lunedì 12 giugno 2017

Navalni, nuovamente fermato a Mosca



Centinaia di fermi a Mosca e San Pietroburgo durante le manifestazioni anti Putin. A Mosca i fermi sono saliti a quota 750. L’oppositore anti-Putin, da poco liberato, è finito di nuovo in manette mentre usciva di casa per organizzare una manifestazione contro la corruzione.

Il blogger russo Alexei Navalni è stato arrestato davanti al portone di casa sua a Mosca: lo ha twittato la moglie. Inoltre, c'è stato un blackout elettrico negli uffici del suo fondo anticorruzione, da dove gli organizzatori intendono diffondere online in streaming le immagini della manifestazione di protesta di oggi che si è svolta lo stesso: in migliaia sono scesi in piazza scandendo slogan contro Putin. E puntuali sono arrivati gli arresti: a Mosca i fermi sono saliti a quota 750. Lo riporta Dozhd che cita l'ong 'Ovd Info'. A San Pietroburgo i fermi sarebbero invece circa 900.

«La Russia senza Putin», «Putin vai via», «La Russia sarà libera»: questi i principali slogan scanditi dai manifestanti a favore di Navalny, che in migliaia si sono ritrovati nel centro di Mosca, sulla via Tverskaia. I manifestanti pro-Navalny si sono radunati sulla via Tverskaia. Dopo un’iniziale calma apparente la tensione è salita alle stelle. Secondo i manifestanti, la polizia ha lanciato lacrimogeni nella centralissima piazza Pushkin. Le forze dell'ordine invece hanno dato una versione diversa, accusando i dimostranti di aver usato spray urticante. Secondo il canale televisivo Dozhd, che cita l'ong "Ovd Info", il bilancio dei fermi a Mosca sarebbe di 750 persone.

Navalni è accusato di "ripetuta violazione delle norme sull'organizzazione delle manifestazioni" e di "resistenza a un ordine di un funzionario di polizia". Sono reati di carattere amministrativo e ora un tribunale dovrà decidere se convalidare il fermo. Navalni a quanto pare rischia ora "30 giorni di arresto amministrativo".

Alla manifestazione non autorizzata nel centro di Mosca "hanno partecipato non più di 5mila persone". Lo sostiene il capo del dipartimento di sicurezza di Mosca, Vladimir Chernikov, citato da Interfax. "Circa 2,5 milioni di persone hanno invece preso parte ai festeggiamenti in città per il giorno della Russia". I manifestanti sono dunque "una percentuale minuscola". "Avevamo ragione - ha detto il capo del dipartimento sicurezza di Mosca, Vladimir Chernikov - è stata una provocazione al 100% di persone non completamente normali, che non sanno rispondere per le proprie azioni e parole. La situazione è sotto controllo, i provocatori non hanno potuto rovinare la festa alla gente: continua il lavoro professionale e preciso nei confronti dei provocatori, non abbiamo l'obiettivo di procedere ad arresti di massa", ha aggiunto.

Tra i fermati spiccano personalità come Ilya Yashin, uno degli oppositori russi più famosi, ex vice segretario di Parnas, e Roman Rubanov, il direttore del fondo anticorruzione organizzatore della manifestazione. I poliziotti in tenuta antisommossa hanno isolato i manifestanti procedendo ad una serie di arresti. A San Pietroburgo, Dozhd,  gli arresti sarebbero circa 900.

Si sono già svolte in diverse città russe le proteste anti-corruzione, e già si registrano arresti tra i manifestanti. La gente è scesa in piazza nella regione degli Altai, in Tatarstan, in Siberia e nel Lontano Oriente. A Khabarovsk la dimostrazione, autorizzata, si è svolta senza incidenti. A Yuzhno-Sakhalin c'è stato un picchetto e anche qui senza disordini. A Blagoveshchensk, invece, la polizia ha arrestato un manifestante che aveva uno striscione con scritto "Russia senza corruzione"; altri partecipanti gridavano "vergogna" mentre le forze dell'ordine lo portavano via. Sono informazioni che ha riportato Leonid Volkov, braccio destro di Navalny, durante la diretta video trasmetta sul canale Youtbe "Navalny live".  A Novosibirsk, la polizia ha arrestato un attivista, come pure ad Abakan. A Vladivostok si è manifestato nello stesso luogo in cui i cosacchi avevano organizzato un evento per il Giorno della Russia, che si celebra oggi. L'opposizione ha riferito dell'uso della violenza da parte dei cosacchi, "visibilmente ubriachi", e che hanno cercato di rompere l'apparecchiatura di un giornalista.





venerdì 9 giugno 2017

Regno Unito e Brexit , cosa può succedere senza maggioranza




Il risultato delle elezioni nel Regno Unito segna un grave smacco di Theresa May, in lieve vantaggio (318 seggi, ne perde 12) rispetto ai Labour (261, 29 seggi in più) e senza una maggioranza che le consenta di governare la Brexit. Si profila un parlamento bloccato, 'appeso' ad eventuali alleanze, allo stato assai improbabili. Ma May va avanti.

