venerdì 24 agosto 2012

Febbre siriana si diffonde il contagio

“Gli scontri in Libano fra i sostenitori di Bashar Assad e le forze ribelli evidenziano la necessità di un’azione internazionale»: l’allarme per il contagio delle violenze armate dalla Siria al Paese dei Cedri viene da Jeffrey Feldman, sottosegretario dell’Onu per gli Affari Politici, intervenendo ad una seduta del Consiglio di Sicurezza con una relazione sulle violenze in corso a Tripoli in Libano.

Esercito contro disertori, milizie filogovernative degli shabiha contro fondamentalisti islamici stranieri, sciiti contro sunniti: è uno scontro furioso e la guerra diventa febbrile, contagiosa. Infatti la vera battaglia adesso sta varcando i confini stessi della Siria.

La dinamica del febbre contagiosa, della guerra civile dalla Siria al Libano segue vari binari. Quello dei rapimenti: il 15 agosto una fazione sciita libanese, alleata di Damasco, ha sequestrato almeno venti sunniti siriani espatriati con un gesto di ritorsione contro l’azione dei ribelli che dentro i confini siriani avevano catturato una dozzina di “pellegrini sciiti libanesi” rivelatisi poi, in almeno cinque casi, miliziani dei pasdaran e di Hezbollah inviati da Teheran per sostenere la repressione del regime di Assad. Vi è un braccio di ferro in atto fra sciiti e sunniti nei due Paesi, così come resta aperta l’indagine senza precedenti della polizia di Beirut su un leader cristiano molto vicino a Damasco. La cui consistenza è legata al personaggio in questione ovvero Michel Samaha, ex ministro del Lavoro appartenente al partito falangista cristiano rivelatosi dall’indomani della fine della guerra civile nel 1991 uno dei più importanti alleati politici di Damasco nei governi libanesi.

Ufficialmente sono 37.240, probabilmente superano i cinquantamila, i profughi siriani in Libano e vengono riconosciuti come un pericoloso problema di sicurezza interna. Rispetto agli altri Stati che confinano con la Siria, solo il Paese dei cedri si è rifiutato di preparare campi e tendopoli, temendo non solo di mettere a repentaglio il proprio equilibrio confessionale, con nuove ondate di sunniti, ma anche un esodo di palestinesi siriani verso i già sovraffollati campi profughi dei loro compatrioti in Libano.

Secondo le stime dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi, sarebbero giunte più di tremila persone nelle ultime settimane. Si tratta per lo più di profughi scappati dopo i violenti bombardamenti nel campo palestinese di Yarmouk, nella periferia di Damasco.

Qualcuno dice che: «Erdogan ci aveva promesso “zero problemi con i vicini, ma oggi siamo ai ferri corti con tutti i paesi confinanti, Iraq, Iran, Armenia, Grecia, Cipro, e siamo sull'orlo della guerra con Damasco”. Sulla frontiera con la Siria, molti sono convinti che la guerra sia a un passo. La tensione cresce e così la rivolta contro la politica muscolare sulla crisi siriana del premier islamico sunnita Recep Tayyip Erdogan, che ha sposato la causa dei ribelli sunniti rompendo l'amicizia personale con l'alawita Bashar al Assad.

Ricordiamo, inoltre, che due turchi sono stati rapiti in Libano dai miliziani sciiti dell'Hezbollah, vicino al regime di Damasco, per ritorsione contro il sequestro in Siria di un loro compagno da parte dei ribelli. Ankara ha chiesto ai propri cittadini di non andare in Libano. Altri turchi, simpatizzanti di Al Qaida, sono stati uccisi dalle forze governative ad Aleppo. E sul lato turco della frontiera, dove gli alawiti sono maggioranza, continuano ad arrivare migliaia di profughi e disertori siriani sunniti.

Ankara sta moltiplicando le manovre militari sul confine e minaccia di intervenire in Siria per impedire che il nord curdo diventi un rifugio per i separatisti curdi del Pkk, che vogliono l'autonomia del Kurdistan turco. Ma i sondaggi mostrano che non solo gli alawiti della frontiera ora temono una guerra. Il 60% dei turchi non appoggia la linea dura di Erdogan sulla Siria e non vuole un coinvolgimento militare.

Per David Schenker, l’ex consigliere del Pentagono sul Medio Oriente oggi in forza al «Washington Institute» il Libano si trova al bivio fra una “guerra etnica” combattuta nelle strade e una “guerra fredda” fra le maggiori potenze arabe, con Teheran e Riad alla guida di opposte coalizioni ripetendo il duello strategico già in atto in Siria. È uno scenario confermato dalla decisione di Beirut di incriminare assieme a Samaha due alti militari siriani, con un inedito atto di aperta sfida al regime di Damasco.

Breivik condannato a 21 anni: uccise in piena consapevolezza



Anders Behring Breivik, è sano di mente che massacrò 77 persone tra Oslo e l'isola di Utoya il 22 luglio del 2011, è stato condannato questa mattina a 21 anni di carcere, lo ha deciso il tribunale di prima istanza di Oslo nella sua sentenza contro il killer che l'estate scorsa ha fatto sterminio in Norvegia.

La condanna era quella che era stata auspicata dallo stesso imputato, che aveva dichiarato che avrebbe fatto ricorso se fosse stato dichiarato non sano di mente. In questo caso sarebbe stato internato in un ospedale psichiatrico anche a vita.

