Il presidente Assad starebbe dirigendo gli attacchi dalla costa mentre la moglie sarebbe già in Russia.
Intanto la Russia e la Cina hanno posto il veto, in consiglio di sicurezza all'Onu, sulla bozza di risoluzione sulla Siria preparata dai paesi occidentali, che ha incassato 11 voti a favore. Due gli astenuti. Proprio nel giorno in cui la tv di Stato siriana ha ammonito i cittadini di Damasco spiegando che gruppi di «uomini armati» con indosso le uniformi dei soldati dell'esercito regolare stanno progettando attacchi contro i civili in alcuni sobborghi della capitale. Ricordiamo che I primi due veti di russi e cinesi sulle risoluzioni Onu risalgono all'ottobre 2011 e al febbraio 2012.
Il veto della Russia e della Cina alla risoluzione dell'Onu sulla Siria è "deplorevole e spiacevole". Lo ha affermato la Casa Bianca, sottolineando che chi ha votato contro la risoluzione è dal lato sbagliato della pace e della stabilità dell'area.
S'infittisce il mistero su dove siano il presidente Bashar al-Assad e sua moglie. Secondo il sito del Guardian, che cita voci raccolte a Damasco nelle ore successive all'attentato di mercoledì in cui sono morti alcuni dei più importanti capi della sicurezza, Asma al-Assad sarebbe fuggita in Russia. Ma Mosca nega. Per il quotidiano non è chiaro dove si trovi Bashar al-Assad, che secondo fonti non confermate, sarebbe rimasto ferito nell'attacco alla sede della sicurezza nazionale. Per il quotidiano 'al-Raì, Assad si troverebbe nel villaggio di Kardaha, località del nord-ovest del Paese, vicino Latakia, città portuale della Siria, da dove starebbe preparando la risposta all'uccisione dei suoi luogotenenti. Assad starebbe dirigendo dalla città costiera le operazioni di governo.
Più di 200 morti, in maggioranza civili e 38 a Damasco, è il bilancio delle violenze della sola giornata di ieri in Siria. E' quanto fa sapere l'ong Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo. In tutto sarebbero 214 le persone rimaste uccise, compresi i tre alti ufficiali uccisi in un attentato nella capitale. 124 sarebbero civili, 62 soldati e 28 ribelli. Sei persone sono morte in nottata e nella prima parte della mattinata, secondo i Comitati locali di coordinamento dell'opposizione. In tutto il Paese, aggiunge la fonte, gli uccisi sono 13.
Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, "condanna fermamente" l'attentato di ieri a Damasco nel quale sono morti tre alti responsabili siriani, sottolineando "l'estrema urgenza" di fermare le violenze. In un comunicato, Ban si dichiara "molto preoccupato per l'utilizzo di armi pesanti da parte delle forze di sicurezza siriane contro i civili, come nella regione di Damasco", nonostante gli impegni presi dal governo della Siria.
Il capo degli osservatori dell'Onu, il generale norvegese Robert Mood ha condannato, come aveva fatto il segretario generale delle Nazioni Unite, l'attentato in cui sono stati eliminati tre uomini chiave della strategia anti-insurrezione, tra i quali Assef Shawkat, cognato di Assad. Un attacco portato al cuore del regime, che deve aver richiesto un'organizzazione e una professionalità ad altissimo livello e del quale si sa ancora ben poco. Non è chiaro infatti se a compierlo sia stato un kamikaze come affermato dal regime o qualcuno che ha piazzato una bomba a tempo. Mentre a rivendicare l'azione sono state due organizzazioni: l'Els e il gruppo islamico ribelle Liwa al Islam. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che il suo Paese, tra i più ostili al regime di Damasco, non ha alcuna responsabilità nell'accaduto.
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