martedì 18 marzo 2014

Volo 370 della Malaysia Airlines: il computer di bordo era stato manomesso



Il cambiamento di rotta del volo 370 della Malaysia Airlines 370, scomparso l’8 marzo mentre viaggiava da Kuala Lumpur a Pechino, è avvenuto attraverso un comando inserito in uno dei computer di bordo e non è stato eseguito manualmente dai sistemi di pilotaggio. Lo riporta il New York Times citando “alti funzionari statunitensi” coinvolti nell’inchiesta.

Secondo i funzionari il codice è stato inserito nel Flight management system che si trova tra il pilota e il copilota. La scoperta ha portato gli investigatori a studiare più a fondo i due uomini. Non è chiaro infatti se la rotta sia stata modificata prima o dopo il decollo. Gli esperti sostengono che chi ha effettuato la modifica dovrebbe avere familiarità con i Boeing, ed è inverosimile che un passeggero possa aver programmato il nuovo percorso.

Intanto il 15 marzo, una settimana dopo la sparizione dell’aereo, le autorità malesi hanno rivelato che un satellite che sorvolava l’oceano Indiano ha raccolto un segnale dal Boeing sette ore e mezzo dopo il suo decollo. Le informazioni provenienti dal satellite non erano però sufficienti a determinare la posizione dell’aereo: è certo solo che il segnale proveniva da un punto che si trova tra due grandi archi lungo cui si sarebbe potuto spostare l’aereo: il primo va dal golfo di Thailandia verso nord, curvando fino quasi al Kazakistan, l’altro verso sud, al largo dell’oceano Indiano.

Proprio lungo uno di questi archi la Cina ha cominciato le ricerche via terra, dopo il fallimento di quelle via mare e le proteste dei parenti delle vittime, che minacciano uno sciopero della fame per la mancanza di trasparenza nelle informazioni sull’incidente.

Intanto il pilota e blogger Patrick Smith continua a rispondere alle varie domande che circolano in rete (il Boeing 777 è un aereo sicuro? Perché è stato spento il trasponder? Perché nessun passeggero ha provato a telefonare a casa? ) ed è scettico riguardo a qualsiasi ipotesi di complotto o dirottamento: secondo lui l’aereo non può essere stato costretto ad atterrare da nessuna parte, ma è precipitato nell’oceano e presto se ne troveranno i relitti.

Anche perché quello dell’8 marzo non è l’unico caso di sparizione di un aereo in volo, come ha ricostruito in una mappa il Sidney Morning Herlad.

È stato il copilota, Fariq Abdul Hamid, l’ultimo a lanciare un messaggio dall’aereo della Malaysia Airlines scomparso l’8 marzo con a bordo 239 persone. Lo ha annunciato il 17 marzo il ministro dei trasporti malese, Hishammuddin Hussein.

Secondo le autorità non è chiaro se le ultime parole arrivate dal copilota (“Tutto bene, buonanotte”) siano state pronunciate prima o dopo lo spegnimento dei sistemi di localizzazione dell’aereo, chiamati Acars. “Queste novità potrebbero sollevare altri interrogativi sulle cause della scomparsa dell’aereo. Oltre all’ipotesi del dirottamento, tornerebbe in gioco anche quella legata a problemi tecnici, che avrebbero bloccato le comunicazioni e causato un cambiamento improvviso della rotta”, scrive il New York Times.

Nel frattempo gli investigatori hanno avviato delle nuove ricerche attraverso due corridoi aerei: uno settentrionale, compreso tra il Kazakistan, il Turkmenistan e la Thailandia, e uno meridionale, tra l’Indonesia e l’oceano Indiano.
La pista principale seguita dalle autorità malesi resta quella del dirottamento. Ma ci sono anche altre ipotesi.

Su YouTube è apparso un filmato, ripreso dalle telecamere a circuito chiuso dell’aeroporto di Kuala Lumpur, che mostra il pilota Zaharie Ahmad Shah e il copilota Fariq Abdul Hamid poco prima del decollo, durante i controlli di routine. Zaharie Ahmad Shah, che ha cominciato a lavorare per la Malaysia Airlines trent’anni fa, è considerato un pilota molto esperto.


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