Alcuni resti di un edificio romano sono stati ritrovati sotto l'acqua nei pressi di Epidauro nella regione di Argolide nel Golfo Saronico. Per la prima volta, la Soprintendenza alle Antichità subacquea, un reparto speciale del Ministero greco della Cultura che si occupa della conservazione di antiche reliquie sotto il mare, ha realizzato la mappatura topografica della zona, in collaborazione con la agenzia di stampa cinese Xinhua.
Città del Peloponneso, nòmos di Argolide, posta nella penisoletta di Aktè (oggi Nisi), nel Golfo Sarònico. La città antica occupava il sito in cui sorge la cittadina di Palaià Epidauros. Pausania, ricorda templi e monumenti, ma l'unica identificazione possibile è quella del tempio di Atena Kissàia, sull'acropoli.
A nove chilometri dalla città, verso S, in una pianura dominata dall'Arachnaion (m 1199), e circondata da montagne, sorgeva il santuario di Asklepios che aveva a N il Tithion, a S e S-O il Koryphaion, a S-E il Kynortion, sulla strada per Nauplia la collina di Koronis, mentre, ad occidente, le alture di Alogomandra precludevano la vista del mare. Nel sito stesso del santuario e nelle colline vicine, numerose sono le sorgenti ed i corsi d'acqua, cui erano riconosciuti particolari virtù terapeutiche, mentre la loro presenza era indispensabile alle pratiche del culto di Asklepios.
In Epidauro gli scavi hanno rivelato la presenza di un culto antichissimo per l'eroe e dio Maleatas, di probabile origine pre-greca: questa divinità fu assimilata ad Apollo intorno alla metà del sec. VII a. C. e il dio assunse l'epiteto di Maleàtas. Entrambi i culti ebbero sede sulla cima del Kynortion, dove sono state ritrovate testimonianze archeologiche databili fin dall'epoca micenea. Quando Asklepios prese il sopravvento su Apollo Maleàtas, il santuario fu spostato verso N-O, cioè nel luogo delle attuali rovine: tuttavia, le ricerche archeologiche non hanno rivelato, finora, tracce di un tempio di Asklepios anteriore a quello del IV sec. a. C.
Le fonti classiche hanno tramandato poche notizie sulla più antica storia di Epidauro. Il nome sembra ricondurci ad una popolazione primitiva non greca cui si sovrapposero, in seguito, i Dori di Argo. Presto Epidauro dovette assumere una qualche importanza se ad essa è attribuita, da alcune fonti (Herod., vur, 46; Paus., ii, 29, 5), la colonizzazione dell'isola di Egina. Verso la fine del sec. VIII a. C., troviamo Epidauro nella lega di Calauria a parità di condizioni con Atene, Nauplia, Orcomeno, Prasia, Ermione, Egina. Un periodo di soggezione ad Argo dovette essere quello in cui Fidone assicurò alla sua città il dominio su tutta l'Aktè intorno alla metà del VII sec. a. C. Alla fine del secolo, il governo dell'Argolide, e quindi anche di Epidauro, passò nelle mani di Corinto, grazie all'abile ed energica politica di Periandro. Alla caduta dei Cipselidi, tuttavia, la città è nuovamente libera. Comincia, ora, la politica delle grandi leghe raggruppate intorno alle due potenze egemoniche: Atene e Sparta. Epidauro sceglie la lega peloponnesiaca controllata da Sparta per avere un appoggio contro le mire di Argo che, con l'Elide e Mantinea, era entrata nell'orbita ateniese.
Ad una guerra fra Argo ed Epidauro, si venne, durante una pausa delle guerre del Peloponneso, dopo la pace di Nicia. Epidauro si difese bene e giunse a minacciare da vicino Argo, per cui le grandi potenze furono costrette ad intervenire per evitare che venisse turbato l'equilibrio raggiunto fra i due blocchi. Nel IV sec. a. C., la funzione politica di Epidauro è pressoché nulla, ma sempre più cresce la sua importanza quale metropoli del culto di Asklepios. Di questo periodo sono le maggiori costruzioni del santuario che vengono realizzate con il contributo delle città vicine, ma soprattutto, con le ricchezze che i numerosi pellegrini versano annualmente nelle casse dello stato. Sono stanziate grosse somme ed ingaggiati i migliori artisti, fra i quali Timotheos e Policleto il giovane. Nell'età ellenistica Epidauro è al centro di alcune vicende delle lotte fra i Diadochi e, dopo la presa di Corinto (243 a. C.), entra a far parte della Lega Achea. Durante il II sec. a. C. sono costruiti nuovi edifici, è allargata la cinta e sono restaurati e trasformati numerosi monumenti. La decadenza comincia lenta con il III sec. d. C., si accentua con il definitivo trionfo della nuova religione e le invasioni barbariche aggiungono all'abbandono la rovina.
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