martedì 26 dicembre 2017

Russia: Navalny formalmente escluso da elezioni


La Commissione elettorale non permette la candidatura al maggiore oppositore di Putin alle Presidenziali del 2018. Alexei Navalny è già stato arrestato tre volte nel corso dell'anno.

Le autorità responsabili delle prossime elezioni presidenziali in Russia hanno formalmente escluso dalla corsa elettorale il leader d'opposizione Alexei Navalny, che ora fa appello al boicottaggio del voto del prossimo anno. La Commissione elettorale centrale russa ha deciso all'unanimità che l'attivista anti-corruzione non è idoneo alla candidatura.

Navalny era già implicitamente escluso d'ufficio dalla corsa elettorale, a causa di una condanna in un caso di frode che è però stato considerata dall'opposizione come una decisione politica. Avrebbe potuto partecipare se gli fosse stata data una dispensa speciale o se la sua condanna fosse stata annullata.

I 12 componenti della Commissione elettorale ad unanimità hanno votato contro la candidatura del principale oppositore di Vladimir Putin a causa della controversa condanna a carico di Navalny, con pena sospesa, a 5 anni per appropriazione indebita. L'avversario di Putin, comunque, aveva raccolto le firme necessarie per la candidatura. Il politico d'opposizione la definisce come una 'sentenza politica' ma il verdetto implica che lui non possa partecipare alle presidenziali.

Navalny, che ha 41 anni, è stato incarcerato tre volte quest'anno e accusato formalmente di violazione della legge per avere ripetutamente organizzato incontri pubblici, comizi non autorizzati, proteste anti-corruzione. Il principale oppositore di Putin, a questo punto, l'unico uomo che avrebbe potuto mettere in difficoltà l'uscente presidente ha invitato tutti i suoi sostenitori a non partecipare al voto, proclamando: "Stiamo dichiarando uno sciopero degli elettori. Chiediamo a tutti di boicottare queste elezioni. Non riconosceremo il risultato di queste elezioni".

In una ventina di città russe i sostenitori di Navalny sono scesi in piazza per sostenere la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali del marzo 2018 nonostante sia stato giudicato ineleggile.

La gente si è mobilitata a supporto di Navalny, da Vladivostok a Rostov sul Don a Mosca e San Pietroburgo, per un totale di una ventina di città, i sostenitori del carismatico avvocato e blogger anticorruzione dai toni a volte nazionalisti, si riuniscono per fare di Navalny il loro candidato davanti alle autorità elettorali locali.

Secondo i sondaggi l'attuale presidente russo Vladimir Putin, che ha annunciato che si ricandiderà per la quarta volta, riuscirà facilmente a ottenere la rielezione, il che significa che rimarrà al potere fino al 2024. I concorrenti di Putin, allontanato Navalny, sono Pavel Groudinine (Partito Comunista), Vladimir Jirinovski (estrema destra) e Ksenia Sobchak, la trentaseienne giornalista televisiva del Partito per l'iniziativa civile russa.

Durante i loro rispettivi congressi di partito a Mosca, sia la formazione di centrosinistra "Russia Giusta", sia i conservatori di "Piattaforma civica", hanno deciso di non presentare alcun candidato alle prossime elezioni presidenziali del marzo 2018, ma di sostenere la candidatura dell'attuale presidente, Vladimir Putin, che corre come candidato indipendente.

Sergey Mironov, leader di Russia Giusta, nel suo comizio ha spiegato le ragioni della decisione: "Era di fondamentale importanza per noi che Vladimir Putin partecipasse non per conto di "Russia Unita", ma come candidato indipendente. In questo modo, ha chiamato a raccolta le forze politiche e sociali russe per supportarlo, ed è proprio così che noi risponderemo."

Lo stesso concetto che ha espresso il leader di "Piattaforma Civica", Rifat Shaykhutdinov: "Il nostro partito storicamente supporta Vladimir Putin. Quando cominciò la crisi della Crimea, come ricordate, siamo entrati in un periodo molto difficile per la nostra maturità politica, supportando la riunificazione della Crimea".

Intanto la sfidante di Putin, Ksenia Sobchak, ha presentato ufficialmente la sua candidatura alla commissione elettorale centrale a correre alle presidenziali per il partito "Iniziativa civile Russa", formazione non rappresentata in Parlamento.




sabato 16 dicembre 2017

Corea del Sud: "Il regime di Kim Jong-un ha hackerato milioni di Bitcoin"



L'intelligence sudcoreana è convinta che la Corea del Nord abbia condotto una serie di attacchi hacker alle criptovalute, in particolare Bitcoin, accumulando così milioni in valuta virtuale. Gli hacker si sarebbero inoltre impadroniti dei dati personali di almeno 30mila persone. Secondo gli esperti, l'obiettivo dell'attacco è quello di evadere le sanzioni fiscali a cui è sottoposto il regime di Pyongyang.