Anche per quanto riguarda la pena detentiva, anche se la pena massima è di 21 anni, la legge norvegese permette che, una volta terminata la pena, il condannato rimanga in carcere se di dimostra la sua pericolosità. Breivik aveva detto che in caso fosse stato riconosciuto sano di mente, non avrebbe fatto ricorso. Se fosse stato dichiarato 'schizofrenico paranoide', come chiedeva la procura, sarebbe stato internato a vita.

martedì 21 agosto 2012

Siria, uccisi 2 reporter-giornalisti

Nuova strage vicino a Damasco, dove sono stati trovati i corpi di una quarantina di persone giustiziate a colpi di arma da fuoco, 110 morti il bilancio delle violenze.
Mika Yamamoto, l'inviata giapponese morta in Siria colpita a morte ieri nel pieno di un duro scontro ad Aleppo tra ribelli e forze governative siriane, è stata uccisa con ogni probabilità dal fuoco di queste ultime.

Lo ha affermato oggi in una intervista telefonica alla tv pubblica, la Nhk, Kazutaka Sato, un collega di viaggio e di testata di Yamamoto, testimone oculare della tragedia.
"Abbiamo visto - ha raccontato Sato - un gruppo di persone in tuta mimetica correre verso di noi e sembravano soldati governativi. Hanno sparato a caso a soli 20-30 metri di distanza o anche da più vicino".

L'esecutivo giapponese ha espresso "profondo rammarico" per l'uccisione di Yamamoto e il capo di gabinetto, Osamu Fujimura, ha esteso il cordoglio alle persone più vicine alla giornalista quarantacinquenne: una 'pioniera del videoreporting', con alle spalle esperienze impegnative sui fronti dell'Iraq, durante la guerra del Golfo, e dell'Afghanistan.

Yamamoto e Sato erano colleghi della Japan Press, agenzia di stampa multimediale specializzata in documentari e reportage per Tv e magazine, con profonda conoscenza di Medio Oriente e Asia sud-occidentale. Le corrispondenze dall'Iraq, dove nel 2003 scampò a Baghdad all'attacco di un tank americano all'Hotel Palestine, le erano valse il Vaughn-Ueda, riconoscimento promosso dagli editori giapponesi sul modello del Pulitzer Usa. Le edizioni pomeridiane dei principali quotidiani nipponici, a partire da Yomiuri e Asahi, hanno in prima pagina il ricordo di "una giornalista che -scrivono- sapeva dare voce alle donne e bambini" in contesti tragici e sanguinosi.

Al Jazeera, morto giornalista turco disperso ad Aleppo. E' morto il giornalista turco, da ieri disperso ad Aleppo, di cui non si conoscono però le generalità. Lo riferisce la tv panaraba al Jazeera citando fonti dei ribelli, secondo cui il giornalista sarebbe rimasto ferito nella stessa circostanza in cui è stata uccisa la collega giapponese Mika Yamamoto. Salgono così a due i giornalisti uccisi nella città teatro di una vera e propria carneficina.

Russia, hacker attaccano sito tribunale che ha condannato le Pussy Riot


È stato attaccato dagli hacker il sito web del tribunale di Mosca che ha condannato a due anni di carcere, per “teppismo motivato da odio religioso”, la band Pussy Riot. A denunciarlo la portavoce del tribunale secondo la quale l'home page del sito Internet del tribunale di Khamovnichesky è stata modificata con «oscenità« e «slogan anti-Putin». Lo ha reso noto la portavoce del collegio, Darya Lyakh, che ha parlato di slogan contro il presidente russo Vladimir Putin inseriti dagli hacker.

Le Pussy Riot diventeranno un marchio. Così come ha annunciato Mark Feigin, avvocato delle tre musiciste in carcere. Il legale ha precisato che l'iter di registrazione del marchio è stato avviato lo scorso aprile per evitare l'uso del nome del gruppo in varie azioni e progetti. Le componenti della band si aspettano di ricevere i documenti di registrazione nei prossimi mesi.

Il merchandising delle Pussy è già iniziato. Sono numerose le iniziative che su internet vendono t-shirt di ogni fattezza e colore con la scritta "Pussy Riot libere" e le tre ragazze incappucciate con gli inconfondibili passamontagna colorati. Il clima in Russia intorno a quello che si è trasformato nel processo dell'anno, e' pero' ancora molto teso. A Mosca girare con una maglietta inneggiante alle Pussy potrebbe causare non pochi problemi.

Non si ferma la caccia alle Pussy Riot, nonostante le critiche internazionali alla condanna a due anni di prigione per Nadia Tolokonnikova, Maria Aliokhina e Ekaterina Samutsevich. La polizia russa ora cerca le altre due componenti della band, che col volto coperto da passamontagna colorati avevano partecipato alla "preghiera punk anti Putin" nella Cattedrale di Mosca il 21 febbraio, sfuggite finora all'arresto.

domenica 19 agosto 2012

Assange: parla dal balcone dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra

Gli Stati Uniti devono rinunciare alle minacce a Wikileaks. Chi minaccia Wikileaks minaccia la libertà di espressione. Lo ha detto Julian Assange dal balcone dell'ambasciata ecuadoriana a Londra alla sua prima apparizione dopo aver ottenuto l'asilo politico dal paese sudamerticano.

