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giovedì 1 giugno 2017
Aleksandr Skrjabin: i colori della musica
Esiste un rapporto molto stretto tra la musica e i colori al punto che il compositore russo Aleksandr Skrjabin teorizzò che ogni nota avesse il suo colore.
Musica per gli occhi: è quanto ha cercato di ottenere l'artista e fotografo tedesco Martin Klimas, realizzando una serie di “sculture sonore” in grado di catturare e rendere visibile attraverso la fotografia almeno una parte dell'energia esplosiva liberata dai brani musicali. Traendo ispirazione dal lavoro del fisico svizzero Hans Jenny, che negli anni sessanta aveva studiato i fenomeni di diffusione delle onde ponendo della sabbia su membrana messa in vibrazione dal suono, Klimas ha deposto vernici vivacemente colorate sulla membrana di un altoparlante, ottenendo schizzi plastici che ha poi fotografato.
I tentativi di trovare una corrispondenza espressiva fra la musica e altre modalità espressive hanno una lunga tradizione, anche se più spesso si è cercato un equivalente musicale di altre esperienze, a partire dall'idea di musica delle sfere di origine pitagorica fino ai brani musicali ottenuti dai tecnici della NASA elaborando numericamente i segnali radio provenienti dalle stelle.
La ricerca di una corrispondenza inversa, più rara, ha invece solitamente puntato sull'esperienza cromatica, un termine utilizzato non a caso sia in musica sia in ottica. Al di là degli spettacoli di son et lumière, un esempio sofisticato di questo rapporto sono per esempio le indicazioni sulle luci che dovevano accompagnare l'esecuzione di alcuni suoi brani da parte di Olivier Messiaen. Messiaen, peraltro era affetto da sinestesia, come lo erano i compositori Aleksandr Scriabin e Nicolai Rimsky-Korsakov. Tuttavia, mentre Skrjabin associava, per esempio, il Mi bemolle con una tinta rosso porpora, per Rimsky-Korsakov la stessa nota era azzurra.
Skrjabin fissa una legge, una regola delle «corrispondenze» per il suo Prometeo; ordina le tonalità in riferimento allo spettro solare, ricavandone uno schema ben definito, associando poi, ad ogni tonalità-colore, un particolare sentimento:
Do rosso Volontà
Sol rosa-arancione Gioco creativo
Re giallo Gioia
La verde Problema, Caos
Mi bianco-azzurro Sogno
Si blu perlaceo Meditazione
Fa # blu Creatività
Re b viola Volontà (dello Spirito Creatore)
La b viola-porpora Movimento dello Spirito in un problema
Mi b grigio acciaio Umanità
Si b bagliore metallico Avidità (desiderio smodato) o entusiasmo
Fa rosso scuro Differenziazione di Volontà
Essendo una novità l'idea di inserire dei colori in un'opera musicale, è facile intuire quali difficoltà esecutive si manifestarono al momento della realizzazione. Skrjabin assegna la parte luminosa ad un nuovo strumento: una tastiera a colori che chiama Clavier à Lumières. A questo scopo Aleksander Mozer, fotografo e insegnante di elettromeccanica alla scuola di istruzione tecnica superiore di Mosca, costruì appositamente una tastiera a colori che poteva essere utilizzata nella sala da concerto; ma Skrjabin non ne fu soddisfatto, perché essa si limitava ad accendere delle lampadine colorate, e per questo non la utilizzò. Anche l'inglese Rimington all'epoca stava cercando di perfezionare uno strumento, ideato nel 1895, che poteva interessare Skrjabin per la realizzazione del suo Prometeo: lo strumento era costituito da una cassa munita di aperture chiuse da vetri colorati, la quale racchiudeva un arco elettrico, le aperture si potevano chiudere o aprire con un meccanismo, azionato da una tastiera muta, che proiettava colori su uno schermo bianco. Era uno strumento piccolo che si suonava come un pianoforte, ma i cambiamenti di colore che produceva erano troppo lenti e troppo delimitati, e quindi ogni combinazione e sfumatura richieste dalla partitura sarebbero risultate di scarso interesse. La prima esecuzione di Prometeo (Mosca, 15 marzo 1911) avvenne perciò, per volere del suo autore, senza la realizzazione della parte Luce.
