sabato 22 novembre 2014

Presidenziali in Tunisia, la prima sfida di una donna



Si aprono domani 23 novembre alle 8.00 e (fino alle 18.00) i seggi elettorali in Tunisia dove si vota per eleggere a suffragio diretto il primo Presidente della Repubblica del dopo Ben Alì. Autorizzato l'uso degli exit polls la cui diffusione è consentita a partire dall'orario di chiusura dei seggi. I risultati ufficiali ci saranno forse già entro lunedì sera. Oltre 20 i candidati in corsa per il Palazzo di Cartagine, ma solo una manciata quelli che hanno qualche possibilità di farcela.

A meno di un mese dalle elezioni legislative che ne hanno ridisegnato il panorama politico la Tunisia è chiamata di nuovo alle per scegliere a suffragio universale il primo Presidente della Repubblica del dopo Ben Ali, che resterà in carica 5 anni.

Favorito indiscusso rimane il leader di Nidaa Tounes, Beji Caid Essebsi, al quale non vengono tuttavia risparmiate critiche come il fatto di essere troppo anziano (88 anni tra pochi giorni), fattore sul quale, tra l’altro, l’interessato ironizza frequentemente, e la sua passata appartenenza al vecchio apparato. Suoi avversari nella corsa alla più alta carica dello Stato, l’attuale Presidente della Repubblica Moncef Marzouki, considerato in calo da quasi tutti gli osservatori politici ed attaccato in questi giorni per il sospetto di aver usato soldi pubblici per la sua campagna elettorale, e qualche outsider come l’uomo d’affari Slim Rihahi dell’Upl (Unione patriottica libera) affermatosi come il terzo partito del Paese alle ultime elezioni, il giudice Khaltoum Kannou, unico candidato donna, o ancora il leader della sinistra Hamma Hammami o l’imprenditore Mohamed Frika.

Essebsi risulta favorito soprattutto dopo la decisione del partito islamico Ennhadhadi non appoggiare nessun candidato alle presidenziali. Il secondo partito del Paese infatti non ha presentato nessun suo candidato preferendo sceglierne uno «consensuale» tra quelli in lizza, ma alla fine non essendo riuscito a trovare un accordo sul nome del candidato ha deciso di lasciare liberi i suoi elettori. Rimane il dubbio se la Tunisia sarà in grado di eleggere o meno il proprio Presidente al primo turno. Se nessun candidato infatti dovesse raggiungere la metà delle preferenze degli elettori più uno, allora si andrà al secondo turno probabilmente il 28 dicembre: un’opzione che i candidati con minori possibilità di vincita auspicano fortemente.

Khaltoum Kannou, 55 anni, il carattere, ed il coraggio, certo non mancano e sa di non avere molte chance ma il suo slogan è battagliero: «Yes We Kannou». Mutuando il motto con cui Barack Obama ha vinto le elezioni, potrebbe fare anche una certa presa. A Durante la dittatura osò perfino spiccare un mandato di cattura contro Moez Trabelsi, il nipote del ex dittatore Ben Ali. Lei sa di essere la sola donna, tra 22 candidati in corsa per la presidenza. E se il sogno diventasse realtà sarebbe la prima presidente donna di un Paese arabo. Il suo curriculm è blasonato: Giudice di cassazione, ex presidente dell'associazione nazionale dei magistrati tunisini, Commissario alla corte internazionale di giustizia. Kannou preferisce giocare la carta dell'indipendenza.

Pur riconoscendo di essere nella “famiglia dei democratici”, ama precisare di non sentirsi vicina ad alcun partito in particolare. E ci tiene ancor di più a voler rivendicare con fermezza la separazione dei poteri e la laicità dello Stato. Il fatto che comunque sia in corsa è già un fatto incoraggiante.

La parola spetterà agli elettori. Solo un mese dopo le elezioni parlamentari, i tunisini torneranno oggi alle urne per eleggere il loro nuovo presidente. E per la prima nella storia del loro Paese lo faranno liberamente, e a suffragio diretto.

Sono elezioni importanti nella fase di transizione che sta vivendo la Tunisia, la culla delle primavere arabe, il solo Paese dove le rivoluzioni non si sono lasciate dietro guerre, caos, o altri regimi, ma un credibile processo democratico guardato con soddisfazione e speranza dalla Comunità internazionale.

Il 26 ottobre, durante le seconde elezioni parlamentari dopo la Primavera, c'è stata una netta affermazione del partito laico Nidaa Tounis (86 seggi su 217) , formazione composta da varie forze politiche in cui figurano anche esponenti del vecchio regime. Il popolare movimenti islamico Ennahda, che aveva vinto le precedenti elezioni del 2011 si è dovuto accontentate del secondo posto con 69 seggi.

Il grande favorito resta Beji Cad Essebsi, fondatore di Nidaa Tounis, ma difficilmente riuscirà a superare la soglia del 50 per cento. In questo caso occorrerà attendere il turno di ballottaggio. Ma l'età di questo esperto politico con oltre mezzo secolo di onorata carriera politica alle spalle, 88 anni, e la sua appartenenza al vecchio apparato potrebbe rappresentare un limite.

Il suo principale rivale è l'attuale presidente ad interim della Repubblica, Moncef Marzouki, tuttavia in calo nei sondaggi e attaccato dai suoi oppositori in questi giorni per il sospetto di avere utilizzato fondi pubblici per la campagna elettorale. Outsider, ma capace di riscuotere un buon risultato, è anche il magnate quarantaduenne Slim Rihahi, definito il “Berlusconi tunisino”, che con il suo nuovo partito Unione Patriottica libera si è affermato con sorpresa al terzo posto nelle elezioni parlamentari ottenendo 16 seggi. Anche Hamma Hammami, 62 anni, sta crescendo nei sondaggi. Ma il leader comunista della coalizione di sinistra, il Fronte popolare, non sembra avere i numeri per arrivare al doppio turno.



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