martedì 31 luglio 2012

Rapporto annuale 2012 del Dipartimento di Stato Usa sul terrorismo

Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato Usa sul terrorismo, relativo al 2011, afferma che l'Iran è, in termini finanziari, il principale sponsor dei gruppi di miliziani e terroristi nel Medio-Oriente. In declino, invece, Al Qaeda, la rete fondata da Osama Bin Laden, i cui dirigenti sono stati in gran parte uccisi o catturati. Tuttavia rimangono una minaccia per la sicurezza globale le cellule islamiche africane e saudite affiliate alla rete.

Un anno dopo l'uccisione in Pakistan di Osama Bin Laden, la leadership di Al Qaeda "è l'ombra di sé stessa". Lo ha detto John Brennan, consigliere del presidente americano Obama.

lunedì 30 luglio 2012

Processo ai due Marò, ci risiamo soppeso fino all'8 agosto


La sospensione del processo a carico dei due ramò all'arresto da cinque mesi nel sud dell'India per duplice omicidio è stata estesa fino all'8 agosto. E quanto ha deciso oggi l'Alta Corte del Kerala secondo quanto riportato da fonti indiane. Dove i due marò si trovano in libertà vigilata. Il nuovo rinvio segue quello disposto una settimana fa in seguito al ricorso dei legali dei marò contro la decisione delle autorità locali di non tradurre gli atti in italiano. Il giudice ha aggiornato ulteriormente l'udienza per decidere sulla questione.

Il governo del Kerala ha insistito anche oggi che non esiste alcun obbligo di fornire i capi di imputazione e altri documenti dell'accusa nella lingua degli imputati Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (che non conoscono l'inglese). Il giudice C.T. Ravikumar non ha pero' accolto le ragioni dello stato del Kerala e ha quindi aggiornato di un'altra settimana la seduta per decidere sulla delicata questione.

I giudici del tribunale che ha sede a Kochi, nello stato del Kerala,  hanno respinto le tesi dell'accusa che si era opposta alla sospensione del processo in corso nella cittadina di Kollam. Il primo rinvio del procedimento penale era stato concesso una settimana fa dall'Alta Corte del Kerala in seguito al ricorso dei legali dei due marò contro la mancata traduzione degli atti processuali in Italiano.

domenica 29 luglio 2012

Yemen, italiano rapito presso l'ambasciata


Stando a fonti di stampa (France Presse) un cittadino italiano, addetto alla sicurezza presso l'ambasciata italiana a Sana'a, nello Yemen, è stato rapito da uomini armati, che con la forza lo hanno costretto a salire in macchina. La notizia, appresa dall'agenzia, è stata poco dopo confermata dalla Farnesina, che ha attivato tutti i canali in loco, ma mantiene il "massimo riserbo" sulla vicenda. Il sequestro è avvenuto nei pressi della stessa legazione diplomatica, nel rione Hadda. I sequestri di stranieri sono frequenti in Yemen; gli autori sono clan tribali che chiedono riscatti. Quasi sempre, gli ostaggi vengono poi rilasciati.

La Farnesina ha confermato. Il ministero degli Esteri, tramite l'Unità di crisi del ministero, ha immediatamente attivato tutti i canali, ma sulla dinamica dei fatti, il ministero degli Esteri mantiene in questo momento ''il più stretto riserbo'' per favorire una positiva soluzione della vicenda. Il rapimento dell'uomo - di cui non si conoscono le generalità - e' avvenuto in una giornata particolarmente caotica e drammatica per la capitale yemenita. Un centinaio di uomini armati, appartenenti a varie tribù, hanno contemporaneamente preso d'assalto il ministero degli Interni, chiedendo di essere arruolati nelle forze di polizia. Il commando ha anche preso in ostaggio alcuni impiegati e li ha rilasciati alcune ore dopo. Secondo il responsabile del ministero, il gruppo si trova tuttavia ancora all'interno dell'edificio.

