"Vediamo sviluppi" nel modo in cui l'Isis attacca in Europa, "è possibile" che per i suoi attentati "utilizzi nuovi strumenti o modalità. Sarebbe logico dopo ciò a cui abbiamo già assistito. Ad esempio ricorrendo all'uso di auto esplosive come faceva l'Ira". Lo afferma il vicedirettore di Europol Wil van Gemert, in un'intervista all'ANSA.
Nel frattempo, il quotidiano belga Het Laatste Nieuws, ha pubblicato trascrizioni di file audio del sedicente stato islamico che lasciano intendere come un giovane belga, entrato nelle fila del califfato, si potrebbe preparare a colpire. In Belgio, intanto, l’allerta resta alta. In alcune intercettazioni, le cui trascrizioni sono state diffuse dal quotidiano Het Laatste Nieuws, Rachid Kassim, un capofila di Daesh, sospettato di essere dietro l’attentato alla chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, in Normandia, spiega di aver ricevuto “il video da un fratello”, uno di quei filmati che lo stesso Kassim raccomanda di realizzare prima degli attacchi a scopo propagandistico. Kassim non fa però riferimenti a luoghi, tempi o obiettivi da colpire, ma fa il nome del foreign fighter belga, Al-Belgiki Abu Isleym Al-Belgiki, ovvero il bruxellese Azzedine El Khadaabia, partito per la Siria nell’autunno 2014 per unirsi ai ranghi El Battar di Abdelhamid Abaaoud.
“Se si stima che un terzo dei foreign fighter partiti per la Siria siano rientrati in Europa e rappresentino una potenziale grave minaccia, è però “difficile dire quanti siano tornati a bordo dei barconi” mischiandosi al flusso dei migranti. Attualmente, col dispiegamento anche degli esperti di Europol negli hotspot in Grecia e Italia per i controlli secondari sui migranti arrivati, e con i pattugliamenti alle frontiere, gli Stati “stanno facendo fronte al problema”, ma “è possibile che ci siano state infiltrazioni in passato, tra le centinaia di migliaia arrivate lo scorso anno, molte delle quali entrate sottraendosi ai controlli”. Tuttavia, evidenzia van Gemert: “E’ interesse dell’Isis alimentare tensioni sui migranti in Europa”.
Una delle strategie del Califfato, aggiunge, potrebbe essere anche quella di rivendicare attacchi che in realtà non hanno veri legami col terrorismo, commessi da “persone che vengono ispirate”, ma a causa dei loro “problemi mentali, per ragioni diverse”, questo è un fenomeno all'esame degli Stati membri, anche alla luce degli attacchi delle ultime settimane.
L’allarme arriva in concomitanza con la diffusione di un video, pubblicato sui siti dell’Isis, dove si vedono cinque bambini che assassinano prigionieri curdi. I piccoli boia, di età compresa tra i 10 e i 13 anni, sarebbero di nazionalità diverse: un egiziano, un curdo, un tunisino e un uzbeco. Uno di loro, bianco con occhi azzurri, è indicato come Abu Abdullah “al Britani”, cioè il britannico. Vestiti in abiti militari e armati con pistole, si trovano dietro a una fila di cinque uomini in ginocchio, vestiti come i detenuti. Secondo l’agenzia curda Rudaw, i cinque prigionieri sono guerriglieri curdi. “Nessuno può salvare i curdi, neanche con il supporto di America, Francia, Gran Bretagna, Germania e i diavoli dell’inferno” urla uno dei bambini. Poi, al grido di Allah Akbar, sollevano contemporaneamente la calibro nove e sparano alla nuca dei prigionieri.
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