lunedì 25 giugno 2018

Giornata degli oceani: un mare da salvare



Gli oceani coprono il 71% del nostro pianeta, forniscono circa il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbono approssimativamente il 26% dell’anidride carbonica generata dalle attività umane, sono fonte di cibo e sostanze nutritive e sono fondamentali nel controllo del clima.

Tappi al posto delle conchiglie, mozziconi di sigaretta come alghe, cotton fioc a simulare i legnetti di mare. Sulle spiagge di tutto il mondo è questo che si trova, ed è solo una minima parte dei rifiuti che galleggiano in superficie e ricoprono i fondali.

Allarme a cui risponde una mobilitazione che dalle coste africane a quelle asiatiche, passando per Europa, Americhe e Oceania vede scendere in campo migliaia di volontari per pulire i litorali del Pianeta. L'invito a darsi da fare arriva direttamente dalle Nazioni Unite: oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici entrano ogni anno nei nostri oceani e uccidono centomila animali marini. "Se non cambiamo rotta, presto in mare potrebbe esserci più plastica che pesci. Dobbiamo lavorare individualmente e collettivamente per evitare questa tragedia", sottolinea il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.

"La plastica soffoca corsi d'acqua, danneggia le comunità che dipendono dalla pesca e dal turismo, uccide tartarughe e uccelli, balene e delfini, si fa strada nelle zone più remote della Terra e lungo tutta la catena alimentare", avverte Guterres, che chiama ciascuno a "fare la propria parte" evitando la plastica monouso e dando una mano a ripulire.

La pulizia di spiagge è l'attività più usata ad ogni latitudine per celebrare la Giornata degli oceani. Le iniziative in programma sono centinaia, da Fortaleza in Brasile a Mayo in Irlanda, dalla spiaggia californiana di Santa Monica all'estuario portoghese del fiume Sado, dalle coste di sabbia dorata del Queensland, in Australia, al greco Pireo, dove si bonifica al tramonto. E ancora l'atollo Baa nelle Maldive, le Canarie e il Sudafrica.

In Italia l'Ufficio regionale Unesco per la scienza e la cultura in Europa, con sede a Venezia, ha organizzato un evento che vedrà i volontari impegnati a ripulire laguna e canali. Pescara, Reggio Calabria, Oristano e Palermo sono invece alcune delle città in cui nel weekend si puliranno i litorali insieme al Wwf, che con l'iniziativa "Spiagge Plastic Free" organizza appuntamenti in tutto il mese di giugno. Ma in spiaggia c'è solo una frazione del problema. Mentre la Ong Oceana lancia l'allarme sui rifiuti di plastica in acque profonde anche nel Mediterraneo, Legambiente con l'università di Siena dimostra in uno studio che la plastica galleggiante in mare fa da ricettacolo di sostanze tossiche. Contaminanti, come il mercurio, che rischiano di entrare nella catena alimentare.

Ed è per fermare questa grave situazione che l’ONU ha cercato di richiamare l’attenzione di cittadini e governi. «Uno degli aspetti più interessanti – ha spiegato Francesca Santoro, specialista di programma della Commissione oceanografica intergovernativa dell’Unesco – è dato dal fatto che alla conferenza si formeranno dei partenariati. Quindi i paesi, rappresentati da oltre 40 capi di stato, il settore privato, le organizzazioni internazionali e le ONG si impegneranno a compiere delle azioni definendo tempistiche e risultati attesi ben precisi, attraverso impegni volontari. Alcuni partenariati sono nati in base all’area geografica, altri in relazione ad una tematica specifica». Questi progetti rientreranno nel quadro più generale degli obiettivi di sviluppo sostenibile, già approvati nel 2015 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, tra i quali al numero 14 trova posto proprio la conservazione e l’utilizzo sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine. «A luglio – prosegue l’esperta Unesco – gli stati dovranno presentare già il primo rapporto per dimostrare come stanno lavorando e proseguiranno con queste azioni di aggiornamento fino alla prossima conferenza che si terrà tra tre anni».

Secondo l’ONU circa l’80% dell’inquinamento marino deriva da attività svolte a terra. Nello specifico la mancanza di impianti di depurazione delle acque di scarico è ancora una minaccia per gli oceani, in particolare vicino agli insediamenti urbani molto grandi. Inoltre, la crescita della produzione e di conseguenza degli scarichi, aumenta il rischio di immissione di metalli pesanti e di altre sostanze pericolose. Anche la plastica resta un problema ed infatti rappresenta l’80% dei rifiuti. Ne entrano negli oceani più di 8 milioni di tonnellate all’anno, l’equivalente di un camion al minuto e più di 51 trilioni di particelle microplastiche, 500 volte più delle stelle nella nostra galassia, minacciano seriamente la fauna selvatica. I detriti marini infatti stanno danneggiando più di 800 specie e diventano ogni anno causa di morte per 1 milione di uccelli, 100.000 mammiferi marini, tartarughe e innumerevoli pesci.

