martedì 24 febbraio 2015

Iran: trappola nucleare della Cia con disegni sbagliati



Secondo alcuni documenti l’intelligence Usa aveva fatto cadere in mano iraniana progetti di armi atomiche con errori. La notizia potrebbe ripercuotersi sulla trattativa in corso.

Una notizia su Bloomberg.com pochi giorni fa potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri della trattativa sul nucleare in corso tra Stati Uniti e Iran. In realtà la notizia è scappata da un’aula di tribunale di Alexandra, Virginia, dove il 14 gennaio si teneva il processo a Jeffrey Sterling, ex impiegato della Cia, accusato di aver diffuso informazioni segrete su operazioni contro l’Iran. Da alcuni documenti della Cia risalenti a 15 anni fa, si apprende che l’intelligence americana aveva fatto cadere in mano iraniana progetti di armi atomiche, cucinati in modo che contenessero errori fatali. «L’obiettivo – dice il cablogramma del maggio 1977 presentato come prova in tribunale – è di insinuare delle trappole nel programma iraniano per lo sviluppo di armi nucleari, spingendo gli scienziati in vicoli chiusi, facendo loro perdere tempo e denaro».

I disegni cucinati furono trasferiti in Iran nel 2000. Secondo il più recente U.S. National Intelligence Estimate, che riassume il parere di tutte le 16 agenzie di Intelligence americane (Cia inclusa) l’Iran ha probabilmente smesso di cercare di dotarsi di una bomba atomica nel 2003. Gli Israeliani criticano questa conclusione, anche se non sono mai riusciti a provare le loro tesi.

Perché questa notizia sarebbe così importante, lo hanno spiegato anonimamente due diplomatici occidentali a Bloomberg: adesso l’Aiea,l’agenzia atomica dell’Onu, potrebbe essere costretta a rivedere alcune prove sull’esistenza del programma nucleare militare iraniano. «Questa storia – dice Peter Jenkins, ex inviato britannico all’Aiea di Vienna - suggerisce la possibilità che un’Intelligence ostile potrebbe decidere di infilare una ‘pistola fumante’ in Iran perché l’Aiea la trovi. Ha tutta l’apparenza di essere un grosso problema».

Nell’ultima rapporto trimestrale gli ispettori atomici dicono di essere ancora preoccupati di una possibile dimensione militare del programma iraniano. “L’agenzia resta preoccupata circa l’esistenza in Iran di attività segrete riguardanti il nucleare militare compresa l’attività per sviluppare una testata nucleare per un missile”, dice il documento. L’Iran ha sempre insistito sul fatto che il suo programma nucleare è per scopi completamente pacifici, cioè per uso civile.

Dan Joyner, giurista dell’Università dell’Alabama ha detto a Bloomberg: “La rivelazione illustra il pericolo che l’Aiea si basi su prove fornite da terze parti. Stati la cui agenda politica è antitetica all’Iran”. L’Aiea ha risposto dicendo che le affermazioni nei rapporti si fondano sul vaglio delle prove. La Cia non ha commentato.

Condannato da una Corte federale della Virginia, un ex funzionario della Cia, Jeffrey Sterling, sconterà probabilmente una lunga pena detentiva (rischia decenni di galera, la sentenza definitiva il 24 aprile) per aver fornito notizie segrete al giornalista del New York Times James Risen che in un suo libro raccontò come i servizi segreti americani, anni prima, avevano rallentato i tentativi dell’Iran di dotarsi della bomba atomica tendendo una sorta di «trappola nucleare»: avevano fatto arrivare a Teheran materiali difettosi e piani falsi attraverso uno scienziato russo. Per molto tempo il ministero della Giustizia, temendo di avere prove solo indiziarie contro Sterling, ha messo sotto pressione Risen, minacciato di arresto se non avesse indicato la fonte delle notizie da lui pubblicate. Il giornalista non si è mai piegato, col pieno appoggio del Times .

Alla fine il presidente Barack Obama, durissimo in questi anni sulla fuga di notizie coperte da segreto (quasi tutte quelle non ufficiali, in materia di sicurezza), ha fatto un passo indietro. Il suo ministro della Giustizia Eric Holder, da tempo dimissionario, non voleva lasciare con la fama di persecutore della stampa: ha rinunciato a obbligare Risen a testimoniare contro Sterling e ha rivisto, rendendole meno severe, le direttive interne sull?atteggiamento da tenere coi giornalisti quando si indaga su una fuga di notizie. La giuria si è convinta della colpevolezza di Sterling sulla base delle registrazioni e di altri indizi e lo ha condannato. Alla fine vittoria del governo che ha punito l?ex dipendente infedele che ha messo in pericolo la sicurezza nazionale, ma anche della stampa che ha resistito alle minacce e la ha spuntata.

Responsabilità di Sterling a parte, è lo stesso quotidiano a sottolineare che il ripensamento di un ministro in uscita che ripulisce la sua immagine non basta a capovolgere sei anni di repressione molto dura di ogni fuga di notizie. In altri casi il governo ha spiato e perseguito segretamente l’Associated Press e Fox Tv : quei casi non sono ancora chiusi mentre, in assenza di una legge che tuteli esplicitamente il diritto dei giornalisti di non rivelare le loro fonti, sulla stampa continuerà a pendere la minaccia di una sentenza di due anni fa della Corte d’appello della Virginia: il Primo emendamento della Costituzione, quello garantisce una libertà d?espressione illimitata, non rende i giornalisti inattaccabili.



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