E' quanto ha riferito la Bbc.

Almeno 7 milioni di dollari sono stati rubati, oggi hanno un valore decuplicato di 82,7 milioni. Inoltre, gli hacker si sono impadroniti dei dati personali di almeno 30.000 persone.

Secondo gli esperti, l'obiettivo dell'attacco è quello di evadere le sanzioni fiscali a cui è sottoposto la Corea del Nord.

Secondo gli esperti, citati dalla Bbc, l'obiettivo dell'attacco era quello di evadere le sanzioni fiscali a cui è sottoposto il regime nordcoreano. Da tempo si sospettava infatti che Kim Jong-un avesse accumulato un tesoretto di Bitcoin da usare contro le pesanti sanzioni imposte al Paese.

Diversi gli attacchi informatici. Il primo è stato compiuto lo scorso febbraio e ai danni di Bithumb, network fondato in Corea del Sud e il quinto al mondo per volume di transazioni. Dopo la violazione, gli hacker hanno chiesto un riscatto milionario alla compagnia per restituire i dati personali rubati. Un altro attacco, a settembre, ha preso di mira la piattaforma Coinis. Un ultimo attacco invece è stato sventato lo scorso ottobre.

Da tempo si sospetta che Kim Jong-un abbia accumulato un presunto tesoretto di Bitcoin da usare contro le pesanti sanzioni imposte al Paese.

La Corea del Nord gestisce quello che la Corea del Sud crede sia un esercito di hacker che ha spostato la sua attenzione dallo spionaggio militare al furto in campo finanziario. L’Ufficio Reconnaissance General Bureau del regime, risponde direttamente a Kim Jong Un e  tratta dalle operazioni di crimine-cibernetico in tempo di pace, allo spionaggio, alle interruzioni di rete ed impiega circa 6000 persone, come risulta da un rapporto del 2016 del Centro Internazionale di Cyber Policy presso l’Australian Strategic Policy Institute.

Nei recenti attacchi, la Corea del Sud potrebbe essere diventata un buon obiettivo non solo per la sua vicinanza a Pyongyang e per la lingua condivisa, ma anche perché, quest’anno, il paese è diventato uno dei centri di negoziazione più attivi con le cripto-valute . Il Bithumb di Seul, è il punto di scambio più grande del mondo per gli scambi ethereum. A giugno, sembra che gli hacker abbiano rubato informazioni sui clienti dal computer di un dipendente, senza che gli attaccanti siano stati identificati.


martedì 12 dicembre 2017

Arabia Saudita: 35 anni dopo riaprono i cinema



Dopo 35 anni l'Arabia Saudita riaprirà i cinema. A partire dal marzo del 2018 si potrà andare di nuovo al cinema in Arabia Saudita. Oggi il ministro della Cultura Awad al-Awad ha annunciato la fine del divieto entrato in vigore negli anni Ottanta, in seguito ad una svolta di carattere ultraconservatore: «In qualità di regolatore del settore, la Commissione generale per i mezzi audiovisivi ha avviato il processo di concessione delle licenze ai cinema nel Regno. È un momento di grande sviluppo dell’economia culturale del Paese». Sempre ha affermato al Awwad "l'apertura dei cinema fungerà da catalizzatore per la crescita economica e la diversificazione", osservando che "lo sviluppo del settore culturale aprirà nuove opportunità di impiego e formazione, oltre ad arricchire le opzioni di intrattenimento del regno". I primi cinema dovrebbero aprire a marzo 2018 ed entro il 2030 si prevede che saranno in funzione circa duemila sale in tutto il Paese, oltre a 300 teatri.

La decisione è stata presa nell’ambito del programma di riforme economiche e sociali Vision 2030 sostenute dal principe ereditario Mohammed Bin Salman. I cinema nel regno saudita vennero chiusi negli anni Ottanta, in seguito ad una svolta di carattere ultraconservatore. Per il muftì dell’Arabia Saudita le sale cinematografiche spingono alla depravazione perché favoriscono la promiscuità.

La revoca del divieto, rigidamente osservato dagli anni Ottanta con rarissime eccezioni, fa parte dell'ampio programma di riforme, denominato 'Vision 2030', con il quale il potente principe ereditario, Mohammed Bin Salman, sta scuotendo la monarchia del Golfo nonostante l'opposizione degli ultraconservatori che considerano le svolte una minaccia per l'identità culturale e religiosa.

