giovedì 11 agosto 2016

«Aleppo è allo stremo, manca tutto dall'acqua al sangue per le trasfusioni»



Ad Aleppo la popolazione agonizza sotto i bombardamenti dell’ultima settimana che stanno riducendo la città allo stremo: “Siamo intrappolati in casa, non c’è via di fuga e non possiamo muoverci. Sta iniziando a mancare tutto, e da quattro giorni non c’è più acqua”. Il grido di dolore proviene dallo staff siriano di Gvc,l’unica associazione italiana presente nella città mediorientale straziata dalla guerra civile: qui, fra mille difficoltà, una squadra di cinque volontari che ne coordinano altre decine fanno formazione rivolta agli insegnanti, oltre a intervenire nella riparazione dei pozzi d’acqua e a fornire taniche e cisterne.

 La città siriana di Aleppo è stata nuovamente colpita da un attacco chimico, probabilmente a base di cloro, che se confermato costituirebbe un crimine di guerra oltre che un allarmante segnale dell'intensificato uso, da parte del governo siriano, delle armi chimiche contro la popolazione civile. L'attacco, avvenuto ad al-Zibdiye, un quartiere controllato dai gruppi armati che si oppongono al governo di Damasco, è il terzo portato a termine nel giro di due settimane nel nord della Siria. Le persone morte sono almeno quattro. Amnesty International ha avuto conferma del ricovero di almeno 60 persone, tra cui 40 bambini, con sintomi caratteristici di un attacco col cloro.

Sì, perché una delle tante emergenze riguarda i 2-300mila bambini (solo ad Aleppo, in tutta la Siria sono alcuni milioni) che da alcuni anni non riescono ad andare a scuola: “I nostri volontari lavorano alla costruzione di punti studio e alla formazione dei professori – spiega Dina Taddia, presidente di Gvc Italia, ong bolognese – Ci sono bambini che da cinque anni sono impossibilitati a seguire studi normali e che necessitano anche di aiuto psicologico, perché soffrono di disturbi etichettati come post-traumatic stress desorders, quelli provocati dal fatto di rimanere chiusi in casa per giorni mentre intorno cadono le bombe.

Condizioni estreme, aggravate dalla mancanza di cibo e di acqua, che portano a problemi del sonno e a sofferenze psicologiche di varia natura e gravità”. Il quadro apocalittico di una città da due milioni di abitanti dove si affrontano quattro fazioni armate – le truppe governative, le milizie di Al Nusra, di Free Syrian Army e dell’Isis – negli ultimi giorni si è ulteriormente aggravato: “Aleppo è circondata ed è diventata una trappola mortale per la popolazione civile sotto assedio – aggiungono i responsabili di Gvc -. I nostri colleghi ci raccontano che non possono muoversi nelle aree ad ovest dove sono sempre andati, come ad Al Hamadaniah, dove risiede il maggior numero di rifugiati interni, a causa dei colpi e del fumo dei pneumatici bruciati per nascondere gli obiettivi. Non ci sono carne, frutta né carburante. I prezzi di quel poco che c’è sono alle stelle”.

Per portare un minimo di sollievo alla gente, ripristinando almeno le forniture d’acqua ed elettricità, servirebbe ben di più delle tre ore di cessate il fuoco concordate da ieri mattina, fra le 10 e le 13: “Abbiamo sentito i nostri collaboratori ad Aleppo, non riescono ad uscire di casa per il fumo dei bombardamenti e dei pneumatici bruciati – dice la Taddia -. Il cessate il fuoco, è del tutto insufficiente per ripristinare le forniture d’acqua, intervenendo sugli impianti elettrici o a gasolio. Ci vogliono almeno 48 ore di tregua, per questo ci uniamo all'appello dell’Onu: è il minimo indispensabile, in tre ore non si riesce neanche ad arrivare nel centro della città”.

Gli aiuti di Gvc alla popolazione assetata si sono tradotti nella distribuzione di 61mila taniche, straordinariamente preziose in una situazione del genere, e nell'installazione di 75 cisterne da cinquemila litri per lo stoccaggio dell’acqua. Ora però bisogna fare presto: “Se le reti idroelettriche non verranno rimesse in uso rapidamente, le conseguenze per la popolazione saranno catastrofiche. Soprattutto i bambini sono a grave rischio di malattie infettive, specialmente con l’aumento delle temperature estive”.

Le Nazioni unite hanno aperto un’indagine dopo che i ribelli hanno accusato il regime di Assad di aver fatto un attacco con il cloro contro le forze di opposizione ad Aleppo, causando quattro morti e diversi feriti. L’inviato dell’Onu in Siria ha dichiarato che, se l’uso del cloro venisse confermato, si tratterebbe di “un crimine di guerra”. L’attacco sarebbe confermato anche da un video ottenuto dalla Bbc.

Un medico di Aleppo ha riferito ad Amnesty International che tutti i ricoverati presentavano gli stessi sintomi (difficoltà di respirazione e tosse) e che l'odore di cloro sui loro vestiti era evidente. Secondo il medico, se gli attacchi proseguiranno le scorte di medicinali sono destinate a esaurirsi rapidamente. L'attacco ha avuto luogo poco prima che la Russia annunciasse tre ore al giorno di cessate il fuoco per consentire l'ingresso di aiuti umanitari in alcune zone di Aleppo ove ce n'è disperato bisogno. "Chiediamo l'immediata cessazione dei raid aerei sugli obiettivi civili di Aleppo. Gli attacchi chimici e altri crimini di guerra devono finire. Chiediamo inoltre che gli aiuti possano arrivare senza incontrare ostacoli alle decine di migliaia di persone intrappolate nella zona orientale della città" - ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.  "Tre ore al giorno sono del tutto insufficienti per far arrivare gli aiuti, data la dimensione della crisi umanitaria in corso, i pericoli lungo il percorso e il tempo necessario per la consegna", ha commentato Mughrabi. Il 1° agosto due barili bomba presumibilmente contenenti cloro erano stati sganciati sulla città di Saraqeb, nella provincia di Idlib, causando danni ad almeno 28 civili. Secondo fonti di stampa, un altro attacco chimico sarebbe avvenuto il 2 agosto ad Aleppo.

 Esattamente un anno fa il Consiglio di sicurezza aveva disposto, con una risoluzione, un'indagine per individuare l'origine e i responsabili degli attacchi chimici in Siria. La Russia è disposta a discutere un allungamento della "pausa umanitaria" di tre ore proposta nella zona di Aleppo per permettere la consegna degli aiuti umanitari alla città assediata: lo hanno reso noto le Nazioni Unite, che avevano invece chiesto una tregua di 48 ore. "Tre ore non sono sufficienti: i russi ci hanno ascoltato e sono pronti a discutere per migliorare la loro proposta originale", ha spiegato l'inviato dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura. Il responsabile delle operazioni umanitarie dell'Onu, Stephen O'Brien, aveva dichiarato ieri che "per poter soddisfare i bisogni umanitari alla scala necessaria servirebbero due diversi corridoi e circa 48 ore per poter far entrare un numero sufficiente di camion".


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