venerdì 2 maggio 2014
Stati Uniti e Germania: uniti per l'Ucraina
Trentotto persone sono morte in un incendio dopo gli scontri a Odessa, riferiscono fonti ufficiali. Il ministero dell'interno ucraino ha precisato che "in margine agli scontri (tra filorussi enazionalisti), è scoppiato un incendio di origine dolosa" allaCasa dei sindacati. "Trentotto persone sono morte, 30 persoffocamento e otto perché sono saltate dalla finestra", ha aggiunto.
Gli stati occidentali «sono uniti contro le azioni illegali della Russia in Ucraina e determinati a coordinare le proprie azioni, comprese le sanzioni contro Mosca»: lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, nel corso della conferenza stampa alla Casa Bianca con la cancelliera tedesca Angela Merkel. «Siamo pronti a nuovi passi se la Russia continua con la sua invasione» dell'Ucraina, ha chiarito Obama, mentre la cancelliera ha avvertito che «Se la situazione in Ucraina non si stabilizza nuove sanzioni contro la Russia saranno inevitabili».
Intanto il presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turcinov, ha annunciato che le forze filorusse a Slaviansk hanno «subito perdite considerevoli, con molti morti e feriti», senza tuttavia precisarne il numero. L'autoproclamato sindaco di Sloviansk, Viaceslav Ponomariov, aveva riferito in precedenza di cinque morti tra i ranghi filorussi.
Slavinansk è anche la città in cui i negoziati per la liberazione dei sette osservatori dell'Osce, fra cui quattro cittadini tedeschi, tenuti in ostaggio a Slaviansk sono al momento in «una fase molto delicata«. È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, nel corso di un incontro a Berna con il suo omologo svizzero Didier Burkhalter.
In quanto presidente dell'Osce Burkhalter ha ribadito che l'obiettivo dei negoziati é «il rilascio degli ostaggi senza condizioni« Nel corso del colloqui, Steinmeier ha inoltre ricordato alla comunità internazionale che la crisi in Ucraina «rappresenta una grande sfida per tutti«, soprattutto alla luce degli avvenimenti di questa mattina, «prova che la violenza non é ancora finita«.
Per Vladimir Putin - recita la nota diffusa dopo qualche ora dal Cremlino - il raid avviato nell'Est dell'Ucraina è un «atto criminale» che distrugge gli accordi di Ginevra. «Utilizzando l'aviazione per sparare su località di civili, il regime di Kiev ha lanciato un'operazione punitiva e sta distruggendo tutte le speranze per l'attuazione degli accordi di Ginevra».
Come atto di deterrenza verso Mosca, cinque navi della Nato sono arrivate in Lituania: lo ha reso noto Juozas Olekas, ministro della Difesa dell'ex Repubblica sovietica sul Mar Baltico. Le navi - quattro cacciatorpediniere e una nave appoggio di Norvegia, Olanda, Belgio ed Estonia, arrivate nel porto di Klaipeda - sono un evidente segnale con cui la Nato cerca di rassicurare la Lituania e le altre repubbliche baltiche, preoccupate dalla crescente tensione in Ucraina. «L'arrivo delle navi della Nato sono un ulteriore segnale di unità e solidarietà della Nato» ha detto Olekas. Lo stesso ministro ha parlato di «misura di deterrenza» contro la Russia.
A Slavyansk, oltre gli elicotteri dispiegati, otto blindati ucraini e decine di soldati hanno preso il controllo di una strada di accesso a sud, smantellando un posto di blocco dei filo-russi. Nella città di 160mila abitanti sono risuonate le campane delle chiese per avvertire la popolazione del pericolo imminente.
Fonti del ministero dell'Interno ucraino hanno fatto sapere che il governo a Kiev non commenterà quanto sta accadendo a Slavyansk «finché l'operazione non sarà terminata». L'offensiva è la prima risposta militare su ampia scala ai miliziani filo-russi che hanno preso il controllo di numerosi edifici pubblici di città del sud-est dell'ex repubblica sovietica, alimentando la più dura contrapposizione tra Mosca e Occidente dai tempi della Guerra Fredda.
Una conferma del clima teso era venuta dalla parata dei lavoratori sulla Piazza Rossa per il Primo maggio voluta dal presidente russo, Vladimir Putin, la prima dal disfacimento dell'Unione Sovietica, che si è trasformata in una manifestazione di sostegno al Cremlino per l'annessione dell'Ucraina e la protezione della minoranza russofona.
Intanto l'Europa stigmatizza l'atteggiamento russo nella crisi ucraina. Per il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso la situazione in Ucraina «è la più grande minaccia per la sicurezza dell'Europa dalla caduta del muro di Berlino» e si tratta di una «minaccia diretta al diritto internazionale e alla pace internazionale». In un discorso alla Stanford University Barroso ha detto che il comportamento della Russia è «inaccettabile».
«I invece di accettare le scelte sovrane dell'Ucraina - accusa Barroso - la Russia ha deciso di interferire, di destabilizzare e occupare una parte della territorio con essa confinante, con un gesto che speravamo fosse sepolto nei libri di storia.
Non possiamo accettare né tollerare questo tipo di comportamento. Questo é il motivo per cui siamo stati rapidi nel reagire insieme ai nostri partner del G7 e nel rendere chiaro che queste azioni comportano un costo politico, diplomatico ed economico». Noi, dice ancora Barroso, siamo anche pronti «a sostenere l'Ucraina a diventare un Paese democratico, prospero e indipendente. Ma questo non è solo un problema per l'Europa, gli Stati Uniti o il gruppo del G7: dovrebbe riguardare il resto del mondo, in quanto si tratta di una minaccia diretta al diritto internazionale e alla pace internazionale».
tutto l'est dell'Ucraina è in fiamme: almeno una dozzina di morti accertati, numerosi feriti, due elicotteri abbattuti sono il bollettino provvisorio della giornata di guerra civile combattuta nel russofono sud-est ucraino, dove Kiev ha rilanciato la sua offensiva militare a Sloviansk, roccaforte della rivolta separatista filorussa. E nuovi scontri di piazza sono esplosi a Odessa, sul Mar Nero, tra secessionisti e filo Kiev: 38 persone sono morte in un incendio scoppiato a seguito dei tafferugli.
Il blitz dell'esercito ucraino rischia di essere il colpo di grazia agli accordi di Ginevra, secondo Mosca, che ha chiesto un intervento dell'Osce e una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu contro quella che considera una "operazione punitiva" e "criminale", rilanciando anche l'ultimatum sul gas a Kiev per la fine di maggio. Dagli Usa, intanto, Obama e Merkel ammoniscono che l'Occidente è pronto a far scattare contro la Russia la fase 3 delle sanzioni, quelle settoriali, in particolare se saranno ostacolate le prossime presidenziali del 25 maggio.
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