mercoledì 23 novembre 2016

Francia: situazione centrali nucleari "molto preoccupante"



La situazione della sicurezza delle centrali nucleari francesi è "molto preoccupante". E' quanto ha affermato Pierre-Franck Chevet, presidente dell'Asn (Autorità della sicurezza nucleare). Quest'ultima ha avviato una campagna senza precedenti di controlli a tappeto in tutte le centrali sul territorio francese. Da settembre 21 reattori sono stati chiusi d'urgenza, con potenziali rincari sulle bollette non solo d'Oltralpe ma anche italiane. L’atomo francese è semi-paralizzato. Due terzi del totale dei siti nucleari sono stati bloccati, o stanno per esserlo, dall'Autorità nazionale di controllo. L’Italia è coinvolta suo malgrado e senza poter fare granché, perché fra i reattori fermati ne figurano anche sei collocati vicino al confine italiano, a Bugey, a Cruas e a Tricastin, mentre in quegli stessi siti, a ridosso della nostra frontiera, continuano a funzionare altri cinque reattori (sicuri?) a pochi metri da quelli insicuri.

Il quadro della stabilità dei reattori nucleari francesi è "molto preoccupante. Lo ha detto a Le Figaro il direttore della 'Autorité de sûreté nucléaire' (Asn) Pierre-Franck Chevet, in seguito alla scoperta di una crepa nella copertura del reattore sperimentale Epr (reattore ad acqua pressurizzata) in costruzione a Flammanvile in Normandia e dopo che le autorità di controllo hanno deciso di fermare 12 reattori (di Edf) sui 58 operativi. Chevet ha spiegato che un problema è rappresentato dall'eccesso di carbonio presente nell'acciaio speciale usato per costruire le centrali. Edf - ha detto - ha fornito un dossier per ogni reattore e "nella migliore delle ipotesi" entro un mese la Asn sarà in grado di decidere se far ripartire o meno i reattori, al più tardi "a gennaio del 2017".

L'autorità, ha sottolineato Chevet, ha deciso di agire "calma e rigore": un'anomalia era già stata rilevata nei generatori di vapore e ciò aveva spinto a una serie di controlli su vasta scala. Poi, all'inizio degli anni Novanta erano state verificate alcune corrosioni nelle coperture di diversi reattori, e Edf era intervenuta sostituendole. Nel 2013 ho segnalato la necessità essere in grado di passare a cadenze regolari da 5 a 10 reattori", in modo da avere impianti in grado di sostituire altri che presentassero "anomalie". L'energia transalpina è direttamente dipendente da 58 reattori del colosso energetico che garantisce il 75% dei bisogni in energia. In parallelo, nell'intervista a Le Figaro, Chevet ha denunciato "l'esistenza di pratiche inaccettabili dall'inizio degli anni sessanta nella fabbrica del Creusot (di Areva, ndr): l'esistenza di 400 dossier volontariamente nascosti al cliente e all'Asn, e riguardanti anomalie, nonché la scoperta di documenti di fabbricazione che appaiono falsificati".

Il primo evento è che molte centrali nucleari francesi sono state spente per guai tecnici davvero seri. Così — secondo evento — in Francia la corrente elettrica scarseggia. Quindi la Francia deve importare elettricità dai Paesi vicini. Così l'aumento della domanda fa salire le quotazioni del chilowattora alla Borsa elettrica italiana.
Oggi è difficile stimare quanto ci peserà il rincaro, ma potrebbe essere superiore a 1 miliardo se l'emergenza elettrica dovesse durare fino a febbraio.

Già oggi sono rincarate le forniture spot dei grandi consumatori che si approvvigionano sul mercato, presto dovrebbero esserci ricadute anche per le bollette delle famiglie. L’Autorità dell’energia non dà anticipazioni, ma lascia presagire un effetto rilevante sulle nostre bollette.

Il fenomeno è cominciato in settembre quando l'autorità francese sulla sicurezza nucleare Asn (Autorité de sûreté nucléaire) ha chiesto una fermata urgente di 21 dei 58 reattori dell'EdF, la società elettrica statale francese.

Oltre all'Italia, il problema interessa in modo pesante Svizzera, Belgio, Spagna, Germania e Gran Bretagna.

In Germania e Inghilterra la vicenda francese potrebbe avere ricadute aggiuntive sulle centrali atomiche tedesche e sul progetto nucleare francese a Hinkley Point in Inghilterra.

Come si forma il prezzo del chilowattora
Il Prezzo unico nazionale (Pun) si forma ogni giorno alla borsa del Gestore del mercato elettrico e pesa per circa un terzo della bolletta.  Per anni il Pun è sceso moltissimo per il calo della domanda e per il contributo delle fonti rinnovabili di energia, ma il consumatore ha assaporato solamente le briciole dei ribassi perché gli altri due terzi della bolletta sono cresciuti: incentivi, agevolazioni a diversi settori, voci fiscali e parafiscali, il canone tv, sussìdi incrociati.

Ora però è rincarato anche il Pun: è cresciuto del 23%.
A titolo di confronto, il prezzo di mercato all'ingrosso un mese e mezzo fa era sui 45 euro per mille chilowattora. Effetto Francia, e la media di ottobre era già salita a 53 euro. Ancora più salato il prezzo medio di novembre, 61 euro

Ora è sufficiente una giornata meno ventosa del solito, quando i ventilatori fermano le braccia sulle creste dei monti, per far salire il prezzo ancora di più: 68 euro il 16 novembre, 70 euro il 7 novembre, 78 euro il 14 novembre, 80 euro per mille chilowattora il 15 novembre, giornata in cui le ore a maggiore domanda sono state coperte con prezzi oltre i 150 euro.


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