Barack Obama "faccia la cosa giusta": fermi la "caccia alle streghe" contro Wikileaks, liberi l'"eroe" Bradley Manning da 815 giorni dietro le sbarre senza incriminazioni, e soprattutto "archivi l'inchiesta dell'Fbi" contro chi mette in piazza i segreti di Stato. Rompendo due mesi di silenzio, durante i quali si è asserragliato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, Assange si è affacciato a un balcone accolto in trionfo da centinaia di sostenitori sotto i riflettori dei media internazionali e lo sguardo impotente di decine di poliziotti. "Sono qui oggi perché non posso essere lì con voi. L'oppressione è unita, ma noi dobbiamo essere determinati e uniti contro l'oppressione", ha arringato il capo di Wikileaks citando le ragazze di Pussy Riot incarcerate in Russia per la 'preghiera punk' anti-Putin paragone bordiline.

Assange, che non può superare il perimetro dell'ambasciata altrimenti scatterebbero le manette della polizia britannica. Nel corso del suo intervento, ha fatto appello direttamente a Barack Obama perché rinunci alla "caccia alle streghe" contro Wikileaks. Assange, che ha parlato per sei-sette minuti dal balcone dell'ambasciata dell'Ecuador di Knightsbridge, non poteva in teoria fare dichiarazioni politiche (é una condizione dell'asilo concesso dall'Ecuador) ma le critiche fatte a vari governi, e quello degli Stati Uniti in particolare, erano politicamente provocatorie.

Secondo alcuni 'confidenti' dell'australiano, intervistati dal Sunday Times, Assange sarebbe pronto a consegnarsi alla Svezia se da parte di Stoccolma e di Londra ci fosse l'impegno a non estradarlo negli Usa. Questo impegno "sarebbe una base di discussione", ha detto il portavoce di Wikileaks Kristinn Hrafnsson al Sunday Times. Finora Assange si era offerto di rispondere alla magistratura svedese da Londra. Secondo Hrafnsson, l'australiano teme di andare in Svezia perché gli avvocati lo hanno informato che in fatto di estradizione 'chi primo arriva meglio alloggia': gli Stati Uniti cioé, potrebbero muoversi solo dopo che la richiesta svedese avrà fatto il suo corso.

Intanto Assange ha incaricato il suo legale, Baltasar Garzon, di "aprire un'azione legale per proteggere i diritti legali di Wikileaks e Julian Assange stesso". "Assange - ha detto Garzon - è grato al popolo ecuadoregno e al presidente Rafael Correa per avergli concesso l'asilo. Julian - ha proseguito - è in uno stato d'animo "combattivo".

Il fondatore di Wikileaks è apparso pallido, dimagrito, due mesi nella 'cella di fatto' della piccola ambasciata alle spalle di Harrods hanno lasciato il segno. Assange ha avuto dal presidente ecuadoregno Rafael Correa l'asilo politico ma non può mettere piede fuori, altrimenti Scotland Yard lo arresta.

Fermo sostegno all'asilo politico concesso dall'Ecuador a Julian Assange e un severo monito sulle "gravi conseguenze" internazionali nel caso di un' irruzione della Gran Bretagna nell'ambasciata di Quito a Londra: è la posizione espressa dai paesi dell'Alleanza Bolivariana sulla vicenda del co-fondatore di Wikileaks. Gli stati dell'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (Alba) - Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, e tre piccoli paesi caraibici - hanno esaminato il caso Assange durante una riunione a Guayaquil (Ecuador).

Pussy Riot colpevoli

La condanna è a 2 anni di carcere, senza condizionale. Dura, durissima, i pm ne avevano chiesti tre ma non sono stati del tutto accontentati. I giudici del tribunale Khamovnichesky di Mosca hanno così giudicato le tre componenti del gruppo punk Pussy Riot colpevoli di teppismo motivato da odio religioso. L'accusa del pm era vandalismo e istigazione all'odio religioso per aver cantato una preghiera anti Putin nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore.

Due anni di prigione, una dura condanna per Masha, Katya e Nadia, le tre Pussy Riot autrici a febbraio di un sacrilego blitz nella Cattedrale per un tempo di circa 30 secondi, in cui avevano chiesto alla Vergine Maria di "cacciare via" l'allora premier Vladimir Putin, diventato di nuovo presidente della Russia poche settimane dopo. Colpevoli di "teppismo motivato da odio religioso", dovranno scontare la pena in una delle tante colonie penali femminili del vasto sistema carcerario russo, sicuramente non sarà un cinque stelle.

Anche perché la giudice Marina Sirova ha scelto di destinarle non al primo tipo di colonia sui 4 previsti in Russia (il più leggero), ma al secondo: una delle "prigioni a regime comune", dove finiscono mescolati indistintamente detenuti che hanno commesso crimini gravi. Celle sovraffollate dove il rischio di violenze (anche da parte delle compagne di cella), maltrattamenti e scarse condizioni igieniche è alto secondo un'indagine del 2003 dell'Organizzazione mondiale contro la Tortura.

Inoltre le autorità russe potrebbero togliere i figli a due delle componenti del gruppo Pussy Riot,. Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, e Maria Alyokhina, 24 anni, starebbero infatti cercando di raggiungere un accordo per impedire agli operatori sociali di portar via i due bambini dalle loro famiglie. "Per precauzione, abbiamo preparato tutti i documenti necessari per avere la custodia dei figli delle ragazze", ha detto Mark Feigin, avvocato di Tolokonnikova, al Sunday Times.

L'ambasciata statunitense in Russia ha giudicato eccessiva la condanna a due anni di carcere inflitta. Fa eco il capo della diplomazia europea Catherine Ashton: pesa un «grave punto interrogativo», ha detto giudicando la sentenza del tribunale «sproporzionata eppure, il caso Pussy Riot non sembra aver mutato il livello di fiducia dei russi nel proprio sistema giudiziario: per la maggioranza (44%) il processo contro le partecipanti del gruppo punk è "equo, obiettivo e imparziale" secondo un sondaggio del Centro Levada. Il 36 per cento degli intervistati ha espresso fiducia che la pena sarà applicata in conformità con le prove di colpevolezza.

