mercoledì 24 agosto 2016

Un gemello della Terra attorno alla stella più vicina



È una scoperta epocale, quella di un pianeta simile alla Terra in orbita intorno alla stella più vicina, Proxima Centauri: «è il pianeta esterno al Sistema Solare più vicino a noi mai scoperto, è veramente una pietra miliare per l’umanità», ha commentato l’astronoma Isabella Pagano, dell’osservatorio di Catania dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). A fare della scoperta di Proxima b un evento davvero unico è «l’avere provato che la stella più vicina a noi ha un pianeta nella zona in cui può esistere acqua liquida e dove anche la temperatura potrebbe essere ideale per l’esistenza di forma di vita». La scoperta, ha proseguito la ricercatrice, è il coronamento di una `caccia´ davvero molto lunga, durata ben 16 anni e condotta da Terra, con il telescopio dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso) in Cile, a La Silla.

Proxima b è un pianeta roccioso che orbita intorno alla stella 'vicina di casa' del Sole, Proxima Centauri. Dotato di una massa di poco maggiore rispetto a quella della Terra, completa un giro intorno alla sua stella in 11 giorni rimanendo ad una distanza compatibile con la presenza di acqua liquida in superficie, un elemento chiave per la caccia a forme di vita. Lo annunciano su Nature gli astronomi coordinati dalla Queen Mary University di Londra.

Un primo indizio della presenza del gemello della Terra 'Proxima b' era già stato individuato nel 2013, ma la conferma è arrivata solo dopo l'intensa campagna di osservazioni 'Pale Red Dot' (Piccolo punto rosso), condotta nei primi mesi del 2016 puntando su Proxima Centauri lo spettrografo HARPS montato sul telescopio da 3,6 metri dello European Southern Observatory (Eso) in Cile.

Il nuovo pianeta è veramente eccezionale: è di tipo terrestre, ossia solido, la sua massa è 1.3 volte quella della Terra, solo il 30% in più insomma, ruota attorno alla sua stella di riferimento in soli 11 giorni e poco più, l'anno di Proxima b dura quindi meno di due delle nostre settimane. Inoltre, importantissimo, sta in quella zona attorno alla sua stella che gli scienziati chiamano Goldilocks, in cui è possibile la presenza di acqua liquida e di condizioni potenzialmente favorevoli alla presenza di vita. In parole più semplici è abbastanza lontano dalla sua stella madre per non essere bruciato dal suo calore ed è però abbastanza vicino da non essere in zone troppo fredde. Se mettiamo tutte queste caratteristiche assieme al fatto che è dietro l'angolo l'importanza, non solo astronomica, della scoperta è chiara.

Il primo ricercatore del nutrito team di scienziati, soprattutto europei, autori della scoperta, Guillem Anglada-Escudé (Queen Mary University of London), ha illustrato i risultati della lunga ricerca, pubblicati giusto in queste ora in tre diversi lavori sulla rivista Nature. Come ogni scoperta importante i risultati derivano anche da ricerche precedenti che avevano messo gli astrofisici sulla pista giusta, dopo anche qualche falsa partenza. Il telescopio utilizzato, 60 notti di difficili misure in quasi 5 anni, è quello europeo da 3.6 metri di apertura, posto in Cile sulle Ande, località La Silla, che è specializzato con strumenti capaci di misurare le velocità di rotazione, avvicinamento o allontanamento delle stelle, uno dei metodi con cui ti scoprono pianeti al di fuori del nostro striminzito sistema solare.

Quelle condotte con il telescopio dell'Eso a partire da 16 anni fa sono state "ricerche pionieristiche", ha osservato Isabella Pagano, ma non sufficientemente confermate. Le cose sono cambiate con l'installazione dello strumento Harps (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher), che ha permesso di trovare tutte le conferme. Lo stesso strumento è stato installato anche nel Telescopio Nazionale Galileo, nelle Canarie, per osservare il cielo dell'emisfero Nord. "Il pianeta Proxima b ha una massa simile a quella della Terra, di 1,5 volte maggiore, ma non sappiamo che dimensioni abbia", ha detto ancora l'esperta. Potrebbe, per esempio, "avere un volume maggiore o minore della Terra, a seconda della sua densità". Quello che sappiamo con certezza è che si tratta di un piccolo pianeta nella cosiddetta 'zona abitabile', ossia la distanza 'giusta' dalla stella per avere acqua allo stato liquido. Ma è anche vero, ha rilevato pagano, che "Proxima Centauri è una stella attiva, con brillamenti solari carichi di energia.

Per questo non siamo in grado di dire se effettivamente il pianeta è abitabile". le condizioni perché lo sia teoricamente ci sono, ma per saperne di più si dovrebbe osservare il pianeta mentre transita contro il disco della sua stella: "in moltissimi hanno cercato di farlo, ma senza successo", ha detto Pagano. Il transito permette infatti di acquisire molto informazioni sul pianeta, compresa la possibilità che possa avere acqua liquida. A queste domande, ha concluso l'astronoma, potrà dare una risposta la prossima generazione di telescopi spaziali.


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