martedì 8 settembre 2015

Elisabetta Regina dei record




Mercoledì 9 settembre 2015 supererà Vittoria, al trono per 63 anni e 217 giorni. Ha visto passare sette Papi e incontrato tutti i grandi del 900. Il regno di Elisabetta è il più lungo della storia britannica.
Non ci sarà un francobollo commemorativo, né una parata. Elisabetta, che ha compiuto in aprile 89 anni, ha deciso che uno dei momenti più importanti del suo regno passi quasi inosservato. Aveva fatto così anche Vittoria. Il giorno in cui nel 1896 superò Giorgio III si trovava a Balmoral, e scrisse semplicemente nel diario: «Mi hanno detto che da oggi sono la sovrana britannica che ha regnato più a lungo».


Anche Elisabetta passerà la giornata a Balmoral in Scozia, in una sala del castello, dove per tradizione la famiglia reale trascorre le vacanze estive e da cui non è ancora tornata a Londra, un valletto porterà un vassoio con calici di champagne o forse bicchierini di sherry. Ma al mattino inaugurerà una nuova ferrovia scozzese, viaggiando per due ore su un treno a vapore. Alla stazione d’arrivo, a Tweedbank, sono state convocate le tv di tutto il mondo. Elisabetta dirà dunque qualcosa, e ringrazierà i sudditi britannici e quelli dei 53 Paesi del Commonwealth per il supporto che le hanno dato in questi 63 anni. Passerà il resto della giornata con il marito Filippo e con William, Kate e i pronipoti. Carlo sarà nell’Ayrshire, per un altro impegno, e Camilla parteciperà a una trasmissione tv.


Hanno ascoltato la Regina, che voleva che questa giornata fosse per tutti «business as usual».
Elisabetta desiderava vivere in campagna, circondata da cani e cavalli. Sarebbe accaduto davvero, se nel 1936 Edoardo VIII non avesse abdicato per sposare la divorziata Wallis Simpson, passando il peso del trono al fratello Bertie e a sua figlia. Quando arrivò la notizia nell'appartamento di Piccadilly dove abitavano, la piccola Margaret disse alla sorella: «Diventerai anche tu regina? Povera te». Giorgio VI, quel re così fragile, timido e balbuziente, fu amato dalla gente per il suo fiero comportamento nella guerra al nazismo. Quando morì a soli 57 anni, il 6 febbraio del 1952, fu ancora più facile amare quella giovane regina, portata dal destino in un mondo allora molto più grande di lei.


Walter Bagehot, il più famoso interprete della Costituzione inglese, ha spiegato da dove nasce l’amore dei britannici per la monarchia: c’è un modo diverso di definire la grandezza dalla semplice valutazione della ricchezza e del possesso di territori. La grandezza sta anche nel comportamento di un sovrano, nel suo senso del dovere, nelle cerimonie, nella capacità di ospitare in modo impeccabile, nel sapere fare cose che nessun altro sa fare altrettanto bene.


Dopo la guerra, ma perso l’impero, la Gran Bretagna ha ritrovato la propria grandezza anche grazie a Elisabetta. Il matrimonio con Filippo nel 1947 e l’incoronazione nel 1953 erano state cerimonie maestose in una città piena di macerie, con le tessere del razionamento ancora in vigore. All'incoronazione, tutto il mondo aveva guardato quella giovane ragazza ripetere solennemente le formule di antichissimi riti, ammirata da re, regine e capi di Stato che formavano il suo seguito nel corteo che percorreva le vie di Londra. C’era una nuova grandezza della quale la Gran Bretagna poteva essere fiera, e Elisabetta ha capito quel giorno che quella responsabilità sarebbe stata sulle sue spalle per tutta la vita.