Solo due persone su dieci esprimono invece dubbi sulla corte. Eppure un risultato queste ragazze sembrano averlo ottenuto. Un altro sondaggio degli stessi sociologi del Levada pubblicato oggi ha mostrato che i russi stanno perdendo fiducia nel proprio presidente, e molti dubitano della sua capacità di influenzare seriamente la situazione nel paese.

In sintesi riportiamo i passaggi salienti del testo del nuovo singolo anti Putin delle Pussy Riot. "Lo Stato carcerario è più forte del tempo. Più sono gli arresti, più grande è la felicità e ogni arresto dimostra l'amore per un sessista, che scuote le guance, il petto e la pancia". "Ma non si può chiuderci in una cassa. Abbatti i cekisti (gli agenti della sicurezza, ndr) in modo sempre più efficace e con sempre maggior frequenza". "Putin accende i fuochi della rivoluzione; lui si annoia e ha paura di stare con la gente nel silenzio. Ogni punizione è come cenere marcia, ogni condanna a lunghe pene (detentive, ndr) è una forma di inquinamento". A seguire il ritornello: ''Il paese va avanti, il paese scende per le strade con audacia; il paese va avanti, il paese è pronto ad abbandonare il regime; il paese va avanti, il paese è un covo di femministe. Anche Putin va, va a dire addio al bestiame''. ''Metti in carcere tutta la città fino al 6 maggio (la cerimonia di insediamento di Putin si e' svolta il 7 maggio, ndr). La condanna a 7 anni è poco, condannaci a 18; vieta di gridare, calunniare e camminare; chiedi in sposa Lukashenko". "Il paese va avanti, il paese scende per le strade con audacia; il paese va avanti, il paese è pronto ad abbandonare il regime; il paese va avanti, il paese è un covo di femministe, anche Putin va, va a dire addio al bestiame''.

sabato 18 agosto 2012

Siria, al Sharaa smentisce defezione

Si era diffusa la notizia che il vicepresidente avesse disertato e fosse fuggito in Giordania.

Il vicepresidente siriano Farouq al-Sharaa è a Damasco e prosegue il suo lavoro: così l'ufficio di Sharaa ha smentito, tramite un comunicato citato dalla tv al Manar del movimento sciita libanese Hezbollah, le notizie
della diserzione del vicepresidente e della sua fuga da Damasco.

Il vicepresidente siriano al-Shara "ha disertato" ed è arrivato in Giordania. era quanto aveva scritto la tv al Arabiya citando un portavoce dell'Esercito siriano libero, Luay al-Miqdad.

Si era detto: secondo la fonte, al-Shara è scomparso da due giorni e annuncerà la decisione a breve. Con lui avrebbero disertato altri due alti ufficiali. al-Shara, 74 anni, è vicepresidente dal 2006. Tra i suoi numerosi incarichi anche quello di ambasciatore a Roma, la nomina risale al 1974.

Secondo la fonte citata da al Arabiya, al-Shara è arrivato in Giordania passando dalla sua città natale, Daraa, circa 100 km a sud della capitale Damasco. La diserzione sarebbe avvenuta nella notte. Il quotidiano libanese Al Mustaqbal aveva fornito ulteriori dettagli: al-Shara è arrivato a Daraa tra martedì e mercoledì, accompagnato da due alti ufficiali dell'esercito fedele al presidente Bashar al Assad. I tre si sarebbero nascosti, in attesa che le condizioni fossero favorevoli alla fuga, con l'aiuto dell'Esl. Scoperto il tentativo di fuga, il presidente in persona avrebbe ordinato un pesante bombardamento nell'area, con l'obiettivo di uccidere al-Shara e addossare poi la colpa ai ribelli. Ieri poi, nella notte, al-Shara sarebbe riuscito a passare il confine illeso. Non è possibile verificare in modo indipendente queste informazioni.
Il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi ha accettato l'incarico di inviato speciale di Onu e Lega Araba in Siria al posto di Kofi Annan, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche al Palazzo di Vetro. Brahimi, che é stato indeciso per giorni se accettare o meno, non voleva essere un semplice sostituto di Annan, e - si è appreso - avrà un mandato leggermente differente dal suo predecessore. Ma soprattutto Brahimi aveva chiesto che il Consiglio di Sicurezza si mostrasse unito nel sostenerlo.

venerdì 17 agosto 2012

Agosto 2012: principali notizie dal’estero

Le principali notizie di metà agosto che provengono dal problematico panorama internazionale.

Strage di minatori, trenta le vittime in Sudafrica. Si sta aggravando il bilancio degli scontri tra i lavoratori in sciopero con la polizia. Sono più di 30 i minatori rimasti uccisi ieri in scontri con le forze dell'ordine nei pressi della miniera di platino di Marikana, in Sudafrica. Lo ha annunciato il ministero della Polizia. Un precedente bilancio fornito dai servizi di emergenza regionale parlava di 25 morti.