L’apertura dei cinema integra due pilastri fondamentali del programma Vision 2030: incoraggiare una società vivace, compreso un settore dell’intrattenimento e alimentare un’economia fiorente che crea opportunità per tutte la popolazione. Per le autorità saudite l’industria cinematografica avrà un forte impatto economico che aumenterà le dimensioni del mercato dei media, stimolerà la crescita economica e la diversificazione contribuendo con oltre 23,9 miliardi di dollari al prodotto interno lordo, creando oltre 30mila posti di lavoro permanenti e oltre 130mila posti di lavoro temporanei entro il 2030.

Nei mesi scorsi la massima autorità religiosa del Paese, il gran mufti Sheikh Abdul Aziz al-Sheikh, ha sostenuto che la musica, i concerti, i film e le sale cinematografiche sono fonte di "depravazione" e, se tollerate, potrebbe diventare elementi di corruzione per gli abitanti del regno.

Nonostante il divieto sia ancora in vigore, il cinema saudita miete successi all’estero. La commedia romantica Barakah meets Barakah, il primo lungometraggio del regista 33enne Mahmoud Sabbagh, è stato proiettato alla Berlinale e Wadjda (La Bicicletta Verde) di Haifaa Al-Mansour aveva partecipato agli Oscar tra i film stranieri.

Negli ultimi mesi ha abrogato alcune misure restrittive imposte alle donne, dando loro più libertà. Lo scorso settembre è stato loro permesso di recarsi in uno stadio e nel giugno 2018 verrà concesso loro di guidare. Mercoledì scorso, inoltre, le saudite hanno potuto partecipare per la prima volta al concerto dell’artista libanese Hiba Tawaji che si è esibita al King Fahd Cultural Center nella capitale saudita.





mercoledì 6 dicembre 2017

Bitcoin per cosa lo si può usare?



Il Bitcoin è una valuta digitale creata da computer che risolvono problemi matematici, con un processo che viene definito mining. A differenza delle valute tradizionali, i Bitcoin sono completamente decentralizzati, perché il mining non avviene per conto di un istituto centrale con funzioni di garanzia.

Il modo più semplice per comprare criptomonete è affidarsi ad un servizio di wallet digitale, come Luno, Coinbase, Kraken o molti altri. Quasi tutti i servizi di questo tipo offrono un’app per smartphone che rende molto più semplice e diretta la gestione del proprio account. Con il proprio wallet, dopo un processo di verifica dell’identità, si possono inviare, ricevere e conservare Bitcoin e altre criptovalute.

I Bitcoin disponibili nel wallet si possono inviare a qualsiasi altro utente, utilizzare per i pagamenti, o conservare come investimento. Una soluzione più avanzata è il cosiddetto hardware wallet, che non è connesso ad internet e offre un livello di protezione ulteriore.

E bene ricordare che i Bitcoin si possono scambiare con valuta tradizionale in quasi tutti i paesi del mondo. Il modo più semplice per farlo è ricorrere ad una delle numerose piattaforme che facilitano le transazioni di compravendita di Bitcoin e altre criptomonete. La maggior parte dei wallet provider offrono la possibilità di scambiare Bitcoin, Litecoin ed altre criptomonete direttamente dall’applicazione. I soldi che finiscono sul conto in valuta tradizionale si possono poi trasferire con un bonifico su un qualsiasi conto corrente.

Come creare e spendere i Bitcoin

Fase 1: procurarsi un Wallet – La prima cosa è scaricare il client, il tuo portafogli virtuale (appunto, Wallet) grazie a cui si potrà custodire e spendere il denaro che genererai o che ti verrà dato. È disponibile per PC, Mac e Linux). Si può gestire il portafoglio anche tramite smartphone Android, un metodo comodo per pagare in valuta virtuale anche nei negozi tradizionali.

Aprendo il wallet si vedrà sull’interfaccia un codice alfanumerico, che è il tuo primo indirizzo Bitcoin (Bitcoin address, di 34 caratteri alfanumerici). È importantissimo non perdere questo numero: copialo in un posto sicuro. Se lo perdi, i tuoi Bitcoin contenuti in esso saranno persi per sempre, e scompariranno dalla rete.

Una precisazione importante: il Bitcoin address (indirizzo Bitcoin) e il wallet (portafogli) non sono la stessa cosa. Il primo è un codice univoco, e puoi generarne tanti quanti ne vuoi, in base a pratiche di comportamento consigliate di cui abbiamo parlato nel primo paragrafo di questo articolo. Il secondo, il wallet, è il portafogli a cui puoi associare tutti i Bitcoin address che generi, e in cui finiscono quindi tutti i soldi che su quegli indirizzi ricevi.