Per questa ragione è nato anche in Italia Ocean Literacy, una rete già presente in altri paesi, che unisce ricercatori, tecnici, esperti, educatori e divulgatori ed ha lo scopo di creare collaborazioni a più livelli e di diffondere la consapevolezza dell’importanza sociale, economica e culturale del mare e degli oceani nelle scuole e più in generale tra i decisori, i cittadini e i rappresentati del settore privato. L’obiettivo è indurre a prendere delle decisioni responsabili quotidianamente e favorire così la salvaguardia e la conservazione. E se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, oggi si può iniziare partecipando a una delle tante iniziative organizzate in tutto il paese ad esempio da Lega Navale e CNR sulla costa romagnola, dall’Istituto di scienze Marine a Venezia, dal Centro-Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici in Salento, dall’European Research Institute a Torino o dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, l’Area Marina Protetta di Miramare e WWF a Trieste.



martedì 19 giugno 2018

Rivoluzione Miss America: addio al bikini



Il più famoso concorso di Miss si evolve. Svolta nel concorso di Miss America: le concorrenti di Miss America non dovranno più sfilare in bikini. Lo ha annunciato la presidente del concorso, affermando che "non vi giudicheremo più per il vostro aspetto esteriore". La Miss America Organization, dopo lo scandalo scoppiato mesi fa e la campagna #MeToo contro le molestie sessuali, ha annunciato che la novità sarà introdotta al prossimo concorso, in programma a settembre. Al posto della sfilata in costume da bagno, quindi, spazio ad interviste con le candidate che dovranno guadagnarsi i voti con le risposte. "Abbiamo sentito tante ragazze dire 'vorremo far parte del vostro programma ma non vogliamo sfilare in costume e tacchi alti'. Ecco, non dovrete farlo più", aggiunge Gretchen Carlson. A presiedere l'organizzazione del concorso, da gennaio, è la 51enne ex conduttrice di Fox News e vincitrice del concorso nel 1989, scelta dopo le dimissioni di Lynn Weidner e dell'amministratore delegato, Sam Haskell, provocate dalla diffusione pubblica delle e-mail sessiste scambiate con altri manager del concorso sulle ex vincitrici. Carlson ha parlato di "rivoluzione culturale" per il concorso, già iniziata a livello manageriale, visto che ci sono ora sette donne tra i nove membri del board, tra cui le ex vincitrici Laura Kaeppeler Fleiss (2012), Heather French Henry (2000) e Kate Shindle (1998).

Niente più sfilate in bikini. Miss America abolisce il costume da bagno e volta pagina, come ha spiegato Gretchen Carson, incoronata Miss America nel 1989 e ora a capo del board dell'evento. "Non giudicheremo più le candidate in base all'aspetto fisico ed esteriore. E' una cosa enorme. Non siamo più un concorso, siamo una competizione" aggiunge alla 'Abc'.

Al posto della sfilata in costume da bagno, quindi spazio ad interviste con le candidate che dovranno guadagnarsi i voti con le risposte. "Abbiamo sentito tante ragazze dire 'vorremo far parte del vostro programma ma non vogliamo sfilare in costume e tacchi alti'. Ecco - aggiunge - non dovrete farlo più".

Sulla scia dello scandalo Weinstein e della campagna #metoo, lanciata in America con lo scopo di sensibilizzare contro le molestie sessuali sul luogo di lavoro, il tormentone #byebyebikini segna un ennesimo passo avanti nella lotta per i diritti delle donne. Si tratta dunque di una presa di posizione radicale quella della nuova direzione, composta di sole donne, che cerca di restituire dignità ad una manifestazione che altrimenti rimaneva incatenata ad un passato non più proponibile: i pregiudizi e gli stereotipi, ma anche gli imbarazzi che aleggiavano intorno alla sfilata più famosa del mondo, basti ricordare lo scandalo in cui è rimasto coinvolto Sam Haskell, ex amministratore delegato di Miss America.

