venerdì 8 gennaio 2016

Aiuti umanitari nella città di Madaya


I bambini che mangiano le foglie dagli alberi. Altri che, raccontano gli attivisti, si cibano di cani e gatti. Gli oltre 40mila civili intrappolati da mesi a Madaya, località a ovest di Damasco circondata dalle milizie sciite di Hezbollah, continuano a patire la fame e il freddo, mentre l'Onu annuncia di aver ottenuto dal governo siriano l'assicurazione che un convoglio umanitario potrà raggiungere l'area sottoposta a un assedio medievale da parte del regime siriano sostenuto da Russia e Iran. Melissa Fleming, portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), ha detto che il governo siriano si è impegnato a "permettere alle organizzazioni umanitarie di raggiungere Madaya.

Il regime siriano autorizza gli aiuti umanitari nella città di Madaya. Il governo di Assad ha dato all’Onu il permesso di consegnare nei prossimi giorni aiuti alla città occupata dai ribelli, che si trova a circa venticinque chilometri da Damasco, dove secondo le organizzazioni umanitarie molti residenti stanno morendo di fame. Il regime ha dato il via libera anche all’arrivo degli aiuti umanitari nei villaggi sciiti di Al Foua e Kefraya.

L’ultima volta che convogli hanno potuto varcare i confini di questa città risale al 18 ottobre dello scorso anno. A Madaya sono morte almeno 10 persone a causa della mancanza di cibo e di medicamenti di base. Tredici altre sono state uccise nel tentativo di fuggire alla ricerca proprio di rifornimenti alimentari.

Il governo siriano si è impegnato a "permettere alle organizzazioni umanitarie di raggiungere Madaya, dove è previsto l'arrivo dei primi aiuti nei prossimi giorni" ha detto Melissa Fleming, portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), in merito alla cittadina siriana assediata dalle forze lealiste dove decine di migliaia di civili sono ridotti alla fame. "Speriamo di arrivare prima che altre persone muoiano di fame", ha aggiunto la portavoce, in un'intervista alla televisione panaraba Al Jazira.

A Madaya, cittadina siriana sulle montagne al confine con il Libano, i bambini per sopravvivere mangiano le foglie dagli alberi e altri civili si cibano di cani e gatti. È assediata da sei mesi dalle forze governative di Damasco e dalle milizie libanesi sciite di Hezbollah. Qui i morti per fame sarebbero finora almeno 17. Secondo vari testimoni, a causa del mancato approvvigionamento di generi alimentari, il cibo a Madaya ha raggiunto prezzi esorbitanti, toccando le 15mila lire siriane (70 dollari) per un chilo di riso.

Circa 40mila civili stanno cercando di sopravvivere come possono in questa località, un tempo luogo di villeggiatura, dove la neve caduta in questi giorni rende ancora più difficile le condizioni della popolazione. Ai residenti si sono aggiunti centinaia di profughi provenienti dalla vicina Zabadani, a lungo teatro di feroci combattimenti tra miliziani ribelli sunniti e forze lealiste. Recentemente, una tregua è stata raggiunta a Zabadani che ha permesso l'evacuazione di centinaia di ribelli e delle loro famiglie, nell'ambito di uno scambio che ha portato alla partenza di civili sciiti assediati da forze anti-regime in due località nella provincia nord-occidentale di Idlib, Fuaa e Kafraya.

Già lo scorso settembre era stato

raggiunto un accordo per consentire la distribuzione di aiuti umanitari e l'evacuazione di civili e feriti, ma Madaya ha ricevuto aiuti una sola volta in tre mesi e la situazione sarebbe catastrofica, stando alle testimonianze degli abitanti.



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