Ecuador minaccia Londra dando l’asilo ad Assange. Quito ha concesso a Julian Assange l'asilo politico ma l'australiano di Wikileaks rischia l'arresto se osa mettere il naso fuori dall'ambasciata ecuadoregna a Londra. Cosa che intende fare puntualmente domenica prossima mentre il capo del suo collegio legale, l'ex giudice spagnolo Baltasar Garzon, minaccia il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia se al suo cliente sarà torto un capello. Il braccio di ferro diplomatico si complica: Garzon ha chiesto per Assange un salvacondotto, ma il Foreign Office, dopo aver minacciato nella notte l'ambasciata ecuadoregna a Knightsbridge di un possibile raid per arrestare l'australiano (per poi fare dietrofront), ha ribadito la volontà di dar seguito all'estradizione in Svezia a dispetto della decisione di Quito annunciata dal ministro degli esteri Ricardo Patino all'insegna dell'orgoglio nazionale: "Non siamo una colonia britannica"

Caccia allo sciita, 200 morti in Iraq nel Ramadan. Almeno 26 persone sono rimaste uccise ieri a Baghdad, in Iraq, in una serie di attentati sferrati in diverse località della città a pochi giorni dalla Eid al-fitr, la festività religiosa islamica che celebra la chiusura del Ramadan.

Pussy Riot, attesa mondiale per verdetto. In attesa del verdetto nel processo contro il trio rock 'Pussy Riot', previsto per il 17 agosto a Mosca alle 15 (le 13 in Italia), i sostenitori della band di tutto il mondo hanno in programma una serie di manifestazioni in 30 città, da Parigi a Varsavia.
E’ quanto ha riferito la Radio Echo di Mosca. Il coordinamento è avvenuto in via spontanea via Facebook e sul sito web freepussyriot.org. A Mosca i fan si riuniranno alle 14 davanti al tribunale di Khamovniki dove si svolge il processo contro il trio autore di una scandalosa "preghiera punk" che potrebbe costargli fino a 3 anni di galera. Attesi volti noti dell'opposizione e politici, sicurezza rafforzata in città per timore di disordini e proteste. A San Pietroburgo, i supporter del gruppo si ritroveranno in un'azione concordata con le autorità cittadine: niente bandiere partitiche, solo lo slogan "per un processo equo". Iniziative previste anche in altre città russe da Perm a Rostov. Dall'altra parte dell'oceano, a New York si svolgeranno cinque cortei a favore della band, che sfioreranno chiese ortodosse e consolato russo per poi convogliare a Times Square dove celebri attori, scrittori e musicisti leggeranno brani tratti dalle ultime parole delle imputate. A Londra scende in campo il teatro della Royal Court; a Vilnius, in Lituania, verrà innalzato un cellulare della polizia gonfiabile da cui si libreranno via capsule piccole mongolfiere a forma di passamontagna; a Praga un festival musicale sarà dedicato alle Pussy Riot.

Femmen protesta a seno nudo e armate di una motosega hanno tagliato un monumento religioso nel centro di Kiev: una croce in memoria dei milioni di vittime dello stalinismo. Le 'Femen', note per le loro eclatanti proteste a seno nudo dal forte impatto mediatico, hanno dichiarato di aver tagliato la croce in segno di solidarietà con le tre rocker della band 'Pussy Riot'.

Siria: attivisti, nuova strage in sobborgo Damasco. Onu accusa regime di crimini contro umanità. Ribelli: 'Accordo con Al Qaida se non ci saranno aiuti da Occidente'. Onu: 2,5 milioni di persone colpite da emergenza umanitaria. Gli attivisti siriani anti-regime denunciano un nuovo orrendo massacro e puntano l'indice contro le forze fedeli al presidente Bashar al Assad. I cadaveri di 60 persone, affermano i comitati di coordinamento locale (Lcc), "tutti con le mani legate", sono stati trovati in una discarica a Qatana, un sobborgo di Damasco. Omar Hamza, portavoce del consiglio della rivoluzione nella regione della periferia della capitale non ha dubbi: "Si tratta di un'esecuzione sommaria". Non è possibile verificare indipendentemente la notizia, a maggior ragione con gli osservatori Onu che fanno le valigie e si preparano a lasciare il Paese.

domenica 12 agosto 2012

Madonna dopo il concerto a Mosca canta a Putin: «Liberatele»


Tre anni di carcere ordinario per teppismo motivato da odio religioso o contro un gruppo sociale (i credenti ortodossi). E' la condanna richiesta dall'accusa nel processo alla band punk Pussy Riot.

Ricordiamo che il trio composto da Nadia Tolokonnikova (22), Katya Samutsevich (29) e Maria Aliokhina (24) è sotto processo per una dissacrante preghiera anti Putin nella Cattedrale di Mosca, giudicata blasfema dai vertici ortodossi e offensiva da molti fedeli, pure contrari a una pena detentiva per le autrici. In detenzione preventiva da 5 mesi, rischiano 3 anni di carcere per "teppismo motivato da odio religioso" . In quello che ormai è un caso internazionale, un nuovo "affaire Dreyfus" nelle parole del direttore di radio Echo di Mosca Alexei Venediktov.

Quello che risulta assurdo e al di fuori di questo millennio sono le parole del procuratore Alexander Nikiforov che nella sua arringa ha sostenuto che: "Hanno violato le tradizioni millenarie del nostro paese", e addirittura paventando una "guerra civile", giudicando la preghiera anti-Putin del trio "un'azione pianificata e premeditata contro la fede ortodossa" e definendo le tre ragazze "pericolose socialmente". La sua richiesta è stata meno della metà del massimo previsto (7 anni), anche in considerazione del fatto che sono madri di bimbi piccoli. Gli avvocati delle vittime hanno invece proposto una pena con la condizionale, menzionando tuttavia il rischio di reiterazione del reato: "le ragazze, nonostante le scuse avanzate ai credenti, non sembrano pentite, hanno tenuto un atteggiamento ironico durante il processo mostrando disprezzo per vittime e testimoni".