Anche dopo l'uscita di scena del presidente - l'ex dittatore Ali Abdullah Saleh - lo Yemen continua ad attraversare una fase di violenze e di scontri tra le varie tribù del Paese che si combattono tra loro per il controllo di aree e fette di potere

Un centinaio di uomini armati hanno fatto irruzione nella sede del ministero dell'Interno dello Yemen, a Sana'a. I rivoltosi, appartenenti a una tribù del Sud del Paese, chiedono di essere assunti nella polizia, a titolo di ricompensa per aver contribuito alla rivolta che ha portato alla destituzione dell'ex presidente Saleh. Gli uomini hanno tenuto brevemente in ostaggio alcuni impiegati, ma continuano ad occupare il palazzo.

domenica 22 luglio 2012

Olimpiadi di Londra 2012, dimentica dopo 40 anni la strage di Monaco

Olimpiadi di Londra 2012. Un minuto di silenzio a 40 anni dal massacro niente commemorazione ufficiale da parte del comitato organizzativo.

Mentre il comitato Olimpico di Israele organizzerà il 6 agosto, a Londra, una cerimonia ufficiale di rievocazione ma è difficile che Londra accetti di tributare un omaggio alle vittime di quell’atto terroristico, ufficialmente per non mischiare temi a sfondo politico allo sport ma soprattutto nel timore di provocare boicottaggi o proteste delle delegazioni arabe o di creare un valido pretesto per i terroristi islamici.

Ricordiamo che quarant’anni fa terroristi palestinesi dell’organizzazione Settembre nero presero in ostaggio e poi uccisero 11 atleti della squadra olimpiaca israeliana alle Olimpiadi di Monaco di Baviera.
Una ricorrenza scomoda ha creato imbarazzo alla Gran Bretagna che si sta apprestando a ospitare i trentesimi Giochi Olimpici. Come nelle precedenti edizioni anche oggi il Comitato olimpico si rifiuta di ricordare le vittime della strage terroristica commemorandole durante la cerimonia di apertura dei giochi, come chiede un gruppo di familiari degli 11 atleti uccisi sostenuti questa volta da un ampio movimento d’opinione e politico.

In realtà, è bene ricordare, che in molti ambienti britannici politici, economici e universitari sono stati protagonisti negli ultimi anni di boicottaggi e aspre critiche nei confronti di Gerusalemme mostrando al tempo stesso un’accondiscendenza nei confronti del mondo arabo e islamico sempre più radicata nella società britannica anche a causa dei crescenti investimenti degli emirati arabi del Golfo.

Questi i nomi degli atleti israeliani vittime della Strage di Monaco del 1972 : Moshe Weinberg, 33 anni, allenatore di lotta greco-romana, Yossef Romano, 31 anni, pesista, Yossef Gutfreund, 40 anni, arbitro di lotta greco-romana, David Berger, 28 anni, pesista, Mark Slavin, 18 anni, lottatore, Yakov Springer, 51 anni, giudice di sollevamento pesi, Ze’ev Friedman, 28 anni, pesista, Amitzur Shapira, 40 anni, allenatore di atletica leggera, Eliezer Halfin, 24 anni, lottatore, Kehat Shorr, 53 anni, allenatore di tiro a segno, André Spitzer, 27 anni, allenatore di scherma.

A pochi giorni dall’evento Olimpico "c'é uno stato di vigilanza in vista dei Giochi olimpici di Londra". Lo ha detto il ministro della Difesa di Israele, Barak, commentando l'allerta lanciata dal settimanale britannico Sunday Times e spiegando che i Servizi inglesi "stanno agendo al massimo della loro capacità". Israele ha rafforzato le misure di sicurezza per le Olimpiadi anche alla luce dell'attentato al bus di turisti israeliani in Bulgaria. Agenti dello Shin Bet, i Servizi segreti interni, sarebbero già nel Regno Unito.

Elezioni Usa 2012: boom spese di Obama

Barack Obama, il presidente in carica e il National Democratic Committee hanno speso in giugno 70,8 milioni di dollari, di cui 38 milioni di dollari in pubblicità televisiva.