«Il Paese ha bisogno di certezze. I voti che abbiamo ottenuto ci dano stabilità». La May non si dimette, ma dopo l'incontro con la Regina che l'ha autorizzata a formare un nuovo esecutivo, parla a Downing Street e dice: «Governerò per i prossimi anni. Rispetterò la promessa della Brexit decisa dal popolo». «Formerò un nuovo governo per attuare la Brexit e mantenere il Paese sicuro». Ha aggiunto che «solo i conservatori hanno il diritto di formare il governo» e che questo governo sarà formato «insieme agli Unionisti». Secondo il primo ministro, i due partiti sono accomunati da una «forte relazione» che va avanti da anni. May ha detto che il suo governo punterà sull'equità e sulle opportunità, e ha aggiunto che «nei prossimi cinque anni costruiremo un paese in cui nessuno, nessuna comunità resterà indietro. Ma ciò di cui il paese ha più bisogno è sicurezza e certezza».

Visto che nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni, la tabella di marcia della Brexit si complicherà notevolmente.

Dopo l’attivazione dell’articolo 50 nello scorso marzo, l’uscita del Gran Bretagna dall’Unione Europea dovrà essere completata entro marzo 2019, anche se le parti non dovessero raggiungere un’intesa sul ‘divorzio’.

Il mantra di Theresa May durante la campagna elettorale è stato ‘Nessun accordo è meglio di un cattivo accordo’. E ‘nessun accordo’ ora sembra l’ipotesi più probabile.

Per il Regno Unito vorrebbe dire non avere più un accesso preferenziale ai mercati della Ue, uno svantaggio enorme rispetto alle altre nazioni. I colloqui in materia sarebbero dovuti cominciare il prossimo 19 giugno, ma se non ci sarà un governo la data dovrà essere necessariamente cambiata. I negoziati non potrebbero cominciare prima di nuove elezioni, il che implicherebbe un rinvio di almeno 6 settimane.

La Gran Bretagna potrebbe chiedere un’estensione del periodo per i negoziati, ma servirebbe l’ok di tutte le 27 nazioni dell’Unione Europea. E per ottenerlo Londra sarebbe costretta a fare delle concessioni – ad esempio sui pagamenti dovuti a Bruxelles – prima ancora che i negoziati comincino.

Quando ha deciso di andare alle urne in anticipo Theresa May era convinta di rafforzare la maggioranza in Parlamento in modo da negoziare con Bruxelles da un posizione di forza. A quanto pare invece ha ottenuto l’effetto contrario e sembra avere compromesso le possibilità di ottenere un ‘divorzio’ con concessioni minime alla Ue.

Subito dopo gli exit poll l’ex leader di Ukip Nigel Farage ha detto che questi risultati potrebbero portare a un nuovo referendum sull’opportunità di lasciare l’Unione Europea. Un’eventualità, ha aggiunto Farage, che potrebbe convincerlo a tornare in politica.

Tuttavia sia i Conservatori che i Labour hanno confermato il loro impegno a portare a fondo la trattativa per l’uscita dalla Ue, anche se Corbyn sta cercando di mantenere un rapporto più stretto con Bruxelles rispetto alla May.

Lo scenario che si prospetta ora a Westminster, quella del parlamento sospeso, è una situazione che si verifica quando nessun partito ottiene la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni. In questa fattispecie, la formazione del governo, che deve ottenere la fiducia dal parlamento, risulta estremamente problematica e ha bisogno dell'appoggio di forze minoritarie.
Si tratta di una situazione di stallo, durante la quale si ricorre di solito a governi di coalizione, a governi tecnici o a una nuova tornata elettorale. Il primo ministro aveva chiesto di tornare alle urne lo scorso aprile, tre anni prima della fine del suo mandato, perché era convinta che il suo partito avrebbe ottenuto una vittoria schiacciante.

Theresa May resta la premier britannica, ma la sua posizione inizia a traballare. Se riuscisse a mantenere il sostegno del suo partito, scrive il 'New York Times', avrebbe diritto a rimanere in carica fino alla prima seduta del nuovo Parlamento, secondo quanto prevede il Manuale del Governo, che stabilisce le norme del governo britannico. Il nuovo Parlamento dovrebbe riunirsi la prossima settimana.

Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, May potrebbe puntare a un governo di coalizione, cercando un accordo con i partiti più piccoli, per non rischiare di essere defenestrata, assicurando, in cambio, una linea politica specifica. Malgrado lo smacco, la premier conservatrice ha deciso di andare avanti e proverà a formare un governo di minoranza. Il Democratic Unionist Party ha acconsentito alla formazione di un governo con i Conservatori. Un'intesa, riporta l'Independent, che non richiederà passaggi formali per la creazione di una coalizione. In questo modo May ottiene una maggioranza di 328 seggi, appena 2 seggi oltre la soglia minima dei 326.



sabato 3 giugno 2017

Sgt. Pepper 50 anni dopo



I Beatles decidono di accettare la sfida di Rolling Stones, Beach Boys, Byrds e Dylan. Così nasce Sgt Pepper, il loro capolavoro.Rock allo stato puro, una copertina entrata nella storia, tredici canzoni perfette. Il primo giugno del 1967, mezzo secolo fa, usciva l’opera manifesto dei Beatles. Per lʼanniversario è uscito un film documentario e una versione deluxe del disco.