La decisione della ex reginetta non è però stata accolta da tutte, in particolare da Patrizia Mirigliani, patron di Miss Italia,”Ho sempre condiviso le loro iniziative, ma questa volta mi sembra che la decisione di presentare le miss davanti alla giuria facendo indossare loro abiti al posto dei costumi da bano sia davvero eccessiva. È superfluo, quasi risibile, assumere atteggiamenti moralistici partendo da questi elementi. Tra l’altro, a Miss Italia da tempo è stato adottato il costume intero. Sappiamo come tutelare le ragazze: lo dimostrano le nostre iniziative e non abbiamo bisogno di introdurre novità ad effetto”.






martedì 12 giugno 2018

Trump-Kim: storica stretta di mano



L'appuntamento con la storia inizia puntuale. Sono passate da poco le 9 a Singapore (le 3 di notte in Italia) quando il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un  si stringono la mano. E' un summit storico, il primo faccia a faccia tra i leader dei due Paesi, che si sono incontrati al Capella Hotel, nell'isoletta di Sentosa.

E' la prima stretta di mano da 70 anni, sullo sfondo le bandiere dei due Paesi. "Non era facile arrivare qui... C'erano ostacoli ma li abbiamo superati per esserci", ha detto il leader nordcoreano.

"Molti penseranno che sia un fantasy, un film di fantascienza" avrebbe detto Kim a Trump, secondo quanto riferisce la Cnn. Parlando con i giornalisti, il presidente americano ha fatto sapere che l'incontro è andato "meglio di quanto chiunque potesse immaginare. Il massimo". E' "un uomo di grande talento" che "ama moltissimo il suo paese" ha detto Trump parlando del leader nordcoreano. Quindi ha annunciato che visiterà Pyongyang al momento opportuno. Anche Trump ha invitato Kim alla Casa Bianca e l'invito è stato accettato.

Lo storico incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un è avvenuto poco dopo le 9 (le 3 in Italia) con un copione scenico e hollywoodiano: il presidente Usa e il leader nordcoreano si sono ritrovati sul patio del Capella Hotel, sull'isola di Sentosa, attraversando due porticati opposti. Con il tappeto rosso sistemato ovunque, i due leader dei due Paesi si sono stretti la mano per la prima volta da 70 anni avendo come sfondo le bandiere dei due Paesi: è durata più di 10 secondi, con Trump che ha rafforzato il contatto col giovane leader poggiando brevemente anche la mano sinistra sul braccio destro di Kim.

"Nice to meet you Mr. President", ha detto in inglese al tycoon il il leader nordcoreano. Poi, i due si sono messi in posa per i flash dei fotografi e e telecamere per immortalare lo storico momento. "È un onore essere qui", ha detto Trump prima di dare il via al faccia a faccia assistito dai soli interpreti e durato circa 40 minuti, anticipando di avere con lui una "relazione formidabile". Ha detto di sentirsi "veramente bene", con Kim seduto sulla poltrona alla sua sinistra. "Non era facile arrivare qui... C'erano ostacoli ma li abbiamo superati per esserci", ha ribattuto il leader nordcoreano.  Alla fine del colloquio, mentre si spostavano in un'altra sala per il meeting allargato, Trump ha avuto il tempo per una battuta a uso dei media: è andato "molto, molto bene", ha affermato, anticipando che i due già hanno una "eccellente relazione".    Alla riunione, dedicata alla questione del nucleare, hanno preso parte anche il segretario di Stato Mike Pompeo, il capo di gabinetto John Kelly e il consigliere sulla Sicurezza nazionale John Bolton; mentre per la parte nordcoreana, il braccio destro del leader Kim Yong-chol, il ministro degli Esteri Ri Yong-ho e Ri Su-yong, presidente della Commissione diplomatica della Suprema assemblea del popolo.

Con Kim Jong-un "risolveremo un grande problema, un grande dilemma", ha detto Trump sul nucleare con il leader nordcoreano, assicurando che "lavorando insieme ce ne faremo carico".

Kim e Trump hanno firmato un "documento completo", come definito dallo stesso presidente Usa. "Siamo onorati" di firmarlo, ha affermato Trump. Poi, rispondendo alla domanda di un giornalista, il presidente americano ha rimarcato che il processo di denuclearizzazione della Corea del Nord "inizierà molto velocemente". La Penisola Coreana vedrà un "cambiamento", ha aggiunto Trump, sottolineando di avere instaurato un "legame speciale" con Kim.

Secondo quanto riferisce la Bbc, in uno dei quattro punti principali della dichiarazione firmata a Sentosa, Pyongyang si impegna a una "completa denuclearizzazione". "Riaffermando la Dichiarazione di Panmunjon del 27 aprile 2018 - si legge - la Corea del nord si impegna a lavorare in direzione di una completa denuclearizzazione della penisola coreana".

