sabato 4 agosto 2012

Pussy Riot a processo, c'è un vero motivo ?


Le tre giovani donne, due delle quali sono madri di bambini piccoli, sono in prigione da cinque mesi. Sono state arrestate dopo che le Pussy Riot hanno messo in scena una performance molto controversa all’interno della cattedrale di Cristo Salvatore, la più grande chiesa ortodossa della Russia, dove il presidente russo Vladimir Putin assiste alle messe di Natale e di Pasqua.

Il caso ha scatenato aspre dispute sulla libertà di parola e sulla stretta relazione tra la Chiesa ortodossa russa e il Cremlino. Ha anche diviso l’opinione pubblica: da una parte le richieste di clemenza, dall’altra di severe punizioni. Molti fedeli, pur condannando la prodezza davanti all’altare, ritengono che le tre donne dovrebbero essere liberate.

La punk band femminile sta facendo proseliti anche in Ucraina: nella cattedrale di Vladimir a Sebastopoli, città ucraina russofona che ospita anche la flotta russa del Mar Nero, un gruppo non meglio precisato ha tentato un bis della preghiera anti Putin durante una messa.

Le tre Pussy Riot rischiano una pena di 7 anni. E il processo è visto come un test sulla tolleranza della Russia nei confronti del dissenso, anche se nella realtà è molto più sfaccettato e mette in luce le varie anime che contraddistinguono il Paese, anche ai vertici. Maria Alyokhina, 24 anni, Nadezhda Tolokonnikova, 22 e Yekaterina Samutsevich, 29, hanno chiesto scusa alla prima udienza, dopo aver raccolto il sostegno morale di un centinaio di artisti russi, oltre a quello di Sting, dei Red Hot Chili Peppers e di Amnesty International: tutti a dimostrare preoccupazione per il processo. Ma gli attivisti ortodossi dichiarano che l'atto delle Pussy Riot è imperdonabile e respingono le scuse.

Nei giorni scorsi le Pussy Riot hanno denunciato di aver subito «torture» in prigione. «Non posso partecipare a questo processo, non ho potuto dormire e mangiare e questa è tortura», aveva denunciato lunedì Maria Alyokhina. Ma il giudice Marina Syrova aveva replicato che, in base alle perizie mediche, le tre imputate sono in grado di partecipare al processo ma ha annunciato che verranno concesse alcune pause per permettere alle imputate di mangiare e riposare. La prima udienza - durante la quale Alyokhina, Nadeshda Tolokonnikova e Yekaterina Samutsevich si sono dichiarate innocenti, pur scusandosi se hanno con il loro video offeso la sensibilità dei credenti - di lunedì è durata dieci ore continuative.

Gli avvocati difensori - che respingono le accuse - vogliono chiedere aiuto a Madonna, che il mese prossimo terrà due concerti in Russia. «Lei potrebbe attirare l’attenzione di persone molto potenti a livello internazionale che potrebbero sollevare la questione con le autorità russe», ha dichiarato Mark Feigin, uno degli avvocati delle Pussy Riot. L’icona del pop americano non si è mai tirata indietro nelle critiche alle autorità russe, promettendo in anticipo di denunciare una legge anti-gay a rischio di arresto durante il suo prossimo concerto a San Pietroburgo.

Feigin ha detto che Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers aveva già discusso il caso con Madonna, e ha anche scritto a Bono degli U2 sulla sorte delle ragazze. «Quello che hanno fatto le ragazze è stato stupido e provocatorio», ha detto uno dei fan delle Pussy Riot. «Ma la reazione dello Stato è incredibile. A giudicare dal modo draconiano in cui sono trattate si potrebbe pensare che il Cremlino ha un intero reparto che funziona giorno e notte per trovare il modo di sporcare l’immagine della Russia. Se volete capire quanto male stanno andando le cose in Russia guardate questo processo».

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