Barack Obama è partito all'attacco del candidato repubblicano Mitt Romney. Una cifra superiore rispetto ai 38,8 milioni di dollari (di cui 11 in spot televisivi) a quella spesa dal candidato repubblicano e dal Republican National Committee. I fondi raccolti per le elezioni non possono essere spesi dai due candidati fino a quando non si saranno tenute le convention e Obama - alle luce di questo - sembra essere meglio posizionato di Romney per spendere. Alla fine di giugno Obama aveva nelle casse delle primarie 72 milioni di dollari disponibili, grazie a un esercito di piccoli donatori: la metà dei fondi raccolti da Obama in giugno è arrivata da assegni di importo inferiore ai 200 dollari. Romney ha nelle casse delle primarie circa 20 milioni di dollari.

giovedì 19 luglio 2012

Siria: veto Russia e Cina

Il presidente Assad starebbe dirigendo gli attacchi dalla costa mentre la moglie sarebbe già in Russia.
Intanto la Russia e la Cina hanno posto il veto, in consiglio di sicurezza all'Onu, sulla bozza di risoluzione sulla Siria preparata dai paesi occidentali, che ha incassato 11 voti a favore. Due gli astenuti. Proprio nel giorno in cui la tv di Stato siriana ha ammonito i cittadini di Damasco spiegando che gruppi di «uomini armati» con indosso le uniformi dei soldati dell'esercito regolare stanno progettando attacchi contro i civili in alcuni sobborghi della capitale. Ricordiamo che I primi due veti di russi e cinesi sulle risoluzioni Onu risalgono all'ottobre 2011 e al febbraio 2012.

Il veto della Russia e della Cina alla risoluzione dell'Onu sulla Siria è "deplorevole e spiacevole". Lo ha affermato la Casa Bianca, sottolineando che chi ha votato contro la risoluzione è dal lato sbagliato della pace e della stabilità dell'area.

S'infittisce il mistero su dove siano il presidente Bashar al-Assad e sua moglie. Secondo il sito del Guardian, che cita voci raccolte a Damasco nelle ore successive all'attentato di mercoledì in cui sono morti alcuni dei più importanti capi della sicurezza, Asma al-Assad sarebbe fuggita in Russia. Ma Mosca nega. Per il quotidiano non è chiaro dove si trovi Bashar al-Assad, che secondo fonti non confermate, sarebbe rimasto ferito nell'attacco alla sede della sicurezza nazionale. Per il quotidiano 'al-Raì, Assad si troverebbe nel villaggio di Kardaha, località del nord-ovest del Paese, vicino Latakia, città portuale della Siria, da dove starebbe preparando la risposta all'uccisione dei suoi luogotenenti. Assad starebbe dirigendo dalla città costiera le operazioni di governo.

Più di 200 morti, in maggioranza civili e 38 a Damasco, è il bilancio delle violenze della sola giornata di ieri in Siria. E' quanto fa sapere l'ong Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo. In tutto sarebbero 214 le persone rimaste uccise, compresi i tre alti ufficiali uccisi in un attentato nella capitale. 124 sarebbero civili, 62 soldati e 28 ribelli. Sei persone sono morte in nottata e nella prima parte della mattinata, secondo i Comitati locali di coordinamento dell'opposizione. In tutto il Paese, aggiunge la fonte, gli uccisi sono 13.

Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, "condanna fermamente" l'attentato di ieri a Damasco nel quale sono morti tre alti responsabili siriani, sottolineando "l'estrema urgenza" di fermare le violenze. In un comunicato, Ban si dichiara "molto preoccupato per l'utilizzo di armi pesanti da parte delle forze di sicurezza siriane contro i civili, come nella regione di Damasco", nonostante gli impegni presi dal governo della Siria.

Il capo degli osservatori dell'Onu, il generale norvegese Robert Mood  ha condannato, come aveva fatto il segretario generale delle Nazioni Unite, l'attentato in cui sono stati eliminati tre uomini chiave della strategia anti-insurrezione, tra i quali Assef Shawkat, cognato di Assad. Un attacco portato al cuore del regime, che deve aver richiesto un'organizzazione e una professionalità ad altissimo livello e del quale si sa ancora ben poco. Non è chiaro infatti se a compierlo sia stato un kamikaze come affermato dal regime o qualcuno che ha piazzato una bomba a tempo. Mentre a rivendicare l'azione sono state due organizzazioni: l'Els e il gruppo islamico ribelle Liwa al Islam. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che il suo Paese, tra i più ostili al regime di Damasco, non ha alcuna responsabilità nell'accaduto.

mercoledì 18 luglio 2012

Rossella Urru è libera


La conferma è arrivata dal ministro degli Esteri Giulio Terzi.

