mercoledì 10 gennaio 2018

Nel 2018 la Grecia torna sui mercati internazionali


Quello che si è appena aperto sarà l'anno della svolta per la Grecia. Lo ha dichiarato, durante la prima riunione dell'anno del suo governo, il primo ministro greco Alexis Tsipras, alle prese ormai da anni con l'applicazione di un piano di risanamento del debito costato lacrime e sangue alla popolazione. Ad agosto 2018, infatti, si concluderà il cosiddetto bailout, cioè il programma di aiuti approvato dall'Unione europea (la cui ultima tranche è stata di 86 miliardi di euro) quindi il Paese sarà in grado di finanziarsi da solo sui mercati ed emanciparsi dalla morsa dei creditori stranieri.

Per la prima volta, ha aggiunto Tsipras, la valutazione della terza tranche del piano di risanamento da parte dell'eurogruppo si concludera il prossimo 22 gennaio "senza un solo euro di misure fiscali a carico dei cittadini".

"Questa maniera di procedere - ha aggiunto Tsipras - può garantire il percorso di crescita del nostro Paese, poiché non si può avere una crescita fattibile e giusta, senza allo stesso tempo uno sforzo per ridurre le disuguaglianze".

Disuguaglianze e sacrifici a cui, nonostante le buone notizie, il popolo greco e ancora costretto specie dopo i nuovi tagli previsti dall-ultima finanziaria. aiuterebbe un piano di ristrutturazione complessiva del debito di Atene, ipotesi indigesta per i creditori.

Un miliardo di euro destinato alle famiglie più povere. È la proposta del premier greco Alexis Tsipras, che ha annunciato di voler ridistribuire il surplus di bilancio tra i concittadini che hanno sofferto di più durante la crisi economica del 2009. Il governo di Atene lo ha definito  “dividendo sociale” e potrebbe arrivare nelle tasche dei greci più in difficoltà già a Natale.

L’accumulo di questo “tesoretto” è stato possibile grazie a una situazione finanziaria più rosea del previsto. La Grecia, infatti, prevede per il 2017 di tornare a un livello di crescita del 2% e di generare un avanzo primario, cioè la differenza tra entrate e uscite dello Stato esclusi gli interessi da pagare sul debito, pari al 2,2% del Pil. Si supererebbe quindi per la prima volta l’obiettivo imposto da Banca centrale europea, Ue e Fondo monetario internazionale e fissato all1,75%.

La Grecia è entrata nel suo settimo anno di riforme economiche richieste dai creditori internazionali. Il programma di aiuti attualmente in corso – il terzo, approvato nell’agosto del 2015 – terminerà nell’agosto del 2018. Subito dopo, o nel 2019, al termine naturale della scadenza, ci saranno nuove elezioni. Alexis Tsipras e la coalizione di sinistra che lo sostiene, guidata da Syriza, avevano creato grandi aspettative di cambiamento per la Grecia, ma finora, per evitare il rischio di default e sotto la pressione dei creditori, hanno approvato diverse misure contrarie alle intenzioni annunciate: aumento delle imposte, riduzione della spesa, revisione del sistema pensionistico, riduzione dei salari pubblici tra il 10 e il 40 per cento, privatizzazione di alcuni settori.

Nella pratica, la chiusura della procedura per deficit eccessivo non ha cambiato molto. La Grecia deve rispettare le misure concordate con i creditori internazionali nell’ambito degli aiuti finanziari e deve soprattutto fare i conti con una situazione economica e sociale piuttosto fragile. Dal 2010 ad oggi ha perso un terzo del suo PIL e mezzo milione di persone sono emigrate all’estero. Nello stesso periodo, il 20 per cento più povero della popolazione ha perso il 42 per cento del suo potere d’acquisto. Lo stato ha un debito di 320 miliardi di euro, pari al 180 per cento del PIL, il secondo rapporto più alto del mondo, e il tasso di disoccupazione – sebbene sia diminuito e sia attualmente al 21 per cento – è tra i più alti d’Europa. Gli stipendi medi sono diminuiti e la riduzione dei redditi dei lavoratori e delle lavoratrici ha portato all’impoverimento delle famiglie. Sono aumentati i problemi abitativi e i bisogni legati allo stato di salute, che riguardano quasi una persona su quattro. Il FMI ha poi rivisto al ribasso le stime sull’avanzo primario per il 2018 (fissandolo al 2,2 per cento del PIL, inferiore al 3,5 per cento previsto dalle istituzioni europee e dal governo di Atene): è quindi possibile che il FMI chieda al governo greco di intraprendere nuove misure per completare la terza revisione del programma di salvataggio economico.

In questa situazione ci sono però dei settori dell’economia greca che sono rimasti stabili o che sono migliorati, come quello della produzione di alcolici: i produttori hanno infatti aumentato le loro esportazioni del 64 per cento negli ultimi cinque anni e sette bottiglie prodotte su dieci sono attualmente esportate. Anche l’industria chimica non è stata particolarmente colpita dalla crisi, così come l’industria dei trasporti. Una ripresa nel settore agricolo ha poi contribuito a elevare la qualità di alcuni prodotti, come l’olio d’oliva. Infine c’è il turismo: ogni anno milioni di persone vanno in Grecia, raddoppiando la popolazione del paese. Un ambito invece in forte ritardo è quello della giustizia: affrontare le cause in modo efficace è positivo per un’economia sana e i giudici greci impiegano in media più di quattro anni (1.580 giorni) per arrivare a una risoluzione delle controversie commerciali.


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