sabato 24 dicembre 2016
L'Onu vota contro le colonie di Israele
Per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite l’America non ha usato il suo diritto di veto e non si è allineata a favore di Israele in una risoluzione di condanna del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. In questo caso la risoluzione era di condanna per gli insediamenti nei territori occupati, insediamenti definiti “illegali” e controproducenti per il negoziato di pace che si propone di creare due stati. Gli Stati Uniti si sono astenuti consentendo così il passaggio di fatto della risoluzione, la prima in 36 anni contro gli insediamenti israeliani, un esito senza precedenti sotto molti punti di vista.
L’ira di Israele - che aveva già definito «vergognosa» l’attesa mossa di Obama alla vigilia del voto - non si è fatta attendere, con l’ambasciatore presso il Palazzo di Vetro che ha parlato di «risoluzione scandalosa». Mentre l’annuncio dell’ astensione Usa da parte dell’ambasciatrice americana Samantha Power è stata accolta nella sala dei Quindici con un’ovazione: «Gli Stati Uniti - ha detto - non possono sostenere allo stesso tempo gli insediamenti israeliani e la soluzione dei due Stati, uno israeliano e uno palestinese».
Per Obama si tratta di una piccola rivincita dopo aver fallito nel favorire i negoziati tra israeliani e palestinesi, fin dal 2009 la sua priorità numero uno in politica estera. Con la decisione di dare carta bianca al segretario di stato John Kerry la cui missione era di portare a casa una storica pace. Così non è stato, anche a causa dei gelidi rapporti tra Obama e Netanyahu che hanno fatto precipitare le relazioni tra Usa e Israele ai minimi di sempre.
A distanza di poche ore sono stati altri quattro Paesi a ripresentare il testo (Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela). A quel punto i giochi erano fatti. La risoluzione è passata con 14 voti e l’astensione degli Usa. E dire che nel 2011 l’amministrazione Obama era invece ricorsa al veto contro una simile condanna della politica israeliana sulle colonie. Mentre ha posto il veto in Consiglio di sicurezza altre 40 volte su risoluzioni critiche verso Israele. L’unica astensione Usa che si ricordi risale all'amministrazione Bush nel 2009, quando gli Usa non posero il veto sui un testo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Dopo il voto, Donald Trump ha twittato: «Per quel che riguarda l’Onu, le cose andranno diversamente dopo il 20 gennaio».
«Israele respinge la risoluzione dell’Onu», definisce il voto del Consiglio di Sicurezza «vergognoso» e annuncia che non la rispetterà. Lo ha detto l’ufficio del premier Benyamin Netanyahu, citato dai media locali. Israele «respinge la risoluzione dell'Onu» sulle colonie e fa sapere che non la rispetterà. La vicenda comincia quando l'Egitto, membro a rotazione del consiglio di Sicurezza dell'ONU decide di presentare una mozione di condanna di Israele per nuovi insediamenti in particolare nei vecchi territori della Cisgiordania (West Bank). Negli anni Israele, contravvenendo secondo i paesi arabi ad accordi che facevano parte dei protocolli del processo di pace che garantivano lo status quo. «L’amministrazione Obama non solo ha fallito nel proteggere Israele dall'ossessione dell’Onu, ma ha collaborato con l’Onu alle sue spalle. Israele non vede l’ora di lavorare con il presidente Trump per arginare gli effetti di questa risoluzione assurda», conclude l’ufficio del premier.
Diametralmente opposte le parole del portavoce di Abu Mazen, secondo cui il voto del Consiglio di Sicurezza contro le colonie in Cisgiordania «rappresenta un grande schiaffo alla politica israeliana ed è un’unanime condanna internazionale delle colonie», oltre ad essere «un forte sostegno allo soluzione a due Stati».
Il Presidente Barack Obama frustrato dallo stato dei negoziati di pace, era determinato a chiudere la sua amministrazione con un messaggio negativo molto forte contro l'attuale governo israeliano e contro Israele anche se questo capita a meno di un mese dalla sua uscita dalla scena politica. C’è stata una spinta statunitense a riprendere in mano la risoluzione adottata a quel punto da altri membri a rotazione del Consiglio di Sicurezza, tra cui , la Nuova Zelanda, il Senegal, la Malesia e il Venezuela. Si è così verificata una improbabile alleanza diplomatica fra Washington e Caracas, il Presidente Maduro infatti ha ereditato il suo incarico da Chavez, nemico di sempre degli Stati Uniti e di Obama in particolare. Ma per la Casa Bianca era troppo importante lasciare questo messaggio forte come eredità dell'amministrazione Obama e bloccare allo stesso tempo il tentativo irrituale di un presidente eletto di interferire in una scelta politica dell'amministrazione ancora in carica.
Netanyahu ha richiamato per consultazioni gli ambasciatori in Senegal e Nuova Zelanda, due tra i paesi promotori della risoluzione Onu.
Il voto del Consiglio di Sicurezza contro le colonie in Cisgiordania "rappresenta un grande schiaffo alla politica israeliana ed è una unanime condanna internazionale delle colonie", oltre ad essere "un forte sostegno allo soluzione a due Stati". Lo ha detto il portavoce del presidente dell'autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, Nabil Abu Rudeineh, all'agenzia di stampa ufficiale Wafa.
È stato a quel punto, dopo la profonda irritazione americana e di altri paesi per l'intervento irrituale di Trump, che si è trovato il modo di ripresentarla. Alcuni senatori repubblicani a Washington, contrari all'azione di Obama, hanno anticipato che taglieranno fondi di cooperazione ai paesi che hanno ripresentato la risoluzione.
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