mercoledì 3 maggio 2017

“Palestina entro i confini del 1967”, ma rifiuta di riconoscere Israele




Il leader ideologico di Hamas, Khaled Meshaal, presentando la nuova Carta fondamentale del movimento islamista e nesso in evidenza che ci sono alcuni elementi di moderazione rispetto a quella precedente ma Hamas continua a rifiutarsi di riconoscere lo Stato di Israele, definito ancora “entità sionista”.

L'organizzazione estremista palestinese Hamas, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007, ha approvato per la prima volta nella sua storia una modifica del proprio programma politico, accettando la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 e sottolineando la natura "politica" e non religiosa del suo conflitto con Israele. -Nel documento, un supplemento che modifica ma non sostituisce la Carta del 1988, Hamas considera la "creazione di uno Stato palestinese interamente sovrano e indipendente nelle frontiere del 4 giugno 1967 con Gerusalemme capitale" come "una formula di consenso nazionale".

I fatti che vengono da Gaza sono questi. Isolato dall’Egitto, dal fronte sunnita dell’Arabia Saudita e da quello sciita di Iran ed Hezbollah libanese (nelle sue posizioni ondivaghe aveva deluso tutti), Hamas cambia rotta. L’unico testo scritto del movimento era la Carta istitutiva del 1988. Più che una costituzione sembrava una copia dei Protocolli dei savi di Sion, il testo principe dell’antisemitismo internazionale. Qualche giorno fa è stato diffuso un nuovo documento nel quale il nemico non sono più gli ebrei ma Israele: «L’aggressore sionista occupante»; e si acconsente alla nascita di uno Stato indipendente palestinese a Est dei confini del 1967.

La novità più importante è l’accettazione dei confini del 1967, la cosiddetta Linea verde, come frontiera del futuro Stato palestinese. In questo modo Hamas in teoria cessa di rivendicare anche i territori a Ovest della Linea verde. Restano però le ambiguità nei confronti dello Stato Ebraico. Israele ha replicato che “non ci sono novità” rispetto a prima.

Hamas non cita Israele ma affermando quei confini ammette che a Ovest di quella demarcazione esiste qualcuno. È un avvicinamento alla posizione di Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese di Ramallah e dell’Olp, che riconosce l’esistenza di Israele. Questo è il lato positivo della notizia. L'aspetto negativo è che il nuovo documento non sostituisce la Carta del 1988: rimane dunque l’antisemitismo e la volontà di distruggere Israele.

Un segnale che sicuramente gli israeliani hanno notato, nonostante le dichiarazioni negative di circostanza, è che il nuovo documento di Hamas non cita mai i Fratelli musulmani: dopo tutto il movimento di Gaza è la costola palestinese della fratellanza. Non è una svista, hanno deciso di non ricordarla perché non sarebbe piaciuto al governo del Cairo: è per togliere di mezzo i Fratelli musulmani egiziani che il generale al-Sisi fece il colpo di stato del 2013. È dunque molto probabile che il documento nel quale Hamas si avvicina alle posizioni negoziali di Fatah, sia stato ispirato dall’Egitto, il migliore alleato strategico di Israele nella regione oggi, nel tempo di al-Sisi, come ieri, ai tempi di Hosni Mubarak.

Nell’immobile confronto tra israeliani e palestinesi che non degenera mai in grande conflitto né si eleva a miracoloso negoziato, forse stanno accadendo cose. In settimana Abu Mazen sarà ricevuto alla Casa Bianca e per far risuscitare il defunto negoziato, l’imprevedibile Donald Trump potrebbe inventarsi qualcosa. Non c’è presidente degli Stati Uniti che negli ultimi 50 anni non abbia sognato di sottoscrivere un trattato di pace definitivo fra Israele e gli arabi. A dispetto delle dilettantesche dichiarazioni sul tema in campagna elettorale, Trump non è da meno.

Secondo gli esperti l'iniziativa mira a far rientrare l'organizzazione - considerata come "terroristica" da Israele, Stati Uniti ed Unione europea - nel gioco negoziale. Tuttavia, come si è detto, la modifica non costituisce un riconoscimento dello Stato ebraico, come invece chiedeva la comunità internazionale. Il documento - inviato anche a "numerose capitali straniere" che attualmente non hanno alcun rapporto con Hamas - è stato reso pubblico in  anticipo sui tempi previsti e a 48 ore dal primo incontro fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader palestinese Abu Mazen.  Israele: da Hamas solo 'fumo negli occhi' Israele ha rigettato la dichiarazione di Hamas e l'ha definita "fumo negli occhi", precisando che l'organizzazione palestinese al potere nella Striscia di Gaza continua a perseguire il suo obiettivo che è la distruzione di Israele. Lo ha reso noto l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu, citato dai media israeliani.


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