Il mito è nato a partire dalla copertina, dove i quattro Beatles, con un completo sgargiante da band di paese, si trovano circondati da 62 personaggi chiave della storia, da Albert Einstein a Marlon Brando, da Karl Marx a Fred Astaire, Edgar Allan Poe, Karlheinz Stockhausen, Carl Gustav Jung, Bob Dylan e Marilyn Monroe. Ma ci sono anche emeriti sconosciuti (l'italiano Simon Rodia) o controversi (il satanista Aleister Crowley).

L'album è un viaggio cosmico di stratificazione melodica e psichedelica. Un disco confezionato in laboratorio. Sul finire del 1966 i Beatles decidono, infatti, di abbandonare le scene e di dedicarsi al lavoro in studio: 129 giorni per 700 ore di registrazione nelle sale di Abbey Road con il produttore George Martin. Tutt'altro approccio rispetto al debutto a 33 giri del 1963, "Please Please Me", realizzato in meno di quindici ore.

Il disco Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, uno dei loro capolavori. L'album è un viaggio psichedelico: "Immagina te stesso in una barca su un fiume/ con alberi di mandarino e cieli di marmellata,/ qualcuno ti chiama, tu rispondi abbastanza lentamente,/ una ragazza  con gli occhi di caleidoscopio". Un disco confezionato in laboratorio. I Beatles avevano deciso di abbandonare le scene e di dedicarsi al lavoro in studio: 129 giorni per 700 ore di registrazione nelle sale di Abbey Road con il produttore George Martin. Tutt'altro approccio rispetto al debutto a 33 giri del 1963, 'Pease Please Me', realizzato in meno di quindici ore. L'obiettivo era trovare nuovi suoni e superare i confini della forma-canzone, un'impresa pionieristica con le tecnologie d'allora e difficilmente replicabile su un palco. Oggi Sgt. Pepper compie dunque cinquant'anni e per l'occasione ritorna nei negozi con una rinnovata versione deluxe: la Anniversary Edition con un mix stereo curato da Giles Martin, il figlio di George scomparso lo scorso anno, e dall'ingegnere del suono Sam Okell. Fino al 2 giugno viene proiettato nelle sale italiane The Beatles: Sgt Pepper & Beyond, il film documentario che racconta i dodici mesi più importanti della carriera della band inglese.

Per la prima volta in un disco furono aboliti gli spazi tra un brano e l’altro (o meglio tra un track e l’altra) così che il tutto fosse percepito come un solo grande racconto musicale. In quel preciso momento ci si accorse che un disco poteva essere il supporto non solo di una manciata di canzoni, ma di una vera e propria opera musicale. Per le canzoni, contagiose, irresistibili (Sgt. Pepper prima e seconda parte) empatiche (With a little help from my friends), lussureggianti (Being for the benefit of Mr. Kite), sognanti (She’s leaving home), esotiche e alternative (Within you without you), psichedeliche (Lucy in the sky with diamonds), complesse e misteriose (A day in the life).

Nel 1966 i Beatles decisero di sospendere i concerti dal vivo, dopo anni di esibizioni senza sosta. Su entrambe le sponde dell’Atlantico i loro rivali stanno andando alla grande. In patria, i Rolling Stones in concerto sono accolti con lo stesso entusiasmo che i fan dedicavano ai Fab Four. Negli Stati Uniti esce Pet Sounds, l’album dei Beach Boys nato come risposta a Rubber Soul dei Beatles. Si fanno strada i Byrds, e John Lennon non nasconde la fascinazione per un musicista che fonde rock, folk e poesia, Bob Dylan. John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr decidono che è l’ora di alzare l’asticella, di spingere ancora oltre la propria arte. Sono le sfide che accettiamo a definire quello che siamo. Ed è da una di queste sfide che nasce questa storia affascinante, quella dell’album Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, che il primo giugno compie 50 anni (e per questo ne è uscita un’edizione speciale da collezione).

I 33 giri esistevano già, ma è con Sgt Pepper (e con Pet Sounds dei Beach Boys) che diventa qualcosa di più di una semplice raccolta di canzoni. Sgt Pepper, in origine, doveva essere un concept album su Liverpool e l’infanzia dei Fab Four. John Lennon scrive Strawberry Fields Forever, melodia sospesa e onirica su un orfanotrofio in cui, da bambino, un’estate entrò per una festa.