La difesa ha ipotizzato poi un ricorso a Strasburgo per le "torture" subite dalle ragazze, lasciate senza mangiare e dormire. La rappresentante della politica estera Ue Catherine Ashton si era detta preoccupata per le irregolarità segnalate" nel caso, in particolare "per le condizioni di detenzione" e "le informazioni su atti di intimidazione contro gli avvocati, i giornalisti e gli eventuali testimoni", invitando la Russia a rispettare gli obblighi internazionali e il diritto a un processo giusto. Infine hanno preso la parola le ragazze: "se il ritornello della nostra canzone fosse stato 'Madre di Dio, proteggi Putin' invece di 'Caccialo', oggi non saremmo qui" ha dichiarato Samutsevich.

In concerto in terra di Russia, Madonna ha detto di pregare per la liberazione delle Pussy Riot ed è stata tra i cantanti che stanno perorando la causa delle Pussy Riot sicuramente la più determinata. Madame Ciccone ha combattuto una guerra con il Cremlino. La tensione tra la popstar e Putin è stata alta. E durante i concerti russi Madonna ha evocatone la sua disapprovazione per il processo  con il nome del gruppo scritto sulla schiena Pussy Riot.

Dopo la cantante Madonna hanno spezzato una lancia a loro favore anche Yoko Ono, vedova di John Lennon, che dal suo Twitter si è rivolta direttamente a Putin: "Siete una persona saggia, conservate i posti in prigione per i veri criminali" e lo stesso ha fatto Vasco Rossi che ha espresso la sua solidarietà alla band russa delle Pussy Riot, , con un messaggio pubblicato sula pagina Facebook, ha espresso la sua «più che solidarietà».

Elezioni USA 2012 : Romney ha scelto Ryan


Mitt Romney in corsa candidato alla Casa Bianca per il partito repubblicano ha scelto il parlamentare Paul Ryan come candidato alla vice presidenza.

Svolta nella battage verso le presidenziali del 6 novembre. Il candidato repubblicano schiera nel ticket il parlamentare incaricato da anni di "smontare" le politiche economiche di Barack Obama, l'uomo che ha proposto meno tasse per i ricchi. La gaffe del candidato repubblicano: l'ha presentato come presidente.

"E' un onore presentarvi Paul Ryan, il futuro presidente degli Stati Uniti". Per il candidato vicepresidente dei repubblicani, una presentazione con gaffe. Ma così ha detto il candidato repubblicano Mitt Romney da Norfolk, in Virginia, prima tappa della sua quattro giorni in autobus che lo porterà anche in Florida, per poi correggersi fra le risate del suo pubblico: "Avete tutti capito che c'è stato un errore".

La scelta di Ryan - secondo alcuni osservatori - rilancerà l'entusiasmo della base repubblicana e potrebbe essere una svolta nella campagna elettorale. Romney nella serata di venerdì avrebbe telefonato agli altri papabili candidati per ringraziarli e comunicare loro la sua scelta.

Parte l'avventura per Paul Ryan: fra il 13 e il 25 agosto parteciperà a 10 eventi di raccolta fondi, fra i quali uno a Denver lunedì sera, il che significa che Ryan lascerà il tour bus di quattro giorni iniziato sabato a Norfolk con il candidato Mitt Romney. Ryan lunedì, un giorno prima che il tour finisca, partirà per Denver. Da subito il candidato alla vicepresidenza prenderà parte a una conference call con i maggiori finanziatori della campagna repubblicana.

Sul fronte economico, il candidato alla vicepresidenza è noto per il suo "Ryan Plan", una proposta radicale per tagliare 5.000 miliardi di dollari di spese statali nel prossimo decennio, presentata come la prova di come "abbiamo intenzione di salvare questo Paese da futuri debiti, dubbi e declino". Approvato in marzo dalla Camera a maggioranza repubblicana, il piano non ha però alcuna possibilità di essere ratificato in Senato, dominato dai democratici.

Con la scelta del giovane deputato, beniamino dei Tea Party e artefice della controversa risposta repubblicana alla finanziaria democratica, come suo candidato alla vice-presidenza, Mitt Romney ha completato il campo per le elezioni di novembre. Sarà Obama-Biden contro Romney-Ryan, con una differenza: mentre il vecchio Joe Biden, che non si è particolarmente distinto in questi quattro anni, Ryan potrebbe essere doppiamente prezioso per Romney: il compito sarà di favorire la conquista del suo Stato, il Wisconsin, che nel 2008 votò per Obama, e di acquisire i favori dell'ala più conservatrice del partito, che lo ha sempre guardato con un pò di sospetto.

Chi è Paul Ryan?
Nato il 29 gennaio 1970, a Janesville in Wisconsin, Ryan si è laureato alla Miami University in Ohio. A soli 42 anni, conta già su una lunga esperienza in Congresso, dove è stato eletto nel 1999. Presidente della commissione bilancio della Camera ha giocato un ruolo chiave nel mettere a punto le proposte di bilancio dei repubblicani, con modifiche significative al Medicare, il programma di assicurazione medica per coloro che hanno più di 65 anni o rientrano in determinate categorie.

sabato 4 agosto 2012

Pussy Riot a processo, c'è un vero motivo ?


