venerdì 12 settembre 2014
CIA: i combattenti dello Stato islamico sono tra 20 e 31mila
Prima valutazione era di 10.000: reclutamento intenso da giugno. Lo Stato islamico conta tra i suoi ranghi in Siria e Iraq tra 20.000 e 31.500 combattenti: è questa la nuova stima fatta dalla Cia, la cui valutazione precedente era di circa un terzo di jihadisti membri dell’Isis.
La Cia stima che lo Stato islamico conta tra 20.000 e 31.500 combattenti in Iraq e Siria, basandosi su un nuovo studio dei rapporti di tutte le fonti dei servizi di intelligence tra maggio e agosto, ha dichiarato Ryan Trapani, uno dei portavoce dell’agenzia Usa. “Questo aumento si spiega in seguito ai maggiori successi del gruppo sul campo di battaglia da giugno del 2014 e la proclamazione di un califfato. Ma anche con maggiore attenzione da parte dell’intelligence”, ha aggiunto.
L’intelligence Usa attribuisce questo incremento a un reclutamento più energico dal mese di giugno scorso, dopo le vittorie ottenute sul terreno e la proclamazione del califfato nonché a un’attività più intensa nei combattimenti.
Un portavoce dei servizi segreti statunitensi ha dichiarato che la nuova stima è basata su una revisione degli studi fatti dall’intelligence da maggio ad agosto.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama il 10 settembre ha annunciato l’espansione dei raid aerei statunitensi in Iraq e Siria.
Intanto il segretario di stato statunitense John Kerry è in visita ufficiale in Turchia per cercare alleati nella guerra contro i jihadisti.
Secondo funzionari statunitensi, il generale in pensione John Allen avrà il compito di formare le milizie che combatteranno contro il gruppo terroristico.
L’11 settembre dieci paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita, hanno accettato di aiutare gli Stati Uniti contro lo Stato islamico sia in Iraq sia in Siria.
Il 10 settembre il presidente Obama ha delineato un piano per “degradare e distruggere” lo Stato islamico. Per la prima volta Obama ha autorizzato attacchi aerei contro il gruppo in Siria.
Vediamo le tappe e le date significative dell’avanzata delle milizie dell’Isis, ultra-radicali islamiche, che controllano vaste zone della Siria e dell’Iraq, dove sono accusate di commettere atroci violenze.
2013.
9 aprile: Il leader del principale gruppo legato ad Al Qaeda in Iraq, Abu Bakr al Baghdadi, annuncia l’unione di intenti tra il suo Stato Islamico dell’Iraq e del Fronte al Nusra (un gruppo che combatte il regime del presidente siriano Bashar al Assad, e forma lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil o Isis). Un giorno dopo, il Fronte al Nusra – ai piu’ sconosciuto prima della rivolta scoppiata in Siria nel marzo 2011 – giura fedelta’ al leader di Al Qaeda Ayman al Zawahiri, ma prende le distanze dalla notizia della fusione con lo Stato Islamico dell’Iraq.
19 dicembre: Amnesty International accusa l’Isis di sequestrare, torturare e uccidere detenuti in carceri segreti nelle aree sotto il suo controllo in Siria.
2014.
2-4 gennaio: L’Iraq perde il controllo di Fallujah e di parti di Ramadi nella provincia occidentale di al Anbar, conquistati dai guerriglieri dell’Isis e da componenti di tribù sunnite anti-governative.
3 gennaio: Tre gruppi di ribelli siriani uniscono le forze per uccidere e catturare decine di combattenti dell’Isis, che accusano di crimini ben peggiori di quelli dell’inviso presidente siriano. Circa 6mila vittime il bilancio dei mortali combattimenti tra Isis e ribelli, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh).
14 gennaio: L’Isis conquista la sua roccaforte, la città siriana di Raqa, dopo giorni di violenti combattimenti con ribelli rivali per la capitale della provincia settentrionale. E’ in seguito accusato di aver instaurato un regime del terrore nelle sue roccaforte come Raqa, dove impone la sua personale ed estremistica interpretazione dell’islam, con arresti, lapidazioni e decapitazioni.
3 febbraio: Al Qaeda disconosce l’Isis. Al Zawahiri aveva già ordinato al gruppo nel 2013 di sciogliersi e ritornare in Iraq, annunciando che il Fronte al Nusra rappresentava il ramo ufficiale in Siria di Al Qaeda.
9 giugno: In Iraq, inizia una devastante offensiva di centinaia di guerriglieri jihadisti, appoggiati da fedelissimi dell’ex dittatore Saddam Hussein, gruppi salafiti e alcune tribu’: si impadroniscono di vaste zone del territorio iracheno. Avanzano inoltre verso la regione autonoma del Kurdistan nel nord dell’Iraq, cacciando dalle proprie citta’ miglira di membri delle minoranze cristiane e yazidi di lingua curda.
29 giugno: L’Isis proclama un “califfato islamico che si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla provincia di Diyala, nordest di Baghdad. Si da’ una nuova denominazione, Stato Islamico (Is, anche se molti continueranno a chiamarlo Isis), dichiara “califfo” e “leader dei musulmani di tutto il mondo” il suo capo Baghdadi. La maggior parte dei movimenti islamisti in Siria respinge questa iniziativa.
8 agosto: I caccia statunitensi bombardano le posizioni jihadiste nel nord dell’Iraq, la prima operazione militare americana nel Paese dal ritiro delle truppe americane, nel 2011. Da allora Washington sferra raid aerei quotidiani e annuncia la fornitura di armi ai peshmerga curdi, come la Francia e l’Italia.
15 agosto: Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta all’unanimità una risoluzione mirata a indebolire le milizie jihadiste bloccando loro fondi e afflusso di combattenti stranieri.
19 agosto: L’Isis annuncia la decapitazione del giornalista americano James Foley, rapito nel 2012 nel nord della Siria, e minaccia di uccidere un suo connazionale in rappresaglia agli attacchi aerei americani in Iraq. Il giorno successivo, il presidente Barack Obama definisce l’Isis “un cancro” che “non puo’ trovare posto nel 21esimo secolo”.
2 settembre: L’Isis annuncia di aver decapitato un altro reporter americano, Steven Sotloff, in un video che come il precedente su Foley scatena lo sdegno e la condanna di tutto il mondo. Il gruppo minaccia anche questa volta di uccidere un ostaggio britannico, identificato come David Cawthorne Haines. La Casa Bianca giudica entrambi i video “autentici”. Washington comunica l’invio di altri 350 militari in Iraq.
3 settembre: Obama assicura che gli Stati Uniti non si faranno intimidire dall’Isis.
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