Sul cancello c’era scritto Strawberry Field. Paul sta lavorando a un’altra canzone che rievoca la sua Liverpool d’infanzia, Penny Lane, il nome della via di negozi dove aspettava il tram. Il loro manager, George Martin, decide però di pubblicare i due pezzi in un singolo con due lati A, che esce il 17 febbraio 1967. Così non trovano posto nell’album. Martin lo definirà poi “il più grave errore della mia vita professionale”.

Il sergente Pepe e la banda dei cuori solitari. Così sfuma l’idea del concept album su Liverpool. Paul McCartney, in un viaggio in America, era stato colpito dai nomi assurdi e privi di senso di certe band. Cose del tipo Big Brother And The Holding Company, o Pacific Gas And Electric Band. Era colpito anche dalla mania londinese per i cimeli militari vittoriani. Il tutto si fonde in una canzone allo stesso tempo nostalgica e allegra, Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Il loro roadie Neil Aspinall ha allora un’idea: registrare un album presentandosi non come i Beatles, ma come questa fantomatica band, e ricreare nel disco l’atmosfera di un concerto dal vivo.

In quei tempi John Lennon è di un umore molto lontano da parodie e divertimento. È proprio in uno di quei momenti di indolenza e passività in cui talvolta sprofonda che crea il suo capolavoro. A Day In The Life nasce una mattina, su un divano, mentre legge i giornali e ascolta la tv. Lo colpiscono due notizie. La morte di Tara Browne, 21 anni, erede della famiglia Guinness, in un incidente stradale. E la notizia che a Blackburn il dipartimento di topografia regionale h deciso di contare le buche nelle strade, che erano esattamente 4mila. Nasce così uno dei capolavori dei Beatles, che inizia con le celebri parole “ho letto le notizie oggi, oh ragazzi” (“I read the news today, oh boy”). Lennon chiede al produttore George Martin di dare alla voce l’effetto di eco che Elvis Presley aveva usato in Heartbreak Hotel. E la voce di John sembra uscire da un luogo lontano e desolato… E per portare la canzone a un finale culminante, da fine del mondo, viene usata un’orchestra di 41 elementi a cui viene chiesto di suonare dalla nota più bassa a quella più alta.

L’altro capolavoro dell’album è Lucy In The Sky With Diamonds. La canzone nasce dai romanzi di Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio. La voce di John qui viene fatta passare da George Martin attraverso dei filtri elettronici, che la fanno sembrare come quella di un bambino che segue Alice nella tana del bianconiglio. Paul scrive una stridula introduzione per organo che si sposa perfettamente con la voce di John.

Lucy in the Sky with Diamonds è nota perché le iniziali delle parole formano la sigla Lsd. E per questo verrà immediatamente bandita dalla Bbc. In realtà, lo ha dichiarato John e lo ha confermato Paul, il titolo non ha niente a che vedere con l’Lsd, ma viene da un disegno del figlio di Lennon, Julian, fatto a scuola, che ritraeva una sua compagna.

Sgt Pepper è un album che verrà sempre associato all’Lsd. Ma durante le registrazioni del disco i Beatles non prendono praticamente alcun acido. L’eccitazione in sala nasce dal fatto di spingersi oltre i propri confini, esplorare nuovi territori espressivi e musicali, e tutte le possibilità delle tecnologie in sala di registrazione.

Sgt Pepper  costa 25mila sterline, cifra incredibile per l’epoca, e per finirlo ci vogliono quattro mesi ininterrotti di lavorazione. Sgt Pepper arriva nei negozi il primo giugno 1967. La confezione riporta, ed è una novità, tutti i testi stampati nel retro della copertina, e prevede vari gadget in omaggio, come baffi e galloni da sergente fatti di carta e ritagliabili. È un invito alla festa. Tutto studiato per dare inizio a quell’estate del ’67 che sarebbe passata alla storia come “l’estate dell’amore”, la Summer Of Love. Sgt Pepper rimane in testa alle classifiche di vendita inglesi per 27 settimane (vende mezzo milione di copie nella prima settimana) e in quelle americane per 19 settimane.

giovedì 1 giugno 2017

Aleksandr Skrjabin: i colori della musica



Esiste un rapporto molto stretto tra la musica e i colori al punto che il compositore russo Aleksandr Skrjabin teorizzò che ogni nota avesse il suo colore.

Musica per gli occhi: è quanto ha cercato di ottenere l'artista e fotografo tedesco Martin Klimas, realizzando una serie di “sculture sonore” in grado di catturare e rendere visibile attraverso la fotografia almeno una parte dell'energia esplosiva liberata dai brani musicali. Traendo ispirazione dal lavoro del fisico svizzero Hans Jenny, che negli anni sessanta aveva studiato i fenomeni di diffusione delle onde ponendo della sabbia su membrana messa in vibrazione dal suono, Klimas ha deposto vernici vivacemente colorate sulla membrana di un altoparlante, ottenendo schizzi plastici che ha poi fotografato.

