venerdì 16 settembre 2016

Accordo Sykes-Picot e le sfere d’influenza



Ricordare le vicende che hanno infiammato il Medio Oriente dal declino dell’Impero Ottomano fino al secondo dopoguerra è un utile esercizio per una maggiore comprensione degli eventi attuali.

Durante la fase di decadenza dell’Impero Ottomano, le grandi potenze europee avevano cercato di entrare nell’area della Mesopotamia e fino a quando venne aperto il canale di Suez nel 1869, il Medio Oriente veniva considerato come “testa di ponte” tra il Mediterraneo e l’Oceano indiano, per non fare il periplo dell’Africa.

Sykes-Picot, è un accordo - Intesa segreta (1916) fra la Gran Bretagna, rappresentata da Mark Sykes (1879-1918), e la Francia, rappresentata da Francois Georges (1870-1951), con l’assenso della Russia zarista, per decidere le rispettive sfere d’influenza e di controllo in Medio Oriente, dopo il crollo ritenuto imminente dell’impero ottomano.

La prima guerra mondiale fu un'operazione geopolitica orchestrata dalla Gran Bretagna per spezzare la cooperazione tra la Germania e la Russia che allora stava prospettando delle trasformazioni economiche portentose.

In questa situazione gli inglesi pianificarono lo smembramento dell'Impero Ottomano che era ormai entrato nell'orbita tedesca, e la creazione di regimi fantoccio, nel contesto di una complessiva riorganizzazione del Medio oriente in sfere d'influenza coloniale. La Francia fu parte di questa spartizione.

Il piano di guerra degli inglesi era abbastanza chiaro: organizzare le forze arabe in modo che dessero vita a quella che doveva apparire una rivolta autonoma contro la Sublime Porta, mandando in frantumi l'Impero Ottomano, e ridisegnare la carta geografica con “stati” arabi completamente nuovi, sapientemente pilotati da Londra. Anche i francesi, che sostennero questo piano, dovevano ottenere le loro marionette secondo la divisione delle influenze che era stata convenuta.

Picot rappresentava il “partito siriano” secondo cui Siria e Palestina, intese come un unico paese, appartenevano alla Francia per motivi storici, economici e culturali. Picot entrò nei negoziati sostenendo che la Francia doveva avere il controllo diretto sulle regioni costiere e il controllo indiretto sul resto della Siria (attraverso un regime fantoccio) come anche sul territorio che si estende ad Est, fino a Mosul.

L'accordo sottoscritto il 16 maggio 1916 parve soddisfare queste richieste: “I governi francese e britannico concordano che la Francia e la Gran Bretagna sono disposte a riconoscere e a proteggere uno stato arabo, o una confederazione di stati arabi, indipendenti sotto la sovranità di un capo arabo. Che i paesi mandatari debbano avere diritti prioritari di impresa e di emissione creditizia degli enti locali e siano le sole a poter fornire consiglieri o funzionari stranieri su richiesta dello stato arabo, o confederazione di stati arabi.

Alla Gran Bretagna fu riconosciuto il controllo, diretto e indiretto, di un’area comprendente la Giordania attuale e l’Iraq meridionale, con l’accesso al mare attraverso il porto di Haifa, mentre la Francia avrebbe avuto la regione siro-libanese, l’Anatolia sudorientale e l’Iraq settentrionale, e la Russia Costantinopoli con gli stretti e l’Armenia ottomana. Il resto della Palestina sarebbe stato sotto il controllo internazionale.

Il documento conclude con una nota sulla necessità di informare i governi russo e giapponese, e che occorrerà tener conto delle pretese italiane.

All'inizio il documento fu mantenuto segreto. Sykes si recò a Pietrogrado per informare i russi sull'accordo ed ottenere il loro consenso. Non sapeva che intanto i francesi, in tutta segretezza, avevano negoziato un accordo separato con i russi che riguardava la Palestina. Aristide Briand, il negoziatore, riuscì ad ottenere dai russi il sostegno per un controllo francese della Palestina che invece, secondo l'accordo Sykes-Picot doveva essere retta da un regime internazionale. L'accordo Sykes-Picot rimase segreto fino alla rivoluzione bolscevica del 1917, i documenti furono scoperti in Russia nel gennaio 1918 e resi noti al governo ottomano.

La caduta dell’Impero Ottomano, le aspirazioni dei popoli arabi, perché tutti ambivano all’indipendenza e si manifesta con la tendenza a creare un unico grande stato arabo che finiva per appianare le differenze soprattutto quelle religiose, ma anche economico e sociali, a fronte di spinte panarabe esistevano anche quelle nazionaliste, altro fattore era costituito dagli interessi delle grandi potenze in particolare Francia e Gran Bretagna, che avevano già stabilito patti con l’Impero Ottomano, cioè le cosiddette capitolazioni (come in Cina le concessioni).

Erano questi accordi che permettevano loro di commerciare liberamente in alcune zone, per esempio la Gran Bretagna aveva una sorte di protettorato sul Kuwait già dalla metà dell’800 anche se questo risultava nominalmente sotto la sovranità dell’Impero Ottomano, quindi deteneva interessi diffusi in quest’area, mentre la Francia era più sul lato turco.

Negli accordi Sykes-Picot non mancò di inserirsi anche l’Italia che era uscita da una guerra con la Turchia per la conquista della Libia e per impedire ai turchi di aiutare i libici in questa politica di espansione l’Italia occupò le isole del Dodecanneso temporaneamente, ma scoppiata la guerra ed essendosi alleata con le democrazie occidentali, anche questo settore rientra nella logica della spartizione, solo che l’Italia non ottenne nessun riconoscimento sui territori arabi, li ebbe sulle isole del Dodecanneso e sulla zona turca prospiciente da Adagia fino a Smirne. Dunque la pressione sul Medio Oriente si lega molto alle sorti della Turchia come territorio nazionale ed anche ad un altro fattore e cioè il movimento sionista, che già dalla seconda metà dell’800 propugnava non solo il ritorno degli ebrei nella terra promessa, ma anche la creazione di uno stato nazionale ebraico.

Si può dunque dire che la storia del Medio Oriente è l’intreccio di questi fattori: l’eredità dell’Impero Ottomano, l’interesse delle grandi potenze che pur di conquistare questi territori non mancarono di promettere ai popoli arabi il loro sostegno per il conseguimento dell’indipendenza alla fine della guerra. In realtà però Francia e Gran Bretagna si erano spartite il Medio Oriente e l’unico personaggio che continuava a difendere questa aspirazione fu re Hussein dell’Egiaz, dinastia dell’Arabia Saudita che si poneva come guida per unificare i territori arabi.



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