Skrjabin non riuscì mai a vedere realizzata la sua opera nella sua completezza. Solo dopo la morte dell'autore cominciarono studi concreti per realizzare la parte luminosa come richiede la partitura: ma, come è facile immaginare, si trattò di un lungo e faticoso cammino, che ha trovato tappe importanti e di successo soltanto negli ultimi decenni, grazie agli importanti progressi tecnologici.
lunedì 26 dicembre 2016
Da David Bowie a George Michael: il 2016 porta via le stelle del mondo della musica
Il mondo dello spettacolo è sconcertato dalla morte di George Michael a 53 anni. Tante le star che hanno pubblicato sui social network — Twitter e Instagram — un pensiero per il cantante, come Elton John che su Instagram scrive di essere sotto choc per la triste notizia. «Ho perso un caro amico - il più gentile, l’anima più generosa e un artista geniale. Il mio cuore va alla sua famiglia, gli amici e tutti i suoi fan»
«Last Christmas» è una delle canzoni più famose che ha cantato con il suo gruppo, gli Wham. E proprio la sera di Natale, è morto George Michael. Aveva 53 anni e si trovava «serenamente a casa sua», ha raccontato il suo agente, che ha dato la notizia. Il suo vero nome era Georgios Kyriacos Panayiotou ed era nato nel nord di Londra. Nella sua carriera ha venduto oltre 100 milioni di copie, una carriera lunga, durata quasi quattro decenni.
Divenne celebre nel corso degli Anni 80 quando fondò - era il 1981 - con Andrew Ridgeley gli Wham.
Michael, dopo i successi iniziali, aveva avuto lunghi periodi in cui si era eclissato, per poi tornare sul palco. Uno dei motivi dei suoi alti e bassi era legato ai problemi con la droga, che lo portarono anche in tribunale e in carcere. Vanno ricordate le innumerevoli prese di posizione contro la politica di Margareth Thatcher ma anche contro quella di Tony Blair sull’Iraq, le molte battaglie in difesa dei diritti dei gay e anche la partecipazione al Live Aid e al Mandela Day. George Michael è solo l’ultima star scomparsa quest’anno. Prima di lui, grandi come Prince, Leonard Cohen e David Bowie. In un 2016 che può essere definito l’anno che ha portato via le stelle del mondo della musica.
La morte di George Michael è arrivata al termine di un autentico anno nero per la musica, il 2016, che si è portato via tante stelle che hanno fatto la storia della musica:
David Bowie, 10 GENNAIO, il "Duca Bianco" del Rock si è spento per un tumore all'eta' di 69 anni appena, due giorni dopo la pubblicazione dell'album "Blackstar"Il 10 gennaio, all’età di 69 anni, è morto David Bowie, dopo una lotta contro il cancro al pancreas durata 18 mesi. Una carriera durata 50 anni. Tra i suoi numerosi successi, amati, ascoltati e cantati in tutto il mondo, ricordiamo Life on Mars?, Heroes, Space Oddity e Under Pressure. L’ultimo album, Blackstar, considerato ora una sorta di ‘testamento’, era uscito poco tempo prima della scomparsa.
Glenn Frey, 18 GENNAIO il chitarrista e cofondatore degli Eagles insieme a Don Henleydi "Hotel California" è morto all'età di 67 anni per le complicazioni di un'artrite reumatica. Il ribelle del rock ‘n’ roll Glen Frey, Per gli Eagles scrisse e cantò tra i maggiori successi, tra cui «Take It Easy», «Tequila Sunrise», «Lyin’ Eyes» e «Heartache Tonight». È stato anche coautore di «Hotel California», canzone più nota del gruppo californiano.
Nato a Detroit nel 1948, dopo lo scioglimento degli Eagles, negli anni Ottanta Frey intraprese la carriera da solista. Fu autore di alcuni brani, inseriti nel telefilm Miami Vice, al quale peraltro il musicista partecipò in qualità di guest star. Come attore, ebbe una parte anche nel film Jerry Maguire con Tom Cruise A partire dal 1994 ha partecipato a numerosi progetti di riunificazione degli Eagles.