I tentativi di trovare una corrispondenza espressiva fra la musica e altre modalità espressive hanno una lunga tradizione, anche se più spesso si è cercato un equivalente musicale di altre esperienze, a partire dall'idea di musica delle sfere di origine pitagorica fino ai brani musicali ottenuti dai tecnici della NASA elaborando numericamente i segnali radio provenienti dalle stelle.

La ricerca di una corrispondenza inversa, più rara, ha invece solitamente puntato sull'esperienza cromatica, un termine utilizzato non a caso  sia in musica sia in ottica. Al di là degli spettacoli di son  et lumière, un esempio sofisticato di questo rapporto sono per esempio le indicazioni sulle luci che dovevano accompagnare l'esecuzione di alcuni suoi brani da parte di Olivier Messiaen. Messiaen, peraltro era affetto da sinestesia, come lo erano i compositori Aleksandr Scriabin e Nicolai Rimsky-Korsakov. Tuttavia, mentre Skrjabin  associava, per esempio, il Mi bemolle con una tinta rosso porpora, per Rimsky-Korsakov la stessa nota era azzurra.

 Skrjabin fissa una legge, una regola delle «corrispondenze» per il suo Prometeo; ordina le tonalità in riferimento allo spettro solare, ricavandone uno schema ben definito, associando poi, ad ogni tonalità-colore, un particolare sentimento:
            Do       rosso    Volontà
            Sol       rosa-arancione Gioco creativo
            Re        giallo    Gioia
            La        verde   Problema, Caos
            Mi        bianco-azzurro Sogno
            Si         blu perlaceo     Meditazione
            Fa #     blu       Creatività
            Re b     viola     Volontà (dello Spirito Creatore)
            La b     viola-porpora   Movimento dello Spirito in un problema
            Mi b     grigio acciaio    Umanità
            Si b      bagliore metallico         Avidità (desiderio smodato) o entusiasmo
            Fa        rosso scuro      Differenziazione di Volontà    

Essendo una novità l'idea di inserire dei colori in un'opera musicale, è facile intuire quali difficoltà esecutive si manifestarono al momento della realizzazione. Skrjabin assegna la parte luminosa ad un nuovo strumento: una tastiera a colori che chiama Clavier à Lumières. A questo scopo Aleksander Mozer, fotografo e insegnante di elettromeccanica alla scuola di istruzione tecnica superiore di Mosca, costruì appositamente una tastiera a colori che poteva essere utilizzata nella sala da concerto; ma Skrjabin non ne fu soddisfatto, perché essa si limitava ad accendere delle lampadine colorate, e per questo non la utilizzò. Anche l'inglese Rimington all'epoca stava cercando di perfezionare uno strumento, ideato nel 1895, che poteva interessare Skrjabin per la realizzazione del suo Prometeo: lo strumento era costituito da una cassa munita di aperture chiuse da vetri colorati, la quale racchiudeva un arco elettrico, le aperture si potevano chiudere o aprire con un meccanismo, azionato da una tastiera muta, che proiettava colori su uno schermo bianco. Era uno strumento piccolo che si suonava come un pianoforte, ma i cambiamenti di colore che produceva erano troppo lenti e troppo delimitati, e quindi ogni combinazione e sfumatura richieste dalla partitura sarebbero risultate di scarso interesse. La prima esecuzione di Prometeo (Mosca, 15 marzo 1911) avvenne perciò, per volere del suo autore, senza la realizzazione della parte Luce.

Skrjabin non riuscì mai a vedere realizzata la sua opera nella sua completezza. Solo dopo la morte dell'autore cominciarono studi concreti per realizzare la parte luminosa come richiede la partitura: ma, come è facile immaginare, si trattò di un lungo e faticoso cammino, che ha trovato tappe importanti e di successo soltanto negli ultimi decenni, grazie agli importanti progressi tecnologici.


venerdì 12 maggio 2017

«Ransomware» globale, attacco informatico in tutto il mondo



Un massiccio attacco informatico sembra aver colpito numerose organizzazioni e aziende in diversi Paesi dell'Europa. Sugli schermi dei computer presi di mira appare un messaggio che chiede un riscatto in bitcoin, riferisce Bbc News, precisando che ci sono informazioni in tal senso in arrivo da Spagna, Italia, Portogallo, Russia e Ucraina. Anche in Gran Bretagna, riferisce la stessa fonte, si è diffuso un allarma in tal senso, dopo che sono stati infiltrati i sistemi informatici di diversi ospedali. Il portavoce di Europol ha reso noto che la Gran Bretagna e la Spagna hanno chiesto aiuto sui cyberattacchi che oggi hanno preso di mira alcuni ospedali britannici e la rete telefonica in Spagna. Jan Op Gen Oorth non ha aggiunto altri dettagli in merito. In un tweet il direttore di Europol, Rob Wainwright, ha scritto che il cyberattacco contro il sistema sanitario britannico "segue la tendenza di attacchi 'ramsonware' ai centri sanitari avvenuti negli Usa".

