martedì 17 luglio 2012

Recensione "Sulla punta del fucile" di David Rieff



David Rieff è un giornalista statunitense, che si occupa soprattutto di azione umanitaria, politica USA nel dopo guerra fredda e Nazioni Unite. Scrive per il New York Times Magazine e collabora con molti altri giornali statunitensi ed europei fra cui Internazionale.

Il giornalista-scrittore statunitense nel libro Sulla punta del fucile edizione Fusi orari del 2007, mette in evidenza a fronte della sua ampia esperienza sugli intrighi di politica internazionale, quanto l’organismo dell’ONU riesca ad assumere con difficoltà un peso di equilibrio nelle diverse problematiche politiche e sociali in quei limbi di territorio che vanno da dalla Bosnia al Ruanda all'Iraq, Dove è sempre risultato difficile instaurare dei veri interventi di politica internazionale. Infatti ha sottolineato che le Nazioni Unite rivendicano a sé il successo quando mettono in piedi operazioni efficaci di peacekeeping o di nation building, ma sono soliti attribuire i fallimenti (Bosnia e Ruanda) ai mandati mal concepiti imposti dagli stati membri.

Un altro problema che Rieff ha evidenziato senza enfatizzare è “che i funzionari ONU non si presentano come una burocrazia internazionale ma accampano grandi pretese morali a nome dell’organizzazione”. Lo spunto critico è che bisogna domandarsi senza tanta enfasi se l’ONU con l’attuale struttura, per certi versi da riformare, ha ancora la possibilità di erigersi ad ente morale, in quanto per ovvie ragioni molte decisioni e prese di posizioni sono di natura strategica politica.

In questo libro sono raccolte le sue esperienze, corrispondenze e analisi, con un nuovo commento dell'autore che ne analizza attualità e contraddizioni. Un libro che rimette drammaticamente in discussione i cardini del diritto internazionale, dal ruolo delle Nazioni Unite alle equivoche ragioni di molti paladini della democratizzazione forzata. Rieff nella stesura del libro è stato costretto a cambiare il nome al concetto tanto in voga negli anni novanta sulla espressione un po’ fuorviante, che “chiamiamo interventi umanitari, a detta dell’autore sarebbe più corretto definirli “interventi per i diritti umani”.

Aspetto importante messo in risalto da Rieff è l’incapacità dell’ONU di essere “l’arbitro supremo della pace e della sicurezza mondiale”, vedendo come l’unica alternativa la forza esercitata dai potenti stati membri. In ogni caso sostiene che la forza può anche essere necessaria ma non è mai sufficiente.

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