E’ ancora utile all’Europa che il cancelliere tedesco e il presidente francese appaiano insieme di fronte alla stampa, dopo un vertice dell’Unione, per confermare l’esistenza fra i due Paesi di un rapporto speciale? Le prime riserve sulla opportunità dell’asse (come venne subito definito) risalgono alle prime reazioni provocate dal trattato che Charles De Gaulle e Konrad Adenauer firmarono all’Eliseo il 22 gennaio 1963. Tornato al potere nel 1958, il generale aveva accettato i Trattati di Roma per la creazione del Mercato Comune, firmati in Campidoglio un anno prima; ma non aveva mai nascosto il suo scetticismo per il progetto europeista e, contemporaneamente, la sua diffidenza per le potenze anglosassoni e l’Alleanza atlantica.
Quando il trattato dell’Eliseo arrivò al Bundestag per la ratifica, Adenauer dovette constatare l’esistenza di molte riserve e le superò soltanto con un preambolo in cui si assicurava il Paese che l’accordo con la Francia gollista non avrebbe reso la Germania meno europeista e meno atlantica. Il preambolo non piacque al generale, ma fu accettato a Parigi e il trattato divenne da quel momento il simbolo di una storica riconciliazione fra due Paesi che si erano duramente combattuti nel 1870 e nel 1914. Da quel momento anche i partner europei di Francia e Germania dovettero rassegnarsi. L’asse era una implicita offesa alla parità dei membri della Comunità, ma archiviava un dissidio che aveva insanguinato più volte la storia dell’Europa.
La storica fotografia di François Mitterrand e Helmut Kohl, la mano nella mano di fronte al grande ossario di Douaumont, il 22 settembre 1984, per una celebrazione dedicata alla battaglia di Verdun, dimostrava che l’asse era ancora, per molti aspetti, un valore europeo. Ma anche le grandi memorie sono soggette al logorio del tempo. I rapporti di forza tra i due Paesi sono cambiati. Per molto tempo la inferiorità economica della Francia è stata compensata dalla sua superiorità militare. Ma la fine della Guerra fredda ha ridotto il valore della force de frappe (l’arma nucleare francese) mentre l’unificazione tedesca lasciava sul piatto della bilancia una Germania molto più pesante sul piano economico, demografico e geopolitico. Eppure esiste fra i due Paesi una convenienza reciproca a cui nessuno intende rinunciare. La Germania non ha aiutato la lira, durante la crisi monetaria del settembre 1992, all’epoca del governo Amato; ma ha salvato il franco francese. La Germania ha spalleggiato la Francia nel novembre 2003 quando i due Paesi, grazie alla presidenza italiana, poterono sottrarsi alle misure disciplinari per la violazione delle regole sul deficit. Francia e Germania hanno fatto fronte comune contro la guerra degli Stati Uniti all’Iraq nello stesso anno.
Ma ciò che maggiormente garantisce la sopravvivenza dell’asse è probabilmente una sorta di reciproca prudenza. Il rischio di una guerra franco-tedesca non esiste più, ma ciascuno dei due Paesi ha comunque interesse a tenere d’occhio il partner, a seguirne le evoluzioni politiche, a spegnere subito le divergenze che inevitabilmente sorgono fra due grandi Paesi anche quando sono amici e alleati. Nell’ambito della Unione europea, poi, i due Paesi devono sempre accordarsi per evitare di muoversi in direzioni diverse e pregiudicare così la credibilità dell’asse. Finché il quadro politico non cambierà radicalmente, vi sarà sempre una riunione franco tedesca prima di ogni vertice e una conferenza stampa franco-tedesca alla fine dell’incontro. Quanto alla posizione assunta da Matteo Renzi a Bratislava, non è difficile comprendere le ragioni del suo disappunto per un vertice piuttosto modesto e il suo desiderio di non lasciare agli euro-scettici del suo Paese il diritto di criticare l’Europa. Ma se avesse voluto contribuire al declino dell’asse franco-tedesco avrebbe dovuto, in linea con le iniziative prese nel corso dell’estate, partecipare alla conferenza stampa di Merkel e Hollande.