Secondo il Nyt, il cyberattacco potrebbe essere stato condotto con uno degli strumenti di hackeraggio rubati lo scorso anno alla National security agency (Nsa) dal sedicente gruppo Shadow Brokers.

Per la premier britannica Theresa May l'attacco informatico che ha colpito numerosi ospedali in Gran Bretagna fa parte di un ampio attacco internazionale. Le prime informazioni parlavano di un malware diffuso soltanto sui computer di 16 ospedali del servizio sanitario inglese con ambulanze dirottate verso falsi obiettivi. Diversi ospedali, a Londra, nel nord ovest dell'Inghilterra e in altre parti del Paese, hanno comunicato di avere seri problemi con i loro computer al punto di chiedere ai loro pazienti di non presentarsi presso le loro strutture se non in casi di emergenza. Il servizio sanitario britannico (Nhs) ha comunicato che gli ospedali che hanno denunciato problemi ai loro sistemi di computer sono stati colpiti da un «ransomware», ma non ci sono indicazioni che gli hacker abbiano avuto accesso ai dati dei pazienti.

Un ricercatore di cyber-security ha affermato su Twitter di aver rilevato 36 mila casi di un ransomwere chiamato "WannaCry" e simili. L'attacco, ha affermato, "è enorme".

Nel frattempo, riferisce sempre Bbc News, l'attacco si è diffuso anche negli Usa, Cina, Vietnam, Taiwan e altri Paesi. Per quanto riguarda l'Italia, la stessa fonte scrive che sono state diffuse immagini che mostrano i computer del laboratorio di una università bloccati dal programma di ransomware. Una schermata minaccia l’utente: “I tuoi dati andranno persi per sempre se non paghi un riscatto”Non viene specificato il nome dell'Università. Secondo alcune informazioni, dei portafogli di bitcoin apparentemente associati con il ransomewere stanno intanto già incassando.

Il 'ransomware' è un virus malevolo che prende "in ostaggio" computer e smartphone e, proprio come in un rapimento, i cybercriminali chiedono agli utenti un riscatto in denaro per poter rientrate in possesso dei propri dati. Nell'ultimo anno ha visto un balzo del 50%, oltre a colpire gli utenti comuni, il 'ransomware' mette sotto scacco anche istituzioni, uffici e strutture pubbliche.

Kaspersky calcola che tra le aziende si è passati da un attacco ogni due minuti a uno ogni 40 secondi; per i singoli utenti la frequenza e' salita da un attacco ogni 20 secondi a uno ogni 10 secondi. E per gli esperti di Check Point Software Technologies, l'Italia è diventato il quarto paese Ue nel mirino e il 41esimo nel mondo.

Numerose le strutture in ginocchio: organizzazioni e aziende hanno visto i loro computer bloccati da un messaggio che chiede un riscatto in bitcoin del valore di 300 dollari. Secondo quanto riporta la Bbc, i paesi colpiti sarebbero 74 tra cui, oltre a quelli già citati, anche Regno Unito, Spagna, Italia e Taiwan. Per quanto riguarda il nostro Paese, viene fatto riferimento ad esempio ad una foto postata da un utente milanese, @dodicin, che mostra un laboratorio dell’Università di Milano Bicocca in cui alcuni schermi dei pc sono stati bloccati dal messaggio ricattatorio.

Il portavoce di Europol ha reso noto che Londra e Madrid hanno chiesto aiuto sui cyberattacchi che hanno preso di mira alcuni ospedali britannici e la rete telefonica in Spagna. Jan Op Gen Oorth non ha aggiunto altri dettagli in merito. In un tweet il direttore di Europol, Rob Wainwright, ha scritto che il cyberattacco contro il sistema sanitario britannico "segue la tendenza di attacchi 'ramsonware' ai centri sanitari avvenuti negli Usa".

Ransomware è un particolare tipo di attacco compiuto ai danni di utenti di dispositivi informatici collegati al web tramite cui malintenzionati arrivano a chiedere un riscatto per rilasciare dati che sono stati criptati da un programma (trojan) precedentemente inserito nei dispositivi presi di mira. Questo programma, o file, può essere immesso nei target tramite download da Internet, come allegato alla posta elettronica, o può anche essere spinto nei sistemi operativi sfruttando delle falle. I dati degli utenti vengono resi inaccessibili o illeggibili; dopo il pagamento (a volte richiesto in bitcoin, la moneta virutale) i dati ritornano nella normale disponibilità del legittimo proprietario.

