venerdì 3 agosto 2018

Iran, proposto bando ginecologi: "Contatto uomo-donna è peccato"



Un deputato iraniano, Nasrollah Pejmanfar, ha proposto che nella Repubblica islamica gli uomini non possano esercitare le professioni di ginecologo, infermiere o tecnico di laboratorio. Il motivo? Secondo il deputato, questi lavori sono "inappropriati" in un Paese islamico e comparabili al "peccato" perché espongono al contatto tra donne e uomini.

Secondo l'agenzia di stampa semiufficiale Tasnim, Pejmanfar si è spinto anche oltre. Agli uomini, ha chiarito il deputato, non dovrebbe essere permesso di assistere negli ospedali a nascite o ad aborti, sostenendo che ciò "promuove il processo di normalizzazione del peccato in entrambi i generi".

Dal 1979, anno della rivoluzione islamica, in Iran sono state promulgate leggi che hanno imposto la segregazione nei sessi negli ambienti pubblici. La separazione dei sessi avviene nelle scuole, sui pullman e in metropolitana, dove ci sono vagoni per uomini e donne.

In Iran tutto è ambivalente, dentro ogni verità ha messo radici una bugia e tu la abiti come se indossassi scarpe troppo strette o troppo larghe, sei scomoda, ma ti ci abitui, cammini lo stesso. Hai imparato a mentire a scuola, alle maestre che ti chiedevano se i tuoi genitori frequentavano la preghiera del venerdì e alle compagne che si informavano se avevi un fidanzato. A poco a poco hai assorbito le regole del gioco. Ti sei accorta che, intorno a certe linee rosse, si può anche danzare e, all’insegnante che esigeva il tuo compito di algebra, hai detto che è morto tuo fratello, è diventato uno shahid, un altro martire della guerra Iran-Iraq, è volato in Paradiso dall’Imam Hussein, beato lui, ma il dolore ti ha risucchiato in un vortice, non sei riuscita a concentrarti sulle equazioni. La tua performance da Actors Studio è stata accolta con un mormorio, in classe sanno tutte che non hai un fratello, lo sa anche la maestra che ha storto gli angoli della bocca mentre guardava la tua faccia da schiaffi e poi ha fatto finta di niente.

Più diamo voce alla parte femminile della società, più possiamo sperare in una società capace di perdonare, pazientare e accogliere», tanto più necessario oggi ad un mondo che «ha bisogno di perdono». Ne è convinta Shahrazad Houshmand, teologa iraniana, membro della Consulta femminile nata nel giugno del 2015 presso il Pontificio consiglio della Cultura e presentato oggi alla stampa alla vigilia della festa delle donne.

«Abbiamo aspettato un po’ per incontrarvi perché volevamo che il gruppo fosse un vero gruppo», ha spiegato ai giornalisti la coordinatrice Consuelo Corradi, prorettore alla ricerca e ai rapporti internazionali della università Lumsa, nel meeting point presentato in Sala Stampa vaticana dalla vice-direttrice Paloma Ovejero: «In questo anno e mezzo ci siamo conosciute, sono nati gruppi tematici, abbiamo lavorato insieme».

«C’è un poeta persiano che si chiama Ferdowsi, che ha vissuto mille anni fa ed è il padre della lingua persiana, che ha scritto: se il governo del mondo era affidato alle donne, tutte queste guerre potevano essere evitate. Paolo VI diceva che la pace non è la mancanza della guerra, Papa Francesco dice che la pace è la costruzione giorno dopo giorno di una cultura che sia a favore della comunità globale. Anche noi, con le nostre diversità, vogliamo essere questo messaggio: la costruzione di una pace stabile, che non sia solo la mancanza della guerra ma una nuova cultura di accoglienza, perdono, pazienza e anche sapienza».

Basti pensare alla fatwa che era stata emessa del religioso sciita, Seyyed Youssef Tabatabi-nejad, che aveva indicato nel modo di vestire "immorale", ovvero senza il velo islamico, la causa della crisi idrica del Zayandeh-rud, il più grande fiume dell'Iran centrale. "Il mio ufficio ha ricevuto foto di donne accanto al letto asciutto dello Zayandeh-rud vestite come se fossero in Europa. Sono questo genere di cose a prosciugare ulteriormente il fiume". l'ayatollah si è, quindi, rivolto al governo chiedendo che vengano processati quei "network" che incoraggiano le donne dell'Iran all'"indecenza". Tabatabi-nejad, che è membro dell'Assemblea degli Esperti (l'organo che ha il potere di nominare la Guida Suprema ed eventualmente revocarle i poteri), non è il primo religioso in Iran ad affermare che il modo di vestire "immorale" delle donne può causare disastri naturali. Quando nel 2010 l'allora presidente, Mahmoud Ahmadinedjad, mise in guardia dal rischio di un gravissimo sisma nel Paese, l'hojatoleslam Kazem Sedighi spiegò:"Molte donne che non vestono con modestia portano i giovani fuori strada, corrompono la loro castità e diffondono l'adulterio nella società e ciò aumenta i terremoti".



 

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