La Turchia è lo Stato cardine dei rapporti tra l’Europa e il Medio Oriente, non solo per la posizione geografica, ma anche per la fiorente economia che consente ai turchi di essere i primi partner commerciali di praticamente tutti i Paesi mediorientali e una considerevole influenza culturale che è stata veicolata, negli ultimi anni, dalla massiccia produzione e diffusione di telenovela e sceneggiati televisivi di varia fattura.
Recep Tayyp Erdoğan, Primo Ministro turco, conservatore ultimamente in vena di polemiche, ha aspramente criticato una di queste telenovela, Muhteşem Yüzyıl (“Il secolo magnifico”), poiché rappresenterebbe il glorioso Sultano Solimano I, detto “il Magnifico”, come dedito alle donne e all’alcol, e ciò offenderebbe i valori dello Stato turco, fatto che costituisce reato. Erdoğan vive il valore dell’epopea dei sultani ottomani in maniera totale, tanto che ha dichiarato che il suo Governo è mosso dallo “spirito fondatore dell’Impero ottomano” e che vorrebbe “un nuovo ordine mondiale nel quale la Turchia è non solo una superpotenza regionale ma ha anche un seggio nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, gestisce le antiche terre ottomane non con la forza della spada ma con un potere più morbido, influisce sulle politiche regionali e globali con un mix inedito di pragmatismo e di supremazia dell’Islam sunnita turco”. Tutta questa fiducia sulla “supremazia dell’Islam sunnita turco” sta portando il Primo Ministro a dire ciò che pensa, senza remore, su molti dei propri vicini di casa.
Scricchiolano i rapporti tra Stati Uniti e Turchia, in disaccordo sulla strategia da adottare per affrontare i miliziani islamici dell’ISIL in Siria ed Iraq.
In visita ad Istanbul, il vicepresidente statunitense Joe Biden ha velatamente criticato il presidente turco, l’islamico Recep Tayyip Erdogan. “Pericoloso accentrare troppo potere”, ha detto.
Dal canto suo Erdogan ha contestato l’efficacia occidentale in Medio Oriente.
“La pace mondiale è minacciata, ma in quest’area le istituzioni internazionali stanno fallendo nel loro ruolo di moderazione e stabilizzazione” ha detto.
La Turchia è in disaccordo con la strategia americana in Siria, centrata sugli attacchi aerei e sull’alleanza implicita con il presidente siriano Bashar Al Assad, favorendo un intervento più diretto e la rimozione di Assad e del suo regime.
Il gelo tra Ankara e Washington riflette il sentimento della piazza. La visita di Biden è stata contestata da alcune centinaia di nazionalisti turchi. Un recente sondaggio ha rivelato che tra i turchi neanche uno su cinque vede favorevolmente gli Stati Uniti.
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