Paul Kantner, 28 GENNAIO, addio al cofondatore dei Jefferson Airplane, banda pioneristica del rock psichedelico, aveva 74 anni. Il chitarrista si è spento a San Francisco per un attacco cardiaco. Fondò i Jefferson Airplane insieme con Marty Balin e Grace Slick nel 1965, e ne divenne subito il leader portando la band al successo con brani come «Somebody to love» o «White Rabbit». Il gruppo si esibì anche a Woodstock nel 1969. Soffriva di cuore da diversi anni e aveva avuto un infarto a marzo del 2015. Esponente di rilievo della campagna per la legalizzazione della marijuana, Kantner sosteneva che l’uso di Lsd e delle droghe psichedeliche in generale aiutava l’espansione della mente e la crescita spirituale. Odiava invece la cocaina. Dopo aver trascorso con la prima band gli anni ‘60 e ‘70, fonda un secondo gruppo, i Jefferson Starship.
Maurice White, 4 FEBBRAIO, il fondatore degli Earth, Wind & Fire, band che ruppe il tabù razziale nella musica pop, si è spento all'eta di 74 anni. Aveva il morbo di Parkinson. Maurice White, fondatore e leader del gruppo degli Earth, Wind & Fire, è morto il 3 febbraio. Nel corso della carriera ha però pubblicato anche un album da solista, che ha preso il suo nome. Negli Anni ’90 è stato colpito dal morbo di Parkinson e ha deciso, fin da subito, di smettere di esibirsi dal vivo. Restò comunque attivo, soprattutto nell’ambito della produzione, fino alla morte avvenuta all’età di 74 anni.
Vanity, 15 FEBBRAIO è scomparsa, a 57 anni, Vanity, nota per aver militato nel trio musicale femminile Vanity 6. Fu scoperta da Prince, con cui ebbe anche una relazione. A causa di una vita piena di eccessi, alla fine degli Anni ’90 ha lasciato il mondo della musica per dedicarsi alla religione. Malata da tempo di peritonite sclerosante incapsulante, patologia causata dalla dialisi, è morta a causa di un’insufficienza renale.
Keith Emerson, 11 MARZO, tastierista e fondatore degli Emerson Lake & Palmer si e' suicidato nella sua casa di Los Angeles l'11 marzo, all'eta di 71 anni. Keith Emerson, tastierista e membro del gruppo rock progressivo Emerson Lake & Palmer, è morto a 72 anni. Depresso a causa di una malattia alla mano destra che gli rendeva quasi impossibile suonare il suo strumento, si è ucciso con un colpo di pistola alla testa la notte tra il 10 e l’11 marzo.
Phife Dawg, 22 MARZO, se ne è andato per il diabete all'età di 45 anni il rapper americano che aveva dato vita alla band A Tribe Called Quest.Amico d’infanzia di Q-Tip, Phife Dawg costituiva il fulcro degli A Tribe Called Quest assieme a Jarobi e Ali Shaheed Muhammad nel 1985. Negli anni successivi il gruppo diventò famoso per i suoi testi impegnati e per gli inserti jazz. Tra le hit di una lunga carriera ricordiamo Bonita Applebum (di cui esiste un recente remix di Pharrell) e la più nota Can I Kick It, con il campionamento di Walk on the Wild Side, iconico brano di Lou Reed.
Merle Haggard, 6 APRILE, il leggendario cantante country è morto nel giorno del suo 79mo compleanno, nella sua casa nella San Joaquin Valley in California, lasciando un vuoto nel mondo della musica country. Nella sua lunga carriera e tra i suoi brani, «Okie from Muskogee» e «Workin’ Man Blues», aveva collezionato tre Grammy e 38 singoli al numero uno della classifica americana, uno dei più famosi è Okie From Muskogee che nel 1969 si inserì nella discussione sulla guerra in Vietnam.