Fase 2: come si genera i Bitcoin – L’attività di reperimento di Bitcoin si chiama Mining.

La prima cosa da fare per procurarsi monete è unirsi ad un Pool. Un Pool è una specie di consorzio, a cui ogni persona cede una parte delle risorse del proprio computer per eseguire dei calcoli estremamente complessi. Più precisamente, per risolvere delle crittografie. In Internet ci sono molti di questi gruppi, a cui ci si può unire facilmente.

Ma questo conferimento di risorse, come avviene? È semplice. Una volta che uno si sarà associato ad un Pool e avrà creato il proprio account personale, e si potrà scaricare un piccolo programma in Java.

Quando si eseguono, parte delle risorse di calcolo del proprio computer vengono messe a disposizione del gruppo. Grazie a questa unione di forze, le crittografie vengono risolte più facilmente. Un singolo PC, infatti, non riuscirebbe a portare a termine il task.

Ogni volta che un Pool trova la soluzione alla crittografia, il sistema gli conferisce uno o più pacchetti da 50 Bitcoin, e le monete virtuali vengono ripartite tra tutti i membri in base al contributo di risorse dato.

Il ruolo primario di una valuta è quello di strumento di scambio. Anche il bitcoin è nato per questo, per garantire un sistema sicuro e senza autorità centrali per le transazioni. Ma il meccanismo stesso delle criptovalute, basato sulla certificazione decentrata da parte dei “miners” per ogni singola transazione, ha dato vita a un sistema macchinoso e lento: la trasparenza e la sicurezza della blockchain hanno come contropartita tempistiche che mal si conciliano con un denaro digitale che si muove in tempo reale. Alla ricerca di un sistema più efficiente sono nate quest'anno le “scissioni” del bitcoin cash e del gold.

Altro compito di una moneta è la riserva di valore. Da questo punto di vista nei primi anni di vita il bitcoin ha funzionato in maniera egregia, mettendo al riparo da un'inflazione irreale. Come l'oro diventa quindi un bene rifugio, adatto per i momenti di crisi: non è un caso che tensioni internazionali come quella coreana coincidano con accelerazioni delle quotazioni. Se è difficile pensare al bitcoin come sostituto delle monete nazionali, non è escluso che qualche Banca centrale possa utilizzarlo come strumento per le proprie riserve.

Con i suoi rendimenti da favola il bitcoin si è imposto come asset class, sia pur ad altissimo rischio, costringendo la grande finanza di Wall Street a rincorrere un mercato per sua natura al di fuori delle regole. Anche il Nasdaq e il broker Cantor Fitzgerald, secondo il Wall Street Journal, stanno valutando il lancio di contratti future sulla criptovaluta, sulle orme del Chicago Mercantile Exchange che entro fine anno aprirà le contrattazioni ai derivati: questi nuovi strumenti, con contratti regolati del tutto per contanti, permetteranno di ridurre il rischio e allargheranno la platea di investitori.

Sempre più spesso le rimesse dei migranti in patria, soprattutto laddove il valore della moneta locale è minato da iperinflazione o sistemi bancari traballanti, viaggiano su bitcoin. Ne è un esempio lo Zimbabwe. Ma in tutta l'Africa ci sono più cellulari che conti correnti. E per trasferire il bitcoin non serve nulla di più di uno smartphone e della connessione internet.

In Cina la criptovaluta sarebbe stata utilizzata a piene mani per esportare capitali uscendo da un sistema a cambio fisso. Il deflusso di capitali ha alla fine provocato il bando decretato da Pechino a settembre per gli scambi sugli exchange locali, che per un attimo ha fatto traballare il bitcoin.

L’anonimato che copre il bitcoin viene sfruttato facilmente per nascondere attività illecite: dai traffici illegali nel deep web, dove si può acquistare di tutto, dalle armi agli stupefacenti, alle richieste di riscatto degli hacker informatici per “liberare” computer e file sensibili, fino al sospetto di riciclaggio di montagne di denaro da parte delle grandi organizzazioni criminali.

Le criptovalute sono anche alla base delle Ico, le offerte iniziali di valute che hanno spopolato quest'anno con oltre 3 miliardi di dollari raccolti: il lancio di token, di nuove criptovalute, è utilizzato per finanziare progetti e startup innovative garantendo l'accesso a servizi, prodotti o a partecipazioni societarie, con la costituzione di fondi di venture capital aperti anche a piccoli investitori. Pur sempre in un clima opaco che rischia di favorire vere e proprie truffe.