lunedì 27 agosto 2018

Addio a John McCain, eroe di guerra e grande accusatore della politica di Trump



Il senatore repubblicano John McCain è morto all'età di 81 anni. Il decesso è avvenuto in Arizona, alle ore 16.28 minuti. McCain combatteva da tempo contro un aggressivo tumore maligno al cervello e aveva annunciato solo lo scorso venerdì di aver deciso di sospendere le cure. Avvezzo a mille battaglie,  McCain ha perso l’ultima. Il senatore repubblicano, tra i più influenti leader di più d'una generazione e fino all'ultimo grande avversario politico e morale del presidente Donald Trump nel movimento conservatore.

Parole sobrie che diventano anche un testamento di quella rara dignità e franchezza con le quali ha sempre combattuto, militare prima e politico poi. Repubblicano ma soprattutto un cosiddetto “maverick”, indipendente per vocazione, spesso scomodo al suo stesso partito anche se incuteva rispetto.

L'ultima campagna politica, quella contro Trump, è stata forse la più dura e ha le sue radici nella campagna elettorale del 2016: McCain denunciò Trump come inadatto alla Casa Bianca per carattere e capacità e pericoloso per la sicurezza nazionale. Trump attaccò con toni scioccanti, per gli stessi repubblicani, McCain, apostrofandolo come falso eroe di guerra; ridicolizzando, lui che mai ha fatto il servizio militare, gli anni di prigionia e torture subite da McCain in Vietnam. «È un eroe perché è stato catturato. A me piace chi non viene catturato», aveva detto Trump.

Nelle sue recenti memorie McCain mette in chiaro tutto ciò che lo divide da Trump: denuncia, ad esempio, l’ammirazione del presidente per i dittatori e il suo disprezzo invece per immigrati e rifugiati. Nel dicembre 2017, già malato, tornò inoltre in Senato e con il suo voto bocciò la legge che avrebbe cancellato la riforma sanitaria Obamacare. Nella prima metà dell'anno scorso, agli inizi della presidenza Trump, viaggiò per oltre centomila chilometri in giro per il mondo, in 15 nazioni, per incontrare alleati preoccupati della imprevedibile politica estera di America First per cercare di rassicurali che l’America non era solo Trump. In discorsi appassionati criticò poi «l'isolazionismo, il protezionismo, il nativismo». In una conferenza a Monaco parlò di «tempi pericolosi». Difese la stampa dagli assalti del presidente che la apostrofa come «nemica del popolo».

Seppure ormai a casa da dicembre scorso, fu ancora in grado di condannare i toni amichevoli del recente summit di Trump con Vladimir Putin a Helsinki affermando che «nessun presidente si è mai prostrato così davanti a un tiranno». E Trump subito dopo nel firmare una legge sul budget militare intitolata a McCain ha evitato accuratamente di fare il suo nome.

McCain aveva conquistato un posto di rilievo nella politica statunitense, era considerato uno degli ultimi veri leoni del Senato, che difendeva come istituzione da rispettare davanti alla fede di partito, capace di azioni bipartisan quando ci credeva come dimostrato creando un gruppo misto di otto senatori sulla riforma dell’immigrazione. O esprimendosi chiaramente contro l’uso della tortura quando altri tacevano. Mai scevro di ambizione, contando su questa immagine, per due volte aveva anche tentato, senza riuscirvi, di diventare presidente nonostante i rapporti complessi con numerosi suoi colleghi.

John Sidney McCain III era nato il 29 agosto 1936 in una base navale a Panama, figlio e nipote di ammiragli a quattro stelle e erede di una famiglia in cui la tradizione militare risale alla guerra d'Indipendenza. Da padre, nonno e bisnonni, ma anche dalla madre Roberta che gli è sopravvissuta, John non aveva ereditato solo la passione per la divisa, ma anche quella per la battuta graffiante e la polemica. In gioventù amava le donne e l'alcool. All'Accademia navale di Annapolis era noto per essere sempre in punizione. In Florida, dove si addestrò al volo, si lanciò in una torrida relazione con una spogliarellista nota come "Marie the Flame of Florida". Il fatto che nel 2008, a 72 anni, fosse ancora un vigoroso aspirante presidente ha del miracoloso, guardando al passato di pilota di caccia della Navy. Da allievo, sopravvisse alla caduta di un jet in addestramento. Nel 1967 in Vietnam il suo aereo prese fuoco mentre si preparava al decollo da una portaerei. Pochi mesi dopo fu abbattuto dai nordvietnamiti nel cielo di Hanoi. McCain, ripescato da un laghetto nel centro della città dove ancora oggi una lapide ricorda l'evento, sopravvisse di nuovo, con le gambe e un braccio a pezzi. I vietnamiti lo catturarono, lo colpirono ripetutamente con le baionette e lo chiusero nell'ex prigione francese, dove trascorse anni da incubo.

Al ritorno negli Usa entrò in politica, ma negli anni '70 ebbe difficoltà a costruire una seria carriera. Solo negli anni Ottanta, al tempo di Ronald Reagan, John cominciò a farsi conoscere, anche come protagonista di iniziative spesso non condivise dal suo stesso partito come le leggi di riforma del finanziamento elettorale e contro le torture. Nel 2000 tentò una prima volta la corsa alla Casa Bianca, con una campagna fuori dagli schemi. Dato politicamente per morto dopo la sconfitta alle primarie contro George W. Bush, era resuscitato a sorpresa come candidato GOP nel 2008: al suo fianco Sarah Palin come vice, ma alla fine Barack Obama risultò un osso troppo duro.

Un suo atto di coraggio politico però resta assai più significativo in quelle elezioni, ancor più oggi quando l'attuale presidente, Trump, è prono ad aggressioni tinte di razzismo ed è l'ex capofila mai davvero pentito del movimento che mise in dubbio la nascita di Obama negli Stati Uniti. Durante un rally a favore di McCain, una donna apostrofò Obama come un “arabo” e non un autentico americano. McCain la mise a tacere rispondendo che Obama era un cittadino che amava gli Stati Uniti come lui con il quale «mi capita di avere disaccordi su questioni fondamentali». Chissà se McCain riuscirà adesso nell'ultima, grande impresa: quella di lasciare in eredità alla politica del futuro, con il suo esempio, un duraturo antidoto da riscoprire al clima avvelenato sotto la presidenza Trump.




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