Prince, 21 APRILE, l'icona del Pop che ha segnato un'epoca con canzoni come "Purple Rain" e con la sua trasgressività si è spenta all'età di 57 anni per un'overdose di farmaci. il «folletto di Minneapolis». Genio della musica, avrebbe compiuto 57 anni a giugno. Una delle icone nere del pop anni’80, deceduto nella sua casa di Minneapolis. Il cantante era stato ricoverato d’urgenza il 15 aprile scorso, costringendo il suo jet privato a un atterraggio d’emergenza in Illinois. Ma era apparso ad un concerto il giorno successivo per assicurare i fan sulle sue condizioni di salute. Cordoglio da tutto il mondo. Obama: «Abbiamo perso un’icona della creatività, uno dei più preziosi e prolifici musicisti del nostro tempo».
Leonard Cohen, 7 NOVEMBRE, il poeta e cantante canadese è morto a 82 anni poco dopo la pubblicazione dell'ultimo album, "You Want It Darker". Sue alcune canzoni celeberrime, tra cui «Hallelujah», brano di culto e oggetto di numerosissime cover. Ma il suo capolavoro resta probabilmente la ballata «Suzanne». L’annuncio della scomparsa su Facebook. Un mese prima, stava presentando il suo ultimo disco, «You want it darker».
Sharon Jones, 18 NOVEMBRE, l'ambasciatrice del soul e funk, ribattezzata la "James Brown femminile", se ne è andata per un tumore all'età di 60 anni. La prima diagnosi del cancro arriva nel 2013, arriverano due operazioni e ricoveri per tentare fino all'ultimo di far regredire la malattia; nonostante questo, Sharon Jones non ha lasciato mai la musica, aggrappandosi a essa come si fa con la vita: di più, ha usato la stessa potenza che distillava sul palco, quando portava dal vivo il suo sanguigno mix di soul funk, per contrastare il male che l'aveva colpita. Aveva addirittura deciso di farsi seguire dalle telecamere nel momento più difficile della sua carriera, per fermare sulla pellicola quella lotta: così nel 2015 esce il documentario Miss Sharon Jones!, diretto dal premio Oscar Barbara Kopple, resoconto intimo e gioioso dello spirito di una donna piena di energia, prima ancora che artista, ribattezzata non a caso la 'James Brown al femminile'.
Greg Lake, 7 DICEMBRE, nove mesi dopo Keith Emerson si è spento per un tumore anche l'altro co-fondatore, Greg Lake. Aveva 69 anni. Famoso soprattutto tra gli appassionati del progressive, il bassista Gregory Staurt Lake — noto come Greg Lake — era uno dei membri della band protagoniste degli anni ‘70, gli Emerson, Lake & Palmer. Il 7 dicembre è morto a 69 anni a causa di un tumore. Inglese, aveva collaborato a due album dei King Crimson, prima di unirsi al chitarrista Emerson — scomparso a marzo — per fondare un duo. Poi trasformatori in trio con l’arrivo di Carl Palmer nel 1970. Negli ultimi anni aveva collaborato con gli Who.
Rick Parfitt, 24 DICEMBRE il chitarrista degli Status Quo è deceduto all'età di 68 anni per una grave infezione. Rick Parfitt, storico chitarrista degli Status Quo, è morto la vigilia di Natale all’età di 68 anni, per una grave infezione. Gli Status Quo, fondati nel 1962, sono considerati uno delle principali rock band britanniche, e in cinque decenni anno venduto oltre 120 milioni di copie. Il compositore era stato ricoverato giovedì in un ospedale di Marbella, in Spagna, per le complicazioni di una lesione preesistente alla spalla. «Mancherà molto a famiglia, amici e compagni di band, come pure ai tecnici e ai fan di tutto il mondo che ha conquistato in 50 anni grazie all’enorme successo degli Status Quo», si legge nella nota del suo rappresentante. A ottobre Parfitt aveva annunciato l’intenzione di abbandonare, su consiglio medico, le esibizioni dal vivo con il gruppo, dopo avere subìto un attacco di cuore in estate. Gli Statu Quo raggiungono il primo successo nel 1968, con «Pictures of Matchstick Men».
GEORGE MICHAEL, 25 DICEMBRE un'insufficienza cardiaca lo ha ucciso nel suo letto a 53 anni.