Rapita a ottobre, è stata rilasciata.

Rossella Urru, la cooperante italiana rapita in Algeria lo scorso ottobre, è libera. La giovane di Samugheo, in provincia di Oristano, è stata infatti rilasciata e affidata a dei mediatori, e mercoledì sera è arrivata anche la conferma ufficiale del ministro degli Esteri Giulio Terzi. Nel pomeriggio era arrivato un primo annuncio da parte del portavoce dell'organizzazione radicale islamica Ansar Al Din, Sanda Ould Boumama.

Nel primo pomeriggio un portavoce di Ansar Dine, gruppo islamico presente in Mali, aveva dato la notizia della liberazione di un ostaggio italiano e due spagnoli nel nord del Paese. Erano prigionieri del gruppo islamico Mujwa legato ad al Qaida. La stessa fonte non aveva fatto il nome della cooperante italiana, né dei due ostaggi spagnoli liberati. "Ci è stato riferito che tre ostaggi sono stati liberati nella regione di Gao", ha detto alla Reuters il portavoce Sanda Ould Boumama.

I genitori forse sono partiti,potrebbe essere alla volta di Roma. Lo zio della cooperante rapita il 23 ottobre scorso, Mario Sulis, ammette: "Stavolta sembra proprio la volta buona", senza però alimentare l'entusiasmo per non restare deluso come ai primi di marzo, quando poi la notizia della liberazione si rivelò falsa. A Samugheo, paese di origine di Rossella, il comune è diventato una sorta di unità di crisi: tutti davanti a tv e internet.

Urru, che lavora presso il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), era stata rapita insieme a Fernández del Rincón e Gonyalons. Già altre volte si era sparsa la voce di una sua imminente liberazione, ma le voci si erano rivelate infondate. La trattativa è stata delicata, e a giugno il ministro Terzi aveva chiesto riservatezza.

Bulgaria, attentato contro bus israeliano


Per la prima volta da più di sei anni, parenti dei detenuti palestinesi di Gaza potranno visitare i loro cari nelle carceri israeliane. Israele ha acconsentito alle visite in maggio, nell'ambito dell'accordo che ha messo fine allo sciopero della fame condotto dai detenuti palestinesi. Quindi si è dimostrata una sensibile apertura verso i palestinesi.

E dopo poche ore si assiste all'esplosione di un bus di israeliani in Bulgaria.

Un attentato contro una comitiva di israeliani si è verificato subito dopo l'atterraggio di un aereo proveniente da Tel Aviv. Lo ha riferito la televisione commerciale israeliana Canale 10. Le prime testimonianze riferiscono di una potente esplosione che ha investito tre autobus dove viaggiavano turisti israeliani appena usciti dall'aeroporto di Sarafovo. Secondo le prime ricostruzioni, l'esplosione sarebbe avvenuta sul primo autobus, mentre gli altri due sarebbero poi andati a fuoco nel parcheggio. A bordo c'erano 44 persone.

I testimoni oculari parlano però di un uomo salito a bordo insieme ai turisti. Poi l'esplosione e il bus avrebbe preso fuoco. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha accusato l'Iran«Tutti gli indizi portano all'Iran». Il premier bulgaro Boiko Borisov, il ministro dell’interno Tsvetan Tsvetanov e l’Ambasciatore israeliano in Bulgaria stanno raggiungendo il luogo dell'esplosione, mentre da Tel Aviv sta per partire un aereo con equipe mediche. Chiuso l'aeroporto di Burgas.

