sabato 25 ottobre 2014

Attentati in Egitto al Cairo: tre attentati nel Sinai, almeno 26 militari morti



Un ordigno è esploso nel centro della capitale egiziana Il Cairo, causando almeno due morti e cinque feriti, secondo un primo bilancio ufficiale. Le vittime sarebbero un colonnello e un tenente colonnello della polizia.

L’attentato è stato compiuto a poca distanza da un ingresso secondario del ministero degli Esteri egiziano. Per motivi precauzionali, cinque edifici scolastici del quartiere sono stati evacuati.

Finora nessuna rivendicazione. Le indagini tuttavia punterebbero agli ambienti islamici radicali.

Infine, si segnala l’esplosione di un secondo ordigno, che non ha causato né vittime né feriti ma solo danni materiali, lungo una strada ferrata, a est della capitale.

Con la morte di 7 militari feriti nell'attacco kamikaze alla base di Karm el Kawadess, a Sheikh Zowayyed nel nord del Sinai, sale a 26 il bilancio dei morti nei tre attentati di ieri contro le forze armate egiziane. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Diciannove sono le vittime dell'attentato suicida, altri 7 sono morti per l'esplosione di ordigni al passaggio dei loro veicoli. In nottata è stato segnalato un quarto attacco, con almeno 11 feriti tra forze di sicurezza egiziane che si stavano spostando su un camion vicino all'aeroporto di Arish.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha indetto lo stato di emergenza e un coprifuoco notturno per tre mesi in parti del Sinai, la cui parte settentrionale è obiettivo da mesi di attacchi terroristici. Chiuso di nuovo sine die il valico di Rafah verso la Striscia di Gaza.

La Lega araba ha condannato fermamente gli attentati in Sinai. In una nota di condoglianze alle famiglie dei militari morti, il segretario generale Nabil al Arabi ha ribadito che la Lega araba sostiene tutte le misure prese dall'Egitto contro il terrorismo e chiede alla comunità internazionale di sostenere a sua volta gli sforzi egiziani per eliminare questa piaga che colpisce diverse parti del mondo arabo.

Intanto un bambino di 7 anni è morto, colpito da un proiettile alla testa, durante gli scontri tra i partecipanti a un corteo di Fratelli musulmani e gli abitanti del quartiere di Matarya, a nordest del Cairo, che si oppongono alla loro presenza. Ore prima il gruppo jihadista Ajnad Misr aveva rivendicato con un comunicato l'attentato di due giorni davanti all'università del Cairo, in cui sono rimaste ferite 11 persone, di cui 7 agenti delle forze dell'ordine e 4 passanti. Il gruppo ha affermato che l'attacco è una risposta al comportamento dei servizi di sicurezza nei confronti degli studenti universitari - che da giorni manifestano contro la loro presenza negli atenei - e ha spiegato che l'ordigno era di scarsa potenza per evitare vittime civili.

C'è una "mano straniera dietro gli attentati di venerdì è quanto ha dichiarato il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi al termine di un vertice straordinario del Consiglio supremo delle forze armate egiziane. Il presidente ha quindi parlato di "sostegno straniero agli attentati" il cui obiettivo era quello di "colpire il volere del popolo e dell'esercito". "Da prima del 3 luglio 2013, potevamo scegliere: o la popolazione o l'esercito avrebbero dovuto affrontare il terrorismo. Abbiamo scelto che sarebbe stato l'esercito a portare avanti questo impegno", ha detto al-Sisi. "Ci sono tentativi mirati a dividere la popolazione dall'esercito, ma non ci riuscirà nessuno", ha aggiunto. Nonostante l'ultimo attacco, il presidente egiziano ha ribadito che "è stato già fatto molto per combattere il terrorismo". La lotta al terrorismo Parlando dell'attentato contro le forze della sicurezza egiziana, al-Sisi ha poi detto che "avevo già detto che la guerra in Sinai sarebbe durata a lungo dal momento che nella penisola sono nascosti molti terroristici, ma questo nuovo attentato innalza il livello della guerra contro il terrorismo".



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