Le tre giovani donne, due delle quali sono madri di bambini piccoli, sono in prigione da cinque mesi. Sono state arrestate dopo che le Pussy Riot hanno messo in scena una performance molto controversa all’interno della cattedrale di Cristo Salvatore, la più grande chiesa ortodossa della Russia, dove il presidente russo Vladimir Putin assiste alle messe di Natale e di Pasqua.

Il caso ha scatenato aspre dispute sulla libertà di parola e sulla stretta relazione tra la Chiesa ortodossa russa e il Cremlino. Ha anche diviso l’opinione pubblica: da una parte le richieste di clemenza, dall’altra di severe punizioni. Molti fedeli, pur condannando la prodezza davanti all’altare, ritengono che le tre donne dovrebbero essere liberate.

La punk band femminile sta facendo proseliti anche in Ucraina: nella cattedrale di Vladimir a Sebastopoli, città ucraina russofona che ospita anche la flotta russa del Mar Nero, un gruppo non meglio precisato ha tentato un bis della preghiera anti Putin durante una messa.

Le tre Pussy Riot rischiano una pena di 7 anni. E il processo è visto come un test sulla tolleranza della Russia nei confronti del dissenso, anche se nella realtà è molto più sfaccettato e mette in luce le varie anime che contraddistinguono il Paese, anche ai vertici. Maria Alyokhina, 24 anni, Nadezhda Tolokonnikova, 22 e Yekaterina Samutsevich, 29, hanno chiesto scusa alla prima udienza, dopo aver raccolto il sostegno morale di un centinaio di artisti russi, oltre a quello di Sting, dei Red Hot Chili Peppers e di Amnesty International: tutti a dimostrare preoccupazione per il processo. Ma gli attivisti ortodossi dichiarano che l'atto delle Pussy Riot è imperdonabile e respingono le scuse.

Nei giorni scorsi le Pussy Riot hanno denunciato di aver subito «torture» in prigione. «Non posso partecipare a questo processo, non ho potuto dormire e mangiare e questa è tortura», aveva denunciato lunedì Maria Alyokhina. Ma il giudice Marina Syrova aveva replicato che, in base alle perizie mediche, le tre imputate sono in grado di partecipare al processo ma ha annunciato che verranno concesse alcune pause per permettere alle imputate di mangiare e riposare. La prima udienza - durante la quale Alyokhina, Nadeshda Tolokonnikova e Yekaterina Samutsevich si sono dichiarate innocenti, pur scusandosi se hanno con il loro video offeso la sensibilità dei credenti - di lunedì è durata dieci ore continuative.

Gli avvocati difensori - che respingono le accuse - vogliono chiedere aiuto a Madonna, che il mese prossimo terrà due concerti in Russia. «Lei potrebbe attirare l’attenzione di persone molto potenti a livello internazionale che potrebbero sollevare la questione con le autorità russe», ha dichiarato Mark Feigin, uno degli avvocati delle Pussy Riot. L’icona del pop americano non si è mai tirata indietro nelle critiche alle autorità russe, promettendo in anticipo di denunciare una legge anti-gay a rischio di arresto durante il suo prossimo concerto a San Pietroburgo.

Feigin ha detto che Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers aveva già discusso il caso con Madonna, e ha anche scritto a Bono degli U2 sulla sorte delle ragazze. «Quello che hanno fatto le ragazze è stato stupido e provocatorio», ha detto uno dei fan delle Pussy Riot. «Ma la reazione dello Stato è incredibile. A giudicare dal modo draconiano in cui sono trattate si potrebbe pensare che il Cremlino ha un intero reparto che funziona giorno e notte per trovare il modo di sporcare l’immagine della Russia. Se volete capire quanto male stanno andando le cose in Russia guardate questo processo».

Elezioni USA 2012: Clint Eastwood sostiene Romney

L'attore e regista statunitense Clint Eastwood ha dato il suo sostegno al candidato repubblicano alla casa Bianca Mitt Romney, partecipando ad un evento per la raccolta fondi a Ketchum in Idaho. "Il paese ha bisogno di una spinta da qualche parte", ha detto Eastwood, spiegando di aver scelto Romney per il suo programma fiscale: "Riporterà un sistema fiscale decente... così ci sarà equità e le persone non saranno messe una contro l'altra". "Mi ha rischiarato la giornata", ha commentato il candidato repubblicano dopo l'endorsement. L'evento al quale ha partecipato l'attore-regista ha raccolto 2 milioni di dollari, un record per lo stato dell'Idaho. Eastwood è apparso da solo, con un paio di Ray-ban scuri.

Qualche mese fa uno spot di Eastwood per la Chrysler in occasione del Super Bowl, "Halftime in America" (Intervallo in America), era stato interpretato come un appoggio implicito al presidente in carica, Obama, il cui governo aveva salvato l'industria automobilistica. L'attore aveva negato, dicendo di "non essere certamente legato politicamente ad Obama" e che lo spot "voleva essere un messaggio sulla crescita di posti di lavoro e lo spirito dell'America". Eastwood, 82 anni, premio Oscar per film e regia per 'Gli spietati' e 'Million Dollar Baby', è registrato come repubblicano dal 1951.