Alle persone vittime dell’attacco è apparso un messaggio con cui si comunicava che il pc era stato preso "in ostaggio" e per liberarlo era necessario pagare un "riscatto" in bitcoin, ovvero l'equivalente di 300 dollari. Per quanto riguarda l'Italia, La Bbc indica, citando un utente twitter di nome @dodicin, che sono state diffuse immagini che mostrano i computer del laboratorio di un’Università bloccati dal programma di ransomware, ma non viene specificato il nome dell'università.


sabato 6 maggio 2017

Lilian Tintori annuncia marcia femminile contro la repressione



Lilian Tintori è la moglie di Leopoldo Lopez, economista e leader del movimento “Volontà Popolare” contro l’allora regime di Hugo Chavez e imprigionato nel 2015 con una sentenza che lo ha condannato a tredici anni e nove mesi di detenzione. Giudizio arrivato dopo un processo di 19 mesi additato da gran parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte dell’attuale governo di Nicolas Maduro. Lopez è rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, a nord di Caracas dopo essersi consegnato alle autorità che lo indicavano come responsabile degli incidenti scoppiati al termine di una manifestazione studentesca che hanno portato anche alla morte di tre persone, ma per questo scagionato da una inchiesta giornalistica che ha scoperto che a sparare ed uccidere erano state le forze di polizia. Lilian ha tatuata sul polso la scritta “Venezuela”, in corsivo, simbolo della resistenza al chavismo. Lo scorso anno arrivò anche al gesto di incatenarsi in Piazza San Pietro, in Vaticano per chiedere udienza a Papa Francesco.

Ad oggi è salito ad almeno 37 il numero dei morti durante le proteste in Venezuela contro il governo del presidente Nicolas Maduro dall'inizio di aprile secondo la Procura di Caracas. L'ultima vittima è un giovane di 20 anni, Hecder Lugo. L'opposizione accusa Maduro di essere un dittatore e di aver portato il Paese sul lastrico, reclamando elezioni anticipate. Per oggi sabato 6 maggio è stata indetta una marcia di sole donne a Caracas, "senza uomini e senza armi", tutte vestite di bianco e con un fiore in mano, per chiedere che "cessi la repressione e si restituisca la democrazia al Paese", ha spiegato Lilian Tintori. I manifestanti chiedono che vengano anticipate le elezioni in programma per la fine del 2018. I sondaggi indicano che l'erede di Hugo Chavez, il socialista Maduro, non avrebbe chance di vittoria nel caso di una regolare tornata elettorale, con il Paese alla fame e senza medicinali.

In una conferenza stampa, Tintori - insieme a dirigenti femminili e spose di prigionieri politici - ha denunciato che la repressione della protesta si sta indurendo nel paese. "Ieri abbiamo contato 400 feriti, oggi altri 30 solo all'Università. Oggi si troveranno davanti un muro di donne, vestite di bianco, con in mano la bandiera tricolore e un fiore. La «marcha de las mujeres» percorrerà Caracas fino al ministero dell’Interno e della Giustizia. In prima fila, Lilian Tintori. «In Venezuela stiamo tutti protestando, pacificamente, nelle strade. Ma ora ci alziamo in piedi noi donne, perché stanno uccidendo i nostri figli, ragazzi innocenti, sparano a distanza ravvicinata. La repressione è brutale. A militari e poliziotti chiediamo di abbassare le armi e abbracciare la famiglia venezuelana».

All’interno del potere chavista c’è una donna, il procuratore generale Luisa Ortega Diaz, che ha dato torto a Maduro (dichiarando incostituzionale la decisione della Corte suprema). Cosa ne pensa?

«A lei va tutto il mio appoggio e la mia ammirazione, ha sostenuto la Tintori, perché è l’unico potere che si è allontanato dalla dittatura. Usando il suo potere istituzionale, ha rifiutato di avallare un golpe contro la democrazia. Che serva di esempio agli altri poteri dello Stato».

«Papa Francesco deve fermare il dittatore. Non può permettere una simile tortura, che continuino a sparare, che ci siano 167 prigionieri politici. Il Papa sa quello che sta accadendo perché monsignor Celli è stato qui. E’ arrivato il momento che alzi la bandiera della libertà e della democrazia in Venezuela».

Per il 2017 si prevede una nuova impennata dell’inflazione sino al 1500% dopo che, per il 2016, le statistiche hanno fatto segnare una crescita dell’800% e una contrazione del PIL vicina al 19%, mentre al tempo stesso secondo il Fondo Monetario Internazionale il tasso di disoccupazione ha superato la soglia del 25%, rendendo il livello registrato nella Repubblica Bolivariana il più alto al mondo dopo quello del Sudafrica. Cifre che segnalano molto più di un’allarmante regressione dopo la crescita continuata e sostenuta dell’era Chavez, cifre che denotano la penosa situazione in cui si ritrova la patria del “socialismo del XXI secolo” nel momento in cui, nel resto dell’America Latina, esso si difende con successo in Bolivia e Nicaragua ed è riuscito a garantirsi continuità in Ecuador. Secondo Angelo Zaccaria, studioso delle rivoluzioni bolivariane, l’atteggiamento di Maduro, nel corso degli ultimi anni, è stato improntato a una deleteria volontà di “mirare alla salvaguardia delle posizioni di una burocrazia civile-militare al potere” in cui pochi esponenti di spicco si sono messi in evidenza nel corso dell’ultimo quadriennio, rendendo ulteriormente più ampie le lacune aperte dalla scomparsa di Chavez.



mercoledì 3 maggio 2017

“Palestina entro i confini del 1967”, ma rifiuta di riconoscere Israele




Il leader ideologico di Hamas, Khaled Meshaal, presentando la nuova Carta fondamentale del movimento islamista e nesso in evidenza che ci sono alcuni elementi di moderazione rispetto a quella precedente ma Hamas continua a rifiutarsi di riconoscere lo Stato di Israele, definito ancora “entità sionista”.