Non c’è al mondo un altro testimone del Novecento come lei. È difficile individuare un grande personaggio del secolo scorso che non abbia incontrato: da Churchill a Kruscev, da Kennedy a Mandela, da Juri Gagarin a Neil Amstrong, ai Beatles, a Charlie Chaplin, a Marilyn Monroe, a sei Papa su sette che hanno governato la Chiesa durante il suo regno. Ha salvato la monarchia più volte, adattandola al mondo che cambiava. Ha commesso pochissimi errori, il più grave dei quali è stato quello di non interpretare per tempo il sentimento popolare di cordoglio per la morte di Diana.


Nessuno sa che cosa pensi veramente, perché non l’ha mai detto. Non ha mai concesso un’intervista, non ha mai sentito il bisogno di spiegare o rettificare, e in questo sta la sua grande forza: il suo potere deriva dal fatto che non lo usa mai. La grande maggioranza delle persone che oggi vive in Gran Bretagna ha avuto solo lei come Regina: i politici vanno e vengono, e sempre più spesso nessuno li rimpiange. Vivrà ancora a lungo, come sua madre. E, quando verrà il momento, potrà guardarsi indietro e dire di avere compiuto il proprio dovere.

A Londra non mancheranno gli auguri ufficiali. Il primo ministro David Cameron le farà omaggio nel discorso del mercoledì alla camera dei Comuni. Lo Speaker del parlamento darà la parola a deputati che vogliano aggiungervi le proprie. La Bbc manderà in onda un documentario, The Queen's Longest Reign: Elizabeth and Victoria , dedicato "ai regni di due donne straordinarie che hanno assicurato stabilità al proprio paese in un mondo in rapida evoluzione". Mentre in onore della regina la zecca reale emanerà una moneta con cinque diverse effigi, e nelle librerie britanniche sarà appena arrivata una nuova biografia, scritta da Douglas Hurd, a lungo ministro degli esteri e oggi membro della camera dei Lord, intitolata The Steadfast , la Risoluta, la Tenace, l'Immutabile - in sostanza colei che è sempre lì, al suo posto, con la corona in testa, dal lontano 1952: biografia autorizzata, tant'è che la prefazione è firmata dal principe William. Infine i giornali, che a Elisabetta dedicheranno le loro prime pagine, alcune delle quali probabilmente arricchite da queste stesse foto che vedete qui in esclusiva per l'Italia: ritratti allo specchio di un'allargata famiglia reale che per quattro anni il fotografo Hugo Rittson Thomas ha seguito con cerimoniosa deferenza.

E tuttavia il nuovo record spinge i royal watchers , gli esperti della casa reale, a fare il bilancio del regno di Elisabetta. "Per una donna che incarna la tradizione, ha dimostrato una straordinaria capacità di rinnovarsi e stare al passo con i tempi, restando se stessa", ha osservato Douglas Hurd. In effetti salì al trono appena sette anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando Harry Truman era presidente degli Stati Uniti, Stalin guidava l'Unione Sovietica e a Palazzo Chigi c'era Alcide De Gasperi, ed è rimasta al suo posto mentre il mondo cambiava vertiginosamente, regnando attraverso la fine dell'Impero britannico, la guerra fredda, il crollo del comunismo, la rivoluzione di internet, l'esplosione del terrorismo islamista.

Altri, come lo storico David Starkey, ritengono che non abbia "mai detto o fatto nulla degno di essere ricordato" e che il suo segno distintivo sia stato proprio il silenzio, sebbene in un paio di recenti occasioni non si sia astenuta dal dire la sua, come quando ha esortato gli scozzesi a "pensarci bene" prima di votare per l'indipendenza dalla Gran Bretagna (nel referendum del settembre 2014) o quando ha ammonito l'Europa a non dimenticare "le divisioni del passato" (forse un'esortazione ai propri sudditi a non votare per uscire dall'Unione europea nel referendum fissato per il 2017). Del resto, costituzionalmente non potrebbe neppure interferire pubblicamente negli affari della nazione di cui è formalmente a capo.



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