Uno dei testimoni del dramma, in una intervista con la radio dell'esercito israeliano citata dalla Reuters, propende per l'ipotesi del terrorista suicida, che si sarebbe fatto esplodere entrando nel bus.
La città è un importante centro turistico sul Mar Nero, meta abituale di israeliani e non solo, molto noto per i locali e il divertimento notturno a prezzi molto bassi. I militari israeliani da tempo avevano segnalato la Bulgaria, e soprattutto questa zona della costa, come obiettivo sensibile per attacchi terroristici. Il paese è molto vulnerabile perché i terroristi si possono infiltrare facilmente dalla vicina Turchia.

Netanyahu ha ricordato che l'azione è avvenuta nel 18mo anniversario dell'attentato che devastò un edificio della Comunità ebraica a Buenos Aires e provocò 85 morti. Secondo Israele fu organizzato da Teheran e da Hezbollah.

martedì 17 luglio 2012

Recensione "Sulla punta del fucile" di David Rieff



David Rieff è un giornalista statunitense, che si occupa soprattutto di azione umanitaria, politica USA nel dopo guerra fredda e Nazioni Unite. Scrive per il New York Times Magazine e collabora con molti altri giornali statunitensi ed europei fra cui Internazionale.

Il giornalista-scrittore statunitense nel libro Sulla punta del fucile edizione Fusi orari del 2007, mette in evidenza a fronte della sua ampia esperienza sugli intrighi di politica internazionale, quanto l’organismo dell’ONU riesca ad assumere con difficoltà un peso di equilibrio nelle diverse problematiche politiche e sociali in quei limbi di territorio che vanno da dalla Bosnia al Ruanda all'Iraq, Dove è sempre risultato difficile instaurare dei veri interventi di politica internazionale. Infatti ha sottolineato che le Nazioni Unite rivendicano a sé il successo quando mettono in piedi operazioni efficaci di peacekeeping o di nation building, ma sono soliti attribuire i fallimenti (Bosnia e Ruanda) ai mandati mal concepiti imposti dagli stati membri.

Un altro problema che Rieff ha evidenziato senza enfatizzare è “che i funzionari ONU non si presentano come una burocrazia internazionale ma accampano grandi pretese morali a nome dell’organizzazione”. Lo spunto critico è che bisogna domandarsi senza tanta enfasi se l’ONU con l’attuale struttura, per certi versi da riformare, ha ancora la possibilità di erigersi ad ente morale, in quanto per ovvie ragioni molte decisioni e prese di posizioni sono di natura strategica politica.

In questo libro sono raccolte le sue esperienze, corrispondenze e analisi, con un nuovo commento dell'autore che ne analizza attualità e contraddizioni. Un libro che rimette drammaticamente in discussione i cardini del diritto internazionale, dal ruolo delle Nazioni Unite alle equivoche ragioni di molti paladini della democratizzazione forzata. Rieff nella stesura del libro è stato costretto a cambiare il nome al concetto tanto in voga negli anni novanta sulla espressione un po’ fuorviante, che “chiamiamo interventi umanitari, a detta dell’autore sarebbe più corretto definirli “interventi per i diritti umani”.

Aspetto importante messo in risalto da Rieff è l’incapacità dell’ONU di essere “l’arbitro supremo della pace e della sicurezza mondiale”, vedendo come l’unica alternativa la forza esercitata dai potenti stati membri. In ogni caso sostiene che la forza può anche essere necessaria ma non è mai sufficiente.

mercoledì 11 luglio 2012

Mali: gli integralisti continuano nella guerra ai mausolei


Non si calma la furia distruttrice del gruppo integralista islamico estremista Ansar Dine che ha ripreso a demolire altri Mausolei di santi musulmani a Timbuctu, mitica città nel nord del Mali inserita nel Patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1988 e dichiarata «in pericolo» dalla stessa organizzazione. Un «crimine di guerra», secondo la Corte penale internazionale, per il quale il Mali ha chiesto aiuto all'Onu.

Gli islamici vicini ad Al Qaeda, che da ormai tre mesi occupano il Nord del Mali, hanno iniziato la distruzione di due dei più importanti mausolei di Timbuctù, città patrimonio dell'umanità. Lo riferiscono testimoni citati dall'agenzia France Presse. Gli edifici si trovano accanto alla grande Moschea di Djingareyber. Già tra il 1 e il 2 luglio, gli stessi estremisti islamici avevano raso al suolo 7 dei 16 mausolei storici della città.