I Paesi che contano, Francia e Germania, hanno già redatto un programma di riforma dell'Europa.
Berlino e Parigi, in qualche modo, vogliono sfruttare l'ondata britannica per aumentare "l'integrazone dei Paesi Ue" e, soprattutto, le prerogative delle istituzioni europee. Il piano è stato firmato dai ministri degli esteri dei due Paesi (il tedesco Frank-Walter Steinmeier e il francese Jean Marc Ayrault) e presentato un po' in sordina al vertice straordinario dei ministri europei a Visegrad di due giorni fa. Un documento che da più parti, soprattutto in Polonia, è stato letto come "il progetto per un Superstato Europeo" che toglierà ulteriore sovranità agli Stati nazionali (leggi il documento).
"Il nostro obiettivo - scrivono Francia e Germania - è quello di muoverci ulteriormente verso l'Unione politica in Europa e invitare gli altri europei a unirsi a noi in questo sforzo". Bene. Bello. Interessante. "Più Europa", insomma, sarebbe la risposta agli euroscettici che stanno spopalando nei Paesi membri e che, invece, chiedono "meno Europa". Ma vediamo in cosa consiste questo rivoluzionario documento.
Sicurezza Europea
Per far fronte agli attentati terroristici, l'obiettivo è quello di "considerare la nostra sicurezza come una e indivisibile". Come realizzarlo? Semplice: "Germania e la Francia - si legge nel documento - propongono un 'European Security Compact' che comprenda tutti gli aspetti della sicurezza e della difesa". In particolare, "l'UE dovrebbe essere in grado di pianificare e condurre operazioni civili e militari in modo più efficace, con il supporto di una catena civile-militare permanente di comando". Poi Bruxelles "dovrebbe essere in grado di contare su forze ad alta prontezza e di fornire un finanziamento comune per le sue operazioni" e "se necessario, gli Stati dovrebbero considerare la creazione di forze navali permanenti". In poche parole, un esercito europeo che scavalchi quelli nazionali.
Non solo. Secondo Berlino e Parigi, i Paesi membri dovrebbero sostenere Bruxelles per creare una "piattaforma europea per la cooperazione di intelligence" per migliorare la sicurezza interna. Anche qui, gli Stati dovrebbero favorire "lo scambio di dati", la "pianificazone di emergenze europee per grandi scenari di crisi" e la creazione di un sistema di risposta europea. Oltre che la "creazione di un corpo europeo di protezione civile".
Infine, nel lungo termine, Francia e Germania puntano a creare un ufficio giudiziario europeo, con un Procuratore sovranazionale per la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Cosa che prevede, ovviamente, una sorta di armonizzazione dei sistemi penali dei Paesi membri.
Per ottenere tutto ciò, l'idea è quella di far riunire periodicamente un "Consiglio di sicurezza europeo" che discuta della difesa comunitaria.
Immigrazione
Anche sul tema migranti, Francia e Germania puntano a togliere potere ai governi nazionali. Non solo con la difesa delle frontiere esterne, più volte sbandierata ma mai realizzata, ad opera delle istituzioni europee. La proposta è quella di rendere Frontex autonoma dagli Stati con personale proprio. E il secondo punto riguarda la creazione di un ESTA europeo per concedere i visti agli immigrati diretti in Europa.
L'Euro per salvare l'Ue
Non manca, ovviamente, un riferimento all'unione economica. Per Berlino e Parigi, solo l'Euro può continuare a far da collante dell'Ue. E così propongono di "rafforzare la convergenza economica" per "salvaguardare l'irreversibilità" della moneta unica. In che modo? "Migliorando la responsabilità democratica", ovvero facendo in modo che i cittadini in un modo o nell'altro si convincano che l'Euro è una buona cosa. Inoltre, si prevede di ampliare il "Fondo Europeo per gli investimenti strategici" insieme alla creazione di un'autorità di vigilanza comune.
Un modo, insomma, per spingere gli Stati a trasferire all'Ue i poteri sugli eserciti, sui sistemi economici e sui controlli delle frontiere. Come teme la Polonia.