domenica 3 gennaio 2016

Iran, il 2016 sarà l'anno della svolta



Nonostante l’embargo economico, l'Iran è stata la base industriale più estesa del Medio Oriente  affermandosi nell’industria siderurgica, del cemento e in quella automobilistica. Leader nel campo della ricerca scientifica in medicina e in ingegneria dopo Turchia e Israele, l’Iran ha ricevuto credito a livello mondiale per le sue realtà accademiche. Ricorda il Premio Nobel per la matematica Maryam Mirzakhani. Ciò di cui ha bisogno ora l’Iran è la tecnologia occidentale e il proprio capitale. Le sanzioni occidentali hanno fatto si che gli unici paesi a interagire economicamente con l’Iran fossero Cina, India e Russia. Questi lo hanno fatto in maniera opportunistica e hanno contribuito all’isolamento del paese.

È indubbio che, dal punto di vista economico, l'Iran sia certamente un Paese ricco, con abbondanza di gas e petrolio, ma il loro sfruttamento è stato penalizzato grazie alle sanzioni dal non trasferimento di know-how e, inoltre, dalle condizioni estremamente svantaggiose imposte dalle leggi locali ai possibili investitori stranieri. Con la revoca delle sanzioni l'Iran modificherà in  maniera significativa le condizioni contrattuali.

Nel frattempo, la popolazione deve oggi convivere con una inflazione vicina al 40%, anche se e nonostante la quale, per cercare di rilanciale almeno gli investimenti interni, il governo ha imposto alla banca una netta riduzione dei tassi di interesse.

L'anno della svolta, è quello che si apre che in realtà celebra la millenaria tradizione del Capodanno persiano il 21 marzo - con l'ormai prossima piena entrata in vigore dello storico accordo sul nucleare del 14 luglio scorso a Vienna. Per l' 'implementation day' di quell'intesa si attende la revoca delle sanzioni che hanno frenato l'economia iraniana soprattutto negli ultimi anni, escludendola in particolare dai circuiti finanziari internazionali e riducendone l'export del petrolio. Le sfide che l'economia iraniana si trova di fronte si chiamano però anche ammodernamento del suo sistema produttivo e rilancio dell'imprenditoria privata, nell'ambito di un sistema ancora dominato dal settore pubblico nelle sue varie forme.

Ma le prove per l'Iran nel 2016 sono molte altre ancora. Il 26 febbraio si terranno le elezioni per il nuovo Parlamento, ora dominato dagli ultraconservatori, e che il fronte del presidente Hassan Rohani, con le ali moderate di riformisti e conservatori, punta a riconquistare. Le quasi 12 mila candidature registrate per i 290 seggi del Majlis andranno al vaglio del Consiglio dei Guardiani, l'organo che ha l'ultima parola sull'idoneità dei candidati: anche qui dominano i conservatori, che hanno già lanciato i primi segnali contro chi sarà riconosciuto come troppo vicino ai sedizionisti del movimento Verde del 2009, e il loro verdetto darà la misura di quanto reale sarà la contesa elettorale. Certo è comunque che il numero delle candidature è oltre il doppio di quelle di quattro anni fa, e segnala un rinnovato interesse degli iraniani per la competizione politica.

Con i nuovi deputati gli iraniani eleggeranno anche la nuova Assemblea degli esperti: l'organo di 88 membri potrà decidere nei prossimi anni la successione, nel ruolo di Guida suprema, di Ali Khamenei, 76 anni, la massima carica religiosa e politica della Repubblica islamica. Il grande manovratore della politica iraniana, l'ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, ha lanciato un sasso nello stagno, riaprendo il dibattito sulla possibilità di un collegio al posto di un singolo come Guida, e di un controllo degli Esperti sulla sua attività.

Il tema non è un dettaglio, perché riguarda il principio fondante di quel singolare ibrido tra democrazia e teocrazia nato dalla rivoluzione del 1979, ma per ora resta sullo sfondo, nel rispetto della Guida in carica. Intanto alla nuova Assemblea si sono candidati non solo gli stessi Rohani e Rafsanjani, ma anche Hassan Khomeini, nipote del fondatore della Repubblica islamica, che porta in dote il prestigio di un nome ma anche una nota vicinanza ai riformisti.

Il voto di febbraio sarà la nuova arena dello scontro tra forze riformatrici e ultraconservatrici nella Repubblica islamica: un sistema che, nonostante l'accesa dialettica interna, può comunque vantare - nell'epoca dell'Isis e di una instabilità diffusa in tutto il Medio Oriente - di essere l'unico Paese stabile della regione. Rispetto alla quale l'Iran si è visto riconosciuto, dopo l'accordo sul nucleare, anche un ruolo di attore sui tavoli della diplomazia internazionale. Gli ultraconservatori - fra cui le potenti Guardie della rivoluzione ed i sostenitori dell'ex presidente Mahmud Ahmadinejad - hanno osteggiato fino all'ultimo quell'accordo, pur sostenuto ed avallato anche da Khamenei. E tengono in vita l'anti-americanismo che ritualmente echeggia negli slogan di ogni organizzata manifestazione di piazza.  Ma, soprattutto, gli ultraconservatori continuano a tenere in scacco il governo Rohani e il suo programma riformatore, in un gioco di veti dove ha un ruolo di grande peso la magistratura.

Anche in questo quadro vanno letti i nuovi, recenti arresti di attivisti, artisti e giornalisti, gli ormai quasi cinque anni di arresti domiciliari per gli ex candidati presidenti Mir Hossein Mussavi e Mehdi Kharrubi, e il numero record di impiccagioni con cui il 2015 si chiude. Provvedimenti giudiziari su cui pesano leggi severe contro il traffico di droga ma anche norme del codice penale lontane anni luce dalla cultura giuridica occidentale. Certo è che anche sui diritti umani, e sulla capacità dei moderati di allentare la pressione su una società civile giovane e vicina ai modelli occidentali, la Repubblica islamica gioca il suo futuro.

La Russia potrebbe concedere all'Iran un prestito per un importo di 5 miliardi di dollari nel 2016. Lo ha detto il ministro russo dell'Industria e del Commercio Denis Manturov. "Stiamo parlando di concedere un prestito di stato, naturalmente sotto garanzia del governo iraniano... Penso che se tutte le formalità saranno concordate nel primo trimestre del 2016, l'anno prossimo potrà essere parzialmente erogato" ha dichiarato il ministro ai giornalisti nella capitale iraniana.



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