A maggio, è giusto ricordarlo, Obama aveva detto che le truppe rimaste in Afghanistan, attualmente 9.800 unità, si sarebbero limitate ad addestrare i soldati afgani e a “dare la caccia ai resti di Al Qaeda”.
Il New York Times ha pubblicato un'inchiesta che porta le firme di Mark Mazzetti ed Eric Schmitt, con la collaborazione di Matthew Rosenberg, con la quale rivela che nelle scorse settimane il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato un ordine segreto con il quale autorizza i soldati americani a un'azione in Afghanistan nel 2015 , che autorizza le truppe statunitensi a combattere di nuovo contro i talebani in Afghanistan almeno per un altro anno. Il nuovo piano prevede anche che i caccia e i droni statunitensi faranno da supporto alle missioni dell’esercito afgano.
Il presidente Obama ha firmato un ordine segreto nelle ultime settimane che ampliare il ruolo delle forze armate statunitensi in Afghanistan.
Nel 2015 rispetto a quanto originariamente previsto la presenza sarà più massiccia, una mossa che dovrebbe garantire alle truppe americane un ruolo diretto nella lotta al terrorismo nel paese devastato dalla guerra, almeno per un altro anno. Così scrive il New York Times.
La decisione di Obama, spiega il quotidiano statunitense, consentirà alle forze americane di effettuare missioni contro la talebani e altri gruppi militanti che minacciano le truppe statunitensi e il governo afghano. La nuova autorizzazione consente anche jet americani, bombardieri e droni per sostenere le truppe afghane in missioni di combattimento.
La mossa arriva dopo la promessa di Obama di lasciare le truppe nel paese con due missioni: per addestrare le forze afgane e di sostenere operazioni antiterrorismo contro al-Qaeda. A maggio, inoltre, aveva detto che era "il momento di voltare pagina" sulle politiche concentrate sul Medio Oriente negli ultimi dieci anni.
Ma questo ultima scelta del presidente Usa rivela un cambiamento di politica estera per l'amministrazione Obama. L'autorizzazione è stata fatta su richiesta di comandanti militari, che vogliono più truppe sul terreno per combattere i talebani, così ha riferito l'Associated Press. Ma entro la fine del prossimo anno, la metà delle 9.800 truppe americane avrà lasciato l'Afghanistan. Il resto sarà consolidato a Kabul e Bagram e poi lascerà alla fine del 2016, consentendo a Obama di dire che ha posto fine alla guerra in Afghanistan prima del suo mandato.
Secondo i giornalisti del NYT, la decisione di cambiare la missione è il risultato di un lungo e acceso dibattito che ha messo a nudo la tensione all'interno dell'amministrazione Obama tra due imperativi spesso in comparizione tra loro: da una parte la promessa di Obama di porre fine alla guerra in Afghanistan, dall'altra le richieste del Pentagono che vuole che le truppe americane possano portare a termine con successo le loro ultime missioni nel Paese che da anni è devastato dalla guerra. A tutto questo si è aggiunto il collasso delle forze di sicurezza irachene davanti all'avanzata dello Stato Islamico. Inoltre, sulla decisione ha inciso anche il trasferimento di potere in Afghanistan al presidente Ashraf Ghani, che è più tollerante del suo predecessore Hamid Karzai per quanto riguarda la presenza americana nel suo Paese. Anzi, secondo un funzionario afgano, pare che sia stato proprio Ghani, insieme con il suo nuovo consigliere per la sicurezza nazionale Hanif Atmar, a chiedere agli Stati Uniti di continuare a combattere contro i talebani anche l'anno prossimo e ha stretto una collaborazione con il generale John F. Campbell. Tra l'altro, anche quando al comando c'era ancora Karzai, i generali afghani hanno spesso chiesto ai soldati Usa di ignorare le direttive del presidente e di aiutarli con i loro aerei quando si trovavano in difficoltà. D'ora in poi, dunque, richieste di questo genere da parte degli afgani non dovranno più essere fatte in segreto.
Il piano degli Usa è comunque quello che entro la fine del 2015 la metà delle 9.800 truppe che sono ancora presenti in Afghanistan lasci il Paese. L'obiettivo di Obama è quello di poter dire, entro la fine del suo mandato, di aver posto fine alla guerra in Afghanistan.
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