Il prossimo 10 agosto il candidato repubblicano per la corsa alla Casa Bianca Mitt Romney partirà per un tour in autobus di quattro giorni negli Stati chiave. L'ex governatore del Massachusetts, che non ha ancora reso noto il programma definitivo, attraverserà Virginia, Nord Carolina, Florida e probabilmente Ohio. Ma soprattutto, sono in molti a ritenere che si tratterà dell'occasione per presentare il suo numero due, un annuncio che gli esperti attendono ormai a giorni. Le indiscrezioni provenienti dalla campagna di Romney - come riferisce la rete Abc News - vedono in pole position il senatore dell'Ohio Rob Portman e l'ex governatore del Minnesota Tim Pawlenty. Ancora in lizza, ma pare meno quotati per occupare la poltrona di vice presidente in caso di vittoria, Paul Ryan, rappresentante del Wisconsin, il senatore del New Hampshire Kelly Ayotte e il popolarissimo senatore della Florida Marco Rubio.


Cesare Battisti irreperibile a Rio, la Polizia lo sta cercando


Il terrorista, ex militante dei Proletari armati per il comunismo, non è più nella sua casa di Rio de Janeiro e il giudice Alexandre Vigal di Brasilia lo sta cercando. Secondo la legge, e la giustizia brasiliana gli stranieri devono farsi trovare all'indirizzo indicato alle autorità o sono considerati clandestini e rischiando l'espulsione.

Il giudice federale ha chiesto alla polizia di verificare dove si trova Cesare Battisti. La decisione è stata presa perché il terrorista – assassino, non è reperibile all'indirizzo a Rio de Janeiro notificato alle autorità dopo la sua uscita dal carcere di Brasilia.  E' quanto ha affermato la stampa locale, precisando che nel prendere la decisione, il giudice ha in una nota comunicato che Battisti è "in luogo ignoto".

Ricordiamo che l'ex militante dei Proletari armati per il comunismo è uscito dal carcere di Papuda a Brasilia nel giugno del 2011, dopo che il Supremo tribunal federal brasiliano aveva respinto in una controversa sentenza la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia.

Se le ricerche attivate per contattare Battisti non porteranno ad alcun risultato entro cinque giorni, Vidigal chiederà alla polizia di aprire un'indagine per accertare dove si trovi. Secondo la legge brasiliana, ha ricordato il giudice, gli stranieri che non si fanno trovare nei recapiti indicati alle autorità possono essere considerati irregolarmente presenti nel paese, e devono farsi trovare all'indirizzo indicato alle autorità o sono considerati clandestini e rischiano l'espulsione. Questa fuga si verifica dopo anni di tira e molla con l'Italia che ne chiedeva l'estradizione.

venerdì 3 agosto 2012

Yemen, liberato e già arrivato a Ciampino l’addetto alla sicurezza Spadotto

E' arrivato in Italia all'aeroporto di Ciampino Alessandro Spadotto, il carabiniere italiano sequestrato il 29 luglio a Sana'a nello Yemen.

L'aereo, un Falcon 900, proveniente da Sana'a, è atterrato all'aeroporto militare di Ciampino. "E' il 27/o caso che si risolve con successo, dall'inizio di questo governo", ha sottolineato con soddisfazione il ministro degli Esteri Giulio Terzi, spiegando che "i rapporti diplomatici e l'intensità delle relazioni anche personali sono molto importanti quando si verificano questi fenomeni". Spadotto  è stato accolto dal capo dell'Unità di Crisi della Farnesina, Claudio Taffuri.

Caloroso l'abbraccio del generale dei Carabinieri Antonio Ricciardi, per conto di tutta l'Arma. Dallo scalo romano il militare è stato accompagnato dai colleghi del Ros alla Procura di Roma per essere ascoltato dai magistrati che hanno aperto un fascicolo sul rapimento. Una deposizione in cui il militare dell'Arma è chiamato a ricostruire i vari passaggi della vicenda, a partire da quando, domenica, è stato prelevato da uomini del clan Al-Jalal mentre, in abiti civili, si trovava in un negozio nei pressi della sede diplomatica a Sanaa, fino alla sua liberazione nel Marib, la regione petrolifera ad est della capitale yemenita segnata dagli scontri tra tribù locali e forze governative.

Rivendicando il sequestro,  Ali Nasser Huraikdan, capo della tribù al-Jalal, autore del sequestro, ha confermato al quotidiano locale "Akhbar Alxaum! di non appartenere ad alcun gruppo e ha insistito nel ricordare che il sequestro è stato una misura di pressione sul governo yemenita perchè esaudisse le sue richieste, e non sul governo italiano. Huraikdan chiedeva infatti che il suo nome venisse rimosso dalla lista delle persone ricercate in Yemen e dal novero di quelle che non possono recarsi all'estero.

E le stesse parole - "sto bene, non mi hanno trattato male" - Spadotto le ha ripetuto stanotte, subito dopo la liberazione, alla madre Marina e al padre Augusto, rimasti ad aspettarlo - "felicissimi" - a San Vito al Tagliamento (Pordenone). Stamani di buon ora con il carabiniere ha parlato anche il ministro Terzi: "é un italiano che indossa la stessa divisa con cui migliaia di carabinieri tengono alta la bandiera del nostro Paese non solo in patria, ma in tante aree di crisi nel mondo, dove sono rispettati e ammirati da Governi e popolazioni"; "ha mostrato grande coraggio in questi giorni e ne siamo tutti orgogliosi". Il responsabile della Farnesina, poi, con implicito riferimento ai turisti amanti del brivido, ha colto l'occasione per "ricordare l'esigenza di grande prudenza quando ci si trova in situazioni a rischio", sottolineando che i rapimenti sono in aumento anche per le "inspiegabili leggerezze commesse dalle persone che si trovano all'estero e che non hanno motivi seri per recarsi in zone di rischio".