"In questo momento, gli islamisti stanno distruggendo due mausolei della grande moschea di Djingareyber a Timbuctù – hanno raccontato alcuni testimoni, aggiungendo - sparano in aria per cacciare la gente, per spaventarla". I combattenti di Ansar Dine, che nelle ultime settimane hanno già danneggiato diverse tombe dedicate a santi musulmani, utilizzano "zappe" e "scalpelli", secondo i testimoni.

Gli islamisti hanno annunciato a fine giugno il piano di distruggere "tutti i mausolei" dei santi musulmani della città. Timbuctù, chiamata anche "la città dei 333 santi", è iscritta al Patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1988.

Il Mali ha intanto rivolto un appello al Onu con lo scopo che si mobiliti: «Il Mali esorta l'Onu a prendere misure concrete per porre fine a questi crimini contro il patrimonio culturale della popolazione», ha dichiarato la ministra delle Arti, del Turismo e della Cultura, Diallo Fadima, durante una riunione dell'Unesco in corso a San Pietroburgo (nord-ovest della Russia). La ministra, parlando con la voce rotta dall'emozione, ha chiesto la solidarietà internazionale ed ha condannato le distruzioni compiute dagli integralisti islamici, chiudendo il suo discorso con un: «Dio aiuti il Mali».

Dopo il suo intervento, l'Unesco ha osservato un minuto di silenzio in segno di rispetto per i mausolei distrutti.

Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Fatou Bensouda, ha detto che la distruzione dei mausolei è un «crimine di guerra» che può essere perseguito dalla Cpi. «Il mio messaggio a chi è responsabile di questo atto criminale è chiaro: fermate subito le distruzioni dei beni religiosi. Si tratta di un crimine per cui i miei servizi sono pienamente autorizzati a procedere», ha detto Bensouda.

martedì 10 luglio 2012

Processo ai marò rinviato di una settimana

Il tribunale di primo grado di Kollam (stato indiano meridionale del Kerala) ha rinviato l'inizio del processo a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due militari accusati della morte di due pescatori il 15 febbraio scorso. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 17 luglio per permettere la traduzione degli atti procedurali in inglese e in italiano. Richiesta dall'Italia la traduzione degli atti.
Nel corso della seduta, la difesa italiana, rappresentata dall'avvocato indiano Rajendran Nair, ha chiesto la traduzione ufficiale degli atti processuali dall'inglese all'italiano e viceversa. Il giudice si è quindi preso una settimana per fornire una risposta.
Latorre e Girone sono comparsi in un'aula del tribunale di Kollam, che si trova a circa tre ore di auto da Kochi dove si trovano in libertà provvisoria dallo scorso 2 giugno. ''Stanno bene e sono sereni e tranquilli come sempre'' ha detto una fonte militare che si trova con loro sulla via del ritorno a Kochi.
Nella precedente udienza del 18 giugno, il team legale italiano aveva presentato una lista di quattro interpreti-traduttori, tra cui alcuni preti cattolici, che dovranno assistere i due maro' durante l'intero dibattito processuale
Ricordiamo che nella precdente udienza del 18 giugno, i legali italiani avevano presentato una lista di quattro interpreti-traduttori, tra cui alcuni preti cattolici, che dovranno assistere i due marò durante l’intero dibattito processuale.
Intanto il sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, è tornato a ribadire che i due militari dovrebbero essere giudicati in Italia. "Vanno giudicati a casa nostra e non in India", ha detto in diretta a su Radio 1 Rai. L’esponente del governo italiano, che si sta occupando del caso è stato netto:

"Vogliamo giudicarli qua perché i militari hanno l’immunità di servizio. Giudicarli nel paese asiatico sarebbe un precedente deleterio anche per la stessa India che ha tantissimi militari nel mondo". Adesso, ha aggiunto, si apre la terza fase che definisce quella della ''depenalizzazione''. ''Nel processo, anche se si farà, non si deve parlare di omicidio volontario, ma nel peggiore dei casi di omicidio fortuito dei pescatori scambiati per pirati'', ha concluso De Mistura.