L'organizzazione estremista palestinese Hamas, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007, ha approvato per la prima volta nella sua storia una modifica del proprio programma politico, accettando la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 e sottolineando la natura "politica" e non religiosa del suo conflitto con Israele. -Nel documento, un supplemento che modifica ma non sostituisce la Carta del 1988, Hamas considera la "creazione di uno Stato palestinese interamente sovrano e indipendente nelle frontiere del 4 giugno 1967 con Gerusalemme capitale" come "una formula di consenso nazionale".

I fatti che vengono da Gaza sono questi. Isolato dall’Egitto, dal fronte sunnita dell’Arabia Saudita e da quello sciita di Iran ed Hezbollah libanese (nelle sue posizioni ondivaghe aveva deluso tutti), Hamas cambia rotta. L’unico testo scritto del movimento era la Carta istitutiva del 1988. Più che una costituzione sembrava una copia dei Protocolli dei savi di Sion, il testo principe dell’antisemitismo internazionale. Qualche giorno fa è stato diffuso un nuovo documento nel quale il nemico non sono più gli ebrei ma Israele: «L’aggressore sionista occupante»; e si acconsente alla nascita di uno Stato indipendente palestinese a Est dei confini del 1967.

La novità più importante è l’accettazione dei confini del 1967, la cosiddetta Linea verde, come frontiera del futuro Stato palestinese. In questo modo Hamas in teoria cessa di rivendicare anche i territori a Ovest della Linea verde. Restano però le ambiguità nei confronti dello Stato Ebraico. Israele ha replicato che “non ci sono novità” rispetto a prima.

Hamas non cita Israele ma affermando quei confini ammette che a Ovest di quella demarcazione esiste qualcuno. È un avvicinamento alla posizione di Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese di Ramallah e dell’Olp, che riconosce l’esistenza di Israele. Questo è il lato positivo della notizia. L'aspetto negativo è che il nuovo documento non sostituisce la Carta del 1988: rimane dunque l’antisemitismo e la volontà di distruggere Israele.

Un segnale che sicuramente gli israeliani hanno notato, nonostante le dichiarazioni negative di circostanza, è che il nuovo documento di Hamas non cita mai i Fratelli musulmani: dopo tutto il movimento di Gaza è la costola palestinese della fratellanza. Non è una svista, hanno deciso di non ricordarla perché non sarebbe piaciuto al governo del Cairo: è per togliere di mezzo i Fratelli musulmani egiziani che il generale al-Sisi fece il colpo di stato del 2013. È dunque molto probabile che il documento nel quale Hamas si avvicina alle posizioni negoziali di Fatah, sia stato ispirato dall’Egitto, il migliore alleato strategico di Israele nella regione oggi, nel tempo di al-Sisi, come ieri, ai tempi di Hosni Mubarak.

Nell’immobile confronto tra israeliani e palestinesi che non degenera mai in grande conflitto né si eleva a miracoloso negoziato, forse stanno accadendo cose. In settimana Abu Mazen sarà ricevuto alla Casa Bianca e per far risuscitare il defunto negoziato, l’imprevedibile Donald Trump potrebbe inventarsi qualcosa. Non c’è presidente degli Stati Uniti che negli ultimi 50 anni non abbia sognato di sottoscrivere un trattato di pace definitivo fra Israele e gli arabi. A dispetto delle dilettantesche dichiarazioni sul tema in campagna elettorale, Trump non è da meno.

Secondo gli esperti l'iniziativa mira a far rientrare l'organizzazione - considerata come "terroristica" da Israele, Stati Uniti ed Unione europea - nel gioco negoziale. Tuttavia, come si è detto, la modifica non costituisce un riconoscimento dello Stato ebraico, come invece chiedeva la comunità internazionale. Il documento - inviato anche a "numerose capitali straniere" che attualmente non hanno alcun rapporto con Hamas - è stato reso pubblico in  anticipo sui tempi previsti e a 48 ore dal primo incontro fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader palestinese Abu Mazen.  Israele: da Hamas solo 'fumo negli occhi' Israele ha rigettato la dichiarazione di Hamas e l'ha definita "fumo negli occhi", precisando che l'organizzazione palestinese al potere nella Striscia di Gaza continua a perseguire il suo obiettivo che è la distruzione di Israele. Lo ha reso noto l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu, citato dai media israeliani.