Il Nobel per la Letteratura 2015 è stato assegnato a Svetlana Alexievich "per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio del nostro tempo". L'autrice di 'Preghiera per Cernobyl', pubblicata in Italia da e/o e da Bompiani, è nata il 31 maggio 1948.
Come ha annunciato la filologa svedese Sara Danius, neo segretario permanente dell'Accademia Reale svedese, il premio si motiva per «i suoi scritti polifonici, un monumento alla sofferenza ed al coraggio nel nostro tempo». La 67enne cronista e saggista ha raccontato la storia dell’Unione Sovietica nell’ultima parte del XX secolo. Invisa al regime del presidente Aleksandr Lukašenko i suoi libri sono banditi nella sua patria d’origine. Ancora una volta restano fuori i favoriti di sempre: il giapponese Haruki Murakami, insieme all'americano Philip Roth. Niente premio neppure per l’ungherese László Krasznahorkai, l’irlandese John Banville, il drammaturgo keniota Ngugi wa Thiong'o , il poeta coreano Ko Un e la statunitense Joyce Carol Oates.
La Alexievich padre bielorusso e madre ucraina, è una voce particolarmente critica nei confronti del regime bielorusso e i suoi libri non sono pubblicati nel Paese ex sovietico, mentre sono tradotti in oltre quaranta lingue. Già candidata nel 2013 al Nobel per la Letteratura, lo ha vinto a pochi giorni dalle nuove elezioni presidenziali in Bielorussia, ad esito scontato - sarà riconfermato Lukashenko - ma a rischio di una nuova ondata di repressione nei confronti della pur debole opposizione.
Cronista e giornalista investigatrice dei principali eventi della fase finale dell'Unione Sovietica e del suo dissolvimento, dalla guerra in Afghanistan al disastro di Cernobyl, si è occupata di numerose vicende controverse, suscitando scalpore con reportage e libri.
Molto amata nei circoli letterari, la scrittrice bielorussa era tra i favoritissimi della vigilia; e sul suo profilo Twitter già due ore prima dell'annuncio da Stoccolma aveva anticipato di essere stata contattata per il prestigioso riconoscimento: «Mi hanno chiamata adesso dalla Svezia per dirmi che mi hanno dato il Nobel. Sono felice, molto felice. Grazie».
Autrice di opera a metà tra il documentario e la fiction, la scrittrice ha prodotto libri sui temi più delicati come: "La guerra non ha un volto di donna", (sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale), "Ragazzi di zinco" (sui reduci della guerra in Afghanistan), "Incantati dalla morte" (sui suicidi in seguito al crollo dell'Urss) e "Preghiera per Cernobyl" (sulle vittime della tragedia nucleare). Il suo libro più recente, uscito nel 2014 per Bompiani, è “Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo”.
Ex giornalista, Alexievitch ha scritto storie pazientemente raccolte da testimonianze, è stata tradotta in diverse lingue e pubblicata in tutto il mondo. In “Incantati dalla morte” e “Tempo di secondo mano: la vita in Russia dopo il crollo del comunismo” ha dipinto un ritratto senza cedimenti, ma anche non privo di compassione “dell'homo sovieticus”. “Tempo di secondo mano”, pubblicato da Bompiani, è stato finalista nella cinquina del Premio Terzani 2015.
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