domenica 2 febbraio 2014
Maro' in attesa dell’udienza corte suprema indiana
Sale l'attesa per l'udienza domani della corte suprema indiana sul caso dei due Marò, appuntamento cruciale che arriva dopo settimane di pressing diplomatico da parte dell'Italia e dell'Europa. L'inviato speciale del governo per il caso dei Marò, Staffan de Mistura, sarà domattina in aula per l'udienza fissata dalla Corte suprema indiana per la vicenda dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. E' la prima volta che ciò avviene dall'inizio della vicenda, nel febbraio 2012. Per simboleggiare e marcare anche fisicamente la determinazione dell'Italia manifestata anche in modo più che lampante dal Capo dello Stato - ha detto De Mistura in un breve incontro con un gruppo di giornalisti italiani in presenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - io sarò presente, per la prima volta da quando e' avvenuto l'incidente, nell'aula di un tribunale indiano". Questo, ha proseguito, "per ricordare ai nostri avvocati che debbono manifestare il livello di sdegno e determinazione della Repubblica italiana e per mostrare alla componente giudiziaria indiana quanto l'Italia esiga che a questa vicenda venga finalmente data una risposta".
I nostri marò torneranno in tempi brevissimi a casa": così il sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, a margine di un incontro organizzato dal Nuovo Centrodestra. "Avevamo ragione, i nostri marò lavoravano per la sicurezza nel Mediterraneo, lo hanno fatto con una attività che purtroppo ha portato al loro arresto, ma non sono terroristi". "Il tempo è scaduto, dobbiamo andarceli a prendere e riportarli in Italia con onore - conclude - e dimostrare a loro che hanno fatto bene il lavoro e lo hanno fatto per noi".
L'udienza è molto attesa dopo il pressing diplomatico dell'Italia e della stessa Unione europea. Venerdi' scorso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rimproverato alle autorità indiane di aver gestito il caso "in modi contraddittori e sconcertanti".
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha auspicato che dall'udienza escano almeno i capi d'accusa e ha ribadito che i "Marò erano in servizio e quindi non si può applicare la legge antiterrorismo", che prevede la pena di morte. La petizione italiana contesta la lentezza con cui e' stato condotto il procedimento, visto che il fermo dei militari italiani risale a quasi due anni fa.
Inoltre rigetta come inconcepibile l'idea di un ricorso al Sua Act, la legge antiterrorismo e antipirateria indiana che tra l'altro prevede la pena capitale e inverte l'onere della prova, perché di fatto equiparerebbe l'Italia a uno Stato terrorista. Il terzo punto richiede che ai marò venga restituita la piena libertà in attesa che il processo venga istruito. E' possibile che la Corte suprema prenda ancora tempo, senza incalzare l'agenzia antiterrorismo Nia e il ministero dell'Interno indiano perché procedano con le incriminazioni. A quel punto, però, l'Italia potrebbe richiedere un arbitrato internazionale. In ogni caso, il governo e' determinato a trovare una soluzione in tempi rapidi.
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