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martedì 22 novembre 2016
Leonard Cohen, il più grande poeta in musica
Ad agosto scorso Leonard Cohen aveva scritto una lettera a Marianne, la donna che negli anni '60 aveva ispirato alcuni dei suoi pezzi più famosi, "So Long", "Marianne", "Bird on Wire", e che stava per morire. "Marianne è venuto il tempo in cui si è vecchi e i nostri corpi cadono a pezzi: credo che ti seguirò presto. So di esserti così vicino che se tu allungassi la mano, potresti raggiungere la mia", scriveva Cohen quasi annunciando la sua morte. Un mese fa era uscito il suo ultimo album, You Want It Darker, che è anche il suo testamento spirituale, come si conviene a chi vive, scrive e sente con le antenne del visionario (in particolare, Cohen era devoto alla Kabbalah), titolo finale di un'avventura artistica vissuta in bilico tra musica, parola scritta e ricerca interiore. Cohen è stato un vero poeta della musica, di quella generazione emersa fra gli anni Sessanta e Settanta.
Tornato negli Stati Uniti, conobbe la cantante folk Judy Collins, che inserì due canzoni di Cohen nel suo album In my life. Una delle due era il primo successo di Cohen Suzanne. Le sue frequentazioni nella “Grande Mela” comprendevano all’epoca Andy Warhol e i Velvet Underground con la loro musa, la cantante tedesca Nico, le cui atmosfere sul filo della depressione ripropose nel suo album del 1967 Songs of Leonard Cohen.
Altro suo brano celebre è stato Hallelujah (1984), una composizione resa famosa dall'interpretazione di Jeff Buckley nel 1994 e dai tanti altri artisti, da Bono a Michael McDonald, che hanno voluto cimentarsi sulle emozioni di quelle note.
«Non ho mai avuto la sensazione che ci fosse una fine - diceva nel 1992 -. Che ci fosse un momento di ritirarsi». E così è stato: Cohen è stato uno dei pochi artisti della sua generazione ad avere successo anche superati gli ottanta anni.
L'ultimo, lapidario commento globale lo fece poco meno di un mese fa, chiudendo in modo definitivo il dibattito sull’opportunità del Nobel per la Letteratura all’amico (e alter ego nella narrazione dell’epica americana) Bob Dylan: «It’s like pinning a medal on Mount Everest for being the highest mountain». Punto.
Così fu, lo scorso inverno, per il potente “Blackstar” di David Bowie, uscito profeticamente il giorno prima della sua morte. A Cohen è andata forse peggio, essendosene andato due giorni dopo l’elezione di Donald Trump, se non altro perché il nuovo presidente rappresenta una certa idea di America e del mondo sulla quale il cantautore canadese ci avrebbe detto, e dato, molto. Da buon Monaco Zen, senza la retorica militante di un certo mondo liberal americano.
Ma Cohen è stato un poeta politico solo nel senso arcaico del termine; laddove il folksinger Dylan ha incarnato (e in parte prodotto) il racconto del cambiamento sociale e culturale dell’America della Frontiera, il songwriter Cohen ha disegnato intuizioni e visioni esistenziali, offrendoci alcune tra le poesie musicali più metafisiche, trascendentali e spirituali della seconda metà del novecento.
“I am ready to die. I hope it’s not too uncomfortable. That’s about it for me”. Dall'ultima intervista di Leonard Cohen al New Yorker
Tra i molti riconoscimenti, il Premio Príncipe de Asturias de Las Letras (nel 2011), di cui è disponibile online un memorabile speech. Ci mancherà, ma da oggi li saremo ancora più grati di esserci stato. L’ultima intervista, profetica, poetica e lapidaria, al New Yorker: «I am ready to die. I hope it’s not too uncomfortable. That’s about it for me».
Nato nel 1934 a Montreal, in Canada, da una famiglia di origini ebraiche, Cohen è arrivato alla musica tardi, quando aveva trent'anni. Già il suo esordio discografico nel 1967, "Songs of Leonard Cohen", che non ebbe alcun successo, e' segnato dal brano capolavoro "Suzanne" e da un clima raccolto, dove la forza della parola si sposava con il minimalismo degli arrangiamenti. Due anni piu' tardi arriva la notorietà con "Songs From a Room", dove c'e' la magnifica "Bird On Wire".
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