sabato 26 ottobre 2013

Evento storico donne saudite al volante



Gli hacker hanno attaccato il loro sito, i religiosi hanno lanciato un appello al re per fermare il loro movimento. Anche i funzionari del governo hanno fatto di tutto per impedire alle donne saudite di mettersi al volante, è quanto ha riportato il New York Times.

Un piccolo gruppo di donne ha violato ancora uno dei codici sociali dell’Arabia Saudita, che impedisce a qualsiasi persona di genere femminile di mettersi al volante di una macchina. L’ episodio è solo l’ultimo dei tentativi fatti da un gruppo di attiviste che vedono la guida di una macchina come un diritto fondamentale. L’Arabia Saudita, che è una monarchia ereditaria, è l’unico paese al mondo in cui vige questa legge. Il fatto che le attiviste non siano mai riuscite a creare un movimento di massa sottolinea il fatto che la tradizione della società saudita e i conservatori abbiano un peso enorme e che tutto ciò che viene visto come i modo diverso come atteggiamento occidentale sia considerato qualcosa che può sminuire il carattere islamico del regno.

Ma perché hanno deciso di non protestare pubblicamente? Sanno bene che in Arabia ogni manifestazione pubblica è vietata. La via della protesta non a carattere politico e individuale, quella dei video postati su Internet, è apparsa come la via percorribile.

La battaglia, dunque, va avanti. Le donne saudite non vogliono rinunciare. Non esiste una legge che impedisca loro di condurre un veicolo, ripetono. Ma sanno bene che per farlo è necessaria la patente, rilasciata dalle autorità locali. E solo agli uomini è consentito ottenerla.

Certo l'Arabia, non a caso definita banca mondiale del petrolio, è un paese ricco. Spesso le donne possono permettersi un autista. Ma per chi non può la vita senza patente è dura. Al di fuori della città sacra della Mecca, non esistono mezzi pubblici in tutto il Paese.

Non si tratta, poi, solo della patente. Nella culla dell'islam sunnita wahabita (una delle versioni più rigide), le discriminazioni nei confronti del sesso femminile sono ancora molto dure. Lo ha denunciato anche la Banca mondiale in un recente rapporto.

E' una vita fatta di divieti e separazioni. Ma le saudite sembrano averne abbastanza. Non vogliono più essere affidate a quel tutore legale che può trasformare la loro vita in una prigione dorata, quando va bene. E' il tutore, infatti, scelto quasi sempre tra i parenti più stretti, a decidere quando e con chi la donna deve sposarsi. Anche in età molto tenera. Sempre lui a dire l'ultima parola su ogni viaggio all'estero. E ancora lui a dare il consenso sugli studi, sul lavoro, anche sul permesso per una banale visita dal medico.

Le donne credono che il tempo sia dalla loro parte, facendo notare come vi sia un gran numero di sauditi che studiano e viaggiano all’estero e tornano con nuove prospettive di vita, e che l’ascesa dei social media tra i giovani porterà sicuramente alla trasformazione sociale.

Sarà silenziosa , lenta, ma probabilmente graduale, l'ascesa delle donne saudite va comunque avanti . A Jeddah hanno ottenuto due posti nel consiglio d'amministrazione della Camera di commercio, poi una vicepresidenza; poco dopo la carica di vice sindaco. Intanto nella capitale per la prima volta una donna diventava rettore di una università, qualcun'altra assumeva incarichi direttivi negli ospedali, anche nella Borsa. Fino all'affermazione che ha fatto più parlare, quando Nura al-Fayez, è stata designata vice ministro per l'educazione femminile.


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