Oltre alla denuclearizzazione della penisola coreana, tra i punti del documento figurano l'impegno a "stabilire nuove relazioni bilaterali che rispecchino il desiderio dei popoli dei due paesi di pace e prosperità", lo sforzo comune "per costruire uno stabile e duraturo regime di pace nella penisola coreana", l'impegno a recuperare le spoglie dei soldati americani dichiarati Missing in action (Mia) durante la guerra di Corea, e l'immediato rimpatrio delle spoglie di quanti sono già stati identificati.

Nella dichiarazione congiunta figura inoltre l'impegno dei due Paesi a tenere "alla prima data possibile" ulteriori negoziati guidati dal segretario di Stato americano Mike Pompeo e da un funzionario di alto livello della Corea del Nord. Trump, si legge ancora nel documento, si impegna a fornire "garanzie di sicurezza" alla Corea del Nord.

"La nostra relazione con la Corea del Nord sarà qualcosa di molto diverso rispetto al passato, abbiamo sviluppato un legame molto speciale", assicura Trump alla firma del documento finale. Un documento che lo stesso Kim Jong-Un non esita a definire "molto importante e complessivo". Trump è talmente soddisfatto che ammette che i quaranta minuti di faccia a faccia sono andati "molto meglio di quanto che si potesse prevedere". "E questo - aggiunge - porterà tanto di più". Oltre alla denuclearizzazione restano, infatti, tutti quei problemi legati alla libertà, ai campi di lavoro e alla repressione interna. Temi che, almeno per il momento, i due leader non affrontano. Intanto, però, il processo iniziato oggi porterà alla fine della guerra tra le due Coree. "Molte persone nel mondo possono pensare che sia un film di fantascienza - commenta Kim - dovremo affrontare delle sfide ma vogliamo lavorare con Trump". E il numero uno degli Stati Uniti è certo che, "lavorando insieme" potranno "superare" qualsiasi difficoltà.


lunedì 4 giugno 2018

La lettera del disgelo tra USA e Corea del Nord


Alla fine il summit si farà. Cancellato in precedenza con una lettera, il faccia a faccia tra Donald Trump e Kim Jong Un ha ripreso vita proprio con un’altra lettera.

Dopo aver ricevuto alla Casa Bianca il braccio destro del Presidente della Corea del Nord, il dialogo tra i due paesi sembra essere ripreso. Sarà un processo che inizierà il 12 giugno a Singapore, che ribadisce la volontà di denuclearizzazione di Pyongyang. Per la comunità internazionale, a partire dal Giappone, si tratta di un grande passo in avanti.

Il progetto sarebbe ancora nella fase iniziale: l’ambasciatore americano a Mosca, Jon Huntsman, ci sta lavorando da mesi. Secondo un analista sudcoreano, Victor Cha, la priorità ora è il riserbo assoluto da parte dei 2 leader: niente tweet, nessuna dichiarazione di propaganda, ci si deve concentrare sui risultati politici.

Nel negoziato, Washington chiede una “denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile e non intende fare concessioni sulle sanzioni internazionali, almeno fino a quando il processo, complesso e lungo, sarà completato o arriverà a uno stadio avanzato. La Corea del Nord, dal canto suo, ha accettato di parlare di denuclearizzazione, ma rifiuta che sia unilaterale. In poche parole non resta che aspettare.

"Sembra che la strada che porta a un vertice tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti si sia ampliata e rafforzata", sottolineano dagli ambienti del presidente della Corea del Sud Moon Jae In. Da Seul fanno sapere di attendere l'incontro tra i due leader con "eccitazione" e "pazienza".

Il ministro della Difesa della Corea del Sud, Song Young-moo, ha chiesto intanto maggior fiducia nei vertici nordcoreani guidati da Kim Jong-un. "Se credessimo che la Corea del Nord ci vuole ingannare come ha fatto in passato come potremmo negoziare e concordare la pace?", ha dichiarato alludendo agli sforzi che hanno portato alla preparazione del vertice rispondendo, nel corso di una riunione internazionale sulla sicurezza, ai timori e ai moniti espressi da parte del Giappone.

Tokyo ha infatti messo in guardia dal ricompensare Pyongyang per il semplice fatto che aderisce ai colloqui, avvertendo del rischio che possa tornare sui suoi passi. Ad affermarlo è stato il ministro della Difesa giapponese Itsunori Onodera. "Alla luce di come la Corea del Nord si è comportata in passato, è importante non ricompensarla per il solo fatto di aver accettato il dialogo". L'unico modo di ottenere una denuclearizzazione completa, verificabile ed irreversibile, ha aggiunto, è quello di "mantenere un massimo di pressione sulla Corea del Nord, in tandem con gli sforzi diplomatici".