martedì 2 agosto 2016

Elezioni Spagna rischia di andare alle urne per la terza volta in un anno



Al termine del giro di consultazioni con i leader politici, re Felipe VI di Spagna ha incaricato il premier uscente il Pp Mariano Rajoy di tentare di formare il nuovo governo, un incarico che il leader del PP ha accettato: lo ha annunciato lo stesso Rajoy. "Il re mi ha incaricato di tentare di ottenere l'investitura" del Congresso, ha detto Rajoy in una conferenza stampa alla Moncloa dopo il colloquio con Felipe VI. "Gli ho spiegato che al momento non conto sugli appoggi necessari, ma ho accettato" ha aggiunto. Rajoy ha detto che il voto di investitura potrebbe intervenire dopo un "tempo ragionevole" ma non ha indicato alcuna data. Il leader del Pp ha precisato di auspicare un governo di largo consenso, ma di essere pronto a guidare in alternativa un esecutivo minoritario. Il premier uscente ha invitato i leader di tutti i partiti a collaborare perché il paese esca con un nuovo governo dalla crisi politica aperta dalle politiche del 20 dicembre ed eviti di tornare alle urne, per la terza volta in meno di un anno.

Il gran rifiuto del leader socialista a sostenere un governo popolare guidato da Rajoy rischia di mandare il Paese alle urne per la terza volta nel giro di neanche 12 mesi

Senza un accordo tra i partiti la Spagna rischia di andare alla urne per la terza volta in un anno: il premier incaricato, il conservatore Mariano Rajoy, ha lanciato il suo avvertimento, diretto soprattutto al leader del Partito socialista (Psoe) Pedro Sánchez, che ha negato il suo appoggio al governo guidato da Rajoy, che non ha i numeri per governare senza l’appoggio del Psoe.

«No alla grande coalizione, no ad appoggiare dall’esterno un governo del Pp, no ad appoggiarlo del tutto». Pedro Sánchez, leader del partito Socialista spagnolo, dice no. Un no forte e chiaro, ribadito su tutta la linea. Il Psoe voterà così contro l’investitura del leader del partito Popolare, Mariano Rajoy, primo ministro uscente, vincitore (senza maggioranza) delle ultime elezioni del 26 giugno e incaricato dal Re Felipe di formare un governo. Delle tre opzioni che sono astensione, voto a favore e voto contrario, «noi socialisti voteremo contro», ha annunciato Sánchez. Ribadendo più volte che la formazione politica da lui guidata «resterà all'opposizione. Un’opposizione utile, con delle proposte». Ma questa decisione, a meno di sorprese dell’ultim’ora, rischia di mandare i cittadini spagnoli alle urne per la terza volta in meno di un anno.

Nel frattempo il premier e in pectore  Rajoy per il vertice Nato. Nel mezzo delle questioni strategiche e militari, ha voluto lanciare un monito proprio in vista delle nuove consultazioni di settimana prossima per formare il governo: «Ripetere le elezioni sarebbe un’insensatezza che non dimenticheremo mai». Vincitore ma senza maggioranza delle ultime elezioni politiche del 26 giugno, con la conquista di 135 deputati su 350 al Congresso, il leader del Pp ha avviato consultazioni con gli altri partiti nel complicato tentativo di formare il nuovo governo. Aveva proposto come prima opzione una grande coalizione con socialisti (85 deputati) e Ciudadanos (32), respinta però da Sanchez. Secondo la stampa spagnola, Rajoy tenterà di formare un governo di minoranza, ma non ha per il momento i numeri per superare il voto di investitura davanti al Congresso (la maggioranza è a quota 176 deputati).

Alcuni analisti avevano così ipotizzato che il Psoe all'ultimo minuto optasse per un’astensione di almeno una parte dei suoi parlamentari per consentire così la nascita di un nuovo governo ed evitare nuove elezioni, le terze in meno di un anno. Una ipotesi caldeggiata, «in caso di necessità», dal leader storico del Psoe ed ex-premier Felipe Gonzalez. Ma il gran rifiuto odierno di Pedro Sánchez rende il ritorno alle urne sempre più probabile.

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