venerdì 17 novembre 2017
Venezuela, default di un solo giorno grazie a Russia e Cina
Mani tese da Russia e Cina per scongiurare il default del Venezuela. Il Paese sudamericano a un passo dal default, ha raggiunto ieri un accordo con Mosca per ristrutturare parte del suo debito per una cifra pari a oltre 3 miliardi di dollari. L’accordo che era nell’aria, prevede che il Venezuela effettui pagamenti minimi sulle sue obbligazioni russe nel corso dei prossimi sei anni.
Quindi il Venezuela in poche ore, è passsato dall'insolvenza alla solvenza,.perché il ministro della Comunicazione venezuelano, Jorge Rodriguez, ha annunciato che il governo di Nicolas Maduro ha iniziato i pagamenti degli interessi sul debito estero. I creditori non hanno smentito. L'aiuto a Maduro è arrivato da Russia e Cina.Dichiarazioni che arrivano solo qualche giorno dopo che Standard & Poor’s aveva già dichiarato il default parziale del Venezuela, perché il governo aveva violato diverse scadenze al termine del periodo di grazia di 30 giorni; stessa sorte è toccata al gruppo petrolifero Pdvsa, per aver ritardato una settimana nel pagare due scadenze per un importo di 2.000 milioni di dollari.
Ciò che pareva un inspiegabile scivolone finanziario si è trasformato in un default di un giorno che non arreca danni a nessuno ma consente a molti di “staccare” lucrosi dividendi: a tutti i creditori, Stati Uniti, Canada e allo stesso Venezuela.
Secondo Enzo Farulla, analista, già Raymond James, ha afffermato che: «Ne hanno guadagnato tutti, compreso il Venezuela che ha ricomprato il suo debito a prezzi stracciati». Mentre Claudia Calich, fund manager di M&G Investments ha dichiarato: «Il recente annuncio di una possibile ristrutturazione del debito del Venezuela è stato fatto prima di quanto ci si aspettasse. La maggior parte degli operatori di mercato non si aspettava un evento creditizio già quest'anno, ma per il prossimo anno, tenendo conto dei livelli a cui scambiavano i bond a breve scadenza. Di conseguenza, le obbligazioni a più breve scadenza, che avevano i prezzi più elevati, hanno registrato una performance debole, mentre le obbligazioni a più lunga scadenza a minor prezzo hanno sovraperformato».
Il ministro Rodriguez, in merito all'incontro organizzato a Caracas fra rappresentanti del governo e dei detentori privati di titoli pubblici o dell'azienda petrolifera statale Pdvsa, ha detto che è servito per «cominciare a rompere l'assedio brutale e la guerra economica» lanciati contro il suo paese da Washington e «dai suoi alleati genuflessi della destra venezuelana». E poi ancora: «Posso dire a quelli che pensavano che avrebbero ottenuto una vittoria attraverso le agenzie di rating, che non sono mai riusciti a prevedere nessuna delle crisi finanziarie che hanno scosso il mondo ma sono tanto bravi nel punire un Paese che ha sempre pagato, come noi. E posso dire che ancora una volta sono stati sconfitti», ha sottolineato Rodriguez. «Il presidente Maduro ha disegnato un meccanismo che ci permetterà di pagare il nostro debito estero in modo completo: siamo un esempio per il mondo», ha concluso il ministro.
Un altro fattore, tutt'altro che secondario e peraltro non nuovo, è l'appoggio politico e soprattutto finanziario di Russia e Cina al governo del Venezuela. Mosca ha dato luce verde alla ristrutturazione del debito da 3,15 miliardi di dollari del Venezuela. Lo fa sapere il ministero delle Finanze citato dalla Tass. Caracas, in base ai termini dell'accordo, ripagherà il debito “entro 10 anni”.
La Cina, che detiene 23 miliardi di dollari dei 150 del debito venezuelano, non ha rilasciato comunicazioni ufficiali, anche se il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang ha dichiarato che «il Governo e la popolazione del Venezuela sapranno gestire la situazione interna, inclusa quella inerente il debito». Nel linguaggio paludato della diplomazia cinese ciò si traduce in una dichiarazione di appoggio a Maduro o almeno di solidarietà. Non poco per Maduro che negli Stati Uniti, in Europa e in America Latina trova ben pochi alleati.
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