Negli Stati Uniti il potere esecutivo si rafforza nel corso del XX secolo. Il primo grande cambiamento avviene con Franklin D. Roosevelt che affronta la Depressione causata dalla grande crisi del 1929 con il suo “NewDeal”, un programma di intervento pubblico nell’economia, e con la creazione di nuove strutture al servizio della presidenza, vero motore del sistema politico-istituzionale. Ma è con la seconda guerra mondiale e il suo generale Ike Eisenhower che viene completamente superata la Depressione: grazie all’enorme meccanismo militare e alla produzione industriale bellica l’economia si rimette in moto. Il potere oscilla dunque sempre di più dalla parte della presidenza, alla cui diretta responsabilità fanno capo l’esercito più potente del mondo, un eccellente apparato di “intelligence” e il delicato sistema scientifico-militare che ruota attorno alla bomba atomica. Ed è con la CIA (Central Intelligence Agency) che dal 1946 entra in funzione un potentissimo sistema di controllo spionistico internazionale: un organo che coordina i sevizi segreti con le nuove responsabilità militari globali degli USA.
Creata da Harry Truman nel '46. La CIA è l'agenzia di spionaggio per l'estero degli Stati Uniti, responsabile dell'ottenimento e dell'analisi delle informazioni sui governi stranieri, sulle società, sugli individui e sulla segnalazione di tali informazioni ai vari rami del governo degli USA.
Dispone inoltre di un ampio apparato militare segreto, che durante la guerra fredda è stato responsabile di diverse campagne clandestine contro governi stranieri.
E’ stata sempre sulla ribalta della cronaca, anche se storicamente più nel male che nel bene, come confermano anche gli ultimi scandali di fine 2015: dalle presunte false informazioni ad Obama sull'Isis all'imbarazzante divulgazione da parte di Wikileaks di dati personali del suo potente capo, John Brennan, dopo l'hackeraggio del suo account di posta elettronica.
La Cia è stata artefice di falliti colpi di Stato, dall'Iran a vari Paesi sudamericani, uccisioni e tentati omicidi di leader politici stranieri, spionaggio interno come quello del Watergate. L'agenzia di intelligence non si è risparmiata neppure uno scandalo rosa, quando quattro anni fa il suo direttore, il generale David Petraeus, si è dimesso ufficialmente a causa di una storia extraconiugale con l'autrice della sua biografia, anche se sulla vicenda si è allungata l'ombra delle accuse di inefficienza alla Cia per la gestione della rivolta di Bengasi dell'11 settembre 2012, quando fu ucciso l'ambasciatore americano Chris Stevens: un episodio che ha messo non poco in difficoltà Barack Obama durante la sua seconda campagna elettorale e che continua a tormentare l'allora segretario di Stato Hillary Clinton nella sua corsa verso la Casa Bianca.
La Cia di fatto sorse sulle ceneri dell'Office of Strategic Services (Oss) e si trasformò in una micidiale arma politico-militare nell'epoca della guerra fredda, quando il suo principale nemico fu il Kgb sovietico. Una delle sue missioni principali, in gran parte fallita, fu quella di contenere il comunismo in Europa dell'est sostenendo i gruppi anti comunisti, infiltrando e sabotando, soprattutto in Ucraina, Bielorussia e Polonia. La Cia ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l'influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948: un'ombra che è arrivata sino al sequestro di Aldo Moro.
Tra le numerose critiche rivolte alla Cia del dopoguerra - in parte confermate da documenti riservati statunitensi e britannici de secretati - vi è quella di aver aiutato, reclutato e perciò protetto alcuni esponenti nazifascisti di alto grado, tra cui il maggiore Karl Hass, condannato all'ergastolo con Erich Priebke per l'Eccidio delle Fosse Ardeatine e coinvolto in diverse indagini relative alla Strategia della tensione. Famigerate sono rimaste le operazioni clandestine, a partire dagli anni Cinquanta, per ribaltare governi nemici o pericolosi per gli Usa: nel 1953 in Iran fu deposto, insieme ai servizi segreti britannici, il governo democraticamente eletto di Mohammad Mosadeq, l'anno dopo toccò al presidente del Guatemala Jacovo Arbenz Guzman, che aveva toccato interessi legati direttamente all'allora Segretario di stato Usa John Foster Dulles, fratello di Allen Dulles, capo della Cia. Un intervento, quest'ultimo, che produsse una lunghissima guerra civile. Tra l’attività cospirativa nei primi anni Settanta contro il presidente socialista cileno Salvatore Allende, deposto dal dittatore Augusto Pinochet, e negli anni Ottanta il sostegno ai Contras contro la giunta sandinista marxista, con l'amministrazione Reagan che violò il divieto del Congresso. Tra i fallimenti più imbarazzanti invece l'operazione per sbarcare alla Baia dei Porci a Cuba nel 1961. Dopo lo scandalo spionistico del Watergate nel 1972, che costrinse il presidente Richard Nixon a dimettersi, il Congresso tento' di limitare poteri ed eccessi dell'agenzia. Ma nuovi scandali sono emersi anche recentemente: dal Cia-gate del 2003, che coinvolse alcuni funzionari del governo di George Bush colpevoli di aver rivelato notizie riservate sull'agente coperto Valerie Plame, alle "extraordinary renditions" seguite all'11 settembre. Tra queste il rapimento dell'imam egiziano Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003 con la collaborazione dei servizi segreti militari italiani. Nel 2013 la Cia è stata risparmiata dalla bufera dell'Nsa-gate scatenata dalle rivelazioni di Edward Snowden, ma il contractor della national secury agency era pur sempre un dipendente dell'agenzia di Langley.
I coltissimi agenti dei servizi segreti americani capirono che quella con il comunismo era una battaglia culturale. Così sovvenzionarono Pollock, De Kooning, Rothko e tanti altri.
L'arte astratta fu davvero l'arma segreta degli americani durante la guerra fredda? La risposta è sì, anche se finora pochi conoscono la storia straordinaria e quasi incredibile che vede la Cia comportarsi come un principe italiano del Rinascimento, o un Papa, per promuovere l'arte astratta e battere i sovietici e il loro realismo socialista che imbarazzava quasi tutti gli intellettuali e persino artisti occidentali di fede comunista.
La notizia è del 1995 quando che la giornalista inglese Frances Stonor Saunders presentò i risultati della sua inchiesta in The Cultural Cold War (la guerra fredda della cultura) basato sulle rivelazioni dei vecchi dirigenti della Cia che avevano ideato l'operazione. Erano proprio quegli uomini a paragonarsi ai principi e ai papi italiani del Rinascimento: «salvo il dettaglio della segretezza, noi siamo papi in incognito».
Senza la Cia, niente Jackson Pollock, Willem De Kooning, Mark Rothko e tutti gli artisti che imposero New York come capitale mondiale dell'arte, surclassando Parigi. Chi era il loro papa? La Cia. Scopo? Battere i russi nella conquista degli intellettuali, specialmente francesi e italiani. Secondo un principio di senso gramsciano: chi ha dalla sua parte gli intellettuali, gli artisti, i giornalisti, vince la guerra della comunicazione. E del consenso.
Gli intellettuali europei, durante e dopo la guerra, specialmente in Italia e Francia, erano passati in blocco al Partito comunista. In Italia il trasferimento fu totale. Tutti cercarono di cancellare il loro passato fascista che arrivava almeno fino alle leggi razziali, e in molti casi oltre. Soltanto Carlo Levi era stato fin dall'inizio antifascista. L'adesione al Partito comunista era stata così massiccia da diventare un problema per il segretario del PCI Palmiro Togliatti. Antonello Trombadori, critico d'arte del partito, fu incaricato di visitare gli artisti diventati comunisti per costruire (a posteriori) la storia del tormentato distacco dal fascismo. Ne nacquero liti e perfino qualche scazzottatura tra gli amici di Corrado Cagli e Renato Guttuso ma l'operazione fu condotta in porto. Questo imponente «travaso» di intellettuali e artisti nelle file comuniste allarmò la Cia fin dal momento dalla sua nascita, nel 1947.