L’umorista, già finito nei guai con la giustizia per messaggi razzisti e antisemiti, è indagato per aver scritto su Facebook di sentirsi «Charlie Coulibaly».
Il controverso comico francese Dieudonné, indagato dalla procura di Parigi per apologia di terrorismo, è stato arrestato nella sua casa nel centro della Francia e posto in stato di fermo. Lo ha riferito la rete all news iTelé.
Il comico francese Dieudonné M’bala M’bala, 48 anni, l’”umorista” più controverso di Francia, per “apologia del terrorismo”, dovrà affrontare un processo. Dopo aver partecipato alla manifestazione di solidarietà per la strage a Charlie Hebdo, l’11 gennaio, il comico aveva scritto su Facebook che si sentiva come “Charlie Coulibaly”, combinando il nome del giornale satirico con quello di uno dei terroristi.
Il suo fermo e il primo effetto del giro di vite che le autorità francesi hanno finalmente deciso di adottare non solo contro il terrorismo, ma anche contro chi lo esalta, i suoi complici a parole. Il primo ministro, Manuel Valls, era stato chiarissimo: “Non bisogna confondere la libertà d’opinione e l’antisemitismo, il razzismo e il negazionismo”. Tutti campi in cui Dieudonné si è ampiamente illustrato.
Inizialmente piuttosto di gauche, l’”umorista”, popolarissimo, nel corso degli anni ha assunto via via posizioni sempre più radicali, distinguendosi in particolare per un antisemitismo quasi patologico. Ha invitato ai suoi spettacoli noti negazionisti, in particolare il più celebre, Robert Faurisson, ha definito Bin Laden “il personaggio più importante della storia contemporanea” e non perde occasione per scagliarsi contro la “setta ebraica” e per fare pesanti ironie sull’Olocausto.
Già pluricondannato, anche per “incitazione all’odio razziale”, fra la fine del 2013 e l’inizio del ’14 Dieudonné è stato protagonista di un lungo braccio di ferro con il governo e in particolare con l’allora ministro degli Interni, appunto Valls. Oggetto del contendere, il suo spettacolo “Le mur”, che l’esecutivo voleva vietare per i suoi allucinanti contenuti. Dopo una dura battaglia legale e amministrativa, alla fine il Consiglio di Stato ha dato ragione all’esecutivo e Dieudonné ha dovuto aggiornare il tour.
In seguito, si è distinto postando su Internet un video nel quale ironizzava sulla decapitazione del giornalista americano James Foley ed è stato incriminato anche per questo. Poi, domenica, i deliri su “Charlie Coulibaly”. Il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, li ha definiti “un’abiezione”.
Dieudonné ha replicato così: “Voglio solo far ridere e ridere della morte, proprio come Charlie”. Adesso ride meno. Ma l’episodio sta rilanciando in Francia un’ampia discussione sulla libertà d’espressione, i suoi spazi e i suoi limiti. E, in un Paese malato di dibattiti.
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