venerdì 1 gennaio 2016

Putin: “La Nato è primo il nemico”



Mosca aggiorna il suo piano strategico nazionale - come promesso nei mesi scorsi - e si attrezza per le sfide del futuro, a partire dal primo gennaio del 2016.

Il presidente russo aggiorna la strategia di sicurezza nazionale con la graduatoria delle minacce alla Russia. Al primo posto gli Stati Uniti e i loro alleati. «Il terrorismo? La nascita e il consolidamento dell’Isis sono il frutto della politica dei doppi standard di alcuni Paesi»

Anno nuovo, idee nuove. Vladimir Putin ha accompagnato i russi nel 2016, con il tradizionale messaggio sullo sfondo del Cremlino che precede i rintocchi di mezzanotte, facendo gli auguri ai militari che «combattono il terrorismo internazionale». E il suo decreto n. 683 del 31 dicembre dichiara entrata in vigore la nuova Strategia della sicurezza nazionale russa. Il documento stabilisce la graduatoria delle minacce principali alla Russia per i prossimi sei anni. Al primo posto si trova la Nato, in particolare la sua espansione verso i confini russi. E il nemico principale sono gli Stati Uniti e i loro alleati.

Il terrorismo internazionale, che Mosca dichiara di combattere in Siria, è visto come una subordinata di questo confronto: il documento strategico afferma che «la nascita e il consolidamento dell’Isis sono il frutto della politica dei doppi standard di alcuni Paesi». Una conferma nero su bianco di quello che era già stata la politica e la retorica del Cremlino nell’ultimo anno, ma con la revisione della Strategia ordinata da Putin nel luglio dell’anno scorso, diventa ufficiale. La minaccia principale è l’Occidente, in primo luogo gli Usa, che «insieme ai loro alleati vogliono conservare un ruolo dominante nelle vicende internazionali» e cercano perciò di «contrastare la politica interna ed internazionale autonoma della Federazione Russa». Da questo scontro nascono «nuove minacce alla sicurezza nazionale che hanno un carattere complessivo e interconnesso». Non solo militari: accanto all’espansione della Nato, il documento cita come minaccia le «rivoluzioni colorate» ispirate nei Paesi dell’ex blocco sovietico dagli Usa e dall’Ue, e la «militarizzazione e la corsa agli armamenti nei Paesi limitrofi». Una nota a parte è dedicata alla condanna del «colpo di Stato anticostituzionale sostenuto da Usa e Ue».

E’ la visione in sintesi del mondo visto dal Cremlino: la Russia vuole avere le sue sfere d’influenza e intervenire nei conflitti internazionali, oltre a «prevenire lo scontro militare grazie al contenimento nucleare». Nel farlo entra in rotta di collisione con le ambizioni americane e tutto il resto è una conseguenza. Putin aveva già bollato l’Isis come «fenomeno secondario», descrivendo nella sua conferenza stampa di fine anno gli jihadisti come «carne da macello» utilizzata per occultare una lotta per le risorse lanciata altrove. E la sua strategia in Siria ha puntato non tanto a ridimensionare l’Isis quanto a consolidare il potere di Bashar Assad, sfidando la determinazione di Washington di costringerlo alle dimissioni. Del resto, esattamente un anno fa entrò in vigore la nuova Dottrina militare della Russia, un documento in buona parte simmetrico alla Strategia, che già collocava al primo posto tra le minacce a Mosca l’espansione della Nato, seguita da «destabilizzazione», «aumento dei contingenti militari» e «ingerenze esterne» nei Paesi limitrofi. Il terrorismo internazionale era collocato soltanto al decimo posto nella lista delle minacce, mentre ampio spazio veniva dedicato ai rischi provenienti da movimenti di opposizione interni.

Detto questo, anche la crisi che attanaglia il Paese, frutto pure «delle sanzioni che ne destabilizzano l'economia», pone i suoi rischi e il Cremlino si propone di reagire varando misure che sostengano il rublo, mettano in sicurezza i conti pubblici e riducano l'inflazione. Se poi l'Europa continuerà a guardare altrove, Mosca punterà a stringere i suoi rapporti con la Cina - e più in generale l'area asiatica - e a varare nuovi rapporti di cooperazione con l'America Latina e l'Africa.

Il piano prevede infine l'uso della forza militare «solo se ogni altra misura risulta inefficace». In questo senso, la prevenzione di conflitti militari viene affidata al mantenimento «a un giusto livello» del «deterrente nucleare» così come di un «giusto grado di prontezza al combattimento delle forze armate».

Intano è entrato in vigore l’accordo di libero scambio tra Ucraina e Unione europea. L’accordo determina relazioni commerciali più intense tra Bruxelles e l’ex repubblica sovietica. Sempre oggi entra in vigore l'embargo sui beni alimentari, imposto dalla Russia all’Ucraina. In Crimea intanto c’è stato un nuovo black out, dovuto a un’esplosione sulla linea elettrica in Ucraina.


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