dal quotidiano britannico The Guardian come uno dei fornitori di informazioni alla NSA durante l'operazione PRISM, cosa che i due fondatori, Larry Page e Sergey Brin, hanno negato. A maggio, poi, Google aveva annunciato un nuovo software, il Policy Violation Checker, per spiare i dipendenti in ufficio e, qualora scrivano qualcosa di sconveniente, rivelarlo al boss.

Nel 2011 si era scontrato con la Federal Trade Commission per operazioni poco trasparenti durante il lancio di Google Buzz. Gmail, invece, era stata aspramente criticata fin dal lancio, nel 2004, quando avvocati e sostenitori della privacy avevano denunciato la pesante intromissione nella posta degli utenti al fine di sponsorizzare gli annunci mirati.

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