sabato 6 dicembre 2014

Ucraina strangolata dalla crisi energetica



Piove sul bagnato della crisi energetica ucraina. Con la Russia che ha chiuso i rubinetti del gas a giugno e l’elettricità a singhiozzo che mette in ginocchio vita e produttività del Paese, a scarseggiare è ora anche il carbone.

Le importazioni dal Sudafrica, a cui Kiev si era rivolta dopo il blocco delle forniture russe, si sono bruscamente interrotte per un presunto caso di appropriazione indebita e prezzi gonfiati, che ha portato all’arresto del responsabile della compagnia statale che aveva negoziato i contratti.

Proprio lo sblocco delle forniture di carbone è l’intervento considerato più urgente dal Ministro dell’Energia ucraino Volodymyr Demchyshyn: “Soltanto così – ha detto – potremo assicurarci una produzione energetica a basso prezzo. Fino a quel momento non ci resta che utilizzare le centrali termiche. Ne abbiamo diverse, ma la carenza di combustibile ci impedisce di utilizzarle a pieno regime”.

Messa all’angolo, Kiev starebbe già negoziando l’importazione di energia elettrica da Mosca. Una mossa a cui paradosso vuole, che sia costretta proprio dall’inaccessibilità del carbone, provocata dai combattimenti con i ribelli pro-russi.

La Svizzera sta guardando all’Ucraina, la crisi nell’Est del Paese è il tema della conferenza annuale a Basilea dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse). Poche le speranze che sia rispettato l’accordo per un cessate il fuoco raggiunto dai ribelli filorussi con il presidente ucraino dal 9 dicembre.

“La missione di monitoraggio dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa è stata incrementata. Il compito è vigilare sul ritiro delle armi pesanti dalla linea di demarcazione militare e controllare se il cessate il fuoco tra le forze di Kiev e miliziani è rispettato’‘, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov.

‘‘Serve una vera tregua bilaterale’‘ per il ministro degli Esteri ucraino Pavlo Klimkin, che ha parlato di ‘‘un’aggressione russa” invocando un vero processo politico.

‘‘Ci troviamo in una situazione in cui è necessario che l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa trovi un nuovo slancio, serve un impegno veramente politico. L’ Ocse deve essere in grado di far fronte alle sfide per la sicurezza europea, per la pace in tutto il Continente europeo’‘, ha detto Pavlo Klimkin.

La completa cessazione delle ostilità nell’Est dell’Ucraina resta l’obiettivo dei 57 Paesi membri dell’Osce. Il precedente cessate il fuoco del 5 settembre a Minsk tra forze di Kiev e i separatisti filo-russi è rimasto carta straccia.



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