domenica 13 ottobre 2013

Israele: 40 anni fa guerra Kippur e il crollo dei miti


Quarant'anni dopo, la guerra del Kippur è in Israele una cicatrice non rimarginata. Fra quanti vi presero parte, molti ammettono che essa torna ancora a visitarli negli incubi notturni. Tutti ricordano quel 6 ottobre 1973 quando le sinagoghe si erano riempite per il digiuno del Kippur: una solennita' che non doveva essere turbata in alcun modo. Ragion per cui quel giorno le stazioni radio tacevano, fatta eccezione per una piccola emittente pacifista che trasmetteva musica leggera da una navicella in acque internazionali e che per prima informo' di sviluppi allarmanti sul terreno. Erano le 2 del pomeriggio quando le sirene di allarme si misero ad ululare e le jeep militari sciamarono nelle strade delle citta' deserte per richiamare i riservisti, setacciando le sinagoghe e passando di palazzo in palazzo: il telefono in casa era ancora un lusso di pochi.

Ma nelle ore critiche seguenti, necessarie ai riservisti per correre al fronte, gli eserciti di Siria ed Egitto, con uno spettacolare attacco a tenaglia, avevano gia' registrato successi eclatanti nelle alture del Golan e sul canale di Suez. Col blitz speravano di recuperare l'orgoglio nazionale e almeno in parte le terre perdute nel 1967, nella guerra dei sei giorni. La linea Bar-Lev - una catena di decine di fortini israeliani a ridosso del canale - era alla merce' dell'artiglieria egiziana, mentre velivoli egiziani compivano centinaia di incursioni in un Sinai tornato ad essere terra di battaglia, sei anni dopo la occupazione israeliana.

Solo a guerra guerra finita la popolazione di Israele avrebbe compreso - dai racconti dei riservisti - la reale drammaticita' di quei momenti. Solo allora avrebbe saputo che i blindati siriani erano lanciati verso il lago di Tiberiade e che nei fortini di Bar-Lev i militari israeliani venivano uccisi come mosche, oppure catturati. Che sul Canale soldati diciottenni singhiozzavano nelle ultime comunicazioni radio, e che a distanza i superiori li ascoltavano impotenti. Dove erano, si domandavano inquieti gli israeliani, i Grandi della Patria? Dove era Golda Meir, la premier laburista di acciaio che affrontava senza peli sulla lingua i potenti della Terra, che ancora di recente aveva detto: ''La nostra situazione non e' mai stata cosi' buona''? Dove era il ministro della difesa Moshe Dayan, che pur con un occhio solo sembrava saper scrutare il futuro meglio di chiunque altro? Segui' un'orgia di sangue. Grazie anche ad un provvidenziale ponte aereo militare ordinato da Richard Nixon, Israele riusci' a ribaltare la situazione: prima sul Golan, poi nel Sinai dove lo spericolato ed indisciplinato gen. Ariel Sharon si mise in luce guidando unita' israeliane oltre Suez, addentrandosi nel continente africano.

Quando a fine ottobre Usa e Urss imposero ai rispettivi alleati il cessate il fuoco, l'esercito israeliano era quasi alle porte di Damasco e a 100 chilometri dal Cairo. Il bilancio dei militari uccisi, israeliani ed arabi, era di 23 mila: mille caduti al giorno Militarmente, Israele aveva superato l'esame: ma era quella una ''vittoria''? A posteriori si puo' affermare che, nella politica israeliana, la guerra del Kippur rappresento' uno spartiacque.

Fu allora che mossero i primi passi - con tesi politiche opposte - gli extraparlamentari di Peace Now e Gush Emunim, il movimento nazional-religioso dei coloni. Sulla scia di manifestazioni popolari, fischiata in un cimitero militare, Golda Meir getto' la spugna trascinando con se' nella polvere anche Dayan. Il loro mito si era spezzato. Tre anni dopo (1977) il nazionalista Menachem Begin (Likud) avrebbe sancito il declino storico dei laburisti conquistando a sorpresa il potere. Nel 1978 avrebbe firmato storici accordi di pace proprio col promotore della Guerra del Kippur, il presidente egiziano Anwar Sadat. Anche questi avrebbe sorpreso il mondo passando dalla sfera sovietica a quella americana. Evento epocale nella Storia di Israele, la guerra del Kippur e' quasi assente nella letteratura e nel cinema.

Quel conflitto, affermano i ricercatori, fece riaffiorare negli israeliani un senso di insicurezza atavica legato anche alla Shoah. Le conquiste del 1967 si erano rivelate fragili. A pesare sulla Nazione furono l'alto prezzo di sangue, i prigionieri, i dispersi. Da qui, secondo alcuni ricercatori, il trauma nazionale la cui sedimentazione e la cui metabolizzazione hanno necessitato decenni. Nel cinema l'unico film di rilievo e' 'Kippur' di Amos Gitai (2000). Nella letteratura quella guerra drammatica non trova ancora spazio adeguato. Ne parlarono con efficacia Amnon Dankner ('Berman, perche' me l'hai fatto?', 1982) e Haim Sabato ('Aggiustando i periscopi', 1999). Piu' di recente quella guerra ha avuto una drammatica presenza anche in un romanzo di David Grossman ('A un cerbiatto somiglia il mio amore'), dove uno dei personaggi sarebbe stato marchiato in maniera indelebile dalla prigionia in Egitto.

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