giovedì 5 gennaio 2017
Stanislav Petrov: l' eroe dimenticato che salvò il mondo
Stanislav Evgrafovic Petrov è un militare sovietico, tenente colonnello dell’Armata Rossa durante la Guerra Fredda. È noto soprattutto per aver identificato nel 1983 un falso allarme missilistico e, contravvenendo al codice che gli avrebbe imposto di informarne i superiori e rispondere al presunto attacco, aver sventato così lo scoppio di un conflitto nucleare che avrebbe probabilmente assunto dimensioni mondiali. Lui era un analista che quella notte si trovò quasi casualmente a fare un turno di guardia ai calcolatori, sostituendo uno dei militari professionisti. Un altro avrebbe semplicemente controllato i segnali in arrivo (cosa che lui fece) e si sarebbe limitato ad applicare il protocollo, informando i suoi superiori: «Missili termonucleari americani in arrivo. Colpiranno il territorio dell’Unione Sovietica fra 25/30 minuti».
Il 26 settembre del 1983, al culmine della guerra fredda, Petrov era l’ufficiale di servizio al bunker Serpuchov 15, vicino a Mosca con il compito di monitorare il sistema satellitare posto a sorveglianza dei siti missilistici USA, interpretando e verificandone i dati, onde notificare ai suoi superiori un eventuale attacco nucleare contro l’URSS. Nel caso si fosse presentato un attacco, la strategia dell’Unione Sovietica era quella di lanciare immediatamente un contrattacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti, secondo la dottrina della distruzione mutua assicurata.
Alle 00:15 (ora di Mosca) il sistema satellitare diede l’allarme segnalando un missile lanciato dalla base di Malmstrom in Montana e in viaggio verso il territorio sovietico. Petrov – ritenendo inverosimile un attacco con un unico missile – pensò ad un errore del sistema e non segnalò ai suoi superiori l’accaduto, ma pochi minuti dopo il satellite segnalò – via via – altre quattro volte un uguale report per un totale di 5 missili nucleari potenzialmente in viaggio verso l’URSS; lanciare l’allarme – assecondando quanto riportato dal sistema – avrebbe potuto significare dar avvio alla risposta nucleare verso gli USA da parte Sovietica, ma Petrov – che conosceva bene le peculiarità del sistema satellitare sovietico OKO, e anche considerando quale incredibilmente esiguo l’attacco missilistico potenzialmente in corso rispetto alla dotazione statunitense – ritenne che si stesse trattando di una serie di errori, e alla fine delle analisi decise di segnalare il tutto ai superiori come un malfunzionamento del sistema, anziché un attacco nucleare dagli USA all’URSS; la decisione si rivelò giusta. Venticinque giorni prima, il 1° settembre, un caccia sovietico aveva abbattuto un jumbo jet coreano con 269 persone a bordo che era entrato nello spazio aereo dell’Urss. Erano gli anni della gerontocrazia al comando, della paranoia e della profondissima crisi. Il gensek segretario generale del partito) Jurij Andropov era permanentemente in ospedale. In quell'occasione a controllare i radar non c’era un «Petrov», ma un militare disciplinato e ottuso che riferì ai suoi superiori: un apparecchio, probabilmente un aereo spia degli Stati Uniti, aveva violato il territorio della madrepatria. I generali e i politici applicarono le regole. In pochi minuti il maggiore Gennadij Osipovich che aveva affiancato il jet civile con il suo Sukhoi, ricevette l’ordine di abbattere l’intruso. «Non dissi alla base che era un Boeing, perché nessuno me lo aveva chiesto», si è giustificato in seguito.
Venne poi accertato che si trattava di un falso allarme dovuto ad una rara congiunzione astronomica tra la Terra, il Sole e il sistema satellitare OKO, coincidente con l’equinozio autunnale in corso. In seguito si chiarì che il sistema era stato ingannato da riflessi di luce sulle nuvole. Pensava di venir premiato, e invece gli arrivò un richiamo: se lui aveva ragione, qualcun altro aveva sbagliato a progettare il sistema. E tutto venne insabbiato.
Petrov aveva interpretato i dati e gli ordini nel modo più esatto, con beneficio per tutto il pianeta; tuttavia tale evento metteva in pessima luce la tecnologia delle apparecchiature impegnate nel monitoraggio dei siti missilistici USA, e venne adeguatamente silenziato. In seguito il colonnello fu redarguito, ufficialmente per altre ragioni, e la sua carriera militare terminò con la pensione anticipata.
L’episodio che lo vide protagonista fu tenuto segreto a lungo, approdando all'opinione pubblica quasi 10 anni dopo, mentre Petrov si era nel frattempo ritirato a Frjazino, un piccolo villaggio vicino Mosca.
Nel 2004 l’Associazione Cittadini del Mondo, con base a San Francisco, gli ha consegnato un riconoscimento e un premio simbolico di mille dollari, uno tra i diversi encomi che nel tempo gli vennero giustamente conferiti.
Tuttavia egli afferma sempre di non considerarsi un eroe, di aver fatto ciò che gli sembrava più logico. I suoi superiori non la pensarono così: fu obbligato ad andare in pensione anticipatamente, ebbe un esaurimento nervoso per lo stress. La sua storia è venuta alla luce solo molti anni dopo, anche perché, come ama dire lui, “in fondo, ho deciso solo di non fare niente!”.
In onore del tenente colonnello Stanislav Evgrafovic Petrov l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha introdotto nel 2013 la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale di tutte le armi nucleari, che viene celebrato ogni anno il 26 settembre.
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