Quello che si è appena
aperto sarà l'anno della svolta per la Grecia. Lo ha dichiarato,
durante la prima riunione dell'anno del suo governo, il primo
ministro greco Alexis Tsipras, alle prese ormai da anni con
l'applicazione di un piano di risanamento del debito costato lacrime
e sangue alla popolazione. Ad agosto 2018, infatti, si concluderà il
cosiddetto bailout, cioè il programma di aiuti approvato dall'Unione
europea (la cui ultima tranche è stata di 86 miliardi di euro)
quindi il Paese sarà in grado di finanziarsi da solo sui mercati ed
emanciparsi dalla morsa dei creditori stranieri.
Per la prima volta, ha
aggiunto Tsipras, la valutazione della terza tranche del piano di
risanamento da parte dell'eurogruppo si concludera il prossimo 22
gennaio "senza un solo euro di misure fiscali a carico dei
cittadini".
"Questa maniera di
procedere - ha aggiunto Tsipras - può garantire il percorso di
crescita del nostro Paese, poiché non si può avere una crescita
fattibile e giusta, senza allo stesso tempo uno sforzo per ridurre le
disuguaglianze".
Disuguaglianze e
sacrifici a cui, nonostante le buone notizie, il popolo greco e
ancora costretto specie dopo i nuovi tagli previsti dall-ultima
finanziaria. aiuterebbe un piano di ristrutturazione complessiva del
debito di Atene, ipotesi indigesta per i creditori.
Un
miliardo
di euro destinato
alle famiglie più povere.
È la proposta del premier greco Alexis
Tsipras,
che ha annunciato di voler ridistribuire il surplus di bilancio tra i
concittadini che hanno sofferto di più durante la crisi
economica
del
2009. Il governo di Atene lo ha definito “dividendo
sociale”
e potrebbe arrivare nelle tasche dei greci più in difficoltà già a
Natale.
L’accumulo
di questo “tesoretto” è stato possibile grazie a una situazione
finanziaria più rosea del previsto. La Grecia, infatti, prevede per
il 2017 di tornare a un livello di crescita del 2% e di generare
un avanzo
primario,
cioè la differenza tra entrate e uscite dello
Stato esclusi gli interessi da pagare sul debito, pari al 2,2%
del Pil.
Si supererebbe quindi per la prima volta l’obiettivo imposto
da Banca
centrale europea,
Ue
e
Fondo monetario internazionale e fissato all’
1,75%.
La
Grecia è entrata nel suo settimo anno di riforme economiche
richieste dai creditori internazionali. Il programma di aiuti
attualmente in corso – il terzo, approvato nell’agosto del 2015 –
terminerà nell’agosto del 2018. Subito dopo, o nel 2019, al
termine naturale della scadenza, ci saranno nuove elezioni. Alexis
Tsipras e la coalizione di sinistra che lo sostiene, guidata da
Syriza, avevano creato grandi aspettative di cambiamento per la
Grecia, ma finora, per evitare il rischio di default e sotto la
pressione dei creditori, hanno approvato diverse misure contrarie
alle intenzioni annunciate: aumento delle imposte, riduzione della
spesa, revisione del sistema pensionistico, riduzione dei salari
pubblici tra il 10 e il 40 per cento, privatizzazione di alcuni
settori.
Nella
pratica, la chiusura della procedura per deficit eccessivo non ha
cambiato molto. La Grecia deve rispettare le misure concordate con i
creditori internazionali nell’ambito degli aiuti finanziari e deve
soprattutto fare i conti con una situazione economica e sociale
piuttosto fragile. Dal 2010 ad oggi ha perso un terzo del suo PIL e
mezzo milione di persone sono emigrate all’estero. Nello stesso
periodo, il 20 per cento più povero della popolazione ha perso il 42
per cento del suo potere d’acquisto. Lo stato ha un debito di 320
miliardi di euro, pari al 180 per cento del PIL, il secondo rapporto
più alto del mondo, e il tasso di disoccupazione – sebbene sia
diminuito e sia attualmente al 21 per cento – è tra i più alti
d’Europa. Gli stipendi medi sono diminuiti e la riduzione dei
redditi dei lavoratori e delle lavoratrici ha portato
all’impoverimento delle famiglie. Sono aumentati i problemi
abitativi e i bisogni legati allo stato di salute, che riguardano
quasi una persona su quattro. Il FMI ha poi rivisto al ribasso le
stime sull’avanzo primario per il 2018 (fissandolo al 2,2 per cento
del PIL, inferiore al 3,5 per cento previsto dalle istituzioni
europee e dal governo di Atene): è quindi possibile che il FMI
chieda al governo greco di intraprendere nuove misure per completare
la terza revisione del programma di salvataggio economico.
In
questa situazione ci sono però dei settori dell’economia greca che
sono rimasti stabili o che sono migliorati, come quello della
produzione di alcolici: i produttori hanno infatti aumentato le loro
esportazioni del 64 per cento negli ultimi cinque anni e sette
bottiglie prodotte su dieci sono attualmente esportate. Anche
l’industria chimica non è stata particolarmente colpita dalla
crisi, così come l’industria dei trasporti. Una ripresa nel
settore agricolo ha poi contribuito a elevare la qualità di alcuni
prodotti, come l’olio d’oliva. Infine c’è il turismo: ogni
anno milioni di persone vanno in Grecia, raddoppiando la popolazione
del paese. Un ambito invece in forte ritardo è quello della
giustizia: affrontare le cause in modo efficace è positivo per
un’economia sana e i giudici greci impiegano in media più di
quattro anni (1.580 giorni) per arrivare a una risoluzione delle
controversie commerciali.
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