lunedì 23 dicembre 2013

Hassan Rohani si è rivolto alla Bonino “Italia nostra porta per Europa”



L'Italia vuole vincere la gara di "amicizia e collaborazione" con l'Iran e aprire una nuova stagione di incontri portando con sé gli altri Paesi europei.

Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha incontrato il presidente iraniano Hassan Rohani nel secondo e ultimo giorno della sua visita a Teheran.

Con la sua storica visita a Teheran, la prima di un capo della diplomazia italiana in quasi dieci anni, il ministro degli Esteri Emma Bonino ha assegnato di nuovo all’Italia quel delicato ruolo di interlocutore primario che Roma ha tradizionalmente svolto nei rapporti fra Europa e Iran.

«L’Italia ha giocato il ruolo di partner importante della Repubblica islamica e finora ha funzionato da porta per le relazioni fra Iran ed Europa» e i legami con Roma «possono creare fiducia reciproca» fra Teheran e l’Ue: ha riconosciuto il presidente iraniano Hassan Rohani, nel suo incontro con Bonino. Rohani ha anche sottolineato di essere disponibile a «promuovere le relazioni» con l’Italia «al più alto livello possibile». L’espansione dei rapporti bilaterali dovrebbe puntare - ha indicato - ad «obiettivi di lungo termine» con una cooperazione «a tutti i livelli».

Primo capo di una diplomazia europea a recarsi a Teheran dopo il cambio di guardia alla presidenza, Bonino aveva ieri avocato a sé il compito di «andare a vedere le carte» vantate dall’Iran nell’aprirsi al mondo con il nuovo corso inaugurato da Rohani. Questo compito di interlocutore primario era già stato assolto dall’Italia quasi quindici anni fa con la visita compiuta a Roma dal presidente iraniano Mohammad Khatami, l’uomo che all’epoca tentò di aprire la Repubblica islamica alle riforme e al dialogo con l’Occidente prima della chiusura operata dagli otto anni della presidenza di Mahmud Ahmadinejad. Quel viaggio del marzo 1999 era stato il primo di un capo di Stato iraniano in un paese dell’Unione europea dopo la Rivoluzione islamica del 1979. La circostanza è stata ricordata a Teheran, nella visita compiuta proprio questa settimana, dal premier di allora, Massimo D’Alema.

Ricordiamo che la preparazione della visita di Bonino era cominciata con la missione a Teheran del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli lo scorso 7 agosto, appena due giorni dopo l’insediamento di Rohani vincitore delle presidenziali di giugno: una mossa che suscitò le «perplessità di capitali europee vicine e lontane», ebbe a constatare il mese scorso Bonino ricordando però - con una colorita metafora - che all’Assemblea generale dell’Onu a New York ci fu poi una tale «fila per parlare con Rohani» che non si vede «neanche fuori dal Moma».

Il compito assunto dall’Italia appare difficile e dall’esito non scontato. Da un lato ci sono le resistenze, interne all’Iran ma per ora soprattutto al Congresso americano, nei confronti del completamento dell’accordo provvisorio di Ginevra sul controverso programma nucleare iraniano. Dall’altro ci sono diffidenze iraniane acuite dai 34 anni di assedio americano alla scomoda repubblica islamica. Un riprova sono state le proteste diplomatiche di Teheran per il premio Sakharov che una delegazione di eurodeputati ha consegnato a due dissidenti iraniani di spicco, il regista Jafar Panahi e l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh, che l’avevano vinto l’anno scorso ma non erano potuti andare a ritirarlo a Strasburgo perché reclusi.

Con la ripresa del dialogo sulla questione del nucleare iraniano "si apra da parte dell'Ue e dell'Iran un periodo di relazioni normali", ha auspicato il ministro degli Esteri con il collega iraniano Mohamed Zarif. Normalizzazione nei rapporti tra Europa e Iran che molto dipende dalla riuscita dell'intesa sul nucleare. Se da una parte l'Italia esprime l'auspicio che "il piano di azione deciso a Ginevra si trasformi in accordo generale", dall'altra Teheran risponde con un appello a "non sabotare ciò che è stato deciso ai più alti livelli politici". E qui il destinatario del messaggio non è solo l'Unione europea ma anche gli Stati Uniti. Nessun cenno in dettaglio sulle sanzioni se non l'applicazione del piano di Ginevra e, comunque, ha spiegato Bonino, "tutte le volte che si è accennato alle sanzioni è stato fatto per guardare avanti e non tornare su non si quale dossier".

Sul tavolo degli incontri anche gli accordi bilaterali. Dal lato economico, con l'annuncio di una missione a breve di una delegazione della Banca Centrale iraniana in Italia e l'apertura di legami in nuovi settori come quello ferroviario e aeronautico; nel campo culturale.

Ma i rapporti tra Iran e Occidente sono legati a doppio filo anche all'eventuale ruolo che il Paese giocherà nella crisi siriana. Teheran incassa ancora una volta il sostegno dell'Italia che continuerà ad appoggiare la necessità che tutti "i Paesi implicati siano responsabilizzati a dare il loro contributo", come ha ricordato Bonino. Il capo della diplomazia italiana ha ripetuto che "i Paesi della regione che hanno implicazioni nel dramma siriano devono avere la possibilità di assumersene la responsabilità. Tutti coloro che possono dare un contributo - ha auspicato ancora la Bonino - devono essere chiamati a darlo".



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