venerdì 2 settembre 2016

Assange-Snowden, amici di Mosca



Assange, si è trasformato nella "lavanderia" dei servizi segreti russi? Il New York Times lancia l'accusa diretta a Julian Assange il fondatore e direttore di WikiLeaks e Edward Snowden la talpa dell'NSA gate che “Per convenienza o coincidenza i documenti pubblicati da Wikileaks hanno spesso avvantaggiato la Russia”.

In modo diretto lancia critiche contro l’australiano in esilio all'ambasciata dell’Ecuador  a Londra dal  2012, le cui rivelazioni si sono tradotte in benefici alla Russia a spese dell’occidente. Anche se Mosca non rispecchia l’ideale di trasparenza che Assange predica da anni nella sua lotta per esporre il comportamento ”illegale e immorale” dei governi occidentali, la maggior parte delle rivelazioni di Wikileaks ha risparmiato la Russia, concedendole più benefici che danni.

E gli ultimi documenti pubblicati sul partito democratico americano suscitano dubbi sul rapporto fra Assange e la Russia.”Secondo fonti, fra i funzionari americani c’e’ un crescente consenso sul fatto che non ci siano legami diretti fra Wikileaks e i servizi di intelligence russa”, ma la tempistica e le rivelazioni sembrano indicare la direzione opposta, ha sostenuto il NYT.

L'imponente dossier contro Assange è una requisitoria dettagliata, documentata, dove lo stesso imputato ha la parola: Assange ha concesso un'intervista ai tre reporter del quotidiano statunitense che firmano l'inchiesta, risponde alle loro accuse. Il verdetto finale su di lui però resta una condanna, secondo gli autori del rapporto investigativo.

E' la prima volta che contro il creatore di WikiLeaks scende in campo un grande quotidiano indipendente con un lavoro così sistematico di demolizione del personaggio. Alla fine Assange ne esce come una marionetta manipolata dall'intelligence di Vladimir Putin, disposto a riciclare qualsiasi notizia che gli viene data, senza interrogarsi sui moventi della fonte.

Gli basta che le notizie siano "contro" il suo bersaglio numero uno: gli Stati Uniti. Riservare lo stesso trattamento ad altre potenze non lo interessa, ammette lui, perché "tutti criticano la Russia, è noioso". Nello stesso tipo di accanimento unilaterale rientra anche il gioco che Assange sta facendo nella campagna elettorale americana.

Le rivelazioni di WikiLeaks vanno di pari passo con le incursioni di hacker russi; le vittime sono sempre da una parte sola: il partito democratico, l'Amministrazione Obama, i Clinton. Si direbbe che anche dentro la politica americana Assange ha fatto una scelta di campo. La stessa di Putin, peraltro, le cui affinità con Donald Trump sono emerse più volte alla luce del sole.

L'ampio dossier ricorda l'irruzione di WikiLeaks nella scena mediatica fin dal 2010 con la divulgazione di tante comunicazioni secrete fra vari rami del governo Usa, comprese le ambasciate e il Dipartimento di Stato. Ne emergeva una descrizione "cinica" della diplomazia americana, con lo sfondo le guerre in Afghanistan e in Iraq. Di recente Assange ha fatto sapere che "ha ancora molto da dire" sul volto oscuro dell'imperialismo americano, il suo disprezzo per i diritti umani, l'avversione a quelli come lui che osano sfidare l'autorità costituita.

Ma un bilancio dettagliato di tutte le rivelazioni di WikiLeaks porta a questa conclusione: non usa lo stesso criterio e lo stesso rigore nel mettere a nudo altri imperialismi. Certo non quello russo. Anzi, i metodi di governo usati da Putin (fino all'assassinio degli oppositori) godono di una sorta di immunità, non rientrano nei bersagli di WikiLeaks.

Col passare del tempo le rivelazioni di WikiLeaks sembrano avere come fonte proprio lo spionaggio russo. E' il caso del materiale sottratto di recente nei siti del partito democratico Usa in piena campagna elettorale. Una campagna in cui Trump ha più volte appoggiato Putin, facendogli anche delle aperture di credito sull'annessione della Crimea e l'invasione dell'Ucraina e auspicando un disimpegno americano dalla Nato.

La conclusione del New York Times: "Sia che questo accada per convinzione, per convenienza, o per coincidenza, le rivelazioni di documenti da parte di WikiLeaks e molte dichiarazioni di Assange hanno spesso aiutato la Russia a scapito dell'Occidente".

 La risposta dell'accusato? Assange si difende accusando a sua volta i democratici Usa e la Clinton di "aizzare un'isteria neo-maccartista sulla Russia". Aggiunge che "non esistono prove concrete" che WikiLeaks riceva le informazioni da servizi segreti stranieri. Ma anche se fossero loro la fonte, dice, accetterebbe ben volentieri quel materiale.

 A criticare il New York Times è anche Glenn Greenwald, il giornalista americano che custodisce i file della “talpa”del Datagate Edward Snowden. ”Ironicamente l’organo di stampa più accusato negli anni di aver pubblicato informazioni segrete che aiutano la Russia è il New York Times’‘ twitta Greenwald, citando la formula usata dallo stesso quotidiano. ”Secondo fonti i giornalisti del New York Times non hanno probabilmente alcun legame diretto con l’Isis e Al Qaida, ma la maggior parte di quello che pubblicano li aiuta”.



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