mercoledì 28 settembre 2016

Corte dell'Aja condanna per crimini di guerra a jihadista



Un verdetto destinato a diventare una pietra fondante del diritto internazionale.

I giudici della Corte Penale Internazionale dell'Aia hanno giudicato il jihadista maliano Ahmad Al Faqi Al Mahdi colpevole della distruzione di mausolei di Timbuctù, riconosciuti come patrimonio mondiale dell'umanità e lo hanno condannato a nove anni di prigione.

Una sentenza storica quella della Corte Penale Internazionale (CPI) che condanna il jihadista per crimini di guerra e per attacchi contro edifici storici e luoghi di culto.e per la prima volta ha pronunciato la sua ferma condanna per distruzione del patrimonio culturale.

Al Mahdi, condannato per le distruzioni dell'estate 2012 dei tesori culturali di Timbuctu, la città del Mali patrimonio mondiale dell'Unesco, è il responsabile della distruzione delle tombe sufi e delle porte della moschea di Sidi Yahia. La moschea di Sidi Yahia è uno dei simboli di questa città che spunta dal deserto per affacciarsi sulle rive del Niger, al crocevia tra le popolazioni nomadi Tuareg e quelle sedentarie, luogo d'incontro tra chi viaggiava in piroga e chi cavalcava il cammello.

Nel corso dei dieci mesi di permanenza a Timbuctu, i jihadisti di Ansar Eddine, oltre ai mausolei e alla moschea Sidi Yahya, hanno distrutto anche circa 4mila degli oltre circa 100mila manoscritti custoditi nelle 24 biblioteche pubbliche della città, diversi dei quali risalenti al XIII secolo. La furia devastatrice degli islamisti ha richiamato alla memoria quella dell’esercito di occupazione del sultano sadiano Aḥmad al-Manṣur, che, nel 1591, sotto la guida del generale spagnolo Jawdar Pascià, espugnò Timbuctu e uccise o deportò la maggior parte degli studiosi dell’antica città carovaniera.

Le basi giuridiche del processo risiedono in una convenzione sottoscritta nel 1954 da 125 Paesi, che protegge monumenti, siti archeologici, opere d’arte, manoscritti e collezioni scientifiche. Tuttavia, Stati Uniti, Russia e gran parte del Paesi del Medio Oriente non aderiscono alla Corte, che di conseguenza non ha giurisdizione nei loro confronti.

La presidentessa dell'Unesco Irina Bokova, definendo la decisione della Cpi storica per ottenere il riconoscimento dell'importanza del patrimonio per l'intera umanità e per le comunità che lo hanno conservato nei secoli, si è detta convinta che "in un contesto di ripetute violenze contro i popoli e il loro patrimonio, il verdetto della Cpi rappresenti un elemento chiave per contrastare l'estremismo violento".

Nel XV° secolo il capo Timbuctù, Mohammed Nadi, fece un sogno in cui arrivava da lontano un uomo di grandi qualità, un santo. Costruita la moschea Naddi mise la chiave in una buca accanto alla porta. La moschea rimase sigillata per 40 anni fino a quando dall'Andalusia arrivò uno sharif di nome Sidi Yahia. Si diresse verso la moschea e come se già conoscesse il posto prese la chiave dalla buca, aprì la porta ed entrò. Quando Yahia morì fu sepolto nella moschea e una pietra copre la sua tomba: tutti entrano per sfiorarla con la mano e chiedono l'intercessione di uno dei santi più venerati.

“Timbuctù è l’unica città dell’Africa nera che ha avuto un’Università non influenzata dalle scuole di pensiero formatesi in nord Africa o nel Golfo persico,” ha dichiarato Mohamed Haidara, una guida turistica maliana fuggita dalla regione per via della ribellione, “Egitto, Marocco, Algeria, Arabia saudita, sono tutti Stati in cui le università hanno manipolato l’interpretazione dell’Islam a seconda dei propri interessi. I musulmani di Timbuctù vantano invece un’indipendenza storica e religiosa che ha permesso loro di seguire la propria strada moderata – spiega Haidara – è quindi impensabile che ci venga imposta la versione della sharia voluta dagli integralisti”.

Molti studiosi perseguitati nei propri paesi d’origine si trasferivano nella regione con la loro ricchezza intellettuale. Timbuctù diventò presto una città internazionale fornita di oltre 700 mila preziosi manoscritti, tra cui documenti dell’era medievale africana, libri o semplici testimonianze dell’epoca.

“Dal XVI secolo in poi, con la modernità, è iniziato il periodo di decadenza”, ha sostenuto Salem Ould Elhaj, originario di Timbuctù e professore di storia che per oltre trent’anni ha insegnato in diverse scuole del nord maliano, “I cammelli e le piroghe sono stati sostituiti da barche a motore, treni, e aerei. Il progresso scientifico ha distrutto Timbuctù; il commercio cambiò aspetto, non puntava più verso l’interno, ma con incomprensibile avidità si dirigeva verso l’esterno, raggiungendo le coste dell’Africa Occidentale”.

Secondo El-Boukhari Ben Essayouti, coordinatore della ricostruzione, il processo a Mahdi è una lezione importante perché «mostra a tutti che così come non si può uccidere e restare impuniti, allo stesso modo non si può distruggere un patrimonio culturale mondiale e restare impuniti». Lo stesso segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon di recente ha condannato i crimini contro il patrimonio culturale, affermando che si tratta di un attacco al tessuto sociale di un Paese.



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