venerdì 9 dicembre 2016

La popolazione originaria del Canada



I primi abitanti del Canada giunsero probabilmente dalle steppe siberiane e dalle montagne della Mongolia circa 15.000 anni fa attraversando la lingua di terra che un tempo collegava l’Asia con le Americhe e che ora è sommersa dalle acque nello stretto di Bering. Nel corso di migliaia d’anni queste popolazioni si sparsero in tutta l’America settentrionale e finirono per creare quattro grandi gruppi molto diversi tra loro per lingua e cultura: gli indiani della costa del Pacifico e delle montagne, quelli delle pianure, tra cui Sioux, Blackfeet e Irochesi che popolavano la vallata del San Lorenzo, e Algonchini e Athapescan, che si erano stabiliti nella regione compresa fra l’Atlantico e l’Artico. Purtroppo in seguito alla pressione della colonizzazione europea la maggior parte degli usi e dei costumi di questi popoli andarono persi e solo gli Inuit conservano ancora tracce del loro stile di vita tradizionale. Molto prima che le altre popolazioni europee iniziassero ad esplorare il mondo circostante arrivarono in queste zone i Vichinghi, che sbarcati in Islanda intorno all’870 giunsero nei secoli seguenti fino a Terranova dove costituirono insediamenti provvisori che utilizzarono per la raccolta del legname e di altri prodotti da trasportare in Groenlandia e Scandinavia. Per motivi che ci sono però ancora incomprensibili intorno al 1410 le loro migrazioni cessarono e anche i villaggi furono abbandonati.

Uno studio genetico conferma il collasso della popolazione originaria del Canada in seguito al contatto con gli europei. Lo studio ha analizzato il dna degli tsimshian, una popolazione originaria della British Columbia, lo stato sulla costa nordoccidentale del paese nordamericano.

Michael DeGiorgio, Ripan Malhi hanno studiato il dna di 25 individui vissuti tra mille e seimila anni fa. Le loro caratteristiche genetiche sono state paragonate a quelle della popolazione tsimshian contemporanea. Il confronto ha mostrato che sono avvenuti cambiamenti nel sistema immunitario delle persone e che la popolazione ha subìto una crollo demografico, una riduzione del 57%, nel diciannovesimo secolo.

Secondo i ricercatori, i dati genetici confermano i racconti sulle epidemia portate dagli europei. In particolare, il vaiolo sembra aver giocato un ruolo decisivo nel decimare la popolazione locale. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.

Nessuno straniero mise più piede sulle coste canadesi fino al 1497 quando vi sbarcò Giovanni Caboto partito con la benedizione e i finanziamenti della corona inglese. Lo seguì pochi anni dopo il francese Jacques Cartier, che prima di spingersi ad esplorare il fiume San Lorenzo aveva rivendicato alla Francia la Penisola di Gaspé. Né l’uno né l’altro riuscirono però ad accendere l’interesse per quelle terre povere di spezie e di sete preziose e ricche solo di pesce e di foreste. Nel 1605 però Samuel de Champlain ricevette l’incarico di stendere una mappa del fiume San Lorenzo dal re di Francia, desideroso di emulare il successo degli spagnoli creando insediamenti stabili nelle terre rivendicate da Cartier. Fu l’inizio dello sfruttamento delle ricchezze naturali del Canada occidentale da parte di centinaia di persone provenienti da tutta Europa, desiderose di arricchirsi grazie al fiorentissimo commercio delle pelli. Intorno alla fine del XVII secolo Luigi XIV introdusse un governo stabile nella regione denominata Nuova Francia cercando di porre fine allo stato di semi anarchia che affliggeva i coloni. Venne così impiantato un sistema gerarchico di stampo feudale che diede sicurezza agli abitanti e generò un periodo di prosperità. Dal canto loro gli inglesi fondarono nel 1670 la Hudson’s Bay Company che pur essendo nominalmente solo una società con l’obiettivo di sfruttare le naturali ricchezze del territorio divenne in breve tempo una grande potenza sia economica sia militare, attorno alla quale si aggregò la comunità anglosassone.

La rivalità tra i due gruppi finì per sfociare in un periodo di scontri che ebbe termine col trattato di Utrecht del 1713 (con il quale la Francia cedeva all'Inghilterra le regioni della Nuova Scotia, della Baia di Hudson e alcune terre a sud dei Grandi Laghi) e definitivamente con la guerra dei Sette Anni (1756-63), alla fine della quale i francesi firmarono la resa e rinunciarono a tutti i territori del nordamerica. La popolazione francofona e quella anglofona si trovarono così unite sotto la giurisdizione inglese, ma la profonda frattura determinata dalle differenze linguistiche e culturali era tanto profonda che ancora oggi, malgrado tutti i tentativi fatti per equiparare i due gruppi, non è stata risolta. Nel 1774 per esempio fu varato il Québec Act, che assicurava ai francesi ampie garanzie politiche, economiche e culturali, anche allo scopo di assicurarsi il loro appoggio per cercare di controbattere il grande peso specifico che andavano assumendo gli Stati Uniti nel continente americano. In effetti, quando l’anno dopo ebbe inizio la guerra d’Indipendenza (1775-83), le colonie canadesi, sia francofone sia anglofone, decisero di non prendervi parte, prevedendo che i contatti con l’Inghilterra avrebbero garantito più vantaggi economici che non l’unione con gli Stati Uniti d’America. La legge costituzionale del 1791 divise il territorio del Québec in due parti: Canada Superiore (attuale Ontario), prevalentemente inglese, e Canada Inferiore (Québec), a maggioranza francese. Nonostante la creazione di questi due grandi nuclei, il territorio rimaneva ancora un’aggregazione di colonie separate.

Fu solo grazie allo sforzo di alcuni uomini politici che vedevano nell’unione delle colonie l’unico modo per opporsi alla sempre crescente importanza degli USA che fu avviato, nel 1867, il processo di unificazione dello stato, compiutosi nel 1949 con l’ingresso di Terranova nella confederazione, 18 anni dopo che lo statuto di Westminster aveva reso il Canada uno stato autonomo all'interno dell’impero britannico. Le trasformazioni politiche e sociali all’interno del paese non si sono ancora concluse a causa delle forti pressioni dovute all’opposizione dei due principali gruppi linguistici cui si sono aggiunte, da qualche anno a questa parte, le richieste autonomistiche delle comunità indiane. Malgrado per molti anni lo sviluppo economico del paese abbia risentito di queste tensioni, oggi il Canada fa parte dei G8, il gruppo formato dalle otto potenze economiche più importanti del mondo.

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