Per 28 anni, dal 1961 al 1989, il muro di Berlino ha tagliato in due non solo una città, ma un intero paese. Fu il simbolo delle divisione del mondo in una sfera americana e una sovietica, fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.
Nel 1991 Parlamento e ministeri tornarono a Berlino. Anche se dimenticata da tutti, l'ex capitale ha saputo mantenere un ruolo importante.
I protagonisti dell’evento emblematico della storia politica della caduta del muro di Berlino sono stati, Michail Gorbaciov, George Bush senior e Helmut Kohl, evento che mise fine alla guerra fredda e servì ad unificare la Germania. Il muro fino a venti anni fa era il simbolo di una gioco politico, forse già anacronistico, che aveva diviso a metà il mondo. Cadde, sicuramente all’improvviso come in un veloce ed inaspettato era sorto nel 1961.
E’ significativo ricordare che nell’ottobre del 1989, la leadership di Berlino Est, schiacciata dalle proteste che per un mese sono dilagate nella Germania dell’est, sostituisce alla guida del governo il “falco” Erich Honecker con la “colomba” Egon Krenz.
La strada dell’oriente europeo era già stata aperta dalla Polonia di Lech Walesa e sposata da Gorbaciov nell’Unione Sovietica, strada che mano a mano aveva coinvolto tutti gli attori passivi ed attivi del patto di Varsavia. Tre mesi prima della caduta del muro, l’Ungheria fu il primo paese del patto ad aprire il suo confine verso l’occidente.
Secondo gli atti ufficiali la DDR non aveva prodotto nessun documento ufficiale che riguardava l’apertura delle frontiere. Infatti, l’annuncio fu improvviso e quasi ufficioso, venne fatto in a una conferenza stampa da un portavoce governativo. E secondo molti analisti, le modalità dell’annuncio sarebbero state un escamotage della “colomba”, probabilmente concertata con l’occidente, al fine di evitare che “i falchi” del regime reprime3ssero nel sangue la rivolta popolare, come pochi mesi prima era successo a piazza Tienamen.
La caduta del muro era anche il simbolo dello scontro in atto tra Honecker e Gorbaciov, che si rivelò un partner sostanzialmente ostile per la dirigenza della Germania est. Il leader sovietico riteneva che il comunismo della DDR poteva essere un modello per l’’URRS sotto il punto di industriale. Ma i dirigenti di Berlino est vedevano nella perestroijka e nella glasnot, la nuova politica di Mosca, un pericolo per la stabilità del loro regime.
Gorbaciov si recò a Berlino est nel mese di ottobre per pronunciare un discorso in cui erano evidenti le critiche alla politica ottusa del regime della DDR. Da qui le manifestazioni contro la leadership della Germania est si intensificano e si presentavano sempre più tumultuose. Mosca dette un perentorio ordine ai militari sovietici presenti a Berlino di non intervenire per sedare i tumulti “ da quel momento la cronologia dell’Europa centrale cominciò a galoppare”- come ha sostenuto Sergio Romano.
Il 9 novembre, in un clima dove la confusione aveva preso il sopravvento alla determinazione politica, la Germania dell’est aprì i valichi tra le due Berlino. Oggi si celebra l’evento come sinonimo di libertà la giornata della libertà.
Durante un incontro a Berlino per ricordare il venticinquesimo anniversario della caduta del muro, Mikhail Gorbačëv ha detto che le tensioni tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina rischiano di portare il mondo sull’orlo di una nuova guerra fredda
L’ex leader sovietico, che ha 83 anni, ha anche detto che un nuovo clima di fiducia può essere ristabilito solo attraverso il dialogo con la Russia. The Guardian
Sembrano lampioni, ma sono pronti a volare. Ottomila ballons percorrono 15 km sulle tracce del Muro di Berlino. 'Accesi' ieri sera, venerdì, dal sindaco Klaus Wowereit hanno dato ufficialmente il via alle celebrazioni per i 25 anni dalla caduta del confine che divise la città per 28 anni. Mentre al Checkpoint Charlie, invecchiato ma in jeans, è arrivato 'Gorby'.
Con la missione di unire rievocazione storica ad azione politica: vuole redarguire Angela Merkel a tutela delle relazioni russo-tedesche. La commemorazione di questo importante anniversario, che ricorre domenica 9 novembre, è iniziata al Bundestag, con un colpo di scena che ha scaldato gli animi. Wolf Biermann, cantautore dissidente della DDR, era stato invitato a dedicare un brano del suo repertorio. Ne ha approfittato, invece, per attaccare la Linke con toni che hanno spiazzato tutti. Seduto su un gradino, la chitarra fra le braccia, Biermann ha puntato gli esponenti della sinistra radicale tedesca e ha detto con voce calma guardandoli dagli occhiali: ''Siete il miserevole resto di quello che per fortuna è stato superato''.
''Come reagii quando Reagan disse 'Mr Gorbaciov tear down this wall?' Non lo presi molto sul serio in effetti. Mi dissi che era un attore, e che doveva trattarsi di una messa in scena'', ha raccontato in serata l'ex leader sovietico, incontrando una folla di giovani al Chekpoint Charlie. Gorbaciov ha affrontato il tema che in questi giorni gli sta a cuore: ''Dobbiamo trarre insegnamento dalla storia. Fino a quando Germania e Russia si capiscono va bene ai nostri due popoli.
Dobbiamo stare attenti che le cose continuino in questo modo. E non perdere il momento per la distensione''. È l'altro fronte, quello esterno, che rende il 25/imo anniversario della caduta del Muro di Berlino momento di particolare suggestione: mentre si tenta di scongiurare una nuova guerra fredda, che riesumi una cortina di ferro nell'est dell'Europa.
Ma il 9 novembre qualcuno annunciò che le frontiere erano aperte. Quelle frontiere che pochissimi cittadini della Germania Est avevano potuto varcare. Solo i vecchi avevano diritto di visitare Berlino Ovest. Invece i berlinesi dell’Ovest, isola ricca e liberale, circondata dal mare del socialismo burocratico fermo agli anni 50, loro sì erano andati tutti quanti almeno una volta all’Est, pagando il visto giornaliero. A mezzanotte, come Cenerentola, dovevano tornare a Ovest.
Riccardo Ehrman: «Così cadde il muro di Berlino» Riccardo Ehrman, il giornalista italiano che per primo annunciò la caduta del muro di Berlino, racconta, nell'anniversario del venticinquesimo anno, quelle storiche ore.
Sono passati venticinque anni dalla conferenza stampa del 9 novembre 1989, durante la quale fu proprio lui a fare una domanda che segnò la storia, al portavoce del governo della Ddr, Gunter Schabowski. Con lo stesso tono di voce e l’emozione di venticinque anni fa, Ehrman racconta quelle ore. «Ero stato corrispondente in Canada e a New York, quando sono arrivato a Berlino ho trovato un modo del tutto differente di lavorare, mancava la libertà. La Repubblica democratica tedesca è stata per molti un sogno: era un Paese dove non c’era neanche un disoccupato, tutti avevano una casa, un lavoro, uno stipendio a fine mese. Non